Rassegna stampa 23-11-2014

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Transcript Rassegna stampa 23-11-2014

COMUNE DI RUSSI
Domenica, 23 novembre 2014
COMUNE DI RUSSI
Domenica, 23 novembre 2014
Prime Pagine
23/11/2014 Prima Pagina
1
Il Resto del Carlino (ed. Ravenna)
23/11/2014 Prima Pagina
2
La Voce di Romagna
ambiente
23/11/2014 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 4
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Dal melograno grosso al biricocco I frutti dimenticati al parco...
politica locale
23/11/2014 La Voce di Romagna Pagina 15
5
Alla Feltrinelli si parla di salute
23/11/2014 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 26
6
Al Comunale di RussiIl cappotto' con Vittorio Franceschi
23/11/2014 Corriere di Romagna (ed. Ravenna­Imola) Pagina 3
7
Quei piccoli dettagli che incastrano la Poggiali Custodiva quelle foto...
23/11/2014 La Voce di Romagna Pagina 36
9
Un' intera domenica dedicata ai futuri sposi
23/11/2014 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 27
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Dragon trainer' e Fratelli unici'
23/11/2014 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 4
11
Le varietà
23/11/2014 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Pagina 7
12
Trentanove in listaMa i seggi disponibilisono solo tre
pubblica amministrazione
23/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 5
13
Abusi edilizi, multe a chi non demolisce
23/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 4
15
Cassa in deroga, verso lo sblocco di altri 500 milioni
23/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 19
CELESTINA DOMINELLI
Cdp, arriva l' extra­dividendo
23/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 9
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Grasso: subito prescrizione Renzi incontra i familiari
23/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 21
19
I Beni culturali cambiano volto
23/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 3
BEDA ROMANO
Ok da Bruxelles alla legge di stabilità
23/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 2
DAVIDE COLOMBO
Si allungano i tempi per la riforma della Cig
23/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 14
Un' alleanza per rilanciare la cultura europea
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27
Tutti i vantaggi dell' Ngn
23/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 21
21
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Regioni, più semplice il Patto di
23/11/2014 Il Sole 24 Ore Pagina 4
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SILVIA COSTA
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Il Resto del Carlino (ed.
Ravenna)
Prima Pagina
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La Voce di Romagna
Prima Pagina
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Il Resto del Carlino (ed.
Ravenna)
ambiente
Dal melograno grosso al biricocco I frutti dimenticati
al parco Teodorico
Dieci alberi di specie rare o in disuso piantati nello spazio verde
C ' È U N A N O V I T À a l parco Teodorico di
Ravenna: L' orto dei frutti dimenticati',
inaugurato ieri mattina, in concomitanza con la
giornata nazionale dell' Albero del 21
novembre.
È il settimo nel suo genere in Emilia Romagna,
dopo quelli già realizzati a Cesenatico, Alfero,
Bologna, Ferrara, Reggio Emilia e Piacenza.
La loro particolarità è di raccogliere piante da
frutto che erano coltivate una volta. In
particolare, a Ravenna, sono state messe a
dimora dieci piante: il melograno grosso di
Faenza che produce frutti persino di due chili,
il melograno di Russi con frutti a buccia verde
anche a maturazione completata, il pero Mora
di Faenza, la pera Rampina, il melo
Francesca, il melo Righetta, il cotogno antico,
la susina Borsa di Brecc, il biricocco e il fico
romagnolo di Oriolo.
«L' ORTO fa parte della Rete dei frutteti della
Biodiversità racconta Sergio Guidi,
responsabile Diversità per Arpa Emilia
Romagna , istituiti con legge regionale per fare
conoscere alle nuove generazioni i frutti antichi
dei nonni della Romagna. Il progetto ha quindi uno scopo sia divulgativo, con il coinvolgimento delle
scuole, sia di ricerca. Per esempio, la pianta della mela righetta è presente in tutti gli orti ed è
costantemente monitorata per vedere le fasi fenologiche, quali apertura della gemma, formazione delle
foglie, fioritura, ecetera. Per ora abbiamo osservato che queste fasi vengono sempre più anticipate ogni
anno a causa della tropicalizzazione del clima». Gli orti sono dunque banche del germoplasma, in cui si
conserva il materiale genetico degli alberi più antichi dell' Emilia Romagna.
ALLA CERIMONIA erano presenti i bambini delle classi seconde della scuola elementare Campagnoni'
di San Pietro in Campiano, protagoniste del progetto I nostri amici alberi'. «Tutto è iniziato l' anno scorso
afferma l' insegnante Maura Mazzolani , con la piantumazione di una pianta a cui poi se ne sono
aggiunte altre tre, sempre con genoma autoctono. Compito dei bambini è di curarle e proteggerle,
consapevoli che ogni loro gesto può avere una conseguenza».
«Mercoledì prossimo alle 14.30 aggiunge la docente Teresa Lolli , presenteremo il nostro giardino della
biodiversità, fortemente voluto dai bambini che hanno il desiderio di lasciare un tesoro' nel loro cortile».
MOLTO contenti dell' iniziativa sono anche i genitori degli alunni. «Grazie allo stimolo delle maestre
afferma Barbara Zanelli a nome di un gruppetto di mamme e papà , i bambini stanno scoprendo cose
che per noi, alla loro età, erano scontate: riconoscere una pianta, le varie fasi di maturazioni e molto
altro». Al termine della cerimonia l' assessore comunale all' Ambiente Guido Guerrieri ha fatto un
augurio: «Spero di rivedervi fra qualche anno quando potrete raccogliere dall' albero i frutti che siete
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Il Resto del Carlino (ed.
Ravenna)
ambiente
invece abituati a comparare al supermercato». La suggestione del nome orto dei frutti dimenticati'
probabilmente deriva dalla creatività del poeta romagnolo Tonino Guerra, che nella sua Pennabili aveva
creato uno spazio coltivato dedicato ai prodotti della nostra terra. Nelle nostre colline, poi, a Casola
Valsenio, esiste da tempo una sagra autunnale che punta a valorizzare queste tipicità della nostra
agricoltura. Roberta Bezzi.
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La Voce di Romagna
politica locale
DOMENICA CON...
Alla Feltrinelli si parla di salute
Si conclude martedì (ore 18), alla Feltrinelli di
via Diaz, il secondo ciclo di incontri sul tema
della rivoluzione della salute. Nello specifico
Giuseppe Costantino e Umberto Dall'Agata
parleranno di Salute fisica, evoluzione
spirituale e contribuzione sociale (Info 0544
34535).
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Il Resto del Carlino (ed.
Ravenna)
politica locale
Al Comunale di RussiIl cappotto' con Vittorio
Franceschi
LA stagione di prosa del Comunale di Russi
propone domani alle 20.45 Il cappotto'. Uno
dei racconti più famosi di Gogol rivive grazie
all' autore e attore Vittorio Franceschi e al
regista Alessandro D' Alatri. Biglietteria: oggi
17­19, domani 19­20.45. Info: 0544 587641.
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Corriere di Romagna
(ed. Ravenna­Imola)
politica locale
MORTI SOSPETTE IN OSPEDALE
Quei piccoli dettagli che incastrano la Poggiali
Custodiva quelle foto choc da più di due mesi
Gli inquirenti trovarono quelle immagini molto prima della confessione della collega
dell'infermiera
RAVENNA. Quando la collega della Poggiali
confessò spontaneamente all'Ausl di aver
scattato foto macabre con una donna appena
morta all'ospe ­ dale di Lugo, i carabinieri del
Reparto Operativo in realtà già sapevano di
quelle immagini agghiaccianti. Furono proprio
loro a ritrovare quelle foto.
Era il 12 aprile e le immagini vennero fuori dal
Samsung Galaxy II della Poggiali visionato
durante la prima perquisizione eseguita nella
casa di Giovecca dell'infermiera. Erano
passati appena un paio di giorni dalla
comunicazione dell'Ausl che fece partire
l'inchiesta della procura sulle morti sospette
all'Umberto I.
Poco dopo aver visto quelle foto (custodite tra
l'altro per più di due mesi in memoria) gli
inquirenti erano anche già sicuri che quella
donna fosse morta (cosa invece contestata
dalla difesa della Poggiali). A dargli quella
certezza erano stati alcuni dettagli (colore
dell'intonaco e fili elettrici) che appaiono dietro
le smorfie sconcertanti della Poggiali e
rendono riconoscibile una stanza particolare
dell'ospedale di Lugo. Ed è per la precisione
quella del cosiddetto tanatogramma: ovvero
un elettrocardiogramma della durata di circa
20 minuti che, per legge e per prassi, viene
fatto dopo la constatazione del decesso in reparto. In quella stanza, insomma, entrano solo i morti.
E' questo il dettaglio, non da poco, che rende la Procura convinta di avere in mano una carta valida
soprattutto per ricostruire la personalità di Daniela Poggiali, in carcere da circa un mese con l'accusa di
aver ucciso con una iniezione di potassio Rosa Calderoni, paziente 78enne di Russi, il 5 aprile scorso.
Ma sono come noto in tutto 38 le morti sospette sulle quali il procuratore capo Alessandro Mancini e il
suo sostituto Angela Scorza stanno ancora cercando di far luce.
Tra queste c'è anche quella dell'anziana donna che compare in quegli scatti macabri, pubblicati ieri dal
Corriere Romagna. Foto che si commentano da sole e che, in attesa del processo, rappresentano un
dato tanto oggettivo quanto sconcertante.
Quelle foto le aveva viste anche il gip Rossella Materia che circa un mese fa firmò l'ordinanza di
custodia cautelare per la Poggiali definita dal giudice come «una persona che trae piacere e
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Corriere di Romagna
(ed. Ravenna­Imola)
politica locale
soddisfazione dalla mortificazione del prossimo». Ma gli scatti compaiono anche nel fascicolo del
giudice del Lavoro Roberto Riverso che dovrà decidere in merito al licenziamento, disposto dall'Ausl sia
per la Poggiali che per la collega fotografa. Quella che dopo aver fatto quelle due foto le inviò via
Whatsapp commentando con un laconico Ciao Sciupeda. Daniela rispose con un commento che ora, di
fronte a quelle immagini mette davvero i brividi: Brr... la vita e la morte....
Carmelo Domini
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La Voce di Romagna
politica locale
Un' intera domenica dedicata ai futuri sposi
CONSELICE Oggi all' Agriturismo "Massari" i migliori professionisti della provincia per
aiutare le coppie a rendere unico e indimenticabile il proprio matrimonio.
Oggi (dalle ore 14), all' agriturismo Massari di
Conselice, è in programma "Promessi sposi",
una giornata dedicata ai futuri sposi, coi
migliori professionisti del settore per aiutare le
coppie a rendere unico e indimenticabile il
proprio matrimonio.
"Promessi Sposi" è un esperimento innovativo
dell' agriturismo di Conselice, promosso in
collaborazione con CNA Bassa Romagna. L'
idea nasce dalla collaborazione di un team di
profes sionisti del settore di un territorio che va
da Ravenna, Russi, Lugo e Imola. Le attività
impegnate nel progetto sono Casa della
Sposa (Imola), Liverani Abbigliamento (Lugo),
Loris (Lugo), PhotoCenter (Russi), I Razzi srl
(Ravenna), Samantha parrucchiera (Imola),
Make Up (Imola), Deka Viaggi (Lugo), Cevico
(Lugo), Il Glicine (Conselice), Dante e Katty
Show (Conselice), Partylandia (Imola).
Durante la giornata ci saranno punti informativi
delle varie realtà. Alle 17.30 sfilata di abiti da
sposa e cerimonia e alle 19 ci sarà il taglio con
assaggio di torta nuziale; a conclusione sarà
offerto un buffet a tutti i presenti. L' ingresso è
gratuito ed è necessaria la prenotazione: "Il
nostro terri torio gravita per sua natura nell'
area imolese, ma i nostri clienti provengono
anche dal ravennate, dalla bassa bolognese e
dall' argentano ­ spiega la vice responsabile dell' agriturismo Massari Emanuela Rainesi ­. Ecco perché
le aziende che compongono la filiera provengono da tutti questi territori e Conselice è un po' una
cerniera per queste relazioni".
L' agriturismo Massari è a Conselice in via Coronella 110 (Infoi 0545 980013 oppure 335 7443361, email
[email protected]).
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Il Resto del Carlino (ed.
Ravenna)
politica locale
RUSSI.
Dragon trainer' e Fratelli unici'
PROSEGUE la rassegna cinematografica al
Jolly, in via Cavour a Russi. Per i più piccoli,
alle 16 è previsto il film di animazione Dragon
trainer 2' (Dean DeBlois, 2014). Alle 21 è
invece in programma il film Fratelli unici', di
Alessio Maria Federici, con Luca Argentero,
Raoul Bova, Carolina Crescentini e Miriam
Leone.
Il costo del biglietto d' ingresso è di 5 euro per
i bambini e di 7 euro per gli adulti.
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Il Resto del Carlino (ed.
Ravenna)
politica locale
Le varietà
Il melograno di Faenza e quello di Russi, il
pero Mora, la pera Rampina, il melo
Francesca, il melo Righetta, cotogno antico, la
susina Borsa di Brecc, il biricocco, il fico di
Oriolo.
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Il Resto del Carlino (ed.
Ravenna)
politica locale
I CANDIDATI.
Trentanove in listaMa i seggi disponibilisono solo tre
Ecco i 39 candidati della nostra Circoscrizione.
Liberi cittadini Emilia Romagna (candidato
presidente Mazzati): Gianfranco Rambelli,
Bruna Placci, Davide Seganti, Antonella
Antonelli. Sel (Bonaccini): Claudio Fabbri,
Valentina Morigi, Valeria Ricci, Nicola Staloni.
Centro Democratico (Bonaccini): Antonio
Melandri, Patrizia Poggi, Eva Randi, Marco
Zatti. Pd (Bonaccini): Mirco Bagnari, Ouidad
Bakkali, Gianni Bessi, Manuela Rontini. Emilia
Romagna Civica (Bonaccini): Giuseppe
Bellosi, Marco Cavalcoli, Cristina Ventrucci.
Lega Nord (Fabbri): Andrea Liverani, Maria
Orsola Marabini, Jessica Carroli, Gianfilippo
Nicola Rolando. Forza Italia (Fabbri): Alberto
Ancarani, Lorenzo Ferri, Deborah Pirazzini,
Raffaella Ridolfi. L' Altra Emilia Romagna
(Quintavalla): Angela Dall' Olio, Luca Balbi,
Raffaella Veridiani, Tiziano Bordoni.
Movimento 5 Stelle (Gibertoni): Ilsa Orani,
Simona Versari, Daniele Piazza, Eugenio
Baldi. Ncd (Rondoni): Brigida Cristina Ardito,
Ulisse Babini, Elena Magnani, Francesco Villa.
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
La lunga crisi.
Abusi edilizi, multe a chi non demolisce
Sanzioni (reiterabili) fino a 20mila euro a carico dell' attuale proprietario dell' immobile.
Guglielmo Saporito ­ Prime incertezze
applicative sul decreto legge 133/14
(cosiddetto "Sblocca Italia"), convertito nella
legge 164/14 ed entrato in vigore dal 12
novembre scorso.
La norma prevede, infatti, un' immediata
sanzione pecuniaria tra 2mila e 20mila euro
per gli abusi edilizi di maggior calibro e in
particolare per i casi di demolizioni non
eseguite spontaneamente.
Dopo il pagamento di una prima sanzione,
i m p o s t a d a l l a l e g g e s t a t a l e , l e Regioni
potranno prevedere che le sanzioni stesse
siano periodicamente reiterabili qualora l'
ordine di demolizione non venga eseguito
nemmeno dopo il primo pagamento. Questo
rischio di sanzioni rinnovate ciclicamente
riguarda gli interventi realizzati senza
permesso di costruire, in totale difformità o con
variazioni essenziali (articolo 31, commi 4 bis
e 4 quater del Dpr 380/01, introdotti dalla
legge 164/14).
Sono interessati dalla novità una schiera di
abusivisti, destinatari di ordinanze non
eseguite, che confidavano nell' inerzia delle
amministrazioni o nelle lungaggini della
giustizia amministrativa. Oggi, proprio per rimediare a situazioni di abusivismo rimaste nel limbo della
mancata esecuzione, l' articolo 17 del Dl 133/14 prevede una sanzione supplementare collegata alla
mera inottemperanza all' ordine di ripristino e quindi non sostitutiva della demolizione.
Chi realizza un abuso edilizio integrale (senza permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni
essenziali) ha 90 giorni di tempo per eliminarlo o per mettersi in regola con un eventuale permesso in
sanatoria. Già dal 91º giorno successivo all' invito del Comune a demolire (articolo 31 del Dpr 380/01,
Testo Unico Edilizia), le Regioni potranno deliberare la reiterabilità della sanzione, facendo scattare una
nuova sanzione pecuniaria che potrebbe essere anche trimestrale, trattandosi di abusi edilizi di
particolare gravità.
Indipendentemente dalla reiterazione, che spetta agli enti territoriali decidere, la prima richiesta,
appunto da 2mila a 20mila euro, è oggi inevitabile perché prevista direttamente dal legislatore statale.
Questa sanzione pecuniaria colpisce il proprietario attuale dell' immobile, senza che abbia rilievo la
circostanza che l' abuso sia stato eseguito da altri o anni prima. La sanzione colpisce anche coloro i
quali hanno un ricorso pendente, visto che ne sono esclusi solo coloro i quali hanno ottenuto un
sospensiva da parte del giudice amministrativo.
Poiché si tratta di una sanzione di tipo dissuasivo, finalizzata a rendere effettiva la demolizione disposta
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
dal Comune, risulta difficile pensare alla possibilità di un ricorso che ostacoli la riscossione: la sanzione
pecuniaria completa, infatti, la reazione dell' ordinamento contro gli abusi di maggiori dimensioni e non
riapre i termini per contestare innanzi il Tar l' ordine di demolizione del Comune (che andava impugnato
nei 60 giorni). In taluni casi, si può pensare a chiedere una sanatoria specialmente se l' evoluzione dello
strumento urbanistico recepisce l' abuso e quindi rende possibile chiedere il rilascio del permesso di
costruire che sani la situazione: sul punto, tuttavia, vi è un contrasto giurisprudenziale in quanto gli
articoli 36 e 37 del Dpr 380/01 richiedono una doppia conformità per la sanatoria, ossia la conformità sia
al momento della realizzazione dell' abuso, sia al momento della richiesta di sanatoria.
In specifici casi può essere possibile far presente l' esistenza di difficoltà tecniche nell' eliminazione dell'
abuso (quando cioè si intaccherebbe la struttura di un edificio, come prevede l' articolo 33 del Dpr
380/01 per le ristrutturazioni in totale difformità). Anche questa, tuttavia, è una strada difficile da
percorrere, perché presuppone un vero e proprio dissesto statico di opere illegittime nell' eliminazione
dell' abuso © RIPRODUZIONE RISERVATA.
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
Ammortizzatori. Decreto alla firma del Mef.
Cassa in deroga, verso lo sblocco di altri 500 milioni
ROMA Primi passi per lo sblocco di 500
milioni di euro per cassa e mobilità in deroga
2014: il ministro, Giuliano Poletti, ha inviato all'
Economia il relativo decreto che assegna le
risorse (una nuova fetta degli 1,7 miliardi
recuperati nei mesi scorsi) alle Regioni.
Il provvedimento diventerà operativo dopo la
firma di Pier Carlo Padoan: «Bisogna far
presto ­ ha sottolineato il coordinatore degli
assessori regionali al Lavoro, Gianfranco
Simoncini ­.
Queste risorse allevierebbero da subito le
difficoltà di migliaia di lavoratori i quali,
essendo nelle condizioni di ricevere i sussidi,
non hanno potuto accedervi per i ritardi negli
stanziamenti».
Lo stop alle autorizzazione per la Cig dura
ormai da marzo (in molte Regioni), cioè da
ben 8 mesi; dopo che anche nel 2013 si era
assistito a continue erogazioni a singhiozzo
dell' ammortizzatore sempre per via dell'
esaurimento delle risorse (che arrivano dalla
fiscalità generale). In un incontro con gli
assessori regionali, il ministero del Lavoro ha
anche annunciato l' emanazione di una nota
interpretativa per chiarire una serie di
questioni poste degli enti territoriali sulla corretta applicazione del decreto interministeriale varato ad
agosto che ha ristretto i criteri di concessione di cassa e mobilità in deroga, in vista del loro
superamento a fine 2016.
I 500 milioni, dopo l' ok del Tesoro, saranno suddivisi tra le Regioni (non dovrebbero arrivare fondi alla
Campania che continua a utilizzare i residui del piano coesione).
Del resto, l' emergenza cassa integrazione è sotto gli occhi. Lo ha ricordato ieri la Cgil che ha
rielaborato i dati dell' Inps. Nei primi 10 mesi dell' anno sono state autorizzate quasi un miliardo di ore
(940 milioni, per la precisione), di cui ben oltre la metà a carico della cassa integrazione straordinaria
(la Cigs che serve per crisi più strutturali).
Complessivamente, da gennaio, sono stati interessati dalla Cig quasi 540mila lavoratori (a zero ore),
che hanno subito un taglio del reddito di 3,6 miliardi, pari a 6.700 euro netti in meno in busta paga (a
persona). Si tratta di dati «che fotografano la realtà, e sono in continuità con una situazione di crisi che
dura da sette anni ­ ha commentato il ministro Poletti ­. Fino a quando non vi sarà un significativo
cambiamento degli andamenti economici gli ammortizzatori sociali fotografano una realtà in grande
difficoltà». Ma per Serena Sorrentino (segretario confederale Cgil) servirebbero «scelte politiche» e nei
contenuti «di diversa natura» rispetto al Jobs act, legge di stabilità e riforma della Pa (la Cgil, assieme
alla Uil, hanno proclamato lo sciopero generale per il prossimo 12 dicembre).
Tornando ai dati emerge come nei 10 mesi siano aumentate, su base tendenziale, del 24,37%, le
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
imprese che hanno fatto ricorso alla cassa straordinaria: sono state 6.960 e hanno riguardato 12.899
unità aziendali territoriali. A preoccupare è stato soprattutto l' incremento dei ricorsi per crisi aziendali
(+3,16% sullo stesso periodo 2013) e di quelli relativi ai contratti di solidarietà (+55,14%). In rialzo pure
concordato preventivo, fallimento e domande di ristrutturazione. In calo invece le istanze di
riorganizzazione aziendale. Gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento
strutturale delle imprese continuano però a essere «irrilevanti» (5,4% del totale dei decreti ­ erano il
6,85% nel 2013): un altro segnale ­ ha detto la Cgil ­ del processo di deindustrializzazione in atto nel
Paese».
Cl. T.
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
Cessioni. Cdp Reti verserà 1,5 miliardi prima del closing di giovedì.
Cdp, arriva l' extra­dividendo
Celestina Dominelli ROMA Si chiude il cerchio
attorno alla cessione di un primo, consistente
pacchetto di Cdp Reti, il veicolo che ha in
pancia il 30% di Snam e il 29,85% di Terna.
Giovedì prossimo, infatti, i vertici della spa di
Via Goito perfezioneranno la vendita del 35%
a State Grid Corporation Of China (per un
corrispettivo pari a 2,1 miliardi) e del 6% circa
a una trentina di fondazioni bancarie e alla
Cassa Forense che hanno sborsato 313,5
milioni di euro. Prima del closing, però, come
anticipato dal Sole 24 Ore (si veda l' edizione
dell' 8 maggio), il gruppo guidato da Giovanni
Gorno Tempini incasserà una cedola
straordinaria di 1,5 miliardi di euro in virtù del
prestito di identico ammontare chiuso in questi
giorni dal veicolo e già erogato da un pool di
sei banche (SocGen, Intesa Sanpaolo,
Mediobanca, UniCredit, Bnp Paribas e Hsbc),
che ne hanno garantito il 55%, e dalla stessa
Cassa, a cui fa capo il restante 45 per cento. Il
finanziamento, curato sul versante legale da
Allen & Overy, è imperniato su un bridge to
bond da un miliardo a un anno e su una linea
da 500 milioni a cinque anni.
A monte dell' operazione che andrà a
traguardo giovedì, non dovrebbe esserci però la distribuzione di un dividendo straordinario al Tesoro. L'
ipotesi non è al momento all' ordine del giorno a Via XX Settembre dopo che alcuni rumors avevano
riferito nei giorni scorsi di una richiesta ad hoc del Mef a Cassa. Le risorse incassate rimarranno dunque
a Cdp e serviranno a sostenerne il piano industriale.
Quanto alle prossime mosse del Tesoro, ieri sul sito del Mef (www.mef.gov.it) è stato pubblicato l'
allegato alla lettera inviata venerdì dal ministro Pier Carlo Padoan alla Commissione europea.
Nel paragrafo dedicato alle privatizzazioni, il titolare di Via XX Settembre ricapitola le operazioni
condotte in porto quest' anno (le ipo di Fincantieri e Rai Way e Cdp Reti) e, nel confermare in uno 0,7%
del Pil i proventi garantiti all' anno in media da questo tassello nel periodo 2015­2017, indica gli obiettivi
da centrare tra 2015 e 2016: Poste Italiane, Enav, Ferrovie e Anas. «In aggiunta ­ scrive ancora Padoan
­ il governo promuoverà la valorizzazione e la successiva vendita di immobili di proprietà dello Stato e
degli enti locali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
CELESTINA DOMINELLI
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
LA GIORNATA.
Grasso: subito prescrizione Renzi incontra i familiari
«Della prescrizione parliamo da decenni, ora è
successo un fatto che ha scosso le coscienze
e oggi tutti sono d' accordo». Così il
presidente del Senato, Pietro Grasso, è
tornato ieri a parlare del caso Eternit
intervenendo alla Fondazione Caponnetto a
Bagno a Ripoli (Firenze). La seconda carica
dello Stato, dopo l' onda di indignazione per l'
annullamento della sentenza di condanna, ha
spiegato come «con l' emozione del
momento» tutti chiedano a gran voce di fare al
più presto la riforma della prescrizione. «Da
tempo ho indicato quale potrebbe essere il
nuovo modo di vedere la prescrizione ­ ha
aggiunto Grasso ­ e speriamo che finalmente,
visto che tutti si dichiarano d' accordo, possa
andare avanti». La prossima settimana
dovrebbe arrivare alla Camera il Ddl sulla
prescrizione presentato dal Governo il 29
agosto e ma mai arrivato in Parlamento.
Intanto martedì il premier Renzi incontrerà a
Casale Monferrato, la città simbolo della
strage dell' Eternit, una delegazione di familiari
delle vittime. Che ieri, dopo le proteste dei
giorni scorsi a Casale, sono scesi in piazza a
Napoli, dove lo stabilimento di Bagnoli ha già
fatto 552 vittime. «A Renzi ­ annuncia il sindaco di Casale Titti Palazzetti ­ chiederò un piano finanziario
per continuare le operazioni di bonifica dall' amianto». Si parte dal milione e mezzo appena stanziato
dal ministro Gian Luca Galletti, ma è una goccia nel mare rispetto alle stime del sindaco che indica da
60 a 100 milioni il fabbisogno per completare la bonifica. «Per stanziare i fondi dovremo uscire dal patto
di stabilità non solo per il 2015, ma anche per gli anni successivi». Nicola Pondrano, presidente del
fondo per le vittime, farà invece presente a Renzi che «i 30 milioni all' anno sono una miseria: non si
riesce a venire incontro alle necessità dei parenti di chi è morto senza avere mai lavorato in fabbrica,
mentre per le famiglie degli ex dipendenti è previsto un indennizzo Inail».
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23 novembre 2014
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
La riforma Franceschini.
I Beni culturali cambiano volto
Autonomia speciale per 18 musei, cancellate le direzioni regionali.
Antonello Cherchi Dal prossimo primo gennaio
il ministero dei Beni culturali cambierà volto: ci
saranno 18 musei che acquisteranno una
speciale autonomia, spariranno le direzioni
regionali, sarà ridisegnata la mappa delle
direzioni centrali, nasceranno i poli museali
regionali. È la riforma targata Franceschini che
però ha preso forma ancora prima che l'
attuale responsabile della cultura arrivasse a
via del Collegio Romano. Si tratta, infatti, di un
intervento voluto dalle norme sulla spending
review del 2012 (in particolare, l' articolo 2
della decreto legge 95), che hanno imposto a
tutti i dicasteri di tagliare del 20% gli uffici
dirigenziali generali e del 10% la spesa per
quelli non dirigenziali.
La riduzione dei costi è stata l' occasione per
ripensare nel profondo la struttura dei Beni
culturali, tanto che già sotto la gestione Bray (il
predecessore di Franceschini) era stata
istituita una commissione, presieduta da
Marco D' Alberti, che aveva prodotto un
documento. La palla è poi passata a Dario
Franceschini e sotto di lui ha preso forma il
Dpcm che contiene il nuovo volto del
ministero. Una riforma contrastata, sia perché
ha dovuto subire uno stop and go ­ un primo provvedimento, più scarno dell' attuale, era stato
confezionato a fine febbraio, salvo poi ritirarlo a giugno per adeguarlo alle novità introdotte con il
decreto legge cultura, tra cui quella sull' autonomia dei musei ­, sia perché lungo il suo cammino è stata
bersagliata di critiche, a cominciare da quelle sul ripensamento delle direzioni generali.
Nonostante le traversie, la riforma è ora giunta in porto. La Corte dei conti ha dato nei giorni scorsi il via
libera e si attende la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale», che, come ha spiegato Franceschini,
dovrebbe arrivare in questi giorni. Il ministro ha anche sottolineato che la riorganizzazione diventerà
operativa dal primo gennaio, seppure in modo graduale. Per esempio, i bandi per il reclutamento dei
direttori dei musei autonomi richiederanno più tempo.
La speciale autonomia riconosciuta a 18 istituti è la novità che dà il tono all' intera riforma. La misura
prende le mosse dalla convinzione che i luoghi d' arte debbano investire di più su sé stessi, facendo di
tutto per valorizzare al meglio le proprie potenzialità anche "commerciali". Ecco perché, in particolare, i
responsabili dei sette musei ai quali è stata riconosciuta la qualifica di direttori generali potranno essere
reclutati con contratti da tre a cinque anni anche tra figure esterne all' amministrazione, con bandi a cui
potranno partecipare esperti internazionali.
Dovranno dimostrare di possedere non solo «una particolare e comprovata qualificazione professionale
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali», ma anche il possesso «di una documentata
esperienza di elevato livello nella gestione di istituti e luoghi della cultura». Grazie all' autonomia
dovranno, infatti, stabilire l' importo dei biglietti e gli orari di apertura, occuparsi della comunicazione,
organizzare le mostre. In una parola, valorizzare il museo «facendone un luogo vitale, inclusivo, capace
di promuovere lo sviluppo della cultura».
La particolare attenzione dedicata ai musei trova riscontro a livello centrale nella creazione di una
direzione generale ad hoc, nella quale convergono le funzioni di valorizzazione, competenze finora
riservate a uno specifico direttore generale. Non si tratta, però, dell' unica novità relativa alla
riorganizzazione degli uffici romani: in particolare, nasce la direzione "educazione e ricerca", le belle arti
e il paesaggio si scindono da architettura e arte contemporanea e danno vita a due distinte direzioni
generali, con un allargamento, per quanto riguarda il contemporaneo, alle periferie urbane.
Aumentano, dunque, i direttori generali di settore, crescita compensata, però, dal fatto che tutti gli attuali
direttori regionali (che sono direttori generali) perdono la qualifica. La riforma, infatti, cancella le
direzioni regionali, trasformandole in segretariati regionali (uffici di livello diregenziale non generale),
con il compito di coordinare l' attività degli uffici del ministero dei Beni culturali presenti in ciascuna
regione.
Infine, nascono i poli museali regionali (anch' essi uffici dirigenziali non generali), che dipendono dalla
direzione generale musei. Al direttore del polo museale è affidato il compito di coordinare l' attività degli
altri luoghi d' arte in funzione della loro fruizione e valorizzazione. Per far questo, il direttore del polo
deve, almeno ogni mese, riunire, anche in via telematica, i direttori dei singoli musei, compresi i
responsabili dei siti dotati di autonomia, per concordare strategie e obiettivi comuni.
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23 novembre 2014
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
La lunga crisi.
Ok da Bruxelles alla legge di stabilità
Fonti Ue: riconosciute le circostanze eccezionali ­ A marzo nuovo esame per Italia,
Francia e Belgio.
Beda Romano BRUXELLES. Dal nostro
corrispondente La Commissione europea
dovrebbe dare il via libera al bilancio
previsionale dell' Italia per il 2015, secondo le
ultime informazioni raccolte qui a Bruxelles ieri
sera. La presentazione delle attese opinioni sui
bilanci nazionali è prevista questa settimana.
Sarà associata a un piano di investimenti da
300 miliardi di euro promesso a suo tempo dal
nuovo presidente dell' esecutivo comunitario,
Jean­Claude Juncker, con l' obiettivo di
rilanciare l' economia europea.
Commentava laconico ieri sera un funzionario
comunitario dopo una riunione dei capi di
gabinetto dei commissari: «Via libera».
Precisava qualche ora prima un altro
funzionario: «Vogliamo toccare con mano gli
sforzi sul fronte delle riforme, e verificare i
risultati di finanza pubblica del 2014». Se
confermate, queste prime indicazioni lasciano
intendere che la Commissione ha considerato
la situazione economica una attenuante.
Stessa scelta accomodante sarebbe stata fatta
per Belgio e Francia.
Da settimane, il governo Renzi si sta
adoperando per evitare la richiesta di nuove
misure di finanza pubblica, nonostante una Finanziaria non pienamente in linea con gli impegni europei.
Ciò detto, nella sua opinione è probabile che la Commissione sottolineerà i rischi di politica economica
del bilancio 2015 e chiederà una accelerazione delle riforme economiche da qui a marzo, quando vi
sarà un nuovo esame. Il desiderio di Bruxelles è di segnare una svolta tutta incentrata sul rilancio della
congiuntura.
A questo proposito, l' atteso piano di investimenti, ancora oggetto di negoziati politici nel collegio dei
commissari, prevede la nascita di una entità nuova, collegata alla Banca europea degli investimenti e
che sia capace, a differenza dell' istituto lussemburghese, di investire in progetti finanziariamente
rischiosi, per evitare che che la Bei metta a rischio la sua Tripla A. Il capitale iniziale oscillerà tra i 10 e i
40 miliardi di euro. Il denaro proverrà dalla stessa Bei e dal bilancio comunitario.
L' obiettivo è di evitare nuovo debito pubblico. Ciò detto, i paesi potranno contribuire al capitale iniziale;
e il loro investimento non conterebbe nel calcolo del deficit degli stati membri, così come è avvenuto
con il contributo alla nascita del Meccanismo europeo di Stabilità (l' Esm).
«Non sarebbe una scelta banale ­ spiega un alto funzionario europeo ­. Avrebbe una sua valenza
politica in un contesto in cui si discute dei modi per rilanciare gli investimenti» (si veda il Sole 24 Ore di
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
martedì scorso).
Da anni, ormai, il governo italiano nelle sue diverse formazioni ha proposto di dedurre gli investimenti
pubblici dal calcolo del disavanzo.
Ostacoli giuridici (il Patto di stabilità e di crescita) e dubbi politici (quelli dei paesi del Nord) hanno
finora bloccato molte iniziative in questa direzione. Tornando al piano di investimenti, la nuova entità
avrà il compito di selezionare i progetti e garantire loro il prestito iniziale con cui finanziare le nuove
iniziative.
La trasformazione di 10­40 miliardi di euro in investimenti fino a 300 miliardi, come ha promesso
Juncker, dovrebbe avvenire con un effetto leva, utilizzando l' abbondante liquidità sui mercati.
L' effetto moltiplicatore può rivelarsi agli occhi di molti osservatori aleatorio, ma la stessa Bei è stata
chiamata nel 2012 a trasformare in tre anni un recente aumento di capitale da 10 miliardi in 180 miliardi
di euro di investimenti. La banca sta rispettando la tabella di marcia.
Un gruppo di lavoro che riunisce stati membri, Commissione e Bei sta mettendo a punto una lista di
progetti da cui fare una selezione. «Solo i progetti economicamente validi saranno salvati», spiegava
ieri un funzionario comunitario. Il piano prevede la nascita di un servizio di consulenza europea che aiuti
le autorità regionali e nazionali a proporre iniziative efficaci, sulla falsariga del sistema Jaspers, che
aiuta i paesi dell' Est a sfruttare al meglio i fondi strutturali.
La Commissione sta valutando in queste ore gli ultimi dettagli in vista di una presentazione prevista
mercoledì.
In un primo tempo, Juncker avrebbe voluto, con una comunicazione ad hoc, rilanciare anche il dibattito
sul modo in cui con flessibilità applicare le regole di bilancio e valutare gli investimenti nei deficit
pubblici. Questa ipotesi controversa per molti governi non sembra però più d' attualità, anche per non
distrarre l' attenzione da un piano su cui molti qui scommettono.
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BEDA ROMANO
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
Regioni, più semplice il Patto di stabilità Sul dissesto
60 milioni
Marco Rogari ­ ROMA Una prima
semplificazione per provare a rendere più
flessibili gli adempimenti per il pagamento dei
debiti Pa e del rispetto del Patto di stabilità per
le Regioni comunque vincolate all' obbligo del
pareggio di bilancio. La destinazione di una
dote aggiuntiva di 60 milioni al Fondo delle
emergenze nazionali.
Il raddoppio del bonus bebé per i nuclei con
un Isee non superiore ai 7mila euro annui
mantenendo l' assegno di 80 euro mensili per
quelli con Isee fino a 25 mila euro annui e non
più fino ai 90mila euro di reddito ai fini Irpef
previsti originariamente. La possibilità per i
v i g i l i d e l f u o c o d i s t i p u l a r e contratti e
convenzioni con soggetti pubblici e privati per
la permuta di materiali e prestazioni (sulla
base di criteri da fissare con un apposito
decreto dei ministeri dell' Interno e dell'
economia) con l' obiettivo di contenere le
spese di ammodernamento e manutenzione di
mezzi e strutture del Corpo dei "pompieri",
rafforzando l' analogo meccanismo già
previsto su base territoriale. Sono i ritocchi alla
legge di stabilità su cui è arrivato l' ok della
commissione Bilancio della Camera nella
tarda serata di venerdì.
Ritocchi che vanno ad aggiungersi a quelli approvati nella stessa giornata sui nuovi fondi per la
promozione del "made in", sull' ulteriore rifinanziamento per 200 milioni l' anno nel biennio di 2015­2016
degli ammortizzatori sociali e sul pacchetto Comuni (v. Il Sole 24 Ore di ieri). Che, in quest' ultimo caso,
prevede anche, attraverso un doppio emendamento del Governo e del relatore Mauro Guerra (Pd), la
possibilità per le città metropolitane di distribuire diversamente i contributi a loro carico legati al patto di
stabilità interno, mantenendo comunque invariato l' obiettivo complessivo, per tenere conto delle
maggiori funzioni collegate a eventi calamitosi e alla messa in sicurezza degli edifici scolastici.
Al termine della maratona di giovedì oltre l' 80% degli emendamenti risultava votato dalla "Bilancio".
Che concluderà l' esame della "stabilità" martedì o, più probabilmente, mercoledì. Giovedì 27 novembre
il testo approderà in Aula a Montecitorio dove è possibile il ricorso alla fiducia. Dalla prima settimana di
dicembre il provvedimento sarà sotto la lente del Senato dove si giocherà la partita su alcuni dei nodi
più intricati.
Primi fra tutti quelli dell' Irap e della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione. Nel primo caso il
viceministro dell' Economia, Enrico Morando, ha detto che una «franchigia all' Irap potrebbe essere un'
opportuna compensazione dello svantaggio» che presenta la misura prevista dalla stabilità «applicabile
solo alle imprese che abbiano rapporti di lavoro stabili». Sul fronte dei fondi pensione il Governo sta
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
ancora valutando due opzioni: un aumento più soft della tassazione sui rendimenti posizionando l'
asticella dell' aliquota a quota 15­17% anziché al 20% oppure un ritorno all' attuale aliquota dell' 11,5%.
Quasi certo anche un intervento per ridurre la tassazione sulle casse di previdenza.
Il sottosegretario all' Economia, Pier Paolo Baretta, assicura anche che l' allentamento del Patto sulle
Province in materia di edilizia scolastica sarà affrontato al Senato. Una questione al centro di un quasi
"giallo" visto che un emendamento del Pd riguardante la sicurezza degli edifici di circa 5 mila scuole
superiori destinato all' approvazione alla fine è rimasto al palo.
Già alla Camera invece martedì dovrebbe essere dimezzato il taglio sui patronati e forse potrebbero
essere agganciate tutte le misure legate al fondo famiglia al tetto Isee di 25mila euro fissato per il bonus
bebè.
Solo al Senato saranno affrontate la questione del canone Rai, con l' ipotesi di agganciarlo in bolletta
che ha già incontrato un coro di no, e quella della local tax. Sempre a Palazzo Madama dovrebbero
arrivare il correttivo sul ricollocamento del personale delle Province e il pacchetto di nuove misure per
rendere più flessibile il patto di stabilità per le Regioni sulla falsariga di quelle già adottate per i Comuni,
accolte con soddisfazione dall' Anci. Un primo segnale, seppure solo in termini di snellimento degli
adempimenti, è arrivato con l' approvazione di un ritocco che, anche per effetto dell' adozione dal 2015
del vincolo del pareggio di bilancio, semplifica il sistema dei tavoli di verifica per il rispetto del patto di
stabilità nei casi in cui ai Governatori siano state assegnate anticipazioni di liquidità per il pagamento
dei debiti.
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Il Sole 24 Ore
pubblica amministrazione
L' ANALISI.
Si allungano i tempi per la riforma della Cig
Davide Colombo Per il momento si sa che i
decreti delegati per l' attuazione della riforma
degli ammortizzatori sociali arriveranno in due
o più fasi. Subito, a gennaio, insieme con il
contratto a tempo indeterminato a tutele
crescenti e le sue regole per i licenziamenti
ultrasemplificate, arriverà la nuova Aspi.
Mentre bisognerà aspettare qualche mese per
vedere il restyling della cassa integrazione
che, come previsto dalla modifiche adottate
alla Camera, non potrà più essere concessa in
caso di cessazione definitiva di un' attività
aziendale (o di un ramo di impresa).
Con la nuova Aspi si supererà l' attuale
distinzione tra Aspi e mini­Aspi prevista dalla
legge 92/2012 e verrà allungato il periodo di
erogazione del sussidio a chi ha perso il lavoro
tenendo conto della sua anzianità contributiva.
L' obiettivo del Governo (si veda l' intervista al
responsabile economico del Pd, Filippo
Taddei, sul Sole 24 Ore di giovedì 20
novembre) è di estendere questa tutela a una
platea di almeno 300mila collaboratori che
oggi non ce l' hanno, compresi quelli con
carriere molto discontinue (3­4 mesi di
contratti in due anni). L' Aspi resterà a base
assicurativa ed è quindi da immaginare che la contribuzione maggiorata sui contratti a termine resterà
(se non verrà addirittura rafforzata). Con un aggravio di costi per le imprese. E anche sulle tutele in
costanza di rapporto di lavoro (la cassa di cui s' è detto) è prevista dalla delega una maggiore
compartecipazione delle aziende utilizzatrici, ed è da immaginare anche in questo caso come minimo
una conferma del contributo dello 0,20% introdotto per i fondi di solidarietà e il Fondo residuale Inps per
le aziende con più di 15 addetti che operano in settori finora non coperti dalla Cig. Ma è prevista anche
una rimodulazione degli oneri contributivi ordinari tra i diversi settori in funzione dell' utilizzo effettivo
della cassa.
La partita delle risorse sarà decisiva per il successo della riforma degli ammortizzatori sociali. Alla dote
di 1,5 miliardi inizialmente prevista in Stabilità si sono aggiunti 200 milioni nel 2015 e altrettanti nel
2016. Ma come è sempre avvenuto in questi anni di crisi, il Governo interverrà in corso d' anno se
saranno necessari rifinanziamenti, anche perchè quella dote dovrà essere spartita con la copertura
della cassa integrazione e della mobilità in deroga; sussidi che si vorrebbero dismettere entro il 2016.
L' incognita maggiore sui costi di questa nuova riforma non riguarda tanto l' estensione della platea dei
lavoratori coperti dall' Aspi quanto l' introduzione di una prestazione di carattere assistenziale (priva
dunque di coperture figurative) per i lavoratori che restano senza Aspi dopo la sua scadenza e si
trovano con un Isee di valore basso. Per questi soggetti è previsto un percorso di partecipazione a
iniziative di attivazione e reinserimento lavorativo cui è vincolato il sussidio assistenziale. Altra incognita
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Il Sole 24 Ore
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importante sul fronte della spesa legata al nuovo set di tutele riguarda infine l' introduzione di massimali
sulla contribuzione figurativa legata alle tutele per disoccupazione involontaria.
Se questo schema verrà confermato la Nuova Aspi verrà gestita in fase iniziale dall' Inps, come ente
certificatore ed erogatore della prestazione, per poi passare successivamente alla prevista Agenzia
nazionale per l' occupazione, l' organismo che gestirà il sistema delle politiche attive e dei centri per l'
impiego con il coinvolgimento delle regioni; la delega prevede che per la sua istituzione non si dovranno
seguire le procedure introdotte nel 1999 e che avverrà senza costi aggiuntivi per la finanza pubblica.
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DAVIDE COLOMBO
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Il Sole 24 Ore
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Rete |Italia |Osservatorio Costi del non fare |
Tutti i vantaggi dell' Ngn
I potenziali benefici della banda ultralarga sfiorano 426 mld di euro.
Alessandro Longo ­ A ben 425 miliardi e 696
milioni di euro.
Sono i benefici che verrebbero, al l' Italia, da
un' estesa rete di nuova generazione a banda
ultra larga. Ma rischia anche di essere il conto
da pagare per le miopie della politica, che
finora ha sbagliato le priorità di investimento.
C' è il calcolo di un' opportunità da cogliere e,
insieme, un atto d' accusa nel rapporto che l'
Osservatorio «I Costi del Non Fare»
presenterà il 2 dicembre a Roma, a cura di
Agici (società di ricerca e consulenza). L'
Osservatorio mette sulla bilancia da una parte
i costi necessari per dotare tutta l' Italia di una
banda ultra larga (almeno 30 megabit) e dall'
altra i benefici per il sistema Paese, in un
intervallo di tempo tra il 2014 e il 2030. I costi
infrastrutturali stimati (tra fondi pubblici e
investimenti degli operatori) sono di 12,2
miliardi di euro (secondo il Piano Banda Ultra
Larga che la Presidenza del Consiglio ha
inviato a Bruxelles la scorsa settimana, con 12
miliardi di euro sarà possibile dare a tutti i 30
megabit e all' 85% della popolazione i 100
megabit, entro il 2020, con la fibra ottica). L'
Osservatorio mette tra i costi anche quelli di
gestione dei servizi e delle reti; gli abbonamenti che famiglie e aziende dovranno pagare e i dispositivi
da acquistare (computer). Il totale è 163,5 miliardi.
Il grosso dei vantaggi viene invece dalla riduzione dei costi per aziende e Pubblica amministrazione
(376,8 miliardi di euro), come già evidenziato da numerosi studi degli Osservatori del Politecnico di
Milano. Incide anche l' impatto sulla mobilità, grazie all' uso di telelavoro e telepresenza (tempo e costi
di trasporto risparmiati, ma anche minori emissioni e incidenti), per 108 miliardi di euro. Al terzo posto, l'
impatto sulla produttività del lavoro, grazie agli strumenti digitali abilitati dalla banda ultra larga (96
miliardi di euro). Infine, i vantaggi che vengono dai nuovi posti di lavoro creati e dal relativo indotto. Il
totale dei benefici vale 588 miliardi di euro. Al netto dei costi, è un tesoretto di 424,696 miliardi di euro.
«Investire in banda ultra larga porta benefici al Paese, più che farlo in tutti gli altri settori messi
insieme», dice Stefano Clerici, responsabile dell' Osservatorio. Sono pari a 390 miliardi di euro, infatti, i
benefici netti che secondo l' Osservatorio verrebbero dall' investire in energia, in efficienza energetica
degli edifici pubblici, nell' uso di biometano per i rifiuti, nella velocizzazione e nell' upgrade tecnologico
delle Ferrovie e in un sistema di workforce management del settore idrico. «Il punto è che con la banda
ultra larga non ci limitiamo a migliorare l' esistente, ma apriamo un nuovo ciclo economico», spiega
Clerici. A questo punto la domanda da porsi è se l' Italia si sta attrezzando per cogliere queste
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opportunità. «Ci sono molte incognite. Sia nella capacità di investimento da parte del pubblico e degli
operatori, sia nell' adozione delle nuove reti da parte di consumatori e aziende», risponde Clerici. «Le
amministrazioni pubbliche dovrebbero avere il coraggio di spostare risorse da altri settori, tradizionali,
per metterle in banda ultra larga. Si pensi che quei 12 miliardi di euro necessari per le nuove
infrastrutture valgono solo un anno di incentivi che si sono spesi per le rinnovabili.
Mentre ancora si continuano a costruire autostrade ­ come la nuova Milano­Brescia ­ di dubbia utilità»,
aggiunge.
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23 novembre 2014
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Il Sole 24 Ore
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L' appello.
Un' alleanza per rilanciare la cultura europea
Silvia Costa Pur nel pieno della crisi
economica, cultura, educazione e creatività
non hanno subito tagli nella programmazione
Ue 2014­2020 e anzi hanno registrato un
incremento negli investimenti.
Un segnale chiaro, fondato sulla convinzione
che il sostegno a questi settori porti ai territori
crescita sostenibile e occupazione di qualità,
nel rispetto del modello sociale europeo. Una
battaglia del Parlamento, senza la cui azione
oggi Horizon 2020 non includerebbe le
scienze umanistiche; i Por Fesr non
contemplerebbero più le parole cultura,
valorizzazione del cultural heritage e delle
industrie culturali e creative (Icc) tra gli
Obiettivi tematici; il Fondo Sociale non
sosterrebbe la formazione e lo sviluppo
tecnologico e occupazionale per le attività
culturali; l' Agenda Digitale avrebbe ignorato le
Icc; Cosme non dedicherebbe specifica
attenzione alle Pmi del turismo.
È giunto il momento di cogliere le opportunità
mettendo a regime con decisione gli spazi che
la nuova programmazione apre nei programmi
a gestione diretta, nei Piani operativi nazionali
e soprattutto regionali, nelle azioni per le città
metropolitane e le aree interne. Ma anche nei Gal e nei Leader dello Sviluppo Rurale. In Parlamento
Europeo presenteremo Relazioni sulla revisione di Europa 2020 perché la cultura sia più centrale e
stiamo lavorando alla relazione sulla comunicazione della Commissione per un approccio integrato al
patrimonio culturale. Attendiamo gli esiti del Semestre di Presidenza Italiana, in particolare su workplan,
heritage e audiovisivo. Sui programmi diretti tocca ora ai beneficiari, invitati a presentare progetti di
qualità per Europa Creativa, Horizon 2020, Cosme, Erasmus+, Connecting Europe. Gli enti locali non
devono considerarsi estranei a questi interventi, anzi: spesso sono loro a fare la differenza. È soprattutto
nella programmazione territoriale che essi possono dare corpo alla loro visione di sviluppo, legato alle
radici e proiettato verso l' Europa. Nel settore pubblico quanto in quello privato, profit e non, le Icc sono
prevalentemente piccole realtà che affrontano con difficoltà il salto ad una maggior dimensione
gestionale, tecnologica, di rete, di investimenti, di promozione e marketing sovranazionale.
La creazione di distretti, la messa in comune di servizi, la pratica delle residenze per artisti e creativi, l'
adesione a progetti di lungo periodo, come le Capitali europee della Cultura, le Città capitali dei giovani
o il marchio Unesco hanno fatto maturare nuovi know­how e capacità progettuali integrate e dotate di
maggiore attrattività per i finanziamenti e impatto sulla vita dei cittadini. Il caso del turismo culturale
merita una riflessione specifica. La cultura è la prima ragione per visitare l' Europa, prima meta turistica
mondiale.
La qualità di sviluppo indotta dal turismo culturale è la più desiderabile: educata, pulita, veicola dialogo
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interculturale con ricadute dirette sull' ospitalità e la valorizzazione del paesaggio, delle strutture di
accoglienza e degli edifici storici, della gastronomia e del lifestyle. E sulla consapevolezza dei cittadini,
specie giovani. Parlamento Europeo, Commissione e Consiglio d' Europa con le Regioni, i Comuni e le
associazioni hanno stretto un' alleanza forte, che ho personalmente promosso e incoraggiato, per un
rilancio strategico del Programma degli itinerari culturali europei, con l' impegno dell' Italia a completare
il tracciato della Via Francigena fino a Gerusalemme.
Ma l' approccio integrato riguarda anche il modo di lavorare del Parlamento e della Commissione: la
non adeguata percezione della trasversalità della cultura dipende anche dal riparto inadeguato delle
competenze. Da qui, la necessità di lavorare in costante collegamento. Sul fronte della comunità
culturale e creativa è tempo di metabolizzare la legittimazione economica che il settore ha acquisito e
affrontare il tema del valore intrinseco di cultura, creatività e innovazione per società coese,
democratiche e animate da cittadini più felici.
L' autrice è Presidente della commissione cultura del Parlamento Europeo © RIPRODUZIONE
RISERVATA.
SILVIA COSTA
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