LA BECCACCIA DI UBALDO - continentali da ferma

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Transcript LA BECCACCIA DI UBALDO - continentali da ferma

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il giornale
dello
spinone
N° 93 - Febbraio 2015
LA BECCACCIA DI UBALDO
di Giuseppe Sanna
Un’imprevista beccaccia in una giornata piovosa. Cronaca di una breve parentesi venatoria.
Pioggia al mattino, pioggerella al pomeriggio e ancora pioggia la sera: il
meteo non ci lascia scampo. Caro il
mio Ubaldone, oggi si resta a casa,
niente beccacce.
“Beccacce?!?”….Mai pronunciare
quella parola in sua presenza: con un
balzo mi è addosso e per miracolo
riesco a mettere in salvo il tablet dai
suoi assalti gioiosi, perché da tempo
l’ha associata alle uscite in campagna.
Va bene va bene “teppista” – lo consolo – ma al massimo stiamo fuori un
paio d’ore. Andremo nella pineta vi-
cina alla città… solo per farti
sgambare, visto che son più i cacciatori che la frequentano delle piante che ci crescono.
Il diavolo (in questo caso il tempo)
non è poi così brutto ed infatti pioviggina appena ed il vento non disturba più di tanto perché il sottobosco
di cisto, rovo e lentisco è molto fitto.
Ubaldo cerca di buona lena e esplora al trotto tutto il terreno ricercando
i posti più sporchi ed infrascati dove
sa per esperienza che potrebbe trovare la regina del bosco. La giacitura
certo non mi aiuta mentre, ansiman-
te, cerco di seguirlo su per i costoni
rimboschiti allorché – superato un
macchione – osservo la sua coda
muoversi freneticamente mentre il suo
incedere si fa morbido e accorto,
quasi felino. È proprio vero che lo
Spinone ci parla con la coda… “vuoi
vedere che ha sentito la becca?” mi
dico mentre il cane si infila in un pertugio tra i rovi. Bordeggio l’esteso
roveto, seguendo il campano… e
quando non lo sento più mi assicuro
che Ubaldo sappia dove sono fischiando leggermente; il suono del
campano riprende: evidentemente
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voleva conferma della mia posizione
ma, all’ennesimo fischio, il campano
resta muto. È in ferma!.
Stoltamente perdo secondi preziosi
alla ricerca di un punto che mi consenta un minimo di visione libera….
quando una saetta bruna erompe dal
folto e – sfiorandomi il capo – si precipita zigzagando nel grigio della valle sottostante.
Porc…, non ho fatto neanche in tempo ad imbracciare.
Mentre il cane si apre un varco tra le
spine e si scuote l’acqua di dosso gli
dico “Bravo cagnone, anche stavolta ti sei fatto onore” Non così il tuo
padrone – dico a me stesso… e per
farmi perdonare gli allungo un pezzetto di würstel.
Non sarà certo
oggi che andremo a ribatterla
perché la pioggia
sta aumentando
e – come scrisse
il Poeta – “la
nebbia agli erti
colli piovigginando sale”. Comunque sono
contento, proprio non speravo
di incontrare una
beccaccia in questo bosco così
battuto. Rimetto
il fucile in spalla
e mentre ci avviamo, rifletto sul
comportamento
di quella beccaccia… giungendo alla conclusione che o
era una giovane
temeraria o – all’opposto – una
astuta veterana
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con tanti nastrini sul petto.
In ogni caso buon per lei: sarà per
un’altra volta.
Dopo qualche minuto emergiamo dal
bosco per una strada di servizio che
conduce ad un vasto pianoro in cui
gli operai forestali hanno disposto le
fronde potate in lunghe e ordinate
andane.
Ubaldo si avvia al galoppo in quella
direzione sordo al mio invito di rientrare nella pineta per cui – di malavoglia – mi accingo a seguirlo per
vedere dove vuole andare a parare.
Nel frattempo lo Spinone si esibisce
in una serie di lacet tra le frasche …
per poi rallentare e fermarsi in testa
a un’andana. Occhio – mi dico men-
talmente –. Di norma quando ferma
abbassa il collo e cerca di sollevare
la testa… invece ’sta volta la tiene
eretta mentre mastica l’aria: l’emanazione deve essere vicinissima e lui
cerca di individuare con lo sguardo il
selvatico che sta per partire.
Accorro per servirlo e ’sta volta sono
alla giusta distanza, senza nessun
ostacolo davanti a me.
Respiro a fondo e il silenzio dell’attesa è scandito dal battito del mio
cuore e dal ticchettio dalla pioggia
sulla cerata.
Un guizzo …e il volo della beccaccia si ferma nel cielo al limitare della
pineta.
Ubaldo, scavalcando le andane con
l’agilità di un
muflone, mi riporta la regina
scodinzolando
festoso.
Ora lui mi guarda speranzoso
del giusto premio e mentre gli
accarezzo il testone bagnato gli
sussurro “Caro
Ubaldone, da
oggi mi fiderò
non solo del tuo
naso, ma anche
della tua memoria”.
Infatti adesso ricordo che quattro anni or sono,
quando lui era
ancora cucciolone, incarnerai
una beccaccia
che lui aveva
scovato proprio
ai margini di
quello spiazzo.