problem solving

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Relatore Manuela Kustermann
Il Problem Solving
è
una metodologia didattica attiva in cui, a partire
da una domanda o situazione stimolo, viene
posto alla classe un problema da risolvere in
un contesto reale, mettendo gli allievi in
condizione di ricercare ipotesi di verifica alla
luce dei fatti e delle informazioni raccolte
Finalizzato a favorire un approccio di
ricerca alle discipline di studio e applicato
già nell'America degli anni '70, alternativo
alla didattica tradizionale e fondato sulla
risoluzione di problemi presentati in
contesti di vita reale, l'approccio ha
l'obiettivo di stimolare la scoperta di
procedimenti attivi che, motivando e
interessando il gruppo classe, portino a
interpretare analiticamente il problema,
per poi giungere a conclusioni consistenti.
L'apprendimento è caratterizzato, lungo
l'intero processo, da un carattere dinamico, in
quanto gli studenti devono acquisire
informazioni dal docente per poter affrontare
il problema, essere in grado di costruire in
gruppo le conoscenze disciplinari ed essere
consapevoli dei processi di riflessione
attuabili, indagando tutte le soluzioni
possibili, valutandone l'efficacia e ponendo
alla fine nuovi problemi.
Le ricerche più recenti dimostrano che il Problem Solving non
riguarda solo le discipline scientifiche e può essere attuato in
ogni ordine di scuola, purché si pongano problemi adeguati
al grado di comprensione degli allievi, in situazioni reali o
almeno verosimili, interessanti e complesse, al fine di
stimolare i ragazzi a porsi sempre nuove domande; si potrà
procedere a insegnare in modo critico
la Matematica (disciplina per la quale esistono copiosi
contributi), l'Italiano (per la risoluzione di un giallo o la
scrittura di un testo), le Scienze (attraverso la conduzione di
esperimenti in laboratorio), la Storia (ponendo una
controversia da analizzare, ricostruendo i processi che hanno
dato vita ad alcune grandi vittorie o sconfitte, ...), o
utilizzando le tecnologie informatiche (costruendo ipertesti o
visionando software e multimedia didattici che pongono
situazioni stimolo).
L'insegnante decide se mostrare egli stesso
come risolvere il problema o se chiedere ai
ragazzi quali soluzioni si potrebbero attuare,
valutando in base alle caratteristiche del
gruppo classe e alla natura del problema
come calibrare i seguenti aspetti: modalità di
formulazione della domanda; passaggi da
esplicitare; spazi problematici da lasciare
insoluti; dati da fornire per risolvere l'enigma
• L'attività didattica si potrà realizzare sotto forma
di ricerca, di lezione euristica, di discussione, di
lavoro di gruppo, fino ad arrivare - per la
formazione degli adulti - all'analisi di casi specifici.
• Al termine dei lavori il docente aiuterà il gruppo
classe a valutare le fasi di risoluzione del
problema e le tipologie di ragionamento che si
sono rivelate più efficaci; le scoperte degli allievi si
tramuteranno in contenuti consolidati quando il
docente saprà collocarle in un sistema ordinato di
preconoscenze e conoscenze disciplinari, aiuto di
cui i ragazzi hanno bisogno per organizzare e
interiorizzare quanto appreso, fino a quel punto,
intuitivamente.
• Per esemplificazioni pratiche, si possono trovare valide e
dettagliate schede di attività svolte sul tema interdisciplinare
della "misura" in Matematica, Geometria, Scienze e non
solo, a questo link[www.apprendimentocooperativo.it].
• Per quanto riguarda l'applicazione del Problem Solving allo
sviluppo di comportamenti interpersonali e prosociali, si
veda il contributo del testo di Ricci, Diadori,
Pompei, Promuovere l'intelligenza interpersonale. Un
programma diProblem solving cognitivo-interpersonale nella
scuola.
• Infine, Ari Lab, Sviluppo di strategie di Problem Solving in
campo aritmetico è un esempio di software didattico valido
anche per la secondaria di primo grado. Il programma è
reperibile facendo riferimento al
sitowww.dienneti.it http://www.dienneti.it/software/softec
a/scuola_media.htm.
Problem solving: esercizi di gruppo
• In alternativa agli esercizi individuali, ci sono le tecniche in piccolo
gruppo, come il brainstorming. Questo esercizio fu messo a punto
da Alex Osborn tra gli anni 40 e 50 e poi si diffuse in molti ambienti.
Si tratta di una discussione di gruppo in cui viene incoraggiato
il pensiero divergentegrazie alle dinamiche di gruppo che
intensificano e combinano gli sforzi individuali. Il conduttore ha un
ruolo fondamentale: deve conoscere gli estremi del problema e
istruire i membri alle regole e al loro rispetto.
• Dopo una breve presentazione del problema, segue una fase di
presentazione delle idee individuali (incoraggiando anche le proposte
più assurde). Le idee vengono raccolte e registrate in modo
disordinato e poi vengono organizzate in modo tale da sottolineare i
punti in comune. In ultimo c’è la valutazione delle idee: si discutono e
si commentano le varie idee, allo scopo di giungere alla formulazione
di un "elenco ragionato" che contenga solo quelle più interessanti.
I bambini sono per definizione creativi, basta canalizzare la loro
creatività nella risoluzione dei problemi
Potete ad esempio:
• fotografare insieme o filmare oggetti da diversi punti di vista e
analizzare insieme particolari che non avevate notato
• leggere una fiaba e a un certo punto cambiare le cose ( il buono
diventa cattivo!) e chiedere come finirebbe la fiaba. Si può fare la stessa
cosa con un cartone animato o un film che vi piace.
• chiedere di elencare il maggior numero di conseguenze di certi fatti.
Ad esempio: «Cosa succederebbe se mancasse il fuoco? Se l’acqua fosse
rossa? Se l’elefante fosse piccolo? Se i soldi crescessero sulle piante?
• giocate al tangram
• Vi suggerisco anche un sito che propone tanti giochi enigmistici per
bambini ed esercizi di pensiero laterale ( e che mettono anche in
difficoltà gli adulti!)
• http://www.giochigratisenigmisticaperbambini.com/enigmistica_bambi
ni/pensie