SENTI CHI PARLA

Download Report

Transcript SENTI CHI PARLA

estratto alle ore 16:04
SENTI CHI PARLA
Una mostra anomala, dove sono importanti le idee e la posizione politica. A noi ce la racconta chi
l’ha promossa: Corrado Gugliotta e Sveva D’Antonio
Ci sono storie che ti colpiscono come un pugno
allo stomaco. E ti spingono a lottare e a
ribellarti. Storie di prevaricazione e d’ingiustizia.
Come quella del MUOS di Niscemi.
L’acronimo sta per Mobile User Objective
System, un sistema di telecomunicazioni
satellitari della marina militare statunitense,
costruito nel cuore di una riserva naturale e
ignorando il più elementare principio di
precauzione. Gli scienziati non sono giunti a
conclusioni certe sui danni alla salute causati
dai forti campi elettromagnetici. Proprio per
questo la popolazione, esposta nel raggio di
parecchi chilometri in maniera prolungata a
emissioni ad alta frequenza, ha il diritto di
essere tutelata e informata. Le misurazioni per
verificare se le emissioni superino i limiti di
legge o meno, trattandosi di una struttura
militare top secret, sono state eseguite su basi
congetturali. È un'arma sofisticata e costosa e
dovrà ripagarsi con guerre future. In pratica,
loro malgrado i siciliani sono scudi umani per
guerre e conflitti scatenati da una potenza
straniera.

Per anni comitati e
movimenti hanno lottato, da soli e nel silenzio
dei media nazionali, per evitare il completamento
e l’entrata in funzione del MUOS, tenendo testa
al colosso americano. Tra la fine del 2015 e
l’inizio del 2016, in uno scenario internazionale
gravato dalla minaccia del terrorismo, gli USA
hanno ottenuto dal governo italiano il via libera
all’accensione delle antenne e un’aspra
offensiva giudiziaria contro attivisti e militanti,
con centinaia di rinvii a giudizio. Le istituzioni
italiane hanno usato il guanto di velluto con il
potente alleato e il pugno di ferro con i cittadini
inermi.


Le nostre vicende personali e la passione per
la politica e l’impegno civile ci hanno portato
a camminare assieme con gli uomini e le donne
- tra loro anche alcuni artisti - del movimento
No MUOS. Da questo incontro è nata l'esigenza
di raccontare l'esperienza di vita e di lotta in una
mostra dal titolo "Artists Against MUOS”, che
è stata inaugurata lo scorso 29 dicembre. La
collettiva vuole rendere omaggio a chi in questi
anni ha lottato dal basso contro poteri invisibili
e invincibili, usando talvolta la creatività per
vincere il silenzio della stampa, per ribaltare
un'argomentazione, per scuotere le coscienze
sopite degli indifferenti, per smascherare la
corruzione degli apparati di potere. Gli artisti
che abbiamo invitato a partecipare sono attivisti
dei movimenti No MUOS. Alcuni – come Enzo
E ci impegneremo ad organizzarne altre, magari
con il coinvolgimento delle scuole, delle nuove
generazioni, da qui al 25 marzo, data di chiusura
della mostra.
Corrado Gugliotta e Sveva D’Antonio
Dragotta, Giuseppe Firrincieli, Guglielmo
Manenti, Maddalena Migliore, Matilde Politi –
hanno vissuto in prima persona l’esperienza
della lotta. Altri - come Francesco D’Amore,
Francesca Dimanuele, Irene Puglisi e Maria
Domenica Rapicavoli - ne hanno seguito le
vicende a distanza, dal momento che vivono e
lavorano lontano dalla Sicilia e in alcuni casi
all’estero. Ogni artista ha scelto mezzi
espressivi propri e ha sottolineato chiavi di
lettura differenti, dallo scempio ambientale al
pacifismo, dal rischio per la salute al pericolo
delle guerre. Ma tutti riflettono nei loro lavori
il vissuto d’impegno e di militanza. Ne viene
fuori una storia corale, dove si incrociano vite,
passioni, ideali e speranze. La mostra espone
pezzi d'archivio - giornali, pizzini, volantini,
comunicati - che ripercorrono la cronaca dei
fatti, ma anche video, fotografie, incisioni,
vignette e libri d’artista, tra reportage e
denuncia, tra satira e impegno civile.
L'obiettivo che ci siamo prefissi con questa
mostra è duplice. Da un lato, intende portare la
vicenda del MUOS a conoscenza di un pubblico
più vasto e far sì che gli attivisti avvertano il
sostegno e la solidarietà dell'opinione pubblica.
Dall’altro, abbiamo voluto promuovere una
mostra d’arte politica. Pensiamo che l’arte
politica debba essere scomoda, capace di saltare
fuori dagli schemi, pronta a scegliere da che
parte stare. Recuperando così un ruolo di
responsabilità, al quale molti artisti e
intellettuali sembrano aver abdicato da tempo.
Inoltre, poiché il tema dell’arte politica ci
intriga parecchio e poiché volevamo mantenere
alta l’attenzione sulla mostra, a tre settimane
dall’inaugurazione della collettiva abbiamo
organizzato una conferenza - dibattito in uno
spazio pubblico cittadino, invitando relatori che
potevano dire la loro con autorevolezza
sull’argomento. Abbiamo invitato, tra gli altri,
Charles Esche, direttore del Van Abbe Museum,
e Gabi Scardi, critica d'arte, firma del
supplemento domenicale del "Il Sole 24 Ore",
i quali hanno inquadrato il tema "politico” nel
più ampio sistema dell’arte, includendo gli
spazi espositivi, i musei, le gallerie e i percorsi
curatoriali. Al tavolo dei relatori abbiamo
chiamato anche due giornalisti, Antonio
Mazzeo e Pippo Gurrieri, entrambi attivi nel
movimento No MUOS e impegnati sul fronte
del pacifismo, dell’antimilitarismo, della lotta
alle mafie. È stata un'occasione per riflettere sul
percorso compiuto e per tracciare un bilancio.
pagina 1