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Venerdì 27 Gennaio 2017
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In Sicilia i primi nomi in campo per scegliere un solo candidato alle elezioni regionali
Centrodestra verso le primarie
Nonostante Silvio Berlusconi non le abbia mai amate
I
DI
GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND
GAETANO COSTA
l centrodestra fa sul serio.
Nonostante Silvio Berlusconi non le abbia mai
amate, i vari partiti, per scegliere il candidato alle elezioni
regionali della Sicilia, stanno
pensando alle primarie. È una
possibilità concreta, tanto che
alcuni esponenti si sono già detti disponibili a partecipare alle
consultazioni. E presto annunceranno ufficialmente la loro
candidatura.
Lo scorso mercoledì, i rappresentanti del centrodestra
siciliano si sono incontrati per
studiare la strategia da adottare in primavera, quando i partiti dell’isola sfideranno l’attuale
governatore Pd, Rosario Crocetta, in corsa per il secondo
mandato. Alla riunione hanno
preso parte gli esponenti delle
varie aree del centrodestra, da
Forza Italia a Noi con Salvini,
sino a Fratelli d’Italia e ad altri
movimenti formati da ex An e
sicilianisti. È stato lì, durante
il faccia a faccia, che sono state
gettate le basi per le eventuali
consultazioni interne.
«È noto che il nostro leader,
Berlusconi, non ami le primarie, ma stiamo ragionando»,
ha confermato a LiveSicilia il
commissario di Fi, Gianfranco
Micciché. «Gli alleati ce l’hanno chiesto e, ovviamente, stiamo
L’Italia ha deficit di leadership. In tempi di uomo forte al comando, il nostro problema è l’uomo forse al
comando.
***
Firmando decreti a questo ritmo, Trump realizza il
programma elettorale in un mese. Il casino per il mondo è come occuperà il tempo dopo.
***
Trump vuole vietare l’ingresso in Usa ai cittadini di
Siria, Iraq, Somalia. Ammazza che motori hanno i nuovi
barconi.
***
La nuova dichiarazione si chiama Redditi. Per il fisco,
più che un modello, un auspicio.
Vignetta di Claudio Cadei
lavorando per giungere a regole
che soddisfino tutti. Credo però
che sia ancora presto per ogni
considerazione di questo tipo. E
che forse sia il caso, prima, di
capire che cosa accadrà a livello
nazionale».
Una prima bozza di regolamento delle primarie è stata
presentata dal capogruppo azzurro nel parlamento siciliano,
Marco Falcone. Gli esponenti
dei vari partiti hanno ipotizzato
anche alcune date, che vanno
dal 19 marzo al 29 aprile. Il
dibattito è aperto. E riguarda,
in particolare, il numero minimo di firme necessarie per la
presentazione di una candida-
tura. I partiti più grandi hanno
proposto di arrivare a 10mila
sottoscrizioni, quelli più piccoli
si sono fermati a 5mila. Inoltre, non è ancora stato deciso
quanto peseranno le singole
forze politiche all’interno della
coalizione.
Nel centrodestra siciliano, però, c’è chi non vuole
aspettare. È il caso del fondatore della Destra e leader del
movimento Diventerà Bellissima, Nello Musumeci. Il quale,
il 4 febbraio, presenterà la sua
candidatura ufficiale alle primarie. «Quello delle primarie»,
ha sottolineato, «è l’unico metodo democratico per giungere
a una soluzione condivisa tra i
soggetti che non si riconoscono
nell’area politica riunita attorno a Crocetta».
I movimenti sicilianisti,
invece, puntano sull’ex assessore regionale Gaetano Armao, sostenuto anche dal vicecapogruppo di Fi all’Assemblea
regionale siciliana, Vincenzo
Figuccia: «Ritengo utile aprire
un confronto con Armao e col
movimento che lo propone alla
presidenza della Regione».
Forza Italia, però, potrebbe
schierare un suo uomo: l’eurodeputato Salvo Pogliese. «Sto
pensando seriamente all’idea
di candidarmi alle primarie»,
ha rivelato. «In tanti spingono
per una mia candidatura. Sto
valutando questa idea, consapevole del fatto che si tratterebbe anche di una delicata scelta
di vita».
Noi con Salvini, alle primarie, potrebbe proporre il
deputato nazionale, Angelo
Attaguile. Poi c’è Fratelli
d’Italia, che sta pensando alla
candidatura del sindaco di Mazara del Vallo ed ex presidente dell’Assemblea siciliana,
Nicola Cristaldi. Le trattative sono appena iniziate,
ma il centrodestra siciliano,
con le primarie, sembra fare
sul serio.
LA CGIL VUOLE PESARE IL VOTO DEL MONDO DEL LAVORO CON IL REFERENDUM DI PRIMAVERA. SPACCATURA CON CISL E UIL
Camusso riboccia la Biagi: non è la ricetta per curare i voucher
E intanto fa il tifo perché non ci siano elezioni anticipate
DI
ALESSANDRA RICCIARDI
L
a legge Biagi non è la cura.
L’aveva avversata nel 2003,
ne aveva chiesto l’abrogazione
nel 2006. L’ha ribocciata ieri
in parlamento. La Cgil, in audizione
in commissione lavoro sulle proposte
di modifica ai voucher, non ha avuto
mezzi termini: i voucher sono «malati,
vanno aboliti», ha declamato la numero uno del sindacato di Corso Italia,
Susanna Camusso. Tornare alla legge Biagi, l’ipotesi a cui sta lavorando il
presidente della commissione, il pd ed
ex segretario cgil, Cesare Damiano,
per restringerne il campo di applicazione ed evitare gli abusi, non può
essere la soluzione. Una posizione su
cui si è registrata ancora una volta la
spaccatura con Cisl e Uil che invece
alle modifiche proposte dal parlamento hanno aperto. «I voucher non vanno
aboliti, vanno modificati perché non
siano copertura del lavoro nero», ha
detto il segretario della Cisl, Annamaria Furlan a margine della prestazione del decalogo per il lavoro, «è
da mesi che lo chiediamo al governo».
Posizione analoga quella espressa da
Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil: «Vanno messi dei paletti, il
voucher passi da orario a giornaliero,
bene il ripristino della Biagi».
Anche associazioni di categoria
dei datori di lavoro hanno aperto.
È il caso della Fidaldo, la Federazione italiana datori di lavoro domestico, che ieri è stata in
audizione alla camera sul tema
dei voucher: «per evitare un uso
improprio dello strumento occorre tornare al concetto di occasionalità», ha detto Andrea Zini di
Fidaldo.
Niente da fare per la Cgil. I voucher sono uno strumento «malato,
irriformabile e da abrogare», è la
posizione cigiellina, «il solo ritorno
al passato non rappresenterebbe
un cambiamento».
La Cgil contro la riforma del
lavoro del Jobs act, voucher compresi, ha raccolto 3 milioni i firme
per un referendum abrogativo che si
dovrebbe tenere, il governo non ha
ancora fissato la data, in primavera,
tra aprile e giugno. Due i quesiti sopravvissuti al vaglio della Consulta di
ammissibilità: caduto l’articolo 18, restano in piedi quello su responsabilità
solidale negli appalti e buoni lavoro.
Se la Corte costituzionale avesse
accolto anche il referendum sull’articolo 18 «saremmo stati meglio» ma
«non crediamo che l’iniziativa sia azzoppata», ha argomentato alla camera la Camusso, appalti e voucher sono
«due grandi frontiere che coinvolgono
Susanna Camusso
milioni di lavoratori» e rappresentano «una deriva degradata di forma di
ricatto e di precarietà». Che dunque
il referendum possa avere successo è
ancora l’obiettivo della Cgil. Un obiettivo che consentirebbe alla Camusso
di pesare anche quanto vale il lavoro
in termini elettorali, consapevole che
si tratta di intercettare i malesseri di
un mondo assai ampio e variegato, che
va dalla sinistra extraparlamentare ai
grillini all’astensionismo.
Un risultato da poter utilizzare per incidere sul corso del Pd in
chiave anti Renzi ma anche, e non è
escluso, per la formazione
di un grande coalizione
delle forze di sinistra che
rappresentano i lavoratori.
In questo scenario però il
referendum deve assolutamente tenersi prima delle
elezioni politiche. In caso
di voto anticipato infatti
la consultazione verrebbe
rinviata di un anno.
«Pensiamo che serva
una legge elettorale
omogenea», tra camera
e senato, «che permetta ai
cittadini di partecipare»,
ha detto ieri la segretaria
Cgil in merito alla sentenza della Consulta sull’Italicum. No dunque a elezioni
anticipate sulla scorta delle indicazioni legislative giunte dalla Corte,
serve trovare in parlamento l’intesa
per una nuova legge elettorale rappresentativa. «Nel frattempo ci sono
molte urgenze sul tema del lavoro di
cui occorrerebbe occuparsi», precisava
la Camusso, «come gli ammortizzatori sociali e l’attuazione delle norme
sulle pensioni previste dalla legge di
Bilancio». Tutte cose incompatibili con
elezioni a giugno, dai più vista come
l’unica finestra di voto prima della scadenza naturale di febbraio 2017.
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