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Edizione di giovedì 12 gennaio 2017
BLOG
La Corte Costituzionale ammette il referendum sui voucher
di Luca Vannoni
In data 11 gennaio 2017 la Corte Costituzionale si è pronunciata in riferimento ai tre quesiti
referendari proposti dalla Cgil, riguardanti l’abrogazione del lavoro accessorio, delle
disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti e l’abrogazione delle
disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi.
L’esito conferma le aspettative: ammessi i primi due, viceversa è stato considerato
inammissibile il quesito relativo al licenziamento, la cui finalità era quella di estendere la
tutela reintegratoria, in caso di licenziamento illegittimo, alle imprese con più di 5 dipendenti.
Al di là dei tecnicismi, appare evidente che, più che un’abrogazione, l’intento del quesito era
quello di forgiare una nuova disciplina in materia di licenziamento illegittimo, non rispettando
quindi il necessario carattere abrogativo del referendum.
Riguardo ai voucher, con tutta probabilità si cercherà di disinnescare il ricorso al referendum
mediante l’approvazione di un provvedimento normativo che ne circoscriva pesantemente
l’utilizzo.
Le norme si possono cancellare con una X, più complicato è colmarne il vuoto, visto che le
necessità delle imprese non si abrogano.
Molte sono infatti le voci che ritengono che il nostro sistema economico attualmente non
possa fare a meno di tale istituto, Inps compresa, tenuto conto che per bocca del Presidente,
prof. Boeri, se ne è indicata la necessità del loro permanere … e non poteva essere altrimenti,
visto che i voucher consentono di incassare una quota contributiva senza poi erogare
prestazioni pensionistiche, viste le particolari regole della Gestione Separata Inps a cui
affluiscono.
Necessità empiricamente confermata anche da chi ne ha chiesto la soppressione: la Cgil ha
infatti attivato voucher per un controvalore di circa 750.000 euro, con buona pace della
coerenza minima tra quanto si dice e quello che si fa.
Ora si tratta di vedere se l’attuale Governo e il Parlamento saranno in grado di portare avanti
una riforma così delicata, individuando nuovi limiti che possano cancellare forme di precarietà
derivanti da un uso massivo di essi.
La fine dei voucher, l’esito attualmente più prevedibile se si andasse al voto, più che un
miglioramento delle condizioni di lavoro sicuramente porterebbe, oltre che a un incremento di
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prestazioni in nero, all’utilizzo di forme di lavoro autonomo occasionali, a ritenuta d’acconto,
situazione che comporterebbe un altissimo rischio riqualificatorio di tali prestazioni e,
nell’ottica dei lavoratori, il venir meno di tutele assicurative e retributive.
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