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Riforme. CdM approva 8 decreti attuativi: per Anief è l’inizio di
un percorso da completare
di redazione
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Anief – Il disco verde del Consiglio dei ministri, su
otto delle nove deleghe della legge di riforma
“Buona Scuola”, va considerato come un inizio di
un percorso da completare: i provvedimenti vanno
ora in Conferenza Uni cata per l’apposito parere e
alle competenti Commissioni parlamentari, dove
andranno necessariamente migliorati.
I decreti delegati su cui c’è stato parere favorevole riguardano: inclusione scolastica;
cultura umanistica; diritto allo studio; formazione iniziale e accesso
all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado; istruzione
professionale; scuole italiane all’estero; sistema integrato di istruzione dalla nascita
no a sei anni; valutazione, certi cazione delle competenze ed Esami di Stato. Quello
rimasto fuori dal ‘pacchetto’, approvato oggi in CdM, riguarda il nuovo Testo Unico in
materia di istruzione, cioè il riordino delle disposizioni legislative vigenti
comprendente numerose norme che andrebbero a superare il Decreto legislativo 16
aprile 1994, n. 297, più noto come Testo unico delle disposizioni legislative vigenti in
materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado scolastico.
Secondo Marcello Paci co, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal,
è “rilevante l’opportunità che i decreti delegati possono attuare nel mitigare o deviare
gli effetti perversi della Legge 107/15. Da parte nostra, sono giunte precise indicazioni
al Parlamento attraverso degli emendamenti al decreto Milleproroghe. È importante,
dibattito adeguato nonostante i tempi siano decisamente ristretti. Altrimenti,
toccherà ancora una volta rivolgersi al giudice”.
LE INDICAZIONI ANIEF SUGLI 8 DECRETI DELEGATI APPROVATI DAL CDM IL 14
GENNAIO.
Codice abbonamento:
accaduto con i decreti legislativi della Pubblica Amministrazione, e che si apra un
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però, che già le deleghe non contengano pro li di incostituzionalità, come già
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Sulla riforma del sostegno, il giovane sindacato ritiene che qualsiasi cambiamento
non debba andare a scollare la gura del docente di sostegno dagli organici della
scuola (ri utando logiche di “medicalizzazione” della professione), facendo venire
meno anche il progetto di portare a 10 anni l’obbligo di permanenza sul sostegno
dopo l’immissione in ruolo. Per l’immediato, occorre poi assolutamente provvedere
alla trasformazione di circa 40mila posti dall’attuale organico di fatto a quello di
diritto, visto che i posti in deroga hanno una valenza annuale e non possono, come
intende fare l’amministrazione, procrastinarli a tempo indeterminato in quello
status.
Per quanto riguarda le scuole all’estero, è fondamentale che si valorizzi al massimo
l’operato del personale che agisce in strutture collocate in territorio non italiano
poiché, ancora oggi, il 50 per cento dei docenti è precario e nei loro confronti
l’indennità aggiuntiva, assegnata al personale di ruolo, è inspiegabilmente ridotta
della metà. Vengono, poi, spezzoni per anni assegnati su posti vacanti, le cui
situazioni non sono state considerate nella riforma “La Buona Scuola”, mettendo così
a rischio il servizio scolastico offerto a 31mila studenti frequentanti quelle scuole.
Sulla riforma della formazione no a 6 anni, invece, il decreto delegato dovrebbe
contenere delle misure che prevedono l’aggiunta del segmento 0-3 anni all’attuale
impianto 3-6 anni, nell’ottica di una continuità verticale che vedrebbe nalmente
integrato il sistema no all’inizio della primaria. Tra le novità, servirebbe però anche
la fondamentale introduzione dell’anno “ponte”, con la presenza contemporanea di
maestri della scuola dell’infanzia e primaria: a 5 anni di età, infatti, i bambini
necessitano di un’attenzione pedagogica maggiore, con il percorso scolastico che
potrebbe anche esaurirsi a 18 anni, come avviene in molti altri Paesi.
L’introduzione della copresenza porterebbe l’incremento di almeno 30mila docenti,
cui si aggiungerebbero quelli considerati dalla riforma, pari ad almeno altri 25mila
nuovi insegnanti di settore (necessari per incrementare no al 33 per cento la
diffusione degli asili nido, soprattutto al Sud). In tal modo, le nuove immissioni in
ruolo permetterebbero nalmente la stabilizzazione dei docenti dell’infanzia delle
Graduatorie ad Esaurimento, incredibilmente dimenticati dalla Legge 107/15 e, con
loro, anche dei precari abilitati non inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento, che
hanno svolto oltre 36 mesi di servizio, nonché tutti i vincitori dei passati concorsi e
di quello del 2016.
L’ultimo decreto, relativo al riordino dell’istruzione professionale, è chiaro che, dopo
la sentenza n. 284/2016 della Corte Costituzionale, non si può non tenere conto della
centralità delle Regioni su questo versante. In particolare, come ha detto la Consulta,
sulla “previsione degli standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi
educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia, diversi cati in base alla tipologia,
all’età dei bambini e agli orari di servizio, prevedendo tempi di compresenza del
personale dei servizi educativi per l’infanzia e dei docenti di scuola dell’infanzia,
nonché il coordinamento pedagogico territoriale e il riferimento alle Indicazioni
nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione,
Allo stesso modo, sempre in tema di riforma dell’istruzione professionale, bisogna
tenere conto di due norme basilari: lo statuto dei lavoratori, il D.M. 300 del 1977, il
quale nonostante alcune modi che recentemente apportate, prevede ancora,
all’articolo 10, che il lavoratore è un soggetto avente titolo a completare un percorso
di studi. Allo stesso modo, lo statuto degli studenti e delle studentesse del 1998
Codice abbonamento:
dell’università e della ricerca 16 novembre 2012, n. 254”.
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adottate con il regolamento di cui al decreto del Ministro dell’istruzione,
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accorda il diritto degli studenti alla partecipazione alle attività extracurricolari
organizzate dalla scuola. Purtroppo, sinora di tali indicazioni non risulta traccia nelle
bozze attuative predisposte.
A proposito, della delega su valutazione e certi cazione delle competenze ed Esami di
Stato, il sindacato ritiene di continuare a mantenere un assetto tradizionale con una
parte maggioritaria esterna alla scuola di appartenenza degli alunni. Vanno
scongiurate, a tal proposito, quelle derive che vorrebbero trasformare gli Esami di
Stato in un pro-forma. Altrettanto fondamentale ed imprescindibile è il
mantenimento del valore legale del titolo di studio.
Sulla cultura umanistica, Anief ritiene che vanno introdotte nella scuola secondaria
di secondo grado due ore obbligatorie di Filoso a sia di Storia. Per quel che concerne,
invece, il diritto allo studio, è basilare un incremento sostanzioso delle borse di
studio, ad iniziare dagli studenti appartenenti a nuclei familiari non abbienti. Inoltre,
vanno incrementati gli organici laddove sono più alti i tassi di dispersione scolastica,
di disoccupazione e di collegamento con il mondo del lavoro. Ricordiamo, a questo
proposito, che l’Italia è l’unico Paese dell’Ocse che dal 1995 non ha aumentato la
spesa per studente nella scuola primaria e secondaria, a dispetto di un aumento in
media del 62% degli altri Paesi dell’area Ocse. Con le tasse universitarie che
continuano costantemente ad aumentare.
Su formazione iniziale e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e
secondo grado, è utile gestire al meglio la fase transitoria che ci si appresta a vivere, al
ne di tutelare i docenti precari. In particolare, il perdurante disallineamento tra
domanda e offerta dovuto al blocco dell’aggiornamento delle GaE, il mancato
inserimento di personale abilitato, la contrazione degli organici e la falsa
individuazione dell’organico di diritto, che produce nuovo precariato con sempre più
numerose e certe condanne del Miur al pagamento di scatti stipendiali, mensilità
estive, risarcimenti, spese legali.
Buona Scuola: via libera Consiglio Ministri a 8 deleghe, da reclutamento a sostegno a
riforma 0 – 6. Cosa cambia e l”iter di approvazione
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14 gennaio 2017 - 18:17 - redazione
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