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PRIVATE BANKING
Rapporti
18 NOVEMBRE 2016
La finanza alternativa che piace ai private
Dal crowdfunding ai club d’investimento
Il crowdfunding guadagna terreno. E i clienti private banking iniziano ad
accorgersene. Secondo dati Consob, il 18% delle famiglie italiane si dice interessato
agli strumenti di “finanza alternativa”: gli investimenti che esulano dai prodotti
tradizionali e sfruttano formule come i prestiti peer-to-peer (i finanziamenti tra
privati) e lo stesso crowdfunding, le raccolte fondi collettive per progetti e imprese.
Un’attenzione che si fa anche più evidente su scala globale, dove gli investimenti nel
settore potrebbero toccare il picco di 250 miliardi di euro annui nel 2016.
Ma perché i nuovi canali di funding dovrebbero attrarre anche il target degli individui
ad alto reddito, accomunati da portafogli che vanno da un minimo di 500mila euro in
su? Secondo Alessandro Lerro, avvocato esperto di tecnologie e fondatore dello studio
Lerro&Partners, la spinta su forme di investimento innovative coincide con la crisi (o
la saturazione) dei canali già esplorati. Il dato della crescita del crowdfunding, dice
Lerro, emerge proprio «nel momento in cui la liquidità ferma sui conti bancari e
postali raggiunge un picco storico e ». Segno che anche i clienti con più disponibilità
iniziano a guardare altrove, come già succede con le startup (si legga l’articolo sotto).
Le scommesse su imprese più o meno innovative possono implicare gradi di rischio
elevati, ma anche ritorni significativi e la possibilità di inserirsi in nuove strategie di
business.
«È il momento di convogliare risorse finanziare improduttive - almeno in parte sull’economia reale – dice Lerro - come sta succedendo nel resto del mondo,
contribuendo allo sviluppo delle piccole e medie imprese e alla creazione di nuovi
posti di lavoro».
Il problema, semmai, è nel metodo adottato dagli investitori per valutare la bontà di un
progetto prima di qualsiasi impegno economico. I clienti di fascia private devono
filtrare l’interesse naturale per un certo progetto con delle garanzie sul futuro: se è
impossibile pronosticare il successo delle imprese, si può almeno fare una diagnosi
della sua solidità. Lo conferma Nicola Lencioni, fondatore e amministratore delegato
della piattaforma di crowdfunding Eppela: «Se investo vorrei un minimo di verifica, di
controllo – dice –. Insomma, la possibilità di testare il prodotto». Come? Secondo
Lencioni, è fondamentale passare per una fase di crowdfunding reward-based (la
raccolta fondi che prevede un premio ai finanziatori) prima di sbilanciarsi sull’equity
crowdfunding (la raccolta di capitali vera e propria). «Bisogna dimostrare che c’è una
base solida, permettendo anche all’investitore inesperto di capire dove mettere i soldi
– dice Lencioni – Ad esempio, se un progetto raccoglie 100mila euro con un
crowdfunding reward-based sarà probabilmente un buon investimento. All’estero
fanno già così, e funziona». Più cresce il patrimonio, però, e più l’investitore rischia di
sentirsi stretto in campagne di raccolta online come nel modello del crowdfunding.
Ed è qui che entrano in gioco le alternative per i clienti private, sempre nel solco della
finanza alternativa: gli stessi prestiti fra privati del peer-to-peer o la formula del club
deal: i “club di investimento” dove i cosiddetti high net worth individual, le persone
ad alto reddito, possono riunirsi per investire parte del patrimonio in progetti con
impatto sull’economia reale. I vantaggi? Secondo Lerro, sono soprattutto due: potersi
mettere in gioco con somme più importanti e spaziare anche in settori più tradizionali
rispetto a quelli presidiati da startup innovative. «Dobbiamo chiarire cosa intendiamo
con cliente private banking, perché può trattarsi di un patrimonio da 500mila euro o da
5 milioni di euro – dice Lerro - E rientrano nella stessa categoria». Se il portafoglio lo
permette, il club deal offre margini di manovra più ampi. «Se vuoi fare una campagna
di grosse dimensioni, allora forse è meglio adottare la struttura del club deal – spiega
Lerro –. Ha un meccanismo che si presta meglio. Ma non escluderei comunque che si
possa preferire il crowdfunding. Con le precauzioni del caso».
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LA LEVA A spingere il
cliente private verso
forme di investimento
innovative sono la crisi
(o la saturazione) dei
canali già esplorati e il
disinteresse per i
mercati regolamentati e
i prodotti finanziari
tradizionali
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