rivolta dei migranti del cPA di cona

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Transcript rivolta dei migranti del cPA di cona

Nuova serie - Anno XLI - N. 2 - 19 gennaio 2017
Fondato il 15 dicembre 1969
Settimanale
È quello che sostengono da tempo il PMLI e “Il Bolscevico”
Scalfari su “Repubblica” avanza la
proposta di riconoscere lo Stato islamico
e negoziare con esso
PAG. 4
“Subito fuori i migranti irregolari”
Dopo la morte di una giovane rifugiata
Rivolta dei migranti
del CPA di Cona
Per appalti truccati e
soffiate alla Consip
Grillo sulla stessa linea dei Indagato
fascioleghisti sui migranti Lotti, braccio
PAG. 5
Il padre-padrone del M5S si svela anche come nazionalista
PAG. 5
destro di
Renzi
Internet libero
Nella Toscana del PD Rossi Il “Contrasto alla poverta’ ”
aumentano i poveri cronici
e’ un imbroglio del governo
Indagato anche il comandante
dei carabinieri Del Sette
PAG. 3
Il governatore invece di dare a tutti i
disoccupati un lavoro stabile lancia il
“reddito di inclusione sociale”
PAG. 13
Domenica 22 gennaio
Riesumato un vecchio Ddl del governo Renzi attualmente fermo al Senato
Solite misure che non vanno oltre l’elemosina e non coprono nemmeno un povero su quattro
PAG. 2
Marcia indietro di Grillo
per salvare Raggi
Ferita una bambina di 10 anni in pieno centro di Napoli
commemorazione Ora gli indagati M5S
di Lenin a Cavriago non devono dimettersi
9 Aprile
1977-2017
2017
PMLI
40 ANNI
Anniversario
della morte
di Lenin
21
GENNAIO
1924
1848
3FEBBRAIO
1943
Lenin, accolto da lavoratori e soldati
bolscevichi, tiene un comizio all’arrivo
in Russia dall’esilio
Anniversario della pubblicazione del
“Manifesto del Partito Comunista”
Conclusione
della battaglia
di Stalingrado
1953
1919
Stalin
nel 1919
1883
18
MARZO
Giornata internazionale
delle donne
Mosca, marzo 1917. Manifestazione di lavoratrici per il pane
1977
22
APRILE
1870
25
APRILE
1945
1°
MAGGIO
1890
16
MAGGIO
1966
14
LUGLIO
5AGOSTO
1895
9SETTEMBRE
Anniversario della Comune di Parigi
Anniversario
della nascita di Marx
Anniversario della Liberazione
dell’Europa dal nazifascismo
1864
1°
OTTOBRE
7NOVEMBRE
“Creare schiere di teorici marxisti-leninisti nel mezzo della lotta”
manifesto cinese lanciato durante la Grande rivoluzione Culturale Proletaria
Anniversario della fondazione
della Seconda Internazionale
Anniversario della
morte di Engels
Engels a Londra, 1888
Anniversario
della morte
di Mao
Shaoshan, 3 settembre 2016. Durante il
viaggio in Cina per il 40° anniversario della
scomparsa, il compagno Erne rende
omaggio a Mao davanti alla sua enorme
statua. In basso sulla sinistra la targa e un
mazzo di fiori rossi del CC del PMLI
PAG. 11
Al direttivo provinciale della
FILCTEM-CGIL
Anniversario della fondazione
della Repubblica popolare cinese
Anniversario
della Grande
Rivoluzione
Socialista
d’Ottobre
1917
28
NOVEMBRE Anniversario della nascita di Engels
Anniversario
della
Fondazione
del PMLI
Anniversario della nascita di Lenin
Firenze 9 Aprile 1977. Fondazione del PMLI.
In alto a sinistra: Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI,
risponde agli applausi dei delegati a conclusione del Rapporto politico
Anniversario
della
Liberazione dal
nazifascismo
1969
21
DICEMBRE
Anniversario della
fondazione
de “Il Bolscevico”
Il n.34 del 2016 de “Il Bolscevico”
dedicato alla Commemorazione di Mao
stampato oltre che diffuso in forma elettronica
Anniversario della nascita di Stalin
1879
26
DICEMBRE
Le brigate partigiane entrano
vittoriose a Milano
Giornata
internazionale
dei lavoratori
1820
15
DICEMBRE
Manifesto sovietico per il Primo Maggio
1893
30
DICEMBRE
1922
Anniversario della nascita di Mao
Anniversario
della
fondazione
dell’Urss
(Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche)
La camorra spara contro
ambulanti africani antipizzo
De Magistris e De Luca sanno chiedere solo
videosorveglianza e forze dell’ordine?
subito un piano straordinario per
il lavoro e la riqualificazione dei
quartieri popolari
PAG. 12
Luminoso Futuro pubblica Il giornale trotzkista accredita la pseudo “nuova
sinistra” cinese
l’articolo de “Il Bolscevico”
L’intellettuale cinese Wang Hui,
dal titolo
pubblicato dal “manifesto”,
“Perché avete ignorato la
deforma il pensiero di Mao e la
morte di Fidel Castro?”
Anniversario
del lancio
ufficiale
della Grande
Rivoluzione
Culturale
Proletaria
cinese
Anniversario della fondazione
28
SETTEMBRE della Prima Internazionale
1949
Anniversario
della morte di Marx
1871
9APRILE
1945
1976
“La nostra unità è indistruttibile” poster sovietico
1910
14
MARZO
Anniversario
della morte
di Stalin
Anniversario della
fondazione della
Terza Internazionale
8MARZO
8MAGGIO
1889
Dopo la resa a Stalingrado dell’esercito nazista
la vittoriosa Armata Rossa costringe il nemico
alla ritirata
5MARZO
6MARZO
1818
Il padre-padrone, autodefinitosi garante,
avrà l’ultima parola sui parlamentari e sugli
amministratori del M5S indagati
PAG. 6
Nota: sono indicate la data dell’avvenimento o dell’istituzione della celebrazione
FEBBRAIO
100 anni
Rivoluzione
d’Ottobre
Calendario rosso
5MAGGIO
PAG. 6
PAG. 9
Alcuni delegati
criticano
l’operato dei
vertici della CGIL
pronti ad accordi
al ribasso col
governo Gentiloni
e i padroni
Interrotta una delegata
che difendeva il PD, di cui
è segretaria in un circolo
PAG. 13
Rivoluzione Culturale
PAG. 8
2 il bolscevico / povertà
N. 2 - 19 gennaio 2017
Il “Contrasto alla poverta’ ”
e’ un imbroglio del governo
Riesumato un vecchio Ddl del governo Renzi attualmente fermo al Senato
Solite misure che non vanno oltre l’elemosina e non coprono nemmeno un povero su quattro
Per l’ennesima volta nel giro di
poco tempo il governo annuncia
nuove misure per contrastare la
povertà. Per il 2017 la promessa è quella di mettere in campo
nuovi strumenti, che poi sono
vecchi, per arginare l’impressionante aumento delle famiglie che
si trovano in difficoltà economica
nel nostro Paese. Ma le misure
sono del tutto insufficienti, senza copertura finanziaria, che andrebbero a coprire solo una parte
della platea dei bisognosi, con
una logica e con cifre che non si
discostano da una visione puramente caritatevole, insomma la
solita elemosina.
Il governo Gentiloni, usando
a piene mani la demagogia e la
propaganda, cerca di emettere
qualche segnale che possa dare
l’impressione di un impegno concreto di fronte agli ultimi dati che
danno in fortissimo aumento le
persone che la statistica Istat definisce in “condizione di povertà
assoluta”, ossia “prive delle risorse economiche necessarie per
conseguire uno standard di vita
minimamente accettabile” . Negli
ultimi dieci anni, cioè nel periodo in cui si è manifestata l’ultima, gravissima crisi economica
capitalistica, questa condizione
riguardava il 3,1% della popolazione nel 2007 mentre alla fine
del 2015 si era arrivati, dopo una
inarrestabile escalation, al 7,6% e
quasi sicuramente la quota sarà
salita nel corso del 2016.
Mentre si attendono i dati
dell’anno appena concluso l’Istat
ci ricorda che la percentuale raggiunta nel 2015 equivale a 4,6 milioni di poveri. Questo incremento
ha portato inevitabilmente a investire parti della società che prima
non erano coinvolte. Il Sud del
Paese e i disoccupati costituiscono tutt’ora il grosso del fenomeno
ma nel Centro e del Nord non è
più una questione marginale assumendo rilevanza anche in queste zone geografiche. La stessa
composizione sociale si è allargata e la povertà non è relegata
a particolari settori disagiati della
società e ai disoccupati ma investe anche nuclei familiari con un
solo occupato e oltre agli anziani
colpisce anche le coppie giovani
con figli piccoli.
A fronte di questi dati da più
parti si chiedono interventi di
contrasto a questa situazione.
Tra le varie iniziative c’è quella
dell’“Alleanza contro la povertà”, il cartello nato dall’unione
di soggetti provenienti dall’area
cattolica come le Acli, la Caritas, la Comunità di Sant’Egidio, il
movimento dei Focolari, l’Azione
Cattolica, a cui aderiscono anche
Cgil-Cisl-Uil, Confcooperative, la
Conferenza delle Regioni e delle
Province Autonome. La loro richiesta è quella del “Reddito di
inclusione sociale” (Reis), una
misura nazionale, una sorta di un
sussidio, contro la povertà assoluta. Per capire meglio di cosa si
tratta la cifra media mensile è 316
euro per una persona, 373 per 2
persone, 382 per 3 persone 454
per 4 persone e così via e la soglia può essere innalzata nel caso
di nuclei che vivono in affitto, il
tutto legato a un percorso obbligatorio per l’inserimento al lavoro, compreso quello precario.
La proposta del governo nella
sua impostazione non si discosta
molto dal Reis rilanciato proprio
in queste settimane dall’“Alleanza contro la povertà” anche se
per la misera cifra e il metodo di
erogazione non è altro che la fotocopia della Carta Acquisti, più
nota come Social Card varata nel
2008 dall’allora ministro del governo Berlusconi, Giulio Tremonti
e rilanciata dai governi successivi
e che allora fu giustamente bollata come un’elemosina umiliante
e offensiva. Come ha affermato
Gentiloni il suo esecutivo si pone
in continuità con quello del nuovo
duce Renzi e difatti il suo governo non fa altro che riprendere il
“Ddl povertà” e il “Sostegno per
l’Inclusione Attiva” (Sia) presentato dal Consiglio dei Ministri un
anno fa e approvato dalla Camera
a luglio e che aveva creato molte
polemiche perché una parte della
copertura finanziaria in un primo
momento faceva perno sull’abolizione o riduzione delle pensioni di
reversibilità che avrebbe gettato
sul lastrico migliaia di anziani, in
maggioranza donne. Il tutto si era
poi arenato e bloccato al Senato
dopo la scoppola referendaria
che ha costretto alle dimissioni
Renzi.
Il Ministro del Lavoro Poletti, quello delle Politiche Agricole Martina e il presidente della
Commissione Lavoro Sacconi
hanno annunciato un “provvedimento d’urgenza” per sbloccare
la Legge Delega che contiene il
Sia, trasformando questo sussidio che sostanzialmente esiste
già ma che deve essere rinnovato
ogni anno, in un sistema permanente facente parte di un presunto “nuovo” welfare. Ma che si
chiami Sia o Reis la sostanza non
cambia, si tratta i misure palliative
che non scalfiscono il problema
della povertà. Già la copertura
economica è del tutto insufficien-
Povertà in Italia. Un anziano pensionato povero cerca avanzi nei rifiuti
di un mercato ortofrutticolo
te perché con 1,5 miliardi di euro
stanziati si raggiungerebbero un
milione di persone quando i poveri sono ufficialmente 4 milioni
e seicentomila, basti pensare ad
esempio che il decreto salvabanche per ripescare dal fallimento
gli istituti di credito e in particolare il Monte dei Paschi ha potuto
contare su un finanziamento di 20
miliardi di euro.
L’importo verrà corrisposto
attraverso una carta di Poste
Italiane e gestita da associazioni onlus, consegnandola così ai
privati che hanno già dimostrato
nella gestione dei migranti la loro
permeabilità al malaffare, alla
corruzione e ai guadagni illeciti.
Sarà spendibile in farmacia, supermercati e per il pagamento
delle bollette. Si tratta di 80 euro
mensili per ogni persona del nucleo familiare fino a un massimo
di 400 per 5 persone o più. Ancora una volta prevale una visone
familista in quanto il singolo e una
coppia senza figli non avrà dirit-
to neppure agli 80 euro mentre
per restringere la platea avranno
precedenza i nuclei con almeno
un minorenne, un disabile o una
donna in stato di gravidanza.
L’ISEE, che misura la ricchezza non solo in base al reddito e al
patrimonio del singolo individuo,
ma di tutto il nucleo famigliare e
include la casa e i risparmi deve
essere sotto i 3.000 euro annui, le
famiglie richiedenti non dovranno
già usufruire di misure previdenziali superiori a 600 euro mensili e
i loro membri non dovranno essere titolari di Naspi (assegno di disoccupazione), Asdi (il sussidio ai
disoccupati al termine del Naspi)
o Social Card disoccupati. Nessun membro del nucleo familiare
dovrà inoltre essere in possesso
di autoveicoli immatricolati nei
dodici mesi antecedenti la richiesta, addirittura tre anni in caso
di autoveicoli di cilindrata superiore a 1.300 cc o motoveicoli di
cilindrata superiore a 250 cc. Gli
interessati dovranno infine avere
residenza in Italia da almeno due
anni. A questo si deve aggiungere
il “percorso personalizzato”, ovvero la presa in carico del capofamiglia da parte dei centri per l’impiego, servizi sociali, enti locali a
cui si dovrà “obbedire” per avere
questo misero contributo, il che
fa già prevedere come l’interessato dovrà sottostare a svolgere
lavori sottopagati nelle pubbliche
amministrazioni in una nuova riedizione dei Lavori socialmente
utili (Lsu).
Misure del tutto insufficienti
dal punto di vista economico, del
tutto inaccettabili e fuorvianti anche sul metodo e sulla filosofia
che le ispira. Misure che si sposano benissimo con il liberismo
più sfrenato che procede speditamente verso la privatizzazione di
tutto quello che rimane in mano
pubblica. In particolare con l’abbandono del modello sanitario
che garantisce buona parte dei
servizi gratuiti per tutti e della previdenza pubblica che garantiva
una pensione a una platea molto
vasta passando a modelli basati
su assicurazioni e fondi privati.
Per chi non ha i soldi per curarsi
o non ha una pensione verrà fatta
la carità. Non hai un lavoro perché il padrone ti può licenziare a
piacimento? Niente lavoro tutelato ma un misero reddito minimo.
Non hai la casa? Niente case popolari, ma sussidio per “aiutarti” a
pagare l’affitto. E via di seguito su
questo piano: vengono tolti diritti
e tutele e in cambio viene elargita
l’elemosina.
Un modello fatto proprio dalla
sinistra borghese e dai 5 Stelle.
Quella del reddito minimo garantito e perfino quella del reddito
di base garantito incondizionato (cioè erogato a tutti, milionari
compresi) è diventata una bandiera che unifica riformisti, trotzkisti e anarchici che invece di
rivendicare diritti come il lavoro,
la casa, la salute, la riduzione
dell’orario di lavoro chiedono a
gran voce il sussidio di Stato.
A Udine
Immigrata
sviene
a
scuola
per
fame
La bimba non mangiava da due giorni. Il dirigente scolastico: “Non è la
prima volta che capitano casi simili”
In Italia un minore su tre a rischio povertà
A Udine a metà dello scorso
dicembre una ragazzina, figlia
di immigrati, che frequenta una
scuola media della città friulana è
svenuta improvvisamente in classe durante un’ora di lezione.
Sono stati immediatamente
chiamati i soccorsi sanitari e i
medici intervenuti hanno potuto
appurare, quando la ragazza ha
ripreso conoscenza, che lo svenimento era dovuto a un gravissimo stato di prostrazione fisica,
perché non mangiava da due
giorni e per lavarsi era costretta a
fare la doccia con l’acqua fredda
a causa dell’estremo stato di povertà in cui versa la sua famiglia.
Intervistato dal quotidiano
Messaggero Veneto il preside
dell’istituto, che ha scelto l’anonimato per tutelare la riservatezza sia della scuola sia della ra-
gazza, ha dichiarato che “non è
la prima volta che capitano casi
simili”, aggiungendo che i casi di
minori a rischio di indigenza sono
aumentati negli ultimi anni anche
in una regione italiana non certo povera come il Friuli Venezia
Giulia, ma dove evidentemente
si nascondono sacche di miseria
e di emarginazione che notizie
come questa mettono drammaticamente alla luce.
Anche la Cgil scuola del Friuli conferma in un comunicato
ufficiale la drammaticità di una
situazione che riguarda non soltanto profughi o extracomunitari,
ma anche italiani, e che colpisce
sempre di più bambini e adolescenti: “sappiamo che ci sono
famiglie, non solo di immigrati,
che nel ricco Nordest soffrono la
fame o non riescono a pagare la
mensa o i libri ai propri figli”.
È questa una situazione drammatica che l’organizzazione Save
the Children aveva evidenziato
nel suo Atlante dell’Infanza a rischio 2016 pubblicato il 16 novembre scorso, documento al
quale il nostro giornale ha dato il
doveroso e giusto risalto (si veda
Il Bolscevico n. 45 dell’8 dicembre 2016, pag. 10) traendone ovviamente le conclusioni politiche
e individuando le cause di una
vera e propria emergenza sociale che sta colpendo il mondo dei
minori anche nei Paesi economicamente più progrediti: in Italia si chiarisce nel rapporto di Save
the Children - quasi 1 minore su 3
è a rischio di povertà ed esclusione sociale, i bambini di 4 famiglie
povere su 10 soffrono il freddo
d’inverno perché vivono in case
non riscaldate e 1 bambino su 10
vive in abitazioni non abbastanza
luminose, con ovvie conseguenze sulla salute fisica e psicologica
di questi giovani e persino sulla
possibilità di istruzione, perché
se la casa non è abbastanza luminosa viene compromessa gravemente la possibilità di lettura e
quindi di istruzione.
Sempre secondo i dati forniti
dall’Atlante dell’Infanzia a rischio
2016, la povertà assoluta è diffusa soprattutto nell’Italia meridionale, dove colpisce più del 10%
delle famiglie con minori a carico,
ma anche nelle regioni settentrionali - come dimostra il caso della
ragazzina udinese - riguarda comunque 253.000 famiglie (l’8,6%
del totale) con un’alta percentuale di famiglie immigrate (41%).
interni / il bolscevico 3
N. 2 - 19 gennaio 2017
Stangata per bollette e tariffe
Una famiglia media paghera’ tra 986
e 771 euro in piu’ nell’anno 2017
Il 2017 si annuncia già pieno di rincari di bollette di luce
e gas, di pedaggi autostradali,
di tariffe postali e di altri servizi
che peseranno inevitabilmente
e soprattutto sulle spalle delle
masse popolari italiane già sfinite da anni di crisi economica.
Tra le associazioni di consumatori che hanno fatto stime
su quanto mediamente peseranno i rincari sulle famiglie, il
Codacons valuta una maggiore
spesa media a famiglia di 986
euro, mentre altre associazioni
dei consumatori si fermano a
771 euro.
Analizziamo ora i principali
servizi e forniture per cui si prevedono rincari.
Per ciò che riguarda i pedaggi autostradali, dal primo
gennaio l’incremento medio
delle tariffe di pedaggio sull’intera rete autostradale è di
0,77%.
Per ciò che riguarda i servizi
postali, la tariffa di spedizione
delle raccomandate costerà 50
centesimi di più, mentre per le
assicurate ci sarà un rincaro di
35 centesimi sulle nazionali e
di 60 centesimi sulle internazionali, ma anche per inviare
posta ordinaria, plichi e pacchi
si dovranno spendere dai 10 ai
65 centesimi in più.
Per quello che riguarda le
forniture di luce e di gas, le
prime sono già aumentate
dall’inizio di gennaio rispettivamente di 0,9% e le seconde di
4,7%: la ragione di tali aumenti
dell’energia, contrariamente a
quelli dei pedaggi e dei servizi
postali che dipendono da scelte politiche governative, sono
“giustificate” dall’andamento
del mercato. Per quanto riguarda la luce, infatti, da oltre due
mesi la Francia ha fermato 21
delle sue centrali nucleari su un
totale di 58 per effettuare controlli agli impianti, per cui ha
iniziato a importare energia dai
paesi confinanti, tra cui l’Italia,
facendo salire i prezzi anche
nel nostro Paese. Per ciò che
invece riguarda il gas, l’aumento dei costi complessivi legati
all’uso di questo combustibile
ha due ragioni specifiche: la
prima consiste nell’aumento
delle quotazioni del gas atte-
se nei mercati all’ingrosso in
questo trimestre, anche per effetto della maggiore domanda
dei mesi invernali, e la seconda è legata all’obbligatorietà
dell’installazione delle valvole
termostatiche nei termosifoni,
che dovranno essere installate - così ha deciso il Consiglio
dei ministri - entro il 30 giugno
2017, e i cui costi contribuiranno a far lievitare la spesa per il
riscaldamento.
Proseguendo con gli altri
aumenti, anche le assicurazioni automobilistiche aumente-
Internet libero
Puntuale come un orologino
svizzero, arriva il contrattacco
della classe dominante borghese alla straordinaria vittoria del
NO al referendum del 4 dicembre, che ha mandato in fumo
la controriforma costituzionale
voluta e sostenuta dal grande
capitale industriale e finanziario
internazionale. Il bersaglio è la
libertà di Internet.
Il disegno liberticida
A svelare il grave disegno
liberticida è stato Giovanni Pitruzzella, l’avvocato di Schifani
e uno dei 35 “saggi” scelti da
Letta per “riformare” la Costituzione prima che Renzi gli
facesse le scarpe, messo da
Monti a capo dell’Antitrust. In
un’intervista concessa il 30
dicembre nientemeno che al
“Financial Times”, che ancora
si morde le mani per l’uscita
della Gran Bretagna dall’Ue e
per la sconfitta di Hillary Clinton
dopo essersi esposto in senso
contrario, Pitruzzella dichiara:
“Siamo a un bivio: dobbiamo
scegliere se vogliamo lasciare Internet così com’è, un Far
West, oppure se imporre regole [...] Io ritengo che dobbiamo
fissare queste regole e che farlo
spetti al settore pubblico”. Ci
vorrebbe un’agenzia “pronta a
intervenire se l’interesse pubblico viene minacciato”. In parole
povere: censura.
L’idea non appartiene al solo
Pitruzzella ma pare proprio essere alla base di un piano ben
studiato. Non si spiegano altrimenti gli interventi pressoché
speculari del ministro della Giustizia Orlando, sulla “responsabilizzazione” dei social network
“nel contrasto alla propaganda
dell’odio”, ma soprattutto di
Mattarella, il quale nel discorso di fine anno ha detto che
Internet è una tecnologia da
difendere “contro chi vorrebbe
trasformarla in un ring permanente”.
Addirittura il 23 novembre
scorso il Parlamento europeo,
sicuramente per scongiurare
un propagarsi della “Brexit” che
teme come la peste, ha già approvato una risoluzione contro
la “propaganda nei confronti
dell’Ue da parte di terzi”, dove
si afferma esplicitamente che
il pluralismo dei media (leggi la
libertà di stampa) “può essere
in una certa misura limitato” (!)
se finisce per “screditare... le
istituzioni dell’Ue e i partenariati
transatlantici” (!!). Un fatto che
avrebbe dovuto suscitare la reazione indignata della stampa
“democratica” e invece è passato in sordina e questo la dice
lunga su quanto i mass media
siano effettivamente liberi.
In altre parole la classe dominante e i suoi servi politici
non sopportano che le masse
si stiano sempre più disaffezionando ai mass media “tradizionali”, che propongono una
versione preventivamente censurata della realtà, e vogliono
seppellire tutte le malefatte del
loro sistema, le disparità sociali e gli scontri di classe sotto il
tappeto della “bufala”. Un calderone dove può finire di tutto, da “Wikileaks” alle critiche
sull’esercito imperialista europeo, dalle lotte delle popolazioni
locali contro progetti dannosi e
utili solo al profitto capitalistico
o agli interessi dell’imperialismo
come TTIP, Tav, Muos, Mose e
così via fino alle denunce sulla
“deriva autoritaria” lanciate dai
Comitati per il NO riguardo alla
controriforma
Renzi-Boschi.
Per non parlare del danno che
potrebbe fare alle questioni
oscure irrisolte: dalla trattativa
Stato-mafia alle stragi. Se tale
censura preventiva fosse stata
già in vigore, a noi avrebbero
sicuramente tappato la bocca
Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHI
e-mail [email protected]
sito Internet http://www.pmli.it
Redazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164
Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale
murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze
Editore: PMLI
chiuso il 11/1/2017
ISSN: 0392-3886
ore 16,00
nei mesi scorsi quando denunciavamo, documenti alla mano,
che la “riforma” era la continuazione del piano neofascista e
piduista di Craxi e Berlusconi.
Grave errore di Grillo
Non possiamo però associarci a Beppe Grillo, il quale
ha concentrato tutti gli attacchi
sulla stampa cartacea e sui telegiornali, rei di essere i megafoni
del governo, e ha invocato una
“giuria popolare” per mettere al
vaglio le “bufale” ufficiali.
Nello scoprire l’acqua calda,
cioè che la stampa di regime
veicola un’informazione menzognera e filopadronale, il milionario padrone del M5S voleva in
realtà contrattaccare all’offensiva mediatica a proposito delle
fallimentari esperienze di governo locale del Movimento, tipo
Raggi a Roma, ma ha finito per
fare favorire il governo perché
ha spostato l’attenzione dal suo
gravissimo tentativo di imporre
la mordacchia a Internet mentre ha indebolito e disorientato
il fronte democratico che si oppone strenuamente al controllo
governativo anche sulla dialettica e sull’esposizione delle varie
posizioni politiche in rete.
Uniamoci per la
libertà di Internet
Per noi l’informazione in Internet deve essere assolutamente libera da ogni controllo
governativo e istituzionale, perché questo finisce inevitabilmente per imporre la censura
a vantaggio della classe dominante borghese, non certo di
chi aspira al cambiamento e
pertanto mette a nudo ciò che
non va nel sistema vigente.
Questa censura non è giustificata nemmeno dalle tante
notizie false che effettivamente
circolano in rete, evitabili non fidandosi ciecamente delle notizie lette e andando a ricercarne
la fonte per capire chi ha interesse a diffondere quelle determinate “bufale”.
Tra l’altro i primi che dovrebbero essere sottoposti ad una
censura anti-bufale dovrebbero
essere proprio gli “autorevoli”
esponenti della politica parlamentare e i membri del governo,
che mentono spudoratamente
sui loro atti e manovre per rabbonire il “popolino” e nascondere le loro vere operazioni. Si
pensi alla Pinotti, che ha negato
spudoratamente l’aumento delle spese militari, o Renzi che ha
passato gli ultimi mesi del suo
governo a dichiarare palesi falsità sulla controriforma costituzionale e a mentire sui numeri
ranno sicuramente, perché i
premi sono fermi da 4 anni e le
previsioni sono di un rincaro di
0,6%.
Anche per il trasporto ferroviario non si escludono rincari,
visto che le tariffe dei pendolari
sono fissate tramite delibere
regionali.
Infine, il Codacons prevede
un aumento medio di circa 45
euro a studente per il rincaro di
beni e servizi legati all’istruzione (libri, rette scolastiche,
cancelleria).
della disoccupazione per non
ammettere il fallimento del Jobs
Act. E sono proprio quelli che
ora invocano la censura.
Si tratta di un pericolo enorme, già ventilato in passato ma
ora molto più concreto e urgente per la macchina propagandistica borghese dopo le batoste subite soprattutto con la
“Brexit”, la sconfitta di Clinton
e il referendum del 4 dicembre.
Evidentemente si vuole tappare la bocca a chi osa rivelare le
nefandezze del capitalismo e
propinare alle masse la favola
di un mondo sereno dove non
ci sono antagonismi di classe
e tutti concorrono al benessere
generale. Tutti gli antifascisti e
i democratici devono schierarsi
immediatamente a difesa della
libertà in Internet, ne va del loro
diritto di continuare a esprimere liberamente la propria opinione.
La composizione del governo Gentiloni
(con i relativi sottosegretari)
Presidente del Consiglio
Paolo GENTILONI (PD)
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio
Maria Elena BOSCHI (PD) - Segretaria del Consiglio dei ministri
Sottosegretari: Maria Teresa Amici (PD), Gianclaudio Bressa (PD),
Sandro Gozi (PD) con delega agli affari esteri, Luciano Pizzetti (PD
corrente “Sinistra e cambiamento”), Angelo Rughetti (PD)
Ministri con portafoglio
Affari Esteri e cooperazione internazionale: Angelino ALFANO
(NCD)
Sottosegretari: Vincenzo Amendola (PD), Benedetto Della Vedova (gruppo misto area liberale), Mario Giro (Democrazia SolidaleCentro democratico)
Interno: Marco MINNITI (PD)
Sottosegretari: Gianpiero Bocci (PD), Filippo Bubbico (PD), Domenico Manzione (Indipendente renziano)
Giustizia: Andrea ORLANDO (PD)
Sottosegretari: Federica Chiavaroli (NCD), Cosimo Maria Ferri (Indipendente), Gennaro Migliore (PD)
Difesa: Roberta PINOTTI (PD)
Sottosegretari: Gioacchino Alfano (NCD), Domenico Rossi (Centro
Democratico)
Economia e Finanze: Pier Carlo PADOAN (indipendente di area
PD)
Sottosegretari: Pier Paolo Baretta (PD), Luigi Casero (NCD), Paola
De Micheli (PD), Enrico Morando (PD)
Sviluppo Economico: Carlo CALENDA (PD)
Sottosegretari: Teresa Bellanova (PD), Antonio Gentile (NCD), Antonello Giacomelli (PD), Ivan Scalfarotto (PD)
Infrastrutture e Trasporti: Graziano DELRIO (PD)
Sottosegretari: Umberto Del Basso De Caro (PD), Riccardo Nencini (PSI), Simona Vicari (NCD)
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali: Maurizio MARTINA
(PD)
Sottosegretari: Giuseppe Castiglione (NCD), Andrea Olivero (Democrazia solidale)
Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare: Gian Luca GALLETTI
(Nuovo Centrodestra CpI)
Sottosegretari: Barbara Degani (NCD), Silvia Velo (PD)
Lavoro e Politiche sociali: Giuliano POLETTI (Indipendente area
PD)
Sottosegretari: Franca Biondelli (PD), Luigi Bobba (PD), Massimo
Cassano (NCD)
Istruzione, Università e Ricerca: Valeria FEDELI (PD)
Sottosegretari: Vito De Filippo (PD), Angela D’Onghia (Indipendente), Gabriele Toccafondi (NCD)
Beni, Attività Culturali e turismo: Dario Franceschini (PD)
Sottosegretari: Dorina Bianchi (NCD), Ilaria Borletti Buitoni (PD),
Antimo Cesaro (Scelta civica)
Salute: Beatrice LORENZIN (NCD)
Sottosegretari: Davide Faraone (PD)
Ministri senza portafoglio
Rapporti con il Parlamento: Anna FINOCCHIARO (PD)
Semplificazione e pubblica amministrazione: Marianna MADIA
(PD)
Affari regionali: Enrico COSTA (NCD)
Coesione territoriale e mezzogiorno: Claudio DE VINCENTI (PD)
Sport: Luca LOTTI (PD)
4 il bolscevico / riconoscere lo stato islamico
N. 2 - 19 gennaio 2017
È quello che sostengono da tempo il PMLI e “Il Bolscevico”
Scalfari su “Repubblica” avanza la
proposta di riconoscere lo Stato
islamico e negoziare con esso
Rompere la spirale
guerra imperialistaterrorismo
Questo ragionamento, in
parte ardito e in parte esitante e contraddittorio del fondatore di “Repubblica”, riflette
probabilmente gli interrogativi
che le stesse cancellerie europee e i loro consiglieri politici e militari si stanno forse
ponendo in questo momento,
non senza contraddizioni anche al loro interno e tra gli uni
e gli altri, al di là della facciata
ufficiale di granitica unità nella lotta “senza quartiere” allo
Stato islamico che ostentano
di fronte alle rispettive opinioni pubbliche.
È infatti sempre più evidente, come dimostrano anche la recente strage terroristica di Berlino, l’uccisione
dell’ambasciatore russo ad
Ankara e la strage di capodanno a Istanbul, a cui va
aggiunto il probabile attentato all’aereo russo precipitato
nel Mar Nero, che la spirale infinita guerra imperialistaterrorismo non ha soluzione
e può solo diventare sempre
più devastante e sanguinosa,
se non la si spezza nell’unico modo che può davvero interromperla, come ammette
di fatto anche Scalfari: trattare con lo Stato islamico, riconoscere la sua legittima aspirazione a governare in pace
un proprio territorio in cambio
della cessazione dell’esportazione del terrorismo, ritirare tutti gli eserciti imperialisti
dal Medio Oriente e dal Nord
Africa.
È quel che il PMLI e “Il Bolscevico” sostengono inascoltati fin da quando questa spirale è iniziata, con i micidiali
bombardamenti imperialisti
sulle roccaforti dell’IS in Siria ed in Iraq, a cui sono seguiti per ritorsione gli attentati dei combattenti islamici
negli stessi paesi imperialisti
aggressori, a partire dal sanguinoso attacco alla redazione del settimanale satirico di
tendenza antislamica “Charlie Ebdo” a Parigi. Da allora non si contano gli attentati
terroristici di affiliati solitari ed
organizzati dell’IS in Europa,
in Turchia e perfino negli Stati Uniti, Canada e Australia,
in risposta ai bombardamenti
sempre più intensi e indiscriminati delle potenze imperialiste occidentali e della Russia in Siria, Iraq, Afghanistan
e Libia.
e che per sua stessa ammissione “risulta molto inefficace”: ben sapendo che un’intensificazione della guerra
imperialista non può che portare ad una recrudescenza
del terrorismo nel cuore delle
stesse nazioni europee, Italia compresa, e che a farne le
spese sarebbero le loro popolazioni innocenti.
La Repubblica del 24 dicembre 2016 che riporta l’editoriale di Scalfari,
evidenziato nella foto
con tutte le forze in campo,
Stato islamico compreso, cominci ad essere presa in considerazione anche ad alti livelli politici come l’unica via
d’uscita alla spirale senza
fine guerra imperialista-terrorismo. Quantomeno in Vaticano, dove forte è la preoccupazione per le ricadute sui
cristiani della guerra all’Islam
scatenata dalle potenze imperialiste.
Lo stesso Scalfari, sebbene non osando sostenere
fino in fondo questa proposta che considera “una soluzione di grande interesse”,
e anzi ritraendosene quasi
Quindi non resta che tornare alla prima proposta:
trattare con lo Stato islamico. Riconoscere il diritto di
quell’entità a ritagliarsi un territorio in quella regione. Ritirare tutte le forze imperialiste
straniere. E accettare il principio della ridefinizione degli assetti geografici e politici
del Medio Oriente sulla base
delle caratteristiche etniche,
storiche, culturali e religiose
delle sue popolazioni e della loro autodeterminazione,
superando gli anacronistici e
divisivi confini tracciati dalle
potenze colonialiste e imperialiste occidentali dopo la 1ª
N. 3 - 2015
N. 38 - 2015
Nuova serie - Anno XL - N. 48 - 29 dicembre 2016
Fondato il 15 dicembre 1969
Settimanale
OppOniamOci al governo Gentiloni di matrice
Opponiamoci
renziana antipopolare, piduista e fascista
al governo
Gentiloni
Una soluzione non
più “innominabile”
LOttiamO per aprire la strada al socialismo
di matrice
renziana
antipopolare
piduista e
fascista
e al potere politico del proletariato
Documento dell’Ufficio politico del PMLI
Lottiamo per aprire
la strada al socialismo
e al potere politico
del proletariato
PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO
PAG. 2
A Napoli e Catania
Stampato in proprio
In passato c’era già stato
qualcuno che aveva cominciato ad affacciare la proposta di mettere fine a questa
sciagurata spirale accettando
una trattativa con l’IS, come
per esempio il giornalista
Massimo Fini e, in minor misura, l’ex generale Fabio Mini
dalle colonne de “Il Fatto Quotidiano”. Che oggi a farlo sia
anche Scalfari, notoriamente vicino a papa Bergoglio
e proprio alla vigilia di Natale, con un editoriale dal titolo che lega stranamente due
estremi apparentemente opposti (“Dalla guerra all’Isis al
senso del Natale cristiano”),
fa pensare che sotterraneamente la proposta “innominabile” di una trattativa di pace
spaventato perché crede impensabile che le potenze imperialiste possano accettarla,
poi si contraddice ammettendo altrettanto impensabile
l’alternativa opposta, cioè in
pratica quella di una sconfitta totale e definitiva dello Stato islamico sul campo militare
ad opera di una Santa alleanza imperialista mondiale. Né
meno contraddittoria e senza via d’uscita appare la sua
conclusione finale, che non
resti cioè altra soluzione che
continuare con la guerra attuale, magari intensificandola. Soluzione alla quale non
sembra credere lui per primo
Cancellare il vecchio
ordine colonialista e
imperialista
Guerra Mondiale.
Solo così sarà possibile spezzare la spirale guerra imperialista-terrorismo e
smettere di piangere le vittime incolpevoli delle ritorsioni
terroristiche in Europa, diretta
conseguenza dei crimini che
l’imperialismo compie ogni
giorno in Siria, Iraq, Afghanistan e Libia. E a questo proposito il popolo italiano deve
chiedere con forza al governo Gentiloni, di ritirare i contingenti militari italiani in Iraq,
Libia e in Afghanistan, di non
consentire agli Usa di utilizzare la base di Sigonella per i
loro raid in Medio Oriente, di
uscire dalla coalizione internazionale contro lo Stato islamico, di riconoscere lo Stato islamico e negoziare con
esso, di dichiarare la propria
neutralità nelle controversie,
anche armate, tra gli Stati
sunniti e sciiti, di accogliere,
rispettare, assistere e aiutare
i migranti, in particolare per il
lavoro, la casa, la sanità e l’istruzione. Altrimenti va considerato responsabile fin da
ora di ogni eventuale attacco terroristico che possa ritorcersi sulla popolazione civile.
La campagna del PMLI e de “Il Bolscevico” per
rompere la spirale guerra imperialista-terrorismo
TeMPesTIve DIffUsIoNI DeL DoCUMeNTo DeLL’UffICIo
N. 43DeL
- 2015
PoLITICo
PMLI sUL GoverNo GeNTILoNI
PAG. 11
Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164
e-mail: [email protected] -- www.pmli.it
l’attuazione della CoStituzione può eSSere la
Strategia del proletariato e dei SinCeri ComuniSti?
PAG. 3
Nel 137° anniversario della nascita
NeLLA seDe DeL PMLI A rIMINI
CeLeBrATo sTALIN A forLì
Branzanti intervistato da “russia 1”
Letti e discussi i comunicati del Partito e gli articoli sul trionfo del NO al
referendum e contro il governo Gentiloni
PAG. 12
N. 46 - 2015
L’intervista però non è ancora andata in onda.
Qualcuno l’ha bloccata?
PAG. 12
L’81% DeI GIovANI hA voTATo No
Spetta al PMLI convincerli a combattere il capitalismo,
le sue istituzioni e il suo governo, per il socialismo
N. 48 - 2015
seCoNDo IL GIP: “PerICoLosITà soCIALe,
è L’UoMo DI fIDUCIA DI rAGGI”
Scambio di favori col boss dei palazzinari
romani Scarpellini e inquietanti collegamenti
con Mafia capitale e la Banda della Magliana
La Raggi deve suBito diMetteRsi
PAG. 4
Settimanale
PAG. 6
Per gli appalti di expo
Arrestato Marra
per corruzione
55 ghetti
INDAGATo IL
sINDACo PD DI nella Puglia di
MILANo
sALA emiliano e ieri
L’ipotesi di reato è falso
di vendola
materiale e concorso in falso
A 20 anni Miecoganuchev
ideologico
morto bruciato nel “ghetto
saLa deve diMetteRsi
Conto corrente postale
intestato a:
dei bulgari”
non “autosospendeRsi”
- Anno XL - N. 48 - 29 dicembre 2016
Fondato il 15 dicembre 1969
PAG. 7 Nuova serieVia
Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze
PAG. 5
PMLI -
OppOniamOci
85842383
EngEls
su EngEls
Comunicato dell’Ufficio stampa del PMLI
al governo Gentiloni di matrice
Opponiamocila Spirale
Spezzare
al governo
renziana antipopolare, piduista e fascista
guerra
imperialiStaGentiloni
terroriSmo
PAG. 15 per aprire la strada al socialismo
PAGG. 8-9
LOttiamO
di matrice
renziana
antipopolare
piduista e
fascista
e al potere politico del proletariato
N. 48 - 2016
Documento dell’Ufficio politico del PMLI
Lottiamo per aprire
la strada al socialismo
e al potere politico
del proletariato
Stampato in proprio
Nel suo editoriale settimanale pubblicato la vigilia di Natale, il fondatore de
“La Repubblica”, Eugenio
Scalfari, ha avanzato un’interessante proposta riguardo al conflitto tra i paesi imperialisti e lo Stato islamico.
Descrivendo una situazione
che egli definisce drammatica nelle periferie urbane europee, scosse dai problemi
dell’immigrazione, della lotta
di classe “molto più incattivita
di un tempo” e del terrorismo
dovuto ai “foreign fighters” di
ritorno dai territori controllati dall’IS, Scalfari sottolinea
che “una situazione di questa
crescente gravità non si era
mai vista”, aggiungendo che
“probabilmente deriva dalla
società globale che ha una
decina d’anni e aumenta a vista d’occhio”.
Ed è a questo punto, del
tutto inaspettatamente, che
avanza la sua proposta: “Non
è affatto facile porre termine
alla guerra col Califfato. A mio
avviso ci sono soltanto due
modi: si può arrivare perfino
ad un negoziato con i Capi
dell’Isis ed offrire di riconoscerlo come uno Stato vero e
proprio, con i suoi confini territoriali, il suo governo, la sua
neutralità, una sua economia,
avendo come corrispettivo la
fine del terrorismo. In teoria
una scelta di questo genere sarebbe una soluzione di
grande interesse, ma dovrebbe essere offerta da tutte le
potenze mondiali, cosa assolutamente impossibile”.
Dopo aver avanzato e
subito scartato questa prima alternativa, Scalfari passa ad illustrare la seconda,
che è diametralmente opposta: “Combattere il Califfato
con una vera e propria guerra territoriale di tutte le Potenze con una forma militare
costituita, con un proprio Comando, proprie truppe, propri mezzi di guerra, sul genere della Nato ma più allargata
agli Stati interessati. Anche
questa però – ammette Scalfari - è una soluzione più teorica che realistica. È immaginabile una Nato formata da
tutte le Nazioni europee, dagli Usa, dalla Russia, da tutti gli Stati del Medio Oriente
musulmano? No, non lo è”.
Non resta dunque – è la sua
conclusione - che continuare
con la guerra attuale, “magari rafforzando quel nucleo che
l’Occidente ha messo in gioco ma che, così com’è, risulta
molto inefficace”.
PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO
Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164
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A Napoli e Catania
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PAG. 11
N. 13 - 2016
migranti / il bolscevico 5
N. 2 - 19 gennaio 2017
Dopo la morte di una giovane rifugiata
Rivolta dei migranti
del CPA di Cona
La morte di Sandrine Bakayoku, 25 anni, ivoriana, avvenuta il 1° gennaio nel Centro di prima accoglienza (Cpa) di Cona
nel veneziano ha scatenato una
vera e propria rivolta fra gli oltre
1.400 profughi richiedenti asilo stipati come bestiame nella
ex base missilistica, in enormi
camerate uno sopra l’altro su
centinaia di letti a castello, al
freddo e al buio, senza acqua
calda, in condizioni igieniche
disumane, con a disposizione
un solo bagno ogni 12 persone
e senza la necessaria assistenza sanitaria.
“Sì - denuncia Yansané un
giovane ventenne guineano - ho
partecipato anch’io alle proteste per quella povera ragazza”.
Sandrine domenica mattina ha
avuto un malore. Era sola, sotto
la doccia. L’hanno trovata priva
di sensi, dopo aver sfondato la
porta. Vana la corsa al pronto
soccorso di Piove di Sacco, nel
Padovano. La ragazza, secondo l’autopsia è morta per una
tromboembolia polmonare. Ma,
aggiunge Yansané: “Era influenzata da giorni” e in questo posto “Quando stai male qualsiasi
cosa tu abbia ti danno sempre
un’aspirina, sempre che ce ne
siano ancora”.
Yansané con un altro centinaio di migranti, domenica
notte, ha occupato il centro di
accoglienza. I rifugiati, in gran
parte africani, hanno circondato i container e gli uffici amministrativi della cooperativa
Edeco-Ecofficine che gestisce
il campo, hanno acceso dei falò
e sequestrato per qualche ora
25 operatori che si trovavano
all’interno della struttura.
Il sindaco di Cona, Alberto
Panfilio eletto nella lista civica
“Fare Comune” sostenuta da
PD e Lega Nord (che accoppiata!), denuncia che: “Non si può
parcheggiare così tante anime
in questo posto... Non importa
che quella giovane ivoriana sia
morta in modo naturale. Qui,
in ogni caso, è stato commesso un delitto. L’assassino? È
la politica che, nella sua totale
assenza, ha creato le condizioni perché accadesse tutto
questo”. Tra l’altro, rivela ancora il sindaco: “Quella donna
aveva anche subito un aborto
un mese fa”.
E così Sandrine, che era riuscita a sopravvivere all’attraversata del deserto e del Mediterraneo, alla brutale repressione
dei negrieri e degli scafisti, da
tre mesi rinchiusa nel lager per
migranti di Cona in attesa del riconoscimento di rifugiato, sola
e senza un’adeguata assistenza sanitaria, non ce l’ha fatta a
superare un malore polmonare
ed è diventata, suo malgrado, il
simbolo di questa rivolta contro
l’infame business che ruota intorno ai migranti alimentato dal
criminale intreccio fra le varie
cosche parlamentari e il sistema delle cooperative di Simone Borile, ex DC riciclato in FI,
e della moglie Sara Felpati che
nel novembre 2015 è stata immortalata in un video presso
l’ufficio dell’hotel di Battaglia
Terme in cui chiama “macachi” i tre africani che sollecitavano informazioni sulla loro
sorte. Borile e consorte sono
entrambi indagati dalle Procure
di Rovigo e Padova nell’ambito
dell’inchiesta per truffa aggravata ai danni dello Stato, maltrattamenti ai migranti e falsità
materiale inerente le gravi carenze nei servizi, pasti, igiene e
la totale assenza di corsi di alfabetizzazione nel centro d’ac-
Le tragiche condizioni in cui vivono ammassati i migranti nel CPA di Cona in provincia di Venezia
coglienza di Montagnana. Il loro
lucroso “sistema” di accoglienza conta: 500 profughi nel Veneziano, 150 nella provincia di
Vicenza e 80 in Polesine più un
centinaio a Battaglia Terme, 40
a Torreglia, 30 a Due Carrare,
60 a Monselice, 48 a Este e 95
a Montagnana nel Padovano.
In quest’ultimo comune le recentissime verifiche dei carabinieri hanno elencato le carenze
dell’accoglienza nell’hotel e nei
due appartamenti del napoletano Sergio Enzini che aveva
incassato 100 mila euro.
Nel volgere di meno di un
lustro, il giro d’affari di Borile &
C è diventato milionario proprio
grazie ai bandi prefettizi per
circa 2.000 migranti all’interno
delle ex strutture militari nel Veneto. Eco-fficina viene costituita il 2 agosto 2011. Presidente
è Giampaolo Mastellaro, consi-
gliere comunale PD a Piove di
Sacco; tra i soci figurano Stefano Chinaglia, coordinatore del
circolo PD di Piove, ed Egidio
Vanzetto di Ncd con la moglie
Serenella Masin. Il primo bilancio dichiarato è di 114 mila
euro: nel 2016 arriverà a sfiorare i 20 milioni. Gestione che va
di pari passo con gli appalti per
la distribuzione dei pasti affidati
a Leonardo Padrin (già presidente della Compagnia delle
Opere, fedelissimo di Galan in
Regione) e alla sua rete di società come Vanilla e Food Service Italia che si aggiudicano la
fornitura dei pasti ai profughi
anche di Cona.
Nel 2015 Edeco-Ecofficina
ha incassato dalla Regione oltre 65 mila euro di finanziamenti
ad asili. E il 5 giugno dello stesso anno si è aggiudicato anche
il bando prefettizio per l’acco-
glienza di “stranieri richiedenti
protezione internazionale”. Segretaria della commissione prefettizia che il 21 maggio aveva
aperto le buste è Tiziana Quintario, funzionaria della prefettura di Padova iscritta nel registro
degli indagati insieme ai vertici
della coop per turbativa d’asta.
Ex UDC Quintario è stata eletta
anche vice-presidente del consiglio comunale di Monselice
col “centro-sinistra” e sua figlia
è stata assunta nelle coop di
Borile.
Insomma, fatti e circostanze che chiamano alla memoria
le “gesta” di Buzzi e Carminati
in “Mafia Capitale” a conferma
che “il sistema di accoglienza
dei migranti frutta più del traffico
di droga”. Infatti le cooperative
intascano fior di miliardi pubblici e fondi europei ma ai profughi arrivano solo pochi spiccioli
mentre le condizioni di vita nei
cosiddetti campi di accoglienza sono a dir poco disumane
come conferma il rapporto
della delegazione del Progetto
Melting Pot che a giugno scorso relazionava così: “Non è un
Cas, non è un Cara, non è un
hub. È un luogo “temporaneo
emergenziale” che sopperisce
alla mancata accoglienza dei
comuni veneti. L’agibilità della
tendopoli è stata regolarmente
acquisita tramite parere dell’Asl
che il 1 aprile 2016 ha inviato la
sua relazione spiegando che la
struttura può ospitare 540 persone, considerando che per
ogni persona bastano 3,50 metri quadrati e occorre che vi sia
un bagno e una doccia ogni 12
persone”.
Non a caso la rivolta di lunedì notte per la morte di Sandrine
era stata preceduta da altri episodi che segnalavano il disagio
dei migranti. Il 30 agosto alcune decine avevano occupato
la strada: un pacifico sit in sui
tempi biblici delle pratiche sulla
richiesta d’asilo. E già un anno
fa un centinaio di ospiti della
struttura (che allora ne conteneva la metà) lamentavano le
carenze igienico-sanitarie.
La rivolta dei migranti di
Cona si è estesa anche ad altre
città venete: a Vicenza, circa 70
richiedenti asilo hanno incontrato il vice-prefetto davanti alla
caserma Sasso per contestare
le strutture fatiscenti dell’associazione Mediterraneo per il
freddo, gli abiti e l’affollamento. A Verona, invece, i residenti
dell’ostello Santa Chiara nel
quartiere Veronetta hanno protestato per la qualità del cibo
paralizzando il traffico e rovesciando per strada alcuni cassonetti.
“Subito fuori i migranti irregolari”
Grillo sulla stessa linea dei fascioleghisti sui migranti
Come il fascioleghista Salvini
anche il boss del M5S Beppe Grillo è tornato a strumentalizzare per
sporchi scopi elettorali l’ondata di
paura e di odio contro i cosiddetti
“clandestini” fino a chiederne l’immediata espulsione.
In seguito all’uccisione dell’attentatore di Berlino, Anis Amri,
avvenuto a Sesto San Giovanni
per mano di due agenti della polizia, il 23 dicembre sul suo blog
Grillo ha pubblicato un post in cui
fra l’altro afferma: “Fino a oggi è
stato il tempo del dolore, della
commozione, della solidarietà...
adesso è il momento di agire e
proteggerci... la situazione migratoria è ormai fuori controllo...
l’Italia sta diventando un viavai di
terroristi, che non siamo in grado
di riconoscere e segnalare, che
grazie Schengen possono sconfinare indisturbati in tutta Europa... chi ha diritto di asilo resta
in Italia, tutti gli irregolari devono
essere rimpatriati subito a partire da oggi”. Anche: “Schengen
deve essere rivisto: qualora si
verifichi un attentato in Europa
le istituzioni devono provvedere
a sospenderlo immediatamente
e ripristinare i controlli alle fron-
Il padre-padrone del M5S si svela anche come nazionalista
tiere almeno finché il livello di
allerta non sia calato e tutti i sospetti catturati”. Infine, conclude
Grillo, è necessaria la “revisione
del regolamento di Dublino” e la
“creazione di una banca dati europea sui sospetti terroristi condivisa con tutti gli stati membri,
utilizzando anche quelle attuali”.
Insomma la stessa identica linea xenofoba e razzista di
Marine Le Pen del Front National francese, dell’ex leader del
partito euroscettico britannico
Ukip Nigel Farage e del fascioleghista Salvini che da Radio
Padania ha ammonito: “Bisogna votare nel 2017, con primo
Grillo sventola il tricolore come solitamente fanno i fascisti
punto del programma lo stop
all’ingresso di qualsiasi tipo di
immigrazione, fatti salvi donne
e bambini che scappano dalle
guerre... In Italia non deve più
entrare uno spillo, dal 2017 su
la cerniera”.
Non è la prima volta che
Grillo dà fondo al suo livore an-
timmigrati. Il 16 maggio 2013,
dopo l’uccisione di tre passanti
a Milano da parte di un immigrato che li prese a picconate,
si chiedeva: “Quanti sono i Kabobo d’Italia?”.
Nel 2013 i senatori M5S Andrea Goffi e Maurizio Buccarella
fecero approvare una mozione
che chiedeva l’abrogazione del
reato di clandestini ma vennero duramente ripresi dal blog di
Beppe Grillo.
Poi ancora il primo settembre 2014, il blog lanciava l’allarme: i poliziotti impegnati con gli
immigrati in arrivo sui barconi
rischiano la tubercolosi. Mentre
in pieno scandalo “Mafia capitale”, il 17 giugno 2015 il bIog e
l’account Twltter di Grillo chiedevano: “Marino dimettiti prima
che Roma venga sommersa
dai topi, dalla spazzatura e dai
clandestini”.
Che nei confronti dei migranti Grillo coltivi sentimenti razzisti e xenofobi è cosa
nota da tempo; la novità è che
adesso il boss dei Cinquestelle
ha scavalcato a destra Salvini
e si è messo in competizione
diretta anche con il governo
piduista e fascista di Gentiloni e il Quirinale per “gridare”
al mondo la sua ubriacatura
patriottarda e nazionalista.
E lo ha fatto a fine anno con
un saluto “contro-discorso”
mandato in streaming in contemporanea con il messaggio
di fine anno di Mattarella, in
cui fra l’altro rivendica che il
2017 sarà un anno di “riscatto
e orgoglio... Dobbiamo essere
orgogliosi di essere i migliori,
perché l’italiano è il migliore,
perché il made in Italy fa presa in tutto il mondo, perché la
nostra piccola media impresa
è straordinaria... Ma io voglio
lasciarvi con questo messaggio: con l’orgoglio di quello che
siamo. Siamo italiani e lo voglio gridare per la prima volta...
Siamo i migliori, cari signori, e
lo dimostreremo. E noi siamo
la sintesi, come Movimento 5
Stelle, dei migliori in Italia. Arrivederci a tutti e auguri”. E così
si è smascherato per quello
che è: un inguaribile razzista e
uno sfegatato nazionalista.
6 il bolscevico / corruzione
N. 2 - 19 gennaio 2017
Marcia indietro di Grillo per salvare Raggi
Ora gli indagati M5S
non devono dimettersi
Il padre-padrone, autodefinitosi garante, avrà l’ultima parola sui parlamentari e
sugli amministratori del M5S indagati
Contrordine, d’ora in poi gli
indagati del Movimento 5 Stelle
non devono più dimettersi automaticamente: con un altro dei
suoi ormai continui voltafaccia
Beppe Grillo ha modificato e fatto approvare seduta stante online il “Codice di comportamento
del M5S in caso di coinvolgimento in vicende giudiziarie”, la
cui principale novità è la liquidazione del principio, fiore all’occhiello sempre da lui e dai suoi
seguaci vantato, dell’obbligo per
gli eletti e gli amministratori del
movimento di dimettersi automaticamente in caso di ricezione
di un avviso di garanzia da parte
della magistratura.
In altre parole quello che lui e
gli altri dirigenti del M5S hanno
sempre rinfacciato agli altri partiti del regime neofascista, cioè
di farsi scudo del “garantismo”
per far restare in carica i loro
politici indagati, ora viene considerato giusto e anzi rivendicato
anche dal padre-padrone del
movimento, e lo ha fatto mettere
addirittura nero su bianco nel co-
dice etico dei “portavoce eletti”
pentastellati. Ora il nuovo regolamento stabilisce infatti che “la
ricezione da parte del portavoce,
di ‘informazioni di garanzia’ o di
un ‘avviso di conclusione delle
indagini’ non comporta alcuna
automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce
stesso”, al quale resta l’unico
obbligo di “informare immediatamente e senza indugio il gestore
del sito”.
In ogni caso la “valutazione di
gravità” sul comportamento del
“portavoce”, tale cioè da essere
“lesiva dei valori, dei principi o
dell’immagine” del M5S e quindi
sanzionabile con la sospensione
o anche provvedimenti più drastici, spetta sempre al Garante
del movimento (cioè allo stesso
Grillo), al Collegio dei probiviri o
al Comitato d’Appello (in caso
di ricorso dell’accusato), organismi tra l’altro da lui nominati,
che possono esprimere tale valutazione anche “a prescindere
dall’esito e dagli sviluppi del pro-
cedimento penale”.
Il “portavoce” che venga indagato può eventualmente decidere di autosospendersi “a
tutela dell’immagine” del M5S,
“senza che ciò implichi di per sé
alcuna ammissione di colpa o di
responsabilità”, fermo restando
il potere insindacabile del Garante su eventuali provvedimenti
disciplinari, da comminare tenendo conto però dell’autosospensione come attenuante. E
sempre al Garante (cioè a Grillo)
spetta di giudicare con piena
discrezionalità sulla gravità “di
fatti che configurano i c.d. Reati d’opinione, ipotesi di reato
concernenti l’espressione del
proprio pensiero e delle proprie
opinioni, ovvero di fatti commessi pubblicamente per motivi di particolare valore politico,
morale o sociale”.
In sostanza solo in caso di
condanna in primo grado per
qualsiasi reato doloso, esclusi
i suddetti reati di opinione, o in
caso di patteggiamento, di condanna irrevocabile e di estinzio-
ne del reato per prescrizione, il
“portavoce” è da considerarsi
automaticamente “incompatibile
con il mantenimento di una carica elettiva”. In tutti gli altri casi
la decisione spetta sempre e irrevocabilmente al Garante.
Ed ecco con ciò creato un
regolamento su misura per la
sindaca Raggi, che è palesemente il motivo principale, anche
se vale naturalmente per tutti i
possibili nuovi casi a venire, che
ha spinto Grillo e Casaleggio a
rivolgersi ad un team di avvocati per buttare giù questo nuovo
“Codice di comportamento” per
gli eletti del M5S. La sindaca di
Roma, infatti, potrebbe ricevere
un avviso di garanzia per abuso
d’ufficio da un momento all’altro, o comunque nelle prossime
settimane. I vertici del M5S lo
temono fortemente, dopo l’avviso di garanzia all’ex assessora
all’Ambiente, Paola Muraro, e
l’arresto del capo del personale
e consigliere personale della sindaca, Raffaele Marra con l’accusa di corruzione. Senza contare
lo spettro del reato di “conflitto
di interessi” evocato dall’Anac di
Cantone sulla promozione dalla
polizia municipale alla direzione
del Turismo di Renato Marra, fratello dell’arrestato, decisa personalmente dalla sindaca.
La prossima indagata potrebbe essere perciò proprio la
Raggi, ed ecco quindi Grillo e
Casaleggio correre ai ripari per
salvarla, e salvare quindi con lei
tutta la giunta pentastellata romana, dalla cui sopravvivenza e
successo dipendono le ambizioni del M5S di conquistare il governo del Paese. Ora se anche la
Raggi dovesse ricevere un avviso di garanzia, non sarà obbligata a dimettersi e potrà continuare a governare Roma a nome del
M5S, e comunque l’ultima parola
sulla sua eventuale sospensione
o altri provvedimenti disciplinari
spetterà solo ed esclusivamente
al padre-padrone del movimento.
Non a caso prima e dopo l’arresto di Marra la sindaca continuava a ripetere che se le fosse
arrivato un avviso di garanzia
non si sarebbe dimessa automaticamente, ma avrebbe “valutato” cosa fare. Anticipando con
ciò quello che poi è stato codificato da Grillo e Casaleggio nel
nuovo “Codice di comportamento”. Un’operazione che dimostra
eloquentemente come la creatura del milionario qualunquista e
narcisista Grillo non si distingua
ormai in nulla dagli altri partiti
borghesi del regime neofascista:
come hanno cominciato a capire
i militanti che hanno espresso il
loro sconcerto in rete, e come
sul versante opposto ha capito
benissimo il PD, che gli ha dato
il “benvenuto nel club” tramite il
direttore de “la Repubblica”, Mario Calabresi, che pur dicendosi
stupito che questo garantismo
arrivi ora da uno che “ha usato
gli avvisi di garanzia come una
clava nella lotta politica”, plaude
alla svolta di Grillo “per il principio che esprime e serve a ristabilire alcuni elementi di correttezza
nel rapporto tra politica e magistratura”.
Per appalti truccati e soffiate alla Consip
Indagato Lotti, braccio destro di Renzi
Indagato anche il comandante dei carabinieri Del Sette
Dal 23 dicembre Luca Lotti,
braccio destro di Renzi, già sottosegretario alla Presidenza del
consiglio, attuale ministro allo
sport e aspirante alla delega sui
servizi segreti con Gentiloni, è
ufficialmente indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento nell’ambito dell’indagine
avviata dalla Procura di Napoli
sulla corruzione in Consip, la
centrale acquisti della pubblica
amministrazione italiana controllata direttamente dal ministero
per l’Economia.
Il fascicolo contenente le ipotesi di reato sulle fughe di notizie
è stato stralciato dal filone principale sulla corruzione (che vede
indagati Alfredo Romeo e il dirigente della Consip Marco Gasparri) ed è finito a Roma per competenza territoriale nelle mani del
procuratore Giuseppe Pignatone.
A inguaiarlo sono state le dichiarazioni del suo amico Luigi
Marroni. L’ex assessore alla sanità della Regione Toscana, promosso da Renzi a capo della Consip,
il quale durante il suo interrogatorio come persona informata dei
fatti, lo ha tirato in ballo insieme al
comandante generale dell’Arma
dei carabinieri Tullio Del Sette e al
generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, comandante
della Legione Toscana, entrambi
indagati per gli stessi reati.
Il 17 dicembre i carabinieri
del Noe e i finanzieri del Nucleo
di polizia tributaria di Napoli
hanno perquisito gli uffici di via
Isonzo per acquisire i documenti
in Consip per l’inchiesta relativa
al più grande appalto in corso in
Europa, il facility management 4,
una torta enorme da 2,7 miliardi
di euro divisa in lotti, tre dei quali
prossimi a finire anche alle società di Alfredo Romeo. Lo stesso
giorno i Pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano ed Enrica
Parascandolo convocano in procura l’ad Marroni il quale, messo
sotto pressione dagli inquirenti,
comincia a vuotare il sacco.
Riferisce di avere saputo
dell’indagine dal presidente di
Consip Luigi Ferrara che a sua
volta era stato informato dal comandante Tullio Del Sette. Poi aggiunge altri nomi. I più importanti
sono quello di Lotti e del generale
Saltalamacchia che lo avrebbero
messo in guardia dall’indagine
in corso proprio in nome della
grande amicizia che li lega a Matteo Renzi e alla sua famiglia a
cominciare dal papà dell’ex premier Tiziano Renzi già in passato
invischiato in diverse altre inchieste giudiziarie a Genova.
Saltalamacchia (nomen omen)
infatti è stimatissimo da Renzi
che lo ha conosciuto da sindaco
quando era comandante provinciale a Firenze ed era in corsa per
diventare numero due dei Servizi
segreti Aisi.
L’indagine vede al centro Alfredo Romeo, potente e ricchissimo costruttore napoletano di
origini casertane, finanziatore nel
2012 della Fondazione di Matteo
Renzi. L’inchiesta però riguarda
anche un imprenditore 33enne
di Scandicci di nome Carlo
Russo. Russo, secondo quanto
risulta agli atti è in stretti rapporti
con Romeo e ha incontrato sia
l’amministratore di Consip Marroni sia papà Renzi. Proprio il
suo ottimo rapporto con il babbo dell’allora premier potrebbe
avere indotto l’amministratore di
Consip a incontrarlo e indotto gli
inquirenti ad approfondire le indagini sugli inquietanti retroscena
che si celano dietro il Consip.
Non solo; dai primi di gennaio
Romeo risulta indagato anche
per concorso esterno alla camorra in riferimento all’appalto per le
pulizie all’ospedale Cardarelli di
Napoli.
La Romeo Gestioni Spa, come
sottolineano in una nota gli stessi
legali del boss casertano, ha contratti d’appalto con oltre 200 amministrazioni pubbliche sul territorio nazionale fra le quali spiccano
la Presidenza della Repubblica, il
Senato della Repubblica, la Corte
Costituzionale, la Presidenza del
Consiglio, i Palazzi di Giustizia di
Roma e Napoli, nonché gli uffici
della Dda a Roma.
Ex militante del PCI napoletano, oggi Romeo è il boss di un
gruppo che conta 138 commesse
pubbliche in tutta Italia.
Romeo assurge agli “on-
ori” della cronaca giudiziaria nel
2008 per l’inchiesta sulla Global
Service, la società che doveva
gestire i servizi del Comune di
Napoli e che invece finì sotto
inchiesta della magistratura tanto
che nel 2010 Romeo stesso fu
condannato per corruzione a 3
anni (sentenza poi annullata in
Cassazione).
Una assoluzione scandalosa
specie se si pensa che nel corso dell’ultimo decennio Romeo
ha finanziato quasi tutti i boss
politici, le cosche parlamentari e
le fondazioni ad esse associate
a cominciare dalle renziane Isvafim e Open foraggiate con 60
mila euro. 230 mila euro li ha dati
anche al comitato di Nicola Zingaretti presidente della Provincia
di Roma e oggi governatore del
Lazio; 30 mila euro al comitato
elettorale del fascista Gianni Alemanno; 50 mila al diessino Goffredo Bettini; 98 mila ai Ds; 10
mila alla fedarazione milanese di
An.
Luca Lotti in compagnia di Renzi, in parlamento con la Boschi e con
il padre di Renzi
ambiente / il bolscevico 7
N. 2 - 19 gennaio 2017
Augusta muore di inquinamento
L’aspettativa di vita è di 5 anni di meno e sono 9 mila i malati su appena 36 mila abitanti
È dello scorso ottobre il rapporto dell’ARPA del comprensorio industriale siracusano (Priolo,
Melilli, Augusta) che evidenzia
l’altissima presenza di inquinanti
nel sito che include stabilimenti
chimici, petrolchimici, raffinerie,
un inceneritore per rifiuti speciali, discariche industriali e un’area
portuale. L’esito è impressionante: i terreni sono contaminati da
metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili
(pcb), amianto (c’era anche una
fabbrica Eternit). Ceneri di pirite sono state interrate sulla costa e perfino sotto i campi sportivi costruiti negli anni settanta a
Priolo e Augusta. Le falde idriche risultano contaminate. L’acqua marina ed i sedimenti nella
rada di Augusta, nella penisola di Magnisi, nel Porto Grande e nel Porto Piccolo di Siracusa sono inquinati da petrolio,
metalli pesanti (tra cui mercurio
e piombo), idrocarburi pesanti ed esaclorobenzene. Questo
significa che la popolazione è
esposta agli agenti contaminanti attraverso molteplici vie la cui
conseguenza è un eclatante eccesso di mortalità generale unita
ad un maggior numero di ricoveri ospedalieri rispetto alla media
regionale per diversi tipi di tumore e di alcune malattie circolatorie, respiratorie acute ed epatiche. Se poi andiamo a vedere in
dettaglio le malattie per cui nella
letteratura scientifica è nota una
relazione con le sostanze contaminanti presenti nel sito, appare
chiaro che i tumori polmonari e i
mesoteliomi pleurici sono sistematicamente in eccesso.
Per oltre mezzo
secolo le fabbriche
hanno disperso fumi
e polveri tossiche
In quell’area, a partire dal
1949 quando è stata realizzata la Rasiom, si sono susseguiti gli insediamenti Liquichimica
(Sasol), Cogema, Eternit, Sicilfusti, Edison, Sincat, Celene,
Icam, Enel ed Isab, che hanno
sollevato enormi criticità sani-
tarie ed ambientali evidenziate
in seguito anche dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), i cui dati mostrano,
oltre al notevole aumento della mortalità per cause tumorali,
anche seri problemi di malformazioni neonatali, in particolare
dagli anni duemila quando l’incidenza in questo territorio ha
raddoppiato la media nazionale. Sempre nel duemila, il mare
davanti a Priolo è diventato rosso a causa di un impianto per il
trattamento dei reflui industriali
che invece di depurarli, li scaricava in mare di notte; inoltre è
di questi anni anche la scoperta di falde acquifere coperte da
uno strato di parecchi millimetri
di idrocarburi, che venivano attinti direttamente dagli impianti di irrigazione dei campi coltivati. Nello stesso anno l’area è
stata dichiarata Sito di Interesse
Nazionale per la bonifica (Sin),
uno dei 48 siti industriali superinquinati che si trovano sul territorio italiano. Sono 5.800 ettari
su terraferma nei comuni di Priolo, Melilli, Augusta e Siracusa,
con oltre 180mila abitanti, e più
di diecimila ettari in mare. Fior di
studi e perizie documentano la
rovina ambientale e insieme la
crisi sanitaria. Nell’attualità, aggravano la situazione ambientale la costruzione della piattaforma polifunzionale Oikothen, e le
bonifiche mai avvenute e contenute nei 13 fascicoli sull’inquinamento aperti nell’ottobre
2014 ed ancora senza esito.
Paradossalmente, in una situazione di così grande quanto evidente disagio sanitario-ambientale, l’ambulatorio oncologico
di Augusta sopravvive con difficoltà nell’ambito di un ospedale in corso di smantellamento.
La cittadina quindi perde i suoi
abitanti ed i suoi presidi sanitari. Sono novemila i malati o i
possibili malati o morti, su trentaseimila abitanti. Almeno uno
a famiglia. E si muore più giovani: l’aspettativa di vita rispetto al resto d’Italia è di cinque
anni in meno, cifre risalenti a
dossier vecchi di almeno un decennio. Recentemente è stato
documentato che un paio di volte a settimana nel porto di Catania, arrivano carichi notturni
di polverino sulla nave “Grimaldi”, provenienti dal’Ilva di Taranto, che proseguono sui camion
verso il triangolo delle industrie.
Trenta camion circa per un totale stimato di novemila tonnellate alla volta. Come se quello
che già c’è non bastasse a definire l’area come la più inquinata d’Italia.
La bonifica che non
comincia mai
Dopo decenni di connivenza e di stallo totale con le istituzioni impegnate a coprire le
malefatte delle multinazionali,
nel novembre 2008, a seguito di otto anni di valutazioni e
conferenze di servizio, i ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico hanno firmato
un “accordo di programma” con
la regione Sicilia, la provincia di
Siracusa, i comuni interessati,
l’autorità portuale di Augusta e
il commissario delegato alle bonifiche. L’accordo stanziava oltre 770 milioni di euro per progettare e realizzare la bonifica.
Solo 106 milioni erano coperti
da risorse disponibili ed il resto era da trovare. In particolare, 219 milioni dovevano ve-
Una protesta degli abitanti contro l’inquinamento delle raffinerie dell’Eni di Augusta (Siracusa)
nire dalle aziende coinvolte, in
base al principio sempre disatteso ma altrettanto ovunque rilanciato del “chi inquina paga”
affermato da una direttiva
dell’Unione europea nel 2004:
ad oggi pare siano stati versati appena 30 milioni al ministero dell’ambiente. Neppure quei
106 milioni però sono stati spesi; è cominciato invece un nuovo ciclo di conferenze, studi di
fattibilità, consulenze, denunce, ricorsi al tribunale. Per il ministro dell’ambiente Gian Luca
Galletti, incredibilmente, è tutto regolare. Da tempo, il giorno
28 di ogni mese, anche il parroco di Augusta durante la messa legge un elenco di morti per
tumore. Nome, cognome, età,
occupazione. “Quasi ogni famiglia qui ha qualcuno ammalato
o morto per tumore, ma molti
hanno perfino paura a dirlo tanto è forte il ricatto dell’occupazione; io celebro questi nomi
proprio come si farebbe per le
vittime della mafia o di un bombardamento.”. Così come per
la più famosa Ilva che sta ancora inquinando Taranto, gli operai, i disoccupati e tutta la popolazione di Augusta e delle aree
limitrofe, vogliono lavoro pulito,
il passaggio massiccio alla produzione energetica da fonti rinnovabili ed un rilancio industriale ecocompatibile. Una visione,
come sappiamo, impossibile da
raggiungere nel capitalismo.
Le responsabilità del
capitalismo
Augusta (Siracusa). Una veduta parziale dalla spiaggia di Marina di Melilli e del petrolchimico
Così come per la più famigerata Ilva che sta ancora inquinando Taranto, gli operai, i
disoccupati e tutta la popolazione di Augusta e delle aree limitrofe, vogliono lavoro pulito,
il passaggio massiccio alla produzione energetica da fonti rinnovabili ed un rilancio industriale ecocompatibile. Una visione,
come sappiamo, impossibile da
raggiungere nel capitalismo. Il
29 marzo scorso era stata presentata l’ultima interrogazione
parlamentare con destinatario
il “ministero dell’Ambiente della
tutela del territorio e del mare”
riguardante l’inquinamento ambientale nella zona di Augusta,
in Sicilia. L’interrogazione chiedeva di sapere se l’allora governo Renzi intendeva provvedere, urgentemente, a dare
attuazione con soluzioni efficaci e definitive, alla bonifica del
sito di interesse nazionale tra
Siracusa e Augusta. Nel testo
presentato da Alternativa Libera e Possibile, si legge: “rispondendo così alle richieste della
popolazione siciliana del luogo,
che con il suo lavoro, per sessant’anni, ha sacrificato salute,
ambiente e futuro, per lo sviluppo industriale dell’intera Nazione”. In realtà è il capitalismo
italiano, e quello internazionale
delle multinazionali, l’unico beneficiario di enormi profitti sulla
pelle di una collettività inerme,
stretta da sempre dal ricatto
occupazionale, devastata in un
ambiente apocalittico, morta e
morente. Lo sviluppo industriale della “Nazione” c’entra poco
o nulla. Rivendichiamo dunque
assieme alle masse siciliane lavoro e salute allo stesso tempo;
interamente e permanentemente possibile solo col sistema di
produzione socialista.
Lo denuncia il dossier redatto dall’associazione A Sud e dal Cdca
Nell’Italia di Gentiloni e Renzi più trivelle,
Tir e inceneritori e meno rinnovabili
L’accordo di Parigi stipulato
alla COP21 nel dicembre 2015
è entrato in vigore nel novembre 2016; una misura che a parole trovò in accordo tutti i grandi
capi di Stato, a partire dai grandi inquinatori USA e Cina, fino
ad arrivare all’Italia di Renzi.
Costui già nel 2014 in occasione del Climate Summit di New
York aveva sottolineato che:
“Quella dei cambiamenti climatici è la sfida del nostro tempo,
lo dice la scienza, non c’è tempo
da perdere: la politica deve fare
la sua parte.” Noi siamo entrati in merito all’accordo di Parigi
con l’articolo dal titolo “Nulla di
fatto per frenare il cambiamento
climatico. La terra e la vita ancora in pericolo.” (Il Bolscevico
n.47/2015). E abbiamo definito
il testo della conferenza ONU,
sponsorizzata da banche, multinazionali e inquinatori, come inconsistente e pieno di promesse
che non erano vincolanti e potevano essere eluse o fatte slittare. Un testo che nulla dice sulla
principale causa di inquinamento e di riscaldamento globale,
che è il sistema di produzione
capitalistico. Mentre a Marrakech si svolgevano i lavori della COP22, la nuova conferenza
dove 170 paesi avrebbero dovuto dotarsi di regole e strumenti per agire nell’immediato, ed
alla luce di un report dell’OMM
dal quale è emerso che gli anni
tra il 2011 e il 2015 sono stati i
più caldi mai registrati a livello
globale, è uscito un interessante dossier dal titolo “L’Italia vista da Parigi - Impegni internazionali e politiche nazionali per
la lotta ai cambiamenti climatici”
a firma dell’associazione A Sud
e dal Centro Documentazione
Conflitti Ambientali (Cdca). Il documento mette alla berlina l’inadeguatezza delle misure messe
in cantiere dal governo Renzi,
dimostrando che le politiche infrastrutturali, energetiche e di
gestione dei rifiuti varate sono
“in assoluta contraddizione con
gli impegni di riduzione assunti
nell’ambito dell’accordo di Parigi”; un dato di fatto che pochi
giorni fa non ha impedito al ministro dell’Ambiente Galletti di
affermare che l’Italia “farà di tutto per rendere ancora più ambizioso quell’accordo”. Va ricordato che già nel dicembre 2013 il
governo Letta autorizzò l’erogazione di incentivi per 20 anni per
la realizzazione di una centrale a carbone nel Sulcis, in Sardegna. Nel cosiddetto decreto
“Spalma incentivi” poi convertito in legge dal governo Renzi
nell’agosto 2014, vengono ridotte le risorse per gli impianti fotovoltaici e i risultati sono evidenti:
i nuovi impianti nel 2012 erano
150 mila, l’anno scorso appena 40 mila. Meno solare uguale più fossile. Ma è soprattutto il
decreto “Sblocca Italia”, convertito in legge nel settembre 2014
con un voto di fiducia e fortemente avversato da opposizioni e associazioni ambientaliste,
che di fatto si presenta come la
negazione dell’accordo di Pari-
gi. Il rapporto CDCA evidenzia
che gli articoli 36, 37 e 38 incoraggiano l’attività estrattiva (trivelle) per mezzo di una formula
che identifica le attività di prospezione, ricerca e coltivazione
di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale come “operazioni di interesse strategico e di pubblica utilità,
urgenti e indifferibili”.
Lo stesso decreto sblocca
cantieri per un valore di 28 miliardi e 866 milioni, soprattutto per
opere autostradali e aeroportuali. L’articolo 35 invece, in barba
alle strategie di riduzione di rifiuti e senza minimamente valorizzare i grandi sforzi delle comunità locali che hanno fatto balzare
decisamente in avanti le percentuali di raccolta differenziata, in
particolare dove presenti comitati di lotta “Verso Rifiuti Zero”,
promuove la costruzione di nuovi inceneritori definiti come “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse
nazionale ai fini della tutela della
salute e dell’ambiente”. Un altro
decreto, del 10 agosto 2016, individua otto aree in cui realizzare inceneritori, a testimoniare la
direzione centralista del governo in materie ambientali prevista
anche dalla modifica del titolo V
della Costituzione del ’48, ed oggetto del referendum costituzionale del 4 dicembre, che di fatto
toglie ogni competenza alle Regioni ed alle comunità locali sui
tali temi. L’elenco dei provvedimenti climalteranti del governo
Renzi è molto più lungo, ma per
i relatori ce n’è abbastanza per
dire che “l’Italia deve dotarsi di
un nuovo piano energetico”. Secondo gli autori del rapporto le
soluzioni esistono e l’azione del
governo dovrebbe rispettare una
regola molto semplice secondo
la quale ogni legge o provvedimento che riguardi produzione
di energia, infrastrutture, utilizzo dei suoli, trasporto o gestione
dei rifiuti deve avere come punto
di riferimento gli obiettivi dell’accordo di Parigi, abbandonan-
do immediatamente ogni politica contraria a questo principio”.
Ma come faranno i governi che
servono essi stessi gli interessi del grande capitale finanziario ed industriale a liberarsi delle
stesse politiche che consentono
loro profitti? È questo il nocciolo
della questione e le continue dichiarazioni di rito a fronte di politiche che moltiplicano gli investimenti per lo sfruttamento delle
energie fossili, per le infrastrutture per il trasporto su gomma e
per l’incenerimento dei rifiuti, rafforzano la necessità di chiudere
il più rapidamente possibile la
partita col sistema di produzione
capitalistico che mette al centro
i profitti e non i bisogni dell’umanità, ambiente e clima compresi. Serve, è vero, un nuovo piano energetico; ma serve ancor
di più un sistema economico e
sociale diverso poiché solo il socialismo sarà capace di realizzare una società cucita su misura
all’ambiente ed alla natura della
quale l’uomo è parte integrante.
8 il bolscevico
N. 2 - 19 gennaio 2017
Il giornale trotzkista accredita la pseudo “nuova sinistra” cinese
L’intellettuale cinese Wang Hui, pubblicato
dal “manifesto”, deforma il pensiero di mao
e la rivoluzione culturale
“Il manifesto” trotzkista ha
dato grande risalto ad un inserto,
pubblicato il 21 dicembre scorso, intitolato “Il movimento della
politica”, che riporta un articolo dell’intellettuale cinese Wang
Hui, presentato come un rappresentante della “nuova sinistra cinese”. In verità Wang non si riconosce nella “nuova sinistra”, una
fazione riformista del tutto interna al partito revisionista cinese,
tanto quanto non si riconosce
– si affretta a precisare nella sua
introduzione Simone Pieranni,
corrispondente da Pechino – nel
cosiddetto “neo-maoismo”.
Wang Hui è in realtà ideologicamente ambiguo: professore
dell’Università Qinghua, la seconda più prestigiosa del Paese
dopo quella di Pechino, ha acquisito notorietà a livello mondiale
nei circoli dell’intellettualità della
“sinistra” riformista e anarcotrotzkista per via delle sue analisi
sul neoliberismo in Cina e dell’apparente difesa di Mao. In realtà
Wang si è dichiarato apertamente contro il materialismo dialettico
e storico e, nella sua voluminosa
opera sul pensiero cinese moderno, ha opportunamente tagliato
fuori Mao e il periodo socialista in
Cina. Ciononostante, “il manifesto” lo accredita come l’esponente di punta della sinistra cinese e
come tale ha pubblicato un suo
intervento che tratta largamente
della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria (GRCP).
Una deformazione
di Mao e della
Rivoluzione culturale
E si tratta effettivamente di
una “sinistra” che fa comodo
ai riformisti, non certo ai rivoluzionari, poiché esclude completamente il discorso di classe.
Wang Hui inserisce la storia nel
binomio politicizzazione/depoliticizzazione, che coincidono rispettivamente con i moti sociali
durante i quali i problemi politici
coinvolgono la maggioranza della
società (la politicizzazione), e con
“l’opposizione rigida e intollerante e il pensiero polarizzato” (la
depoliticizzazione). Rimuovendo
totalmente la lotta di classe dalla sua elaborazione, Wang Hui fa
corrispondere la depoliticizzazione con il momento in cui la classe
oppressa, attraverso la sua lotta
rivoluzionaria (la “politicizzazione”), prende il potere dello Stato
e resta “imprigionata” nei meccanismi statali. Parafrasi: la rivoluzione diventa inevitabilmente
controrivoluzione.
Secondo questo schema di
auto-condanna della rivoluzione
alla sconfitta, la guerra di resistenza contro il Giappone del
1937-45 e la rivoluzione di nuova
democrazia che portò alla nascita
della Cina popolare nel 1949 furono momenti di politicizzazione,
ma già la guerra di Corea (195053), dove la Cina intervenne per
evitare che gli imperialisti Usa
occupassero l’intera penisola coreana, viene messa in contrasto
con la guerra popolare rivoluzionaria in quanto “guerra di difesa
nazionale”, sminuendo peraltro il
suo profondo significato internazionalista proletario.
A questo punto lo stesso Mao
viene deformato in senso anarcoide, stravolgendo passaggi
delle sue opere, per presentare
la GRCP come una “auto-rivoluzione all’interno di un Paese socialista” nei confronti “del partito
rivoluzionario e dello Stato socialista”, fallita, a suo dire, perché
conteneva in sé la tendenza alla
“depoliticizzazione” (leggi controrivoluzione) e “le condizioni per
un ‘ritorno all’ordine’ del partito e
dello Stato”.
La vera natura della
Rivoluzione culturale
Certo in questo gran trambusto, reso ancora più nebuloso dai
fronzoli metafisici di Wang Hui,
non si capisce nulla della Rivoluzione culturale proletaria (ma
forse l’obiettivo del “manifesto”
era proprio questo). Mao, in realtà, non aveva mai dimenticato
la lotta di classe, anzi la definiva
“l’asse attorno cui ruota tutto il
resto”, e aveva ideato, guidato e
spiegato la Rivoluzione culturale
come “una grande rivoluzione politica che il proletariato
conduce nelle condizioni del
socialismo, contro la borghesia
e tutte le altre classi sfruttatrici, la continuazione della lunga
lotta che oppone il Partito comunista cinese e le larghe masse popolari rivoluzionarie che
esso dirige alla reazione del
Kuomintang, la continuazione
della lotta di classe tra proletariato e la borghesia”. Non quindi una rivoluzione contro il partito
e lo Stato del proletariato, ma
contro la borghesia che si forma
inevitabilmente al loro interno in
conseguenza del fatto che anche
nel socialismo esistono le classi
e la lotta di classe. Certo questo
è incomprensibile se si parla di
“partito e stato” generici, senza
connotati di classe.
È persino antistorico affermare, come pure fa Wang Hui,
che dopo il 1969 (l’anno in cui
il Partito comunista cinese, col
suo IX congresso, si riorganizzò
e riconsolidò) “tutte le questioni
si sono ridotte a problemi di interesse nazionale”. A parte che mai
Mao si era sognato di distruggere
il Partito e lo Stato socialista (per
sostituirli con cosa, poi?), ma soltanto le nuove centrali borghesi e
revisioniste sorte al loro interno,
questa interpretazione ignora i
grandi movimenti, lotte e dibattiti
di massa svoltisi dopo il ’69 e fino
al ’76, anno della morte di Mao,
soprattutto la grande campagna
di critica contro Lin Biao e Confucio e la lotta contro il revisionismo
di destra di Deng Xiaoping.
Teorizzazioni innocue
per il capitalismo
Bisogna chiedersi perché “il
manifesto”, con grande ritardo
rispetto al 50° Anniversario della
GRCP caduto il 16 maggio scorso, gli abbia dato tanto risalto.
Evidentemente anche il foglio ex
“maoista” di casa nostra si trova
d’accordo con intellettuali riformisti come Wang Hui che, dopo
essersi messi a posto la coscienza rompendo il regime di silenzio
e di negazione integrale che vige
sulla GRCP, escludono comunque il pensiero di Mao e la stessa esperienza della Rivoluzione
culturale come validi e utili per il
mondo di oggi. Con toni malinconici e pessimistici, riprendono la
trita e ritrita tesi borghesi e trotzkista sulle rivoluzioni destinate
alla sconfitta e così depotenziano
le masse desiderose del cambiamento sociale, a partire dai loro
elementi più avanzati e coscienti, e le deviano su strade fumose
che poi non sono chiare nemmeno a chi le teorizza.
Wang Hui è in buona compagnia con altri filosofi pseudo-maoisti di fama mondiale, capeggiati
dal francese Alain Badiou e dallo
slovacco Slavoj Zizek, i quali si
rammaricano che la Rivoluzione
culturale non annientò il “partitostato” cinese e la considerano
pertanto il segno indelebile della
fine dei partiti marxisti-leninisti
e delle rivoluzioni proletarie. Alle
masse offrono un “nuovo progetto comunista” che è in realtà uno
strano impasto di anarchismo,
“Tenere alta la grande bandiera rossa del pensiero di Mao Zedong per
battere la linea di Liu e Deng”. Uno delle decine e decine di manifesti
pubblicati durante la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria a sostegno e difesa del socialismo contro il revisionismo
idealismo hegheliano e piscanalisi freudiana-lacaniana, dove la
grande assente è la lotta di classe.
In ultima analisi, queste teorizzazioni lasciano al sicuro il dominio della borghesia perché fanno
passare come superata, archivia-
ta e sconfitta quella che invece si
è dimostrata l’unica alternativa
concreta e vittoriosa al sistema di
oppressione del capitalismo. E,
nel caso della GRCP, la via giusta
per impedire la restaurazione del
capitalismo.
Come risulta da una foto scattata subito dopo l’agguato delle “Brigate rosse”
Al sequestro di Moro partecipò anche un boss
della ’ndrangheta confidente dei carabinieri
“Grazie alla collaborazione
del Ris, possiamo affermare con
ragionevole certezza che il 16
marzo del 1978 in via Fani c’era
anche l’esponente della ’ndrangheta Antonio Nirta, nato a San
Luca, in provincia di Reggio Calabria, l’8 luglio del ’46”.
È quanto ha reso noto lo scorso 13 luglio il presidente della
Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Moro, Giuseppe
Fioroni.
La rivelazione del presidente
della Commissione parlamentare
si basa fra l’altro su una foto scattata subito dopo il sequestro e ritrovata nell’archivio storico del “Il
Messaggero”. L’istantanea ritrae il
boss Nirta che in piedi su un muretto in via Fani mentre fuma una
sigaretta e con aria quasi disinteressata osserva tutta la scena
in cui è avvenuto l’agguato delle
“Brigate rosse” contro il leader
democristiano e la sua scorta.
I legami fra il boss Nitra, confidente del generale Francesco
Delfino a sua volta implicato nelle
stragi fasciste a cominciare da
Piazza della Loggia a Brescia, e
i brigatisti erano già venuti fuori
durante la celebrazione del processo “Moro quater” negli anni
’90. Ne parlò per la prima volta al
Pubblico ministero (Pm) Nobili il
pentito della ’ndrangheta Saverio
Morabito, collaboratore altamente attendibile e secondo il quale
Nirta, detto “l’esaurito” o “due
nasi” è stato non solo confidente del generale Delfino ma anche
uno degli esecutori materiali del
sequestro di Aldo Moro.
A raccontare alla stessa Commissione parlamentare d’inchiesta dei rapporti tra “Brigate rosse”
e clan calabresi era stato nei mesi
scorsi anche il boss della camorra Raffaele Cutolo a proposito del
sequestro dell’assessore regionale all’Urbanistica della Regione
Campania, il democristiano Ciro
Cirillo, avvenuto il 27 aprile del
1981 sempre ad opera delle “Brigate Rosse” a Torre del Greco.
Fioroni ha precisato: “Il comandante Luigi Ripani, che rin-
grazio per la collaborazione, ha
inviato in questi giorni l’esito degli
accertamenti svolti su una foto di
quel giorno, ritrovata nell’archivio
del quotidiano romano il Messaggero lo scorso gennaio - spuntata
da un altro procedimento penale:
quello sull’omicidio del giornalista Mino Pecorelli avvenuto il 20
Roma, Via Fani 16 marzo 1978. Cerchiato in rosso il boss della ’ndrangheta Antonio Nirta osserva il luogo
dell’agguato a Aldo Moro e alla sua scorta poco dopo l’agguato
marzo 1979 -, nella quale compariva, sul muretto di via Fani,
una persona molto somigliante al
boss Nirta. Comparando quella
foto con una del boss - aggiunge - gli esperti sostengono che
la statura, la comparazione dei
piani dei volti e le caratteristiche
singole del volto mostrano una
analogia sufficiente per far dire, in
termini tecnici, che c’è ‘assenza
di elementi di netta dissomiglianza’”.
Fioroni ha aggiunto che “è in
corso una analoga perizia sul volto di un altro personaggio legato
alla malavita e che comparve tra
le foto segnaletiche dei possibili
terroristi il giorno dopo il 16 marzo: si tratta di Antonio De Vuono,
killer spietato, morto nel 1993 in
un carcere italiano... Le informazioni che abbiamo fin qui acquisito – ha concluso Fioroni - ci consentono di dire che la relazione di
fine anno sulla nostra attività sarà
di grande interesse per tutti coloro che chiedono di conoscere la
verità sul delitto di via Fani”.
9 Aprile
1977-2017
2017rosso
Calendario
PMLI
40 ANNI
Rivoluzione
d’Ottobre
Anniversario
della morte
di Lenin
21
GENNAIO
1924
1848
3FEBBRAIO
1943
Lenin, accolto da lavoratori e soldati
bolscevichi, tiene un comizio all’arrivo
in Russia dall’esilio
Anniversario della pubblicazione del
“Manifesto del Partito Comunista”
Conclusione
della battaglia
di Stalingrado
Dopo la resa a Stalingrado dell’esercito nazista
la vittoriosa Armata Rossa costringe il nemico
alla ritirata
1953
1919
Stalin
nel 1919
1883
18
MARZO
Giornata internazionale
delle donne
Mosca, marzo 1917. Manifestazione di lavoratrici per il pane
1977
22
APRILE
1870
25
APRILE
1945
1°
MAGGIO
1890
16
MAGGIO
1966
14
LUGLIO
5AGOSTO
1895
9SETTEMBRE
Anniversario
della morte di Marx
Anniversario della Comune di Parigi
Anniversario della Liberazione
dell’Europa dal nazifascismo
Anniversario
del lancio
ufficiale
della Grande
Rivoluzione
Culturale
Proletaria
cinese
“Creare schiere di teorici marxisti-leninisti nel mezzo della lotta”
manifesto cinese lanciato durante la Grande rivoluzione Culturale Proletaria
Anniversario della fondazione
della Seconda Internazionale
Anniversario della
morte di Engels
Engels a Londra, 1888
Anniversario
della morte
di Mao
Shaoshan, 3 settembre 2016. Durante il
viaggio in Cina per il 40° anniversario della
scomparsa, il compagno Erne rende
omaggio a Mao davanti alla sua enorme
statua. In basso sulla sinistra la targa e un
mazzo di fiori rossi del CC del PMLI
Anniversario della fondazione
28
SETTEMBRE della Prima Internazionale
1864
1°
OTTOBRE
1949
7NOVEMBRE
Anniversario della fondazione
della Repubblica popolare cinese
Anniversario
della Grande
Rivoluzione
Socialista
d’Ottobre
1917
28
NOVEMBRE Anniversario della nascita di Engels
1871
9APRILE
1945
1976
“La nostra unità è indistruttibile” poster sovietico
1910
14
MARZO
Anniversario
della morte
di Stalin
Anniversario della
fondazione della
Terza Internazionale
8MARZO
8MAGGIO
1889
5MARZO
6MARZO
1818
Anniversario
della
Fondazione
del PMLI
Anniversario della nascita di Lenin
Firenze 9 Aprile 1977. Fondazione del PMLI.
In alto a sinistra: Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI,
risponde agli applausi dei delegati a conclusione del Rapporto politico
Anniversario
della
Liberazione dal
nazifascismo
Anniversario della
fondazione
DICEMBRE de “Il Bolscevico”
15
1969
21
DICEMBRE
Il n.34 del 2016 de “Il Bolscevico”
dedicato alla Commemorazione di Mao
stampato oltre che diffuso in forma elettronica
Anniversario della nascita di Stalin
1879
26
DICEMBRE
Le brigate partigiane entrano
vittoriose a Milano
Giornata
internazionale
dei lavoratori
1820
Manifesto sovietico per il Primo Maggio
1893
30
DICEMBRE
1922
Anniversario della nascita di Mao
Anniversario
della
fondazione
dell’Urss
(Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche)
Nota: sono indicate la data dell’avvenimento o dell’istituzione della celebrazione
FEBBRAIO
100 anni
5MAGGIO
Anniversario
della nascita di Marx
L. 18.000
STUDIARE
LE 5 OPERE MARXISTE-LENINISTE FONDAMENTALI
PER TRASFORMARE IL MONDO E SE STESSI
Le richieste
vanno indirizzate a:
[email protected]
indirizzo postale:
PMLI
Via Antonio del Pollaiolo 172a
50142 FIRENZE
Tel. e fax 055 5123164
PMLI / il bolscevico 11
N. 2 - 19 gennaio 2017
Luminoso Futuro pubblica l’articolo de “Il Bolscevico”
dal titolo “Perché avete ignorato la morte di Fidel Castro?”
In data 4 gennaio Luminoso Futuro, blog del PC(ML) di
Panama curato dal compagno
Quibian Gaytan, portavoce
ufficiale del Comitato centrale del PC(ML)P, ha pubblicato il dialogo coi lettori apparso su “Il Bolscevico” n. 1 del
2017 dal titolo “Perché avete ignorato la morte di Fidel
Castro?” sia in lingua italiana che in spagnola-castigliano. La versione in castigliano
è stata corredata dalle foto
che ritraggono Castro assieme a Krusciov, Breznev, Gorbaciov, Eltzin fino a Putin, per
sottolineare il rapporto stretto
che lo legava con il socialimperialismo russo di ieri e con
la Russia imperialista di oggi
e non certo col socialismo
dell’URSS di Lenin e Stalin o
della Cina di Mao. L’articolo è
stato rilanciato anche da altri
blog dell’America Latina, riportati qui sotto.
In data 5 gennaio Lumino-
so Futuro ha pubblicato sempre tradotto in castigliano anche “Trump: ‘Sradicare l’Isis
dalla faccia della terra’” articolo apparso anch’esso su “Il
Bolscevico” n. 1/2017 a pag.
14 corredato da una foto di
Trump vestito con la divisa militare nazista con la didascalia “Donald Trump, il nuovo
fuerher del vecchio nazismo
yanke”.
Auguri per un anno
di lotte e conquiste
marxiste-leniniste
Un filo capitalista
a capo dei
metalmeccanici Cisl
Auguro a tutti voi compagni, un glorioso anno di lotte e
conquiste marxiste-leniniste.
Lorenzo Santoro provincia di Bergamo
Da un po’ di tempo gira,
con l’etichetta del “nuovo”,
tale Marco Bentivogli, figlio
d’arte (il padre Franco era
stato segretario generale della Fim-Cisl dal 1974 al 1983),
“giovane” (46 enne) segretario generale dello stesso sindacato dal 2014; ha partecipato a programmi tv a proposito
della crisi di MPS, che rischia
di buttare sul lastrico migliaia
di piccoli risparmiatori, dove
ha dichiarato tranquillamente
che la colpa non è del “mercato”, ma del caos italiano.
In un libro recente, il “giovane leone” sgherro del capitalismo vanta le “magnifiche sorti
e progressive” esaltando l’uso
dei robot e in genere il macchinismo, “creatività e produttività” che sarebbero connessi
al “nuovo lavoro”. In esso sostiene che “le nuove tecnologie non causano perdita di posti di lavoro”, dimenticando
completamente le formidabili
espressioni di Marx nei “Grun-
drisse-Fondamenti dell’economia politica”, quando afferma: “La macchina isolata è
stata sostituita da un mostro meccanico che, con la
sua gigantesca costituzione, riempie interi fabbricati;
la sua forza demoniaca, dissimulata dapprima dal movimento cadenzato e quasi solenne delle sue enormi
membra, scoppia nella danza febbrile e vertiginosa dei
suoi innumerevoli organi
di esecuzione... Il lavoro è
soggetto a una volontà e a
un’intelligenza che gli sono
estranee: sono queste a digerirlo. L’unità che anima il
lavoro è fuori di esso”. Cito
da “Mao e la lotta del PMLI
per il socialismo”, edito dal
PMLI, p.191, dove il compagno Mino Pasca intelligentemente annotava, nel discorso pronunciato al Palazzo dei
Congressi di Firenze, il 9 Settembre 1985, in occasione del
nono Anniversario della morte di Mao che: “L’automazione
non è il tratto distintivo di questa terza (oggi è forse già la
quarta, da allora sono passati più di trent’anni), bensì della
prima rivoluzione industriale”.
Ma Bentivogli non vuol capire o meglio è completamente asservito tanto da tessere
un elogio di Wilhelm Emmanuel von Ketteler (1811-1877),
sostenitore di quel tentativo che fece la chiesa cattolica ottocentesca per fermare
le dottrine socialiste e poi soprattutto quelle di Marx e Engels, parlando di “pace sociale”, di riconoscimento dei
diritti dei poveri (che rimangono ovviamente tali, nella loro
concezione) contro la lotta di
classe e ogni tentativo rivoluzionario, ovviamente. A Bentivogli andrebbe anche ricordato, ma da democristiano qual
è non se lo lascerà mai dire,
che Ketteler era un nemico
furibondo di ogni innovazione teologica, di ogni pensiero
non diremo anti ma semplicemente extra-cattolico (panteismo, idealismo, modernismo),
che sosteneva tesi antisemite, eccetera. Proprio per questo il personaggio trova tanto
spazio, dalla “Leopolda” (da
renziano convinto era sempre
presente) alle tv e ai giornali.
Eugen Galasso - Firenze
Sto ricercando
un mio articolo
scritto per
“Il Bolscevico”
quand’ero
giovanissimo
Salve compagni,
diversi anni fa (tra il 2004 e
il 2009) scrissi un articolo che
allora fu pubblicato su “Il Bolscevico”. Allora avevo 15-16
anni. Ho conservato il giornale in copia cartacea per anni
ma in seguito ad un trasloco è
andato perduto. Avete voi, per
caso, un archivio dove poter
prendere visione di quel mio
articolo?
Saluti marxisti-leninisti.
Stefano, dalla Sicilia
La piazza è il nostro ambiente ideale e naturale di lotta e di propaganda,
assieme a quello delle fabbriche,
dei campi, delle scuole e
delle università.
STARE
IN PIAZZA
Frequentiamola
il più possibile per diffondere i messaggi del
Partito, per raccogliere le rivendicazioni, le idee, le proposte
e le informazioni delle masse e per stringerci sempre più a esse.
Dopo lo studio dell’opuscolo n.4 di
Giovanni Scuderi
È ora più che mai
necessario abbattere
il capitalismo per
conquistare il socialismo
Studiando l’opuscolo n.
4 di Giovanni Scuderi dal
titolo:
“L’astensionismo
marxista-leninista è il voto
dell’opposizione proletaria rivoluzionaria al regime
neofascista per il socialismo”, scritto nel 1992, è
chiara e lampante come la
luce del sole che la situazione odierna delle cosche
politiche borghesi è come
qui viene descritta: “...con
l’andar del tempo, bacati dalla mollezza della vita
parlamentare, dagli stipendi e dalle pensioni d’oro ai
parlamentari, dal profumato finanziamento pubblico,
ricattati dalla corruzione e
dai finanziamenti occulti
e sotto l’influenza delle rispettive lobby economiche
e finanziarie, essi si sono
omologati a destra sul terreno dell’imperialismo e
del neofascismo. Mentre con l’incarognimento e
l’imbarbarimento dello Stato e della lotta politica interborghese, e finendo per
qualcuno la necessità di
mascherarsi da partito socialista o comunista, hanno gradualmente perso i
caratteri dei partiti tradizionali borghesi e hanno assunto quelli propri delle co-
sche mafiose”.
Certo non poteva esser più esplicito il nostro
Segretario generale nel
descrivere la situazione
odierna che negli anni a
venire è peggiorata sempre più. Uno Stato che è
sempre più mafioso, arrogante e prevaricatore della reale volontà del popolo
italiano, che aspira al benessere e non alla miseria e alla disoccupazione,
oramai cronica, e una crisi
capitalistica schiava delle
banche e dei “poteri forti”,
dove solo e soltanto il capitalismo è europeo e fa solo
e soltanto i suoi interessi
di classe in questa Europa che non è dei popoli ma
della borghesia e dei grandi monopoli finanziari internazionali.
È ora più che mai necessario lottare per abbattere il capitalismo e questa
Europa per conquistare il
socialismo che è il solo avvenire della classe operaia
e dei popoli oppressi.
Da un rapporto interno dell’Organizzazione di
Civitavecchia (Roma) del
PMLI
12 il bolscevico / cronache locali
N. 2 - 19 gennaio 2017
Ferita una bambina di 10 anni in pieno centro di Napoli
La camorra spara contro ambulanti
africani antipizzo
De Magistris e De Luca sanno chiedere solo videosorveglianza e forze dell’ordine?
subito un piano straordinario per il lavoro e la riqualificazione
dei quartieri popolari
‡‡Redazione di Napoli
Non poteva cominciare un
2017 peggiore per la città di
Napoli, appena passati i botti di
Capodanno che hanno lasciato quasi un centinaio di feriti tra
cui non pochi minorenni, negli
ospedali partenopei. Mercoledì
4 gennaio una bimba di 10 anni
accompagnata dal padre dalle parti di via Annunziata, in una
zona centrale tra il rione Forcella
e piazza Garibaldi, è vittima innocente dell’ennesimo agguato
di camorra. Intorno alle 13 alcuni
killer si dirigevano verso un ambulante africano che vende borse
e pellame, reo di non aver versato il pizzo al racket per le feste di
Natale, ma soprattutto di aver respinto assieme ad altri connazionali senegalesi un primo agguato
da parte di alcuni affiliati ai clan
- si parla di sei giovani - armati di
mazze e bastoni. In quelle zone
a gestire il pizzo è il clan per ora
egemone, ossia i Mazzarella-Barile che si contrappone a quello
Giuliano-Rinaldi e Sibillo-Corallo
nella gestione del pizzo sulle buste di plastica.
Nella storica via Annunziata
i sicari raggiungevano con i loro
colpi tre ambulanti africani e la
bimba, colpita al piede e alla
mano; quattro i feriti e fortunatamente nessun morto. Subito la
corsa in ospedale, un vero viaggio visto che i nosocomi dell’Annunziata e del San Gennaro sono
in fase di smantellamento e prossimi alla chiusura, che si conclude all’Ospedale dei bambini il
“Santo Bono”, al Vomero dove il
proiettile viene estratto senza che
fortunatamente abbia toccato
organi vitali. Il giorno dopo la camorra infischiandosene della vigliacca azione in pieno centro invia bande di giovani camorristi al
rione Traiano per la “stesa”, ossia
scorribande in motorino per le vie
Per mano di “ignoti”
Ennesimo
e intollerabile atto
intimidatorio nei
confronti
del presidente ANPI
di Quarona ed
esponente della CGIL
Solidarietà dell’Organizzazione
di Biella del PMLI
‡‡Dal corrispondente
dell’Organizzazione
di Biella del PMLI
Ennesimo episodio intimidatorio ai danni di Marco Bozzo
Rolando, esponente valsesiano
di spicco dell’Anpi (presidente della sezione di Quarona) e
della Cgil Vercelli Valsesia. Il 27
dicembre ad essere incendiato
per mano di “ignoti” è stato il
portone di casa. È così il terzo
atto vandalico che subisce nel
2016 dopo che il terzo atto vandalico che subisce nel 2016.
Una prima volta è stata divelta la serratura di casa, mentre
a maggo 2016 un incendio di
origine dolosa ha bruciato e distrutto la legnaia.
Di fronte a quest’ennesimo
atto intimidatorio ai danni di
Bozzo Rolando, impegnato da
anni nell’accoglienza dei migranti e in iniziative destinate
al loro sostegno, la CGIL nel
suo comunicato di denuncia
ha chiesto con forza “alla questura di fare chiarezza al più
presto su questi episodi intimidatori e non più tollerabili. Così
come auspichiamo che tutti i
primi cittadini e gli abitanti della
Valsesia esprimano la propria
solidarietà a una delle persone
più altruiste e disponibili che la
Valsesia abbia in questo momento”.
Pronta la solidarietà dell’Organizzazione di Biella del PMLI
che in un comunicato condanna “il vile atto intimidatorio (…)
operato da vili neofascisti che,
come i loro omologhi degli anni
’20 del secolo precedente, cercano di intimidire chi fa dell’antifascismo militante e dell’accoglienza nei confronti di chi
scappa da sanguinosi conflitti
– sempre fomentati o addirittura scatenati dall’imperialismo
internazionale – la propria condotta di vita, esattamente come
Marco Bozzo Rolando. Militanti
e simpatizzanti del PMLI auspicano l’organizzazione, entro
brevissimo tempo, di un corteo
di solidarietà in Valsesia per riaffermare quei valori e principi
resistenziali che animarono
l’intera valle durante i giorni
della Liberazione e che resero la Valsesia Medaglia d’oro
al valore della Resistenza”. Il
comunicato del PMLI è stato
rilanciato da “Newsbiella.it” il 5
gennaio.
centrali del rione sparando in aria
per terrorizzare la popolazione.
Dinanzi all’ennesima provocazione camorristica, esplodeva
letteralmente il giornalista anticamorra Roberto Saviano, da dieci
anni sotto scorta per aver denunciato i clan, soprattutto quello dei
Casalesi, nei suoi libri. Si tratta
di un intervento durissimo di cui
segnaliamo alcune frasi significative: “De Magistris è in carica
da sei anni, ma parla come se si
fosse appena insediato mentre
Napoli non è cambiata. Illudersi
di risolvere problemi strutturali urlando al turismo o alle feste
di piazza è da ingenui o peggio
conniventi”. Sul termine ‘connivenza’ la replica piccata del
neopodestà De Magistris con
un lungo post su Facebook che
prima ha rispolverato i suoi anni
di magistrato antimafia e poi un
j’accuse addirittura di sciacallaggio: “Ogni volta che succede
un fatto di cronaca nera arriva,
come un orologio, la tua invettiva. Più si spara, più cresce la
tua impresa. Se utilizzassi le tue
categorie mentali, dovrei pensare
che tu auspichi l’invincibilità della
camorra per non perdere il ruolo
che ti hanno e ti sei costruito. E
probabilmente accumulare tanti denari”. Poi la stoccata finale
degno di un presidenzialista e
narcisista come il “rivoluzionario”
arancione dinanzi alla Prefettura
di Napoli raccogliendo i giornalisti dei mass media di regime
e indicando in quel palazzo, nel
governo Gentiloni e nel Ministro
dell’Interno Minniti i responsabili
diretti della questione perché non
inviano “forze dell’ordine”. Ossia:
militarizzazione del territorio e videosorveglianza, la stessa cantilena che dice da mesi facendo il
verso all’ex gerarca dell’Interno,
Alfano.
Non si fa attendere la replica
di Saviano sempre tramite i social
network: “Il sindaco de Magistris
come sempre non dice nulla sul
merito delle questioni, è un populista. A lui non interessa la realtà,
a lui interessa l’idea, quell’idea
falsa di una città in rinascita. Il
contesto nel quale nascono e
crescono le organizzazioni criminali, fatto di assenza delle regole e lassismo, da quando lui è
sindaco non solo non è mutato,
ma ha preso una piega addirittura più grottesca: ora la camorra in
città è minorenne e il disagio si è
esteso alle fasce anagraficamente più deboli”. Nella lunga risposta lo scrittore accusa il sindaco
di ignorare le periferie, i killer in
azione nelle strade cittadine e la
gestione del patrimonio comunale nelle zone controllate dalla
camorra: “il problema non sono
le vittime innocenti del fuoco
della camorra, il problema è che
poi Saviano ne parlerà. Quando
le mistificazioni della sua amministrazione verranno al pettine, a
pugnalarla saranno i tanti lacchè,
più o meno pagati, dei quali si
circonda per edulcorare la realtà,
per evitare di affrontarla”.
A rincarare la polemica è il
padre comboniano Alex Zanotelli
impegnato soprattutto in quartieri difficili come Sanità e Forcella
che parla di apertura delle scuole
fino alle 21, per togliere i giovanissimi e i giovani da mezzo alla
strada e a contatto con la camorra, ma anche di lavoro: “Lavoro?
Napoli, venditori ambulanti nel centro città
Niente, i giovani sono tutti per
strada. Alla Sanità ha operato per
un anno la cooperativa sociale
Cartesio ambiente per impiegare
5 abitanti del rione nella raccolta
del cartone. Il comune aveva stilato un protocollo con la parrocchia dei Miracoli, Comieco e la
società comunale che si occupa
della raccolta dei rifiuti, l’Asia: in
un gruppo di 20 persone in forte
difficoltà erano stati selezionati i
5 che avevano maggiore urgenza
di lavorare. Stava funzionando
benissimo ma la convenzione
è stata eliminata: le norme impongono al comune di mettere il
servizio a bando. Il progetto della
coop Cartesio è risultato il migliore ma i concorrenti hanno presentato un’offerta economica al
ribasso”. Significativo il passaggio sulla “legalità a tutti i costi”:
“La legalità ha soffocato i diritti,
il più piccolo non può competere
con il più forte. Qui ci vuole una
riflessione seria, che manca del
tutto”. E ancora: “sull’esercito la
popolazione si sente presa in giro
ed è arrabbiata. Soprattutto ci si
chiede perché ci sono i soldi per
l’esercito e invece non ci sono
per le scuole, la sanità, il welfare,
i servizi. Nel 2015 l’Italia ha speso 23 miliardi in armamenti ma
non ci sono mai fondi per tirare
via la popolazione dalla povertà”.
Concorda il filosofo Aldo Masullo
per il quale al centro dell’agenda politica ci dovrebbe essere il
lavoro: “Se pensiamo alla desertificazione industriale che negli
ultimi decenni ha ridotto Napoli
nelle condizioni in cui si trova, indipendentemente dall’illusione di
giornate popolate di turisti, direi
di sì”.
Forcaiolo, poi, l’intervento del
governatore plurinquisito della
Campania De Luca: “Siamo vicini
con affetto e solidarietà alla bimba colpita e alla sua famiglia – afferma il già neopodestà di Salerno - per noi il tema della sicurezza
rimane centrale. Continueremo,
mantenendo gli impegni assunti,
a estendere nella città gli impianti
di videosorveglianza”.
Non si può non concordare
con Roberto Saviano che ha parlato della “rivoluzione” arancione
di De Magistris come “la menzogna populista di un caudillo
che confonde i proclami con la
realizzazione” per respingere le
accuse del neopodestà di Napoli
che vedeva un aumento di turisti
e respingeva le “accuse ingiuste” di Saviano alle sue politiche
di “cambiamento”. Una città,
dunque, “liberata solo a parole”,
vittima delle violente “paranze
dei bambini”, ossia dei clan formati da boss giovanissimi che
impazzano in città. Per il resto
con il nuovo anno 2017 la giunta De Magistris è ancora al palo
sulla riqualificazione dei quartieri
popolari centrali e quelli periferici che cingono la zona Est e la
zona Ovest di Napoli, sul lavoro
per i giovani, sulla manutenzione
e sul decoro urbano – l’elevazione del mostro di ferro ”Nalbero”
abbruttisce la vista sul magnifico lungomare napoletano e arricchisce solo i grandi ristoratori
e albergatori che appioppano
contratti da fame ai ragazzi e alle
ragazze presi in giro dalla ricetta
“dell’aumento del turismo” – fino
al completamento della metropolitana confinato ad un sine die,
dopo altri cinque anni di attesa
da parte delle masse popolari.
Mancanza di lavoro, degrado a
qualsiasi livello e immiserimento
delle periferie urbane.
È da quando si è insediato a
Palazzo S. Giacomo che i marxisti-leninisti napoletani chiedono
a De Magistris pubblicamente
tramite volantini e articoli su “Il
Bolscevico” di dare lavoro ai disoccupati e di riqualificare i quartieri popolari. Ma lui da questo
orecchio non ci sente. Va cacciato via.
CALENDARIO
DELLE MANIFESTAZIONI
E DEGLI SCIOPERI
GENNAIO
8-25
9-11
Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Orsa Trasporti – Sciopero dei lavoratori
7UHQLWDOLDFRQPRGDOLWjUHJLRQDOLGLYHUVLÀFDWH
Ost, Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt-Uil, Faisa-Cisal, RSU, Faisa-Confail.
Orsa, Tpl, Sul-Ct, Usb lavoro privato, Utl
– Sciopero lavoratori trasporto pubblico locale con modalità
GLYHUVLÀFDWHVXOWHUULWRULR
13
Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil - Sciopero dei lavoratori del
tessile e calzaturiero con manifestazione nazionale a Firenze
durante Pitti Uomo.
13-16
Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec – Sciopero lavoratori aziende
Elettricità, Assoelettrica, Utilitalia, Energia Concorrente, Terna,
Gse, Sogin, Terna-dispacciamento Rete Nazionale e sciopero
straordinario dei lavoratori
20
Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl-Ta - Trasporto Aereo –
Sciopero dei lavoratori del settore rappresentato dalle
associazioni Assaereo, Assaeroporti, Fairo, Assohandlers
20
Cub trasporti, OSR – Sciopero del personale trasporto aereo
delle soc. Sea di Milano Linate e Malpensa e del personale
gruppo Alitalia-Sai
cronache locali / il bolscevico 13
N. 2 - 19 gennaio 2017
Nella Toscana del PD Rossi aumentano
i poveri cronici
Il governatore invece di dare a tutti i disoccupati un lavoro stabile lancia il “reddito di inclusione sociale”
‡‡Dal nostro
corrispondente per la
Toscana
“Mi ha colpito la definizione ‘povertà croniche che causano un vero e proprio effetto
intrappolamento’ e racconta la
crescita di queste povertà cronicizzate, che i centri d’ascolto delle Caritas della Toscana
seguono da almeno sei anni,
tante persone, più di 5.000, che
non riescono a ripartire e a riprogettare la loro vita anche in
presenza (a volte) di un reddito
che, tuttavia, non è sufficiente a
rispondere a tutti i bisogni della famiglia. Va comunque detto
che anche nel 2015 la soglia di
povertà relativa in Toscana si
ferma al 5%, meno della metà
rispetto a quella media nazionale che è del 10,4%”. Queste
le inconsistenti parole del vice
presidente della regione Toscana Stefania Saccardi (PD), nonché assessore alla Salute e al
welfare, in occasione della presentazione del Dossier Caritas
2016 sulla povertà in Toscana.
La situazione non è come la
racconta lei e la fotografia che
emerge dal rapporto della Caritas Toscana è grave e sovverte
tutte le fandonie sparse a piene
mani dall’ex governo del neoduce Renzi fino alle sue dimissioni sulla ripresa in Italia grazie
alle sue “riforme” in particolare
al Job Acts.
Secondo i dati Istat in Italia
le famiglie povere sono 1 milione e 582 mila, ovvero 44 milio-
ni e 582 mila persone che non
riescono ad acquistare beni di
prima necessità. Nel 2015 è notevolmente peggiorata la situazione di indigenza delle famiglie
monoreddito, in particolare di
chi ha uno stipendio da operaio. L’età media di chi si rivolge
ai Centri di Ascolto (CdA) è di
44 anni, il 49,9% sono uomini e
il 50,1% donne.
In Toscana, come ha affermato la renziana Saccardi, il
dato di persone che si sono
rivolte ai CdA sono lievemente
diminuiti ma non per il modificarsi generale delle condizioni
di povertà, bensì come sostenuto dalla stessa Caritas, per
la maggiore complessità delle
situazioni affrontate che necessitano di più incontri e percorsi
di accompagnamento sempre
più lunghi.
Le province che registrano il
maggior numero di persone che
hanno chiesto aiuto sono Firenze, Prato, seguono Livorno, Pistoia e Lucca. Anche in Toscana è alto il numero delle donne
che si rivolgono per chiedere
aiuto, mentre si riduce notevolmente il divario tra immigrati e
italiani. Nel 2007 l’80,1% erano
immigrati contro il 19,9% di italiani, per poi passare nel 2015
al 63,9% contro il 36,1%. Gli
immigrati provengono soprattutto dal Marocco e dalla Romania. Il 51,3% di coloro che si
rivolgono alla Caritas ha un’età
compresa fra i 35 e i 44 anni,
per gli italiani il 70% ha più di
Una donna cerca avanzi nei cassonetti
45 anni, per gli immigrati il 63%
ha meno di 45 anni.
In questo quadro incide anche la situazione familiare. Infatti
le persone che nel rapporto della
Caritas sono classificate come
“stato libero”, sono coloro che
a maggioranza si trovano più in
sofferenza economica, in particolare poi se sono disoccupate,
e dopo comunque gli stessi “coniugati”. Infatti il capitalismo at-
traverso la famiglia si garantisce
la riproduzione della forza-lavoro,
non solo come riproduzione ma
anche come soddisfacimento
di tutta una serie di bisogni della vita materiale e spirituale che
permettono alla forza lavoro di
rigenerarsi, rinfrancarsi e modellarsi in base alle esigenze dello
sfruttamento capitalistico. Come
sostiene Engels nella Prefazione
alla prima edizione de “L’origine
Corrispondenze Operaie
della famiglia” “(...) il momento determinante della storia,
in ultima istanza, è la produzione e la riproduzione della
vita immediata. Ma questa è
a sua volta di duplice specie.
Da un lato, la produzione di
mezzi di sussistenza, di generi
per l’alimentazione, di oggetti
di vestiario, di abitazione e di
strumenti necessari per queste cose; dall’altro, la produzione degli uomini stessi: la
riproduzione della specie. Le
istituzioni sociali entro le quali
gli uomini di una determinata
epoca storica e di un determinato paese vivono, sono
condizionate da entrambe le
specie della produzione; dallo
stadio di sviluppo del lavoro,
da una parte, e della famiglia
dall’altra”.
Il 75% delle persone che
chiedono aiuto sono disoccupate, ma anche chi ha un
lavoro o una pensione non riesce ad arrivare a fine mese e
sono il 18,1% delle situazioni
esaminate. Il 74,3% di coloro
che si sono rivolte alla Caritas
per problemi economici hanno
denunciato un reddito insufficiente rispetto alle normali esigenze, solo il 14,2% ha nessun
reddito. Il 29,1% delle persone
si sono rivolte per la prima volta
alla Caritas, con un’età compresa che va dai 25 ai 44 anni,
ma ben il 23,4% è segnato da
povertà cronica ovvero persone
seguite da almeno 6 anni e che
non sono riuscite ad uscire dal-
la spirale di sofferenza sociale
ed economica.
Tra le conclusioni espresse dalla Caritas vi è l’ammissione che: “l’assistenza che si
somma ad assistenza, se non
è accompagnata e affiancata
da percorsi verso l’autonomia,
finisce con l’alimentare le disuguaglianze e l’esclusione sociale”. Ovvero difficilmente con
l’assistenza i cosiddetti “poveri
cronici” riusciranno a migliorare
la loro situazione di povertà e a
loro se ne aggiungeranno degli
altri.
Noi marxisti-leninisti sappiamo bene che la soluzione, sebbene talvolta proposta in buona
fede, non sta nell’assistenzialismo, nel quale trovano invece
vantaggio economico e sociale
il capitalismo e i governi comunali, regionali e nazionali.
La soluzione non è quindi neanche quella proclamata
dal governatore Enrico Rossi
(PD) per il “reddito di inclusione sociale”, che altro non è che
elemosina istituzionalizzata per
i poveri, invece di dare a tutti i
disoccupati un lavoro stabile, a
salario intero, a tempo pieno e
sindacalmente tutelato.
Anche se sappiamo che
solo abbattendo il capitalismo
che ingrassa sullo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo e lottando
per il socialismo non ci saranno
più sfruttamento e oppressione, disoccupazione e povertà,
ingiustizie e disuguaglianze sociali, territoriali e di genere.
Questa rubrica è a disposizione delle operaie e degli operai non membri del
PMLI che vogliono esprimere la loro opinione sugli avvenimenti politici, sindacali, sociali e culturali, o che vogliono informare le lettrici e i lettori de “Il
Bolscevico” sulla situazione, sugli avvenimenti e sulle lotte della loro azienda
Al direttivo provinciale della FILCTEM-CGIL
Alcuni delegati criticano l’operato dei vertici della CGIL pronti
ad accordi al ribasso col governo Gentiloni e i padroni
Interrotta una delegata che difendeva il PD, di cui è segretaria in un circolo
Martedì 20 dicembre si è
svolta la riunione del Direttivo provinciale di Firenze della
FILCTEM-CGIL presso la Casa
del Popolo di San Bartolo a
Cintoia (Firenze).
Davanti ad una platea di circa 40 delegate e delegati dei
settori manifatturiero, chimico,
tessile ed energia e con la presenza della Segretaria della Camera del Lavoro di Firenze Paola Galgani i lavori sono iniziati
con la lettura, la discussione e il
voto sul Bilancio Preventivo della Categoria per l’anno 2017.
Dopo tale adempimento si è
passati agli altri punti all’ordine
del giorno, ossia la situazione
politico-sindacale e i referendum promossi dalla CGIL con
la raccolta delle firme della
scorsa estate, con la relazione introduttiva del Segretario
provinciale FILCTEM Bernardo
Marasco.
Egli, seppur critico nei confronti della posizione assunta
da Matteo Renzi sul referendum
costituzionale (“Renzi è stato
sconfitto sulla propria legittimazione”), ha fatto chiaramente capire qual è attualmente la
posizione politica della CGIL
nei confronti anche del governo
Gentiloni. Infatti ha affermato
che “il dialogo sociale con le
istituzioni continua, dopo il risultato referendario il governo ci
ascolterà...”, e ha aggiunto che
è “fuori dubbio che il nostro è
un sindacato che confligge e si
accorda con il capitale…”, per
finire con “la nostra proposta è
sottoscrivere il Nuovo Statuto
dei Lavori…”. Non c’è da stupirsi, ci mancherebbe, questa
è la posizione che seppur con
molteplici sfumature la destra
maggioritaria della CGIL cavalca ormai da molti anni cioè
quella di compromesso con i
capitalisti ed i padroni.
Finita la relazione introduttiva si è passati agli interventi dei
delegati, alcuni dei quali degni
di nota. Vista l’importanza degli argomenti in discussione,
come delegato sindacale della
Lavanderia Industriale CHI-MA
(Mugello-Firenze) sono intervenuto anch’io e l’ho fatto subito
(ero il secondo in lista) in modo
da portare elementi concreti e
fattivi al dibattito.
Sul referendum costituzionale ho detto che la vittoria del
NO è stata una strepitosa vittoria antifascista (pur cercando
di rimanere con “i piedi per terra”) a riprova che l’opposizione all’uomo solo al comando e
l’antifascismo sono nel DNA del
popolo italiano ma che sarebbe
pura illusione pensare che un
governo (borghese) di un altro
colore possa risolvere i problemi
immediati delle lavoratrici ed i lavoratori. Ho poi denunciato con
forza quanto successo dopo il
risultato referendario, ossia l’avvento di Paolo Gentiloni a capo
del governo fotocopia di Renzi
dove sono stati premiati coloro
(Boschi, Lotti, ecc.) che sono
usciti sconfitti dall’esito del referendum, alla faccia della tanto
sbandierata “sovranità popolare”
sancita dalla Costituzione italiana
borghese. Nel corso dell’inter-
vento ho poi criticato fortemente
l’accordo sul rinnovo del CCNL
dei metalmeccanici, affermando
che da CCNL di riferimento per
tutte le categorie ad oggi esso è
diventato uno dei peggiori contratti del settore privato. Ho poi
concluso spendendo due parole
anche sui referendum proposti
dalla CGIL, invitando i lavoratori a impegnarsi nell’eventuale
campagna referendaria anche
se “resto convinto che siano
solo uno strumento di lotta che
non potrà mai sostituire quello
naturale dei lavoratori cioè la lotta di classe!”.
Il mio intervento è stato seguito attentamente e poi largamente applaudito. Esso, come
auspicavo, è stato dirompente
e ha acceso il dibattito.
Un delegato empolese ha
affermato che la CGIL è troppo debole nel fare proposte
e nelle lotte, un altro delegato
sempre empolese ha criticato
la CGIL per lo scarso impegno
dimostrato nella campagna
referendaria e che in realtà si
vede bene che, nonostante il
risultato, non è cambiato niente
e un delegato della piana fiorentina ha espresso felicità per
la vittoria del No al referendum
costituzionale.
Ma l’apice è stato raggiunto
durante e dopo l’intervento di
una delegata (che ricopre anche la carica di Segretaria di
un importante Circolo PD della
piana fiorentina) la quale, avventurandosi in un intervento
più da riunione di partito che da
attivo sindacale, ha più o meno
velatamente teso a difendere
il proprio partito, scatenando
così l’ira di un delegato che l’ha
rimproverata, interrompendola
(ma poi si è scusato), dicendo:
“Se voglio sentire parlare del
PD vado nella sezione del PD,
basta parlare in CGIL a nome
del PD!”. Durante il dibattito,
poi, un funzionario FILCTEM
ha ulteriormente rimproverato
la delegata sopracitata dicendo poche ma chiare parole: “ la
CGIL ha il mandato di difendere
i lavoratori!”.
Finiti gli interventi si è passati alle conclusioni, tenute dalla
Segretaria della Camera del
Lavoro fiorentina. Ella non si
è discostata molto da quanto
detto dal Segretario FILCTEM
nella relazione introduttiva, ribadendo la posizione della destra maggioritaria della CGIL.
Emblematica, secondo me, una
sola frase da lei enunciata: “Se
il Parlamento decidesse di deliberare, si possono anche ritirare i referendum proposti dalla
CGIL”. Denotando così, ancora
con più forza, che per i dirigenti
sindacali della CGIL, oltre che
accordarsi con i capitalisti ed i
padroni, è preferibile accordarsi anche con gli ulteriori nemici
della classe operaia.
Ai sinceri marxisti-leninisti,
socialisti e comunisti il compito
di indirizzare la classe operaia
verso un mondo migliore e per
il Socialismo!
Coi Maestri e il PMLI, vinceremo!
Andrea, operaio
del Mugello (Firenze)
Conto corrente postale 85842383 intestato a:
PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze
esteri / il bolscevico 15
N. 2 - 19 gennaio 2017
Nasce la Federazione
del Nord della Siria
Assad non è d’accordo
Tolta denominazione di Rojava
L’assemblea costituente per
l’istituzione del sistema federale nel Rojava/Siria settentrionale, costituita lo scorso 17 marzo nella conferenza di Rimelan
delle principali organizzazioni
curde siriane sotto l’egida del
Partito dell’Unione Democratica
(PYD), braccio politico delle Unità di Difesa del Popolo (YPG),
ha tenuto una nuova riunione
nella stessa città tra il 27 e il 29
dicembre per discutere degli sviluppi della situazione nel paese
mediorientale e ha lanciato un
appello “a tutti i curdi in Siria a
prendere parte attiva nella costruzione di una Siria democratica e federale”.
Alla riunione hanno preso parte 165 rappresentanti provenienti dai tre cantoni
di Jazira, Kobane e Afrin che
compongono il Kurdistan occidentale (Rojava) e dalla regione
di Shehba. Nella dichiarazione
finale della riunione dell’Assemblea costituente, resa pubblica
in una conferenza stampa si sottolinea che “l’Assemblea ha di-
chiarato che la Federazione democratica del Nord della Siria è
una parte di una Siria democratica e federale. Il sistema federale è stato scelto come una soluzione democratica per un futuro
della Siria e un sistema per garantire l’uscita dalla crisi attuale
per prevenire il collasso sociale”. La Federazione sarebbe “un
esempio per tutti in Siria”, raccogliendo i rappresentanti curdi, siriani, turcomanni, arabi e armeni; un esempio della necessità
di un “sistema federale per una
società che sarà democratica,
laica e plurale, al di là delle differenze etniche e religiose della
regione”.
L’Assemblea chiedeva “a tutti
i gruppi politici e sociali nel nord
della Siria a prendere parte attiva nel sistema democratico” e
i suoi rappresentanti nella conferenza stampa spiegavano
che per questa ragione la federazione che era stata chiamata “Federazione della Siria settentrionale-Rojava” modificava il
suo nome rimuovendo il termine
Rojava (Occidentale in curdo,
ndr) a causa del suo riferimento
ad una singola etnia. Una decisione presa a maggioranza.
Nel comunicato della seconda conferenza di Rimelan si sottolineavano tra gli altri le conquiste territoriali ottenuti dalle forze
democratiche siriane (SDF) durante l’operazione contro Raqqa,
la capitale dello Stato islamico.
Tra l’altro la regione di Raqqa
e quella limitrofa di Deir er-Zur
potrebbero finire inglobate dalla Federazione
democratica
del Nord; una volta ovviamente
sconfitto lo Stato islamico.
La proclamazione nel marzo
scorso della federazione autonoma da Damasco, pur se presentata come “una amministrazione autonoma curda intesa
all’interno di un futuro Stato federale in Siria” era stata bocciata dal regime di Assad. Cui non
è bastata la modifica del nome
della Federazione per cambiare
opinione. Damasco non accetterà mai alcun genere di regione,
federata o meno nel Nord del
Nella carta, evidenziata in giallo, la federazione del Nord della Siria
paese, sosteneva il 30 dicembre un responsabile del ministero dell’Informazione siriano, si
tratta di “una azione illegale” che
“mette a rischio l’integrità territoriale del paese”. Quella integrità
territoriale che era appena stata ribadita negli accordi di tregua
del 29 dicembre tra governo siriano e opposizioni definiti sotto la regia di Russia e Turchia
Bangladesh
I padroni reprimono i lavoratori
in lotta per aumenti salariali
Almeno 3 mila lavoratori licenziati, numerosi sindacalisti
arrestati e minacciati e una serrata delle aziende terminata il 26
dicembre hanno posto fine, al
momento, alla protesta dei lavoratori tessili del Bangladesh scesi in sciopero per chiedere aumenti salariali.
Lo protesta dei lavoratori
era iniziata il 12 dicembre con
lo sciopero alla Windy Apparels
Limited, un’azienda di abbigliamento della cintura industriale di
Ashulia, alla periferia della capitale Dhaka. Migliaia di lavoratori
incrociavano le braccia chiedendo l’aumento del salario minimo
per difendere il potere di acquisto a fronte dell’incremento del
livello dei prezzi. Nei giorni successivi lo sciopero dilagava nelle altre aziende fino a coinvolgere i lavoratori di una sessatina
tra le maggiori fabbriche che
confezionano vestiario per colossi stranieri, da Zara e H&M a
Gap, che erano costrette a congelare la produzione. Nella capitale Dhaka erano oltre 50 mila
gli operai scesi in piazza.
I lavoratori denunciavano
che lo stipendio minimo intorno ai 5-6 mila taka, poco più di
60 euro al mese fissato dopo la
contrattazione di tre anni fa non
bastava più a colmare la crescita dell’inflazione e chiedevano un aumento degli stipendi almeno fino a 15 mila taka mensili,
circa 180 euro.
La Bangladesh Garment Manufacturers and Exporters Association (Bgmea), l’associazione di settore dei padroni tessili
apriva le trattative con i delegati
sindacali ma opponeva un netto rifiuto all’aumento del salario
minimo.
Il 21 dicembre un centinaio
di lavoratori della Windy Appa-
rels Limited erano licenziati con
un inammissibile atto pubblico,
con la lista con i loro nomi, definiti “piantagrane” dalla direzione
della Windy Apparel, affissa sul
cancello d’ingresso della fabbrica. La produzione però rimaneva bloccata in molti stabilimenti
e più volte i cortei dei lavoratori
bloccavano l’autostrada DhakaTangail. E Solo l’arresto di sindacalisti, la serrata padronale e
la minaccia di licenzimenti mettevano fine allo sciopero.
Il Bangladesh, dietro la Cina,
è il secondo esportatore di vestiti
al mondo e l’industria tessile copre oltre il 10% del Pil nazionale; nel paese ci sono circa 4.500
fabbriche dove sono occupati 2
milioni di lavoratori e almeno altri
4 milioni nell’indotto, oltre il 70%
dei quali sono donne. Gli operai
del settore vengono supersfruttati, trattati alla stregua di schiavi
e costretti a lavorare in condizioni di scarsa sicurezza. Come la
tragedia dell’aprile del 2013 nel
distetto di Savar dove il crollo del
complesso industriale del Rana
Plaza causò la morte di 1.100 lavoratori.
Bangladesh. Una delle proteste dei lavoratori per rivendicare aumenti
salariali
avallati dal Consiglio di sicurezza dell’Onu con l’approvazione
all’unanimità della risoluzione n.
2336 del 31 dicembre.
Il regime di Damasco tenta di
riprendere il controllo se non di
tutto almeno di buona parte del
paese e con le spalle coperte
dalla Russia del nuovo zar Putin e da un nuovo potente amico, il fascista turco Erdogan, respinge le ipotesi federative dei
curdi siriani e sembra anzi pronto a dare loro il benservito pensando che con la nuova amministrazione Trump potrebbero non
avere la stessa copertura garantitagli dall’imperialismo americano sotto Obama. E alzava la
voce come il 6 gennaio quando
un generale dell’esercito governativo invitava le forze dell’YPG
che dal 2012 avevano protetto
Sheikh Maqsoud e Ashafiyah a
Aleppo di consegnare il controllo
di quelle zone alle forze governative.
Il giorno precedente elicotteri
turchi avevano bombardato il villaggio Al Meshen, presso la città di Cilaxa, nel Nord della Siria.
Una aggressione denunciata dal
Consiglio della Federazione democratica come ingerenza della
Turchia in Siria e il tentativo del
regime fascista di Erdogan di
“dare un colpo al progetto di soluzione democratica rappresentata dalla Federazione democratica del Nord della Siria”. In una
successiva dichiarazione del 9
gennaio l’esecutivo della Federazione, di cui fanno parte PYD
e YPG, prendeva le distanze dal
Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), sottolineando che
“siamo sempre rimasti neutrali
nei confronti del conflitto in Turchia e Kurdistan settentrionale e
non abbiamo permesso a alcun
partito di utilizzare i nostri territori e le nostre frontiere in questo conflitto”. E esprimeva il suo
desiderio a costruire “buone relazioni con tutti i vicini, inclusa la
Turchia”.
Le formazioni dei curdi siriani
riunite nella nuova Federazione
non hanno un rapporto di forza
favorevole col regime di Assad
che però è impegnato anche
sul fronte sud con le formazioni
dell’opposizione che non hanno
firmato la tregua e la supplenza
dell’imperialismo russo non può
coprirlo in tutto il paese. Tanto
che a Palmira l’esercito governativo ha dovuto lasciare campo alle forze dello Stato islamico. Ma il problema principale per
i curdi siriani resta l’opposizione
della Turchia a un qualsiasi progetto statale curdo.
Erdogan ha avuto da Putin il
via libera a colpire le zone curde
e a occupare in Siria la regione
di confine di Jarablus che si interpone tra le regioni curde e ne
impedisce la contiguità territoriale; da Jarablus le mire turche si
sono allargate successivamente
alle città di Manbij e Afrin, le città
controllate dallo Stato islamico e
“liberate” dalle forze curde. Con
l’obiettivo intanto di limitare il più
possibile e stringere in una morsa i territori curdi nel Nord della Siria.
Proteste in Polonia contro le leggi
fasciste imposte dal governo Kaczynski
Alcuni deputati dell’opposizione sono entrati il 21 dicembre nel Sejm, la camera bassa
del parlamento polacco, e hanno dato il via a una occupazio-
Varsavia. Una delle proteste contro le leggi liberticide sulla libertà di informazione varate dal governo Kaczynski
ne simbolica fino all’11 gennaio,
data d’inizio dei lavori della prima sessione del 2017. La polizia toglieva le transenne fuori
della sede del parlamento al cui
ingresso restavano a presidio alcuni militanti del Comitato per la
Difesa della Democrazia (Kod).
L’occupazione del Sejm era solo
l’ultimo atto di una forte protesta
che aveva visto migliaia di manifestanti in piazza contro le misure liberticide del governo fascista del partito Diritto e giustizia
(PiS) di Jaroslaw Kaczynski.
Le manifestazioni contro il
governo ripartivano ai primi di
dicembre dopo che il parlamento aveva approvato un emendamento alla legge sui raduni
pubblici, con il quale limitava la
libertà nelle manifestazioni, assegnando la preferenza a quelle indette dagli organi pubblici,
dalla chiesa cattolica e altre associazioni religiose. L’Assemblea dava il via libera con 224
deputati a favore, 196 contrari e
14 astenuti a un provvedimento che mette nelle mani del governo fascista il potere di impedire le manifestazioni scomode,
organizzando manifestazioni di
comodo che avrebbero la priorità sulle altre.
Non contento il governo di
Varsavia insisteva con provvedimenti liberticidi e presentava in
parlamento una legge che punta a limitare l’accesso dei media ai locali del Sejm. Una legge
bavaglio contestata dalle opposizioni e da centinaia di manifestanti che il 17 dicembre bloccavano l’ingresso del parlamento.
Molti deputati rimanevano chiusi
dentro e erano evacuati di notte
dalla polizia. Proteste contro la
legge si registravano nelle maggiori città, da Cracovia a Stettino
come nelle città più periferiche
come Bialystok, nel profondo
nord-est della Polonia.
Con questo provvedimento avrebbero accesso al Sejm
soltanto le principali reti televisive del paese, inclusa l’emittente
statale Telewizja Polska (Tvp),
le altre e i giornalisti della carta
stampata e della radio saranno
costretti a lavorare in una sede
situata in un altro edificio e non
potranno fare nessuna intervista
volante, nei corridoi o alla buvette ai parlamentori.
Per quattro giorni i manifestanti bloccavano l’ingresso del
parlamento e solo il 21 lasciavano solo un presidio fuori mentre
i parlamentari dell’opposizione
iniziavano la protesta all’interno.
Opponiamoci
al governo
Gentiloni
di matrice
renziana
antipopolare
piduista e
fascista
Stampato in proprio
Lottiamo per aprire
la strada al socialismo
e al potere politico
del proletariato
PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO
Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164
e-mail: [email protected] -- www.pmli.it