politica, pubblica amministrazione e corruzione

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Transcript politica, pubblica amministrazione e corruzione

STEFANO MICOSSI - 09/01/2017 ore 15:56
POLITICA | POLITICA, PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E
CORRUZIONE
Serve autocritica sulla questione morale
Oltre due decenni di tentativi falliti di riformare la nostra pubblica amministrazione, a partire dai primi
anni Novanta, indicano che non sono mancate le buone leggi; quel che è fallito più spesso è stata
l’applicazione. Un articolo di Marco Ruffolo apparso su Repubblica nei giorni scorsi (l’Italia degli
imboscati) aiuta a ricordarci perché. Ruffolo riferisce di massicci abusi delle pubbliche amministrazioni
nel concedere esenzioni e dispense ai propri dipendenti dal lavoro per il quale erano stati assunti.
Documenta in particolare la generosità dei comuni nel concedere esenzioni a vigili che non escono per
strada, netturbini che non spazzano, giardinieri che non fanno i giardinieri. Così come molte strutture
sanitarie esentano il personale di supporto negli ospedali (infermieri, portantini, eccetera) dallo
svolgimento dei compiti più gravosi di assistenza. Il risultato, naturalmente, sono carichi di lavoro più
pesanti per quelli che svolgono correttamente il proprio lavoro, ma anche peggiori servizi per cittadini e
utenti che ne pagano il costo.
Ma chi è che concede questi benefici? Naturalmente, la classe politica, che da tali comportamenti trae
immediati benefici di riconoscibilità verso cospicui segmenti dell’elettorato. L’amministrazione non
funziona perché quelli che eleggiamo per rappresentare i nostri interessi di utenti e di cittadini usano il
loro potere rincorrendo il consenso degli impiegati delle amministrazioni che sono chiamati a dirigere e
controllare. Grazie a leggi compiacenti, la quota di disabili tra gli impiegati pubblici è un multiplo di
quella osservata nel settore privato. L’ultimo esempio è il generoso contratto offerto dal neo-presidente
dell’Atac, Fantasia, ai dipendenti dell’azienda, che pure è sull’orlo del fallimento: non dovranno più
timbrare con il badge l’ingresso e l’uscita dal lavoro, lavoreranno un paio di centinaia di ore l’anno in
meno dei loro colleghi di Milano e dunque riceveranno maggiori compensi per gli straordinari. Il
sindaco Marino aveva stretto i cordoni, ma il M5S aveva promesso in campagna elettorale che li avrebbe
riallargati, ora ha pagato il conto.
La corruzione esplicita è solo l’ultima degenerazione di questo sistema, che in effetti è già sottilmente
corrotto nei rapporti di scambio che si instaurano in ogni amministrazione tra politici eletti e
dipendenti pubblici. Il problema non potrà essere risolto fin a quando la politica non farà autocritica a
affronterà la questione morale laddove essa si origina, cioè al suo interno. Smettendo di gestire le
amministrazione per il proprio tornaconto personale invece che nel pubblico interesse.
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