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PRIMO PIANO
Venerdì 9 Dicembr
Dicembre 2016
3
Crisi, le opposizioni si chiamano fuori. A M5s sta bene che Renzi arrivi dimissionario alle elezioni
Comunque resta un governo pd
Mattarella avvia le consultazioni. Draghi allunga il QE di 9 mesi
DI
L
FRANCO ADRIANO
a novità di questa crisi
politica viene dal Movimento 5 Stelle che
per bocca del probabile
candidato premier alle prossime elezioni Luigi Di Maio
afferma che non s’ha da fare
nessun governo «in provetta»,
ma soprattutto che fino alle
elezioni può benissimo restare il dimissionario Matteo
Renzi, nella sua funzione di
disbrigo degli affari correnti.
Così. Senza reincarico da parte del presidente della repubblica Sergio Mattarella (che
ha accettato le dimissioni con
riserva) in ragione del fatto
che ha perso il referendum e
dunque se ne deve andare a
nuove elezioni (si vedrà se e
quando) ma che non ha subito
alcun voto di sfiducia in parlamento, dove conserva tutt’oggi
una maggioranza, e dunque è
ancora in carica. Una posizione politica, quella di Di Maio,
che sarebbe impressionante se
rappresentasse una sintonia
fra i due futuri veri sfidanti
alle prossime elezioni politi-
che: lo stesso esponente grillino e Renzi. Non è passato inosservato l’appello all’unità nel
movimento di Beppe Grillo
che si conclude proprio con l’invito a fare corpo con Di Maio,
dando così ancora maggiore
autorevolezza alle sue mosse: «Il candidato premier del
Movimento 5 Stelle», ha scritto Grillo, «sarà un candidato
premier portavoce che proporrà agli italiani il programma
di governo 5 Stelle votato in
Rete. Chi si candiderà a premier o a parlamentare non
si candida a proporre un suo
programma, ma si impegna
a rendere fattivo il programma deciso in rete dalla nostra
comunità». In questo clima,
Mattarella ieri sera ha dato
formalmente avvio alle consultazioni al Quirinale con il
presidente del Senato, Pietro
Grasso, l’ex presidente della
repubblica, Giorgio Napolitano, (l’ultimo a lasciare il
Colle, dopo trenta minuti di
colloquio) e il presidente della Camera, Laura Boldrini.
Non hanno rilasciato dichiarazioni all’uscita, forse su gentile
Vignetta di Claudio Cadei
richiesta del presidente. Fra
domani e sabato sono attese
da Mattarella 23 delegazioni
parlamentari. Le conclusioni
verranno tratte sabato sera
al termine della consultazione del Pd, preceduta da quelle
M5s e Fi. Domenica sera o al
più tardi lunedì Mattarella
farà conoscere la sua decisione. Una delle polemiche più
insidiose di queste ore riguar-
da proprio il presidente poiché
è stato insinuato che la Consulta avrebbe fissato la data
del 24 gennaio per esprimersi
sull’Italicum non prima di essersi confrontata con il Colle;
che perciò appare debole il
comunicato stampa dei giudici delle leggi alle accuse di
ritardo colpevole di Matteo
Salvini; che ci sia oppure no
lo zampino di Mattarella, sta
di fatto che fino al 24 gennaio
la presidenza della repubblica
sembra non avere a disposizione la sua prerogativa più forte
per indurre la moral suasion,
ossia il potere di sciogliere le
camere. Per il voto subito si
sono espresse tutte le opposizioni. La Lega non vuole nemmeno partecipare al tavolo con
Forza Italia o con altri sulla
legge elettorale. Nel Pd è partita la manfrina fra le correnti
interne al fine di capitalizzare
i maggiori vantaggi da questa
crisi. Occhi puntati soprattutto sui ministri Dario Franceschini, Andrea Orlando
e Maurizio Martina. Naturalmente anche i renziani, a
partire da Paolo Gentiloni
sono accreditati di compiere
movimenti di Palazzo, usuali in queste situazioni. Lo
speaker della minoranza Pd,
Roberto Speranza si è focalizzato su un aspetto: «Renzi
ha detto che non è disponibile
ad un reincarico» a Palazzo
Chigi «e io credo nella parola
di Renzi».
continua a pagina 4
4
Venerdì 9 Dicembre 2016
PRIMO PIANO
È Mattarella al quale è stato tolto fino al 24 gennaio dai paludati inquilini della Consulta
Un arbitro senza il fischietto
Non potrà dirigere il gioco per ben 48 giorni: un’eternità
DI
CLAUDIO PETRUCCIOLI
«N
suono; il che è la stessa cosa.
Sono 48 giorni; non pochi nella
situazione in cui si trova oggi
l’Italia. A rendere inutilizzabile il fischietto non sono stati
tifosi facinorosi, ma i paludati
inquilini del Palazzo che sta a
fronte del Quirinale: i giudici
della Corte costituzionale e,
per loro, l’esimio e ineffabile
Presidente Paolo Grossi.
La sera del 7 dicembre
2016 il Presidente del consiglio Matteo Renzi, a seguito
el linguaggio corrente si è soliti
tradurre il compito del Capo dello
Stato nel ruolo di un arbitro, di
garante della Costituzione. È
un’immagine efficace: all’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro
deve essere e sarà imparziale».
Perfetto! Sono parole pronunciate da Mattarella di fronte
alle Camere in
seduta comune il
L’arbitro Mattarella dovrà af3 febbraio 2015,
all’atto del suo
frontare la scrisi senza fi schietinsediamento ufto: non disporrà, di fatto, del
ficiale come Capo
«potere di scioglimento». Non
dello Stato.
potrà, cioè, sciogliere le cameLa imparzialire perché non è disponibile la
tà dipende esclulegge elettorale che attende le
sivamente dalla
persona; per svoldecisioni della Consulta. Non
gere la funzione,
potrà, quindi, ipotizzare questa
però, un arbitro
eventualità di fronte agli ostaha bisogno del ficoli che si presenteranno nella
schietto. Toglietericerca di una maggioranza
glielo e il miglior
che sostenga un governo
arbitro non saprà
come intervenire,
come dar corso
alle sue valutazioni, come dei risultati del referendum di
tre giorni prima, si è dimescomminare punizioni.
Ecco: Mattarella fino al so; si è aperta, così, una delle
prossimo 24 gennaio è un ar- crisi più complicate e difficili
bitro senza fischietto, o con nella storia della Repubblica.
un fischietto che non emette L’arbitro Mattarella dovrà
affrontarla senza fischietto:
non disporrà, di fatto, del
«potere di scioglimento»; non
potrà, cioè, sciogliere le camere perché non è disponibile la
legge elettorale che attende le
decisioni della Consulta. Non
potrà, quindi, ventilare questa
eventualità di fronte agli ostacoli che si presenteranno nella
ricerca di una maggioranza
che sostenga un governo.
Quello dello scioglimento è il solo vero potere di cui
disponga
il Capo dello Stato in
d
situazioni
simili. Non a caso,
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Presidenti della Repubm
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più fallosi; e saranno sfavoriti
gli altri. Fuor di metafora, nel
corso di questa crisi saranno
favoriti coloro che vogliono
evitare le elezioni subito, per
stiracchiare il più possibile la
legislatura in corso.
I retroscena dei quotidiani insinuano che la «calendarizzazione» dell’udienza
si alterano (si riducono) i poteri del Capo dello Stato proprio nel momento in cui deve
poterli esercitare tutti, senza
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di
d una decisione
già
g programmadella Corte sarebbe stata fis- ta per il 4 ottobre; quindi, con
sata per rendere impossibile ogni probabilità, ampiamente
la sopravvivenza di un Renzi delibata. E lo stesso spirito di
dimissionario per un periodo collaborazione dovrebbe indurcosì lungo.
re oggi a correggere quella deNon so se sia vero; e non cisione e anticipare drasticami interessa. Non ha invece mente la data del 24 gennaio.
bisogno di retroscena, perché Si offenderanno gli eccellenti
è palese, sotto gli occhi di tut- Giudici e il loro eccellentissiti il fatto che la Corte, con la mo Presidente se dico di non
sua decisione, ha stabilito che credere che di tutto ciò non si
fino al 24 gennaio il Presiden- sono resi conto? Preferirebte della Repubblica dovrà as- bero essere considerati degli
sumere le sue decisioni senza allegroni distratti e fuori dal
disporre, di fatto, del potere mondo?
larivistaintelligente.it
di scioglimento. In tal modo
SEGUE DA PAGINA 3
Draghi prolunga di nove mesi il QE
Qe ancora per un anno, fino a
dicembre 2017, ma da aprile calerà a 60 miliardi al mese. È quanto
ha deciso, «a larga maggioranza» il
consiglio direttivo della Bce, che ha
lasciato invariati i tassi di interesse. Il consiglio direttivo continua ad
attendersi che i tassi di interesse di
riferimento della Bce si mantengano
su un livello pari o inferiore a quello attuale per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte
degli acquisti netti di attività. Per
quanto riguarda, dunque, le misure
di politica monetaria non convenzionali, il consiglio direttivo ha deciso
di proseguire il Qe all’attuale ritmo
mensile di 80 miliardi di euro fino
alla fine di marzo 2017. Da aprile
2017, gli acquisti continueranno un
ritmo mensile di 60 miliardi fino a
dicembre 2017, o oltre, se necessario,
e comunque fino a quando l’Istituto
di Francoforte non vedrà un trend di
crescita costante dell’inflazione verso il target fissato dalla Bce. Detto
questo però, se, nel frattempo, l’outlook dovesse diventare meno favorevole o se le condizioni finanziarie
dovessero diventare incompatibili
con il trend di miglioramento dell’indice dei prezzi al consumo, il consiglio direttivo intende potenziare il
programma in termini di dimensioni
e/o durata. Nella conferenza stampa
seguita alla riunione del direttivo,
il presidente di Eurotower Mario
Draghi ha precisato che le modifiche principali ai parametri del QE
sono sostanzialmente due: la prima
PILLOLE
di Pierre de Nolac
è che la maturità minima dei titoli
acquistabili dalla Banca centrale è
stata abbassata da due a un anno.
Inoltre l’Istituto di Francoforte, se
necessario, potrà comprare bond con
rendimento inferiore al tasso sui depositi al -0,4%. Draghi ha comunque
voluto puntualizzare che gli acquisti sotto al tasso sui depositi «sono
un’opzione e non una necessità».
Moody,s, giù il rating dell’Italia
Moody’s ha abbassato da stabile a
negativo l’outlook sul rating dell’Italia, confermato a Baa2 ovvero due
gradini sopra il livello spazzatura,
dopo l’esito del referendum e l’apertura della crisi di governo. L’agenzia
di rating punta il dito soprattuttto
sui «lenti ed esitanti progressi» per
quanto riguarda le riforme economiche e fiscali in Italia. Inoltre le prospettive su questo fronte sono «ulteriormente peggiorate» con la vittoria
del no al referendum costituzionale
di domenica scorsa. Di conseguenza
per gli esperti ci sono rischi «in aumento» sul rinvio del taglio del debito a causa «di prospettive di crescita
deboli nel medio termine».
Bruxelles non teme una crisi bancaria
Notizie più positive sono però arrivate dalla Commissione europea che
ha affermato di non temere una crisi
bancaria in Italia dopo le dimissioni del premier, Matteo Renzi. «No,
non temiamo una crisi bancaria» in
Italia, ha detto il Commissario Ue
per gli Affari economici, Pierre Moscovici. Certamente «c’è una crisi
politica», «ma allo stesso tempo una
continuità» con un «un partito che
è maggioritario alle due camere, un
uomo, Renzi, che resta al potere e
svolge gli affari correnti, il presidente della Repubblica farà consultazioni per la formazione di un governo»,
ha sottolineato il Commissario europeo. Secondo Moscovici, «trattandosi di banche italiane, argomento sul
quale ci sono discussioni in corso tra
le diverse istituzioni, con la Banca
centrale europea, con la Commissione Ue, i problemi non sono cambiati
durante l’ultima settimana, non si
sono deteriorati o aggravati».
Papa Francesco: le famiglie faticano
«Ti porto, Madre, le famiglie, che
mandano avanti la vita e la società
con il loro impegno quotidiano e nascosto; in modo particolare le famiglie
che fanno più fatica per tanti problemi
interni ed esterni». Con queste parole
Papa Francesco si è rivolto alla Vergine in piazza di Spagna, in occasione
del tradizionale omaggio alla statua
dell’Immacolata. «Ti porto Madre», ha
continuato, «tutti i lavoratori, uomini
e donne, e ti affido soprattutto chi, per
necessità, si sforza di svolgere un lavoro indegno e chi il lavoro l’ha perso o
non riesce a trovarlo. Abbiamo bisogno
del tuo sguardo immacolato, per ritrovare la capacità di guardare le persone
e le cose con rispetto e riconoscenza,
senza interessi egoistici o ipocrisie».
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Papa Francesco:
«Prego per chi è
senza lavoro».
Matteo Renzi?
***
Virginia Raggi
a piazza di Spagna
per salutare
Papa Francesco.
Altrimenti si presentava
Ignazio Marino.
***
Grillo: «Ora prendo
una pausa».
La politica è faticosa.
***
Lega, nessun tavolo
sulle leggi elettorali.
Poi chi li sposta?
***
Franceschini
si muove da padrone.
Anche quando
sta fermo.
***
Campidoglio,
polemiche sullo stadio
della Roma.
L’ennesimo calcius belli.