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venerdì 09 dicembre 2016, 17:00
Sahara Occidentale: Marocco accelera colonizzazione
La Francia è il principale alleato di Re Mohammed VI
di Fulvio Beltrami
Il Marocco è al centro dell’attenzione mondiale per aver ospitato il convegno internazionale sulla tutela ambientale
COP22. Il governo marocchino sta impegnando ingenti fondi per attirare investimenti stranieri e lanciare a propria volta una
serie di importanti investimenti in altri Paesi africani. Per raggiungere l’obiettivo il Re Mohammed VI ha recentemente
concluso una lunga tournée nel Continente allacciando interessanti rapporti commerciali con varie Nazioni tra cui il Rwanda.
L’immagine del Paese Nord Africano è stata deturpata dalle recenti proteste popolari. Un chiaro segnale che sotto la cenere
la popolazione cova sentimenti di ribellione. La Primavera Araba è una spada di Damocle che incombe sulla
monarchia marocchina dal 2011, nonostante le abili mosse fino ad ora attuate per impedirla. Purtroppo il più grande
successo diplomatico registrato dal Marocco è stato quello di evitare che i riflettori internazionali siano troppo
puntati sulla occupazione militare del Sahara Occidentale. Un territorio di 266000 Km2 situato tra la provincia
marocchina de Tarfaya al nord, l’Algeria al nord est, la Mauritania al sud est e la costa Atlantica all’ovest. Ex possedimento
spagnolo dalla fine della colonizzazione (1976) questo territorio è considerato dal governo di Rabat come parte integrante
del territorio nazionale. Al contrario il movimento politico militare Fronte Polisario reclama l’indipendenza e la nascita di
uno Stato autonomo: la Repubblica Araba Sahariana Democratica - RASD fondata sui principi di laicità e divisione tra
Stato e Islam. Il progetto indipendentistico del Fronte Polisario ha scatenato una lunga guerra contro l’esercito
marocchino che occupa militarmente i territori contesi. Numerose violazioni dei diritti umani e crimini di guerra sono stati
recensiti da varie organizzazione internazionali senza che la monarchia marocchina fosse soggetta a condanne ufficiali o
sanzioni economiche. Il Marocco è considerato dalla potenze occidentali un ottimo alleato economico oltre che un baluardo
contro l’espansione del estremismo islamico nel Nord Africa. Il Fronte Polisario, sostenuto dalla maggioranza della
popolazione del Sahara Occidentale, è sostenuto dall'Algeria. Dopo una lunga stagione di scontri bellici le due parti
opposte hanno firmato un cessato il fuoco nel 1991. Il Marocco controlla l'80% del territorio grazie a degli accordi di
alleanze con alcune tribù e clan minoritari del Sahara Occidentale. Una alleanza molto costosa. Ogni anno cospicue fortune
escono dai forzieri reali per finire nelle tasche dei fedeli alleati (collaboratori per la maggioranza dei Sahariani). Il Fronte
Polisario controlla il restante 20%, una striscia di terra arida e desertica sotto protezione delle Nazioni Unite e isolata dal
resto de Sahara Occidentale da un muro eretto dal governo marocchino e controllato dal suo esercito. Dal cessate il fuoco
sono passati 17 anni dove la popolazione ha visto disattesa la promessa delle Nazioni Unite di indire un
referendum indipendentistico su tutto il territorio del Sahara Occidentale. L’ente incaricato dal Palazzo di Vetro di New York
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- Missione ONU per l’Organizzazione del Referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO) - si trova impossibilitata a
compiere il suo mandato causa le resistenze di Rabat e le complicità di potenze occidentali sue alleate. I media
internazionali sembrano aver ignorato o minimizzato la strategia di colonizzazione del Sahara Occidentale rilanciata dal
governo marocchino a partire dal gennaio 2016. Lo scorso agosto l’esercito marocchino ha lanciato una serie di
operazioni militari nella zona di Gargarat alla frontiera con la Mauritania con l'obiettivo di annettersi altre porzioni
di territorio. Dinnanzi alla resistenza armata del Fronte Polisario il Monarca ha ordinato raid aerei sia su obiettivi militari
che sui civili. Lo scorso 18 settembre il Re Mohammed VI ha organizzato la riunione preparatoria al COP22 nella città
di El Ayoun, identificata come la capitale della Repubblica Araba Sahariana Democratica. La riunione ha avuto due
obiettivi principali. Ribadire la competenza amministrativa del Marocco sui territori occupati e fare passare
presso la disattenta opinione pubblica internazionale questa occupazione militare come un normale fatto
amministrativo. El Ayoun è occupata militarmente dal 1975. La popolazione sottomessa alle leggi di un Paese che
considera straniero ed ostile. Ogni libera espressione di politiche di autodeterminazione è duramente repressa da arresti
arbitrari ed esecuzioni extra giudiziarie. Come è possibile che gli accordi persi presso le Nazioni Unite per risolvere questa
crisi che dura da 41 anni registrano un inspiegabile ritardo nella loro applicazione? Quali sono le ragioni che impediscono alla
MINURSO di rispettare il suo mandato e indire un referendum popolare per decidere le sorti del Sahara Occidentale? Il
principale ostacolo proviene dall'alleanza tra Francia e Marocco. Un'alleanza che ha minimizzato il ruolo e le
possibilità d’azione della MINURSO a cui è stato impedito il compito di monitorare le violazioni dei diritti umani
compiuti sulla popolazione berbera e Sahariana in generale da esercito e polizia marocchini. Il veto della Francia
presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha giocato un ruolo cruciale nel impedire alla missione di pace di
monitorare il comportamento delle truppe di occupazione marocchine nel Sahara Occidentale. La Francia contribuisce
attivamente all’oscuramento sui media occidentali della maggioranza delle notizie relative alle condizioni in questi territori
contesi. Il numero esatto di vittime di omicidi, arresti, torture tra i Sahariani resta tutt’ora incerto. Alcune
centinaia secondo Rabat, oltre 16.000 secondo fonti indipendenti. Nel 2010 l’esercito marocchino smantellò un campo
profughi nella località di Laâyoune. Quasi 25.000 rifugiati furono dispersi e privati di assistenza umanitaria. Durante la
distruzione del campo si verificarono violenze e stupri generalizzati. All’epoca il governo marocchino aveva reagito alle
accuse del deputato comunista francese Jean-Paul Lecoq sulle violenze commesse a Laâyoune dichiarandolo persona non
grata. Lecoq non ricevette solidarietà da Parigi. Il governo francese condannò gli avvenimenti di Laâyoune impedendo però
qualsiasi indagine indipendente a livello internazionale, disattendendo le richieste del Fronte Polisario per soddisfare quelle
del Re Mohammed VI. Nel gennaio 2015 il Marocco riesce ad ottenere da Parigi ampie garanzie di impunità
riuscendo a risolvere il complicato caso diplomatico che aveva coinvolto il suo Ambasciatore in Francia. Abdellatif
Hammouchi era stato raggiunto da una indagine della magistratura francese per il suo coinvolgimento nelle torture
applicate ai prigionieri politici del Sahara Occidentale nella prigione lager di Temara. La procedura giudiziaria era stata
attivata a seguito di una denuncia al Tribunale di Parigi sottoposta dalla associazione ACAT – Azione Cristiana per
l’Abolizione della Tortura. L’Eliseo ha fatto prevalere gli interessi economici sulla giustizia, bloccando la sua stessa
magistratura, rassicurando il Re Mohammed VI sulla solidità della alleanza politica ed economica tra Francia e Marocco. Due
missioni diplomatiche furono compiute per rassicurare l’alleato nord africano. Gli interessi economici francesi in
Marocco non sono di certo marginali. Settecento aziende francesi di medie e grandi dimensioni operano nel
Paese, 232 nel Sahara Occidentale. L'appetito franco marocchino sul Sahara Occidentale si concentra sulle miniere di
fosfato presenti nella area di Bou Craa che rappresentano il 60% delle esportazioni registrate in questi territori occupati. Le
miniere del Sahara Occidentale rappresentano il 8% delle riserve nazionali di fosfato che collocano il Marocco come secondo
produttore mondiale grazie alle riserve pari a 5,7 miliardi di tonnellate di fosfato. La Cina detiene il primato internazionale
con riserve di fosfato pari a 6,6 miliardi. Sono però le potenziali riserve di fosfato non ancora sfruttate (stimate a 21
miliardi di tonnellate) a rendere il Marocco un alleato strategico per la Francia. La stima delle potenziali riserve di
fosfato custodite dalla Cina si ferma a 13 miliardi di tonnellate. Mentre alle popolazioni autoctone è riservata una agricoltura
povera e di sussistenza, vari progetti agricoli sono previsti nella regione di Dakhla dove sono presenti terreni fertili ad alta
produttività per ettaro. Le ditte agro alimentari franco-marocchine prevedono di esportare dalla regione 116000 tonnellate di
prodotti agricoli entro il 2020. Nel 2013 le esportazioni agricole giunsero a 76000 tonnellate. Il 62% della popolazione del
Sahara Occidentale si sfama solo grazie agli aiuti umanitari. Un contrasto insopportabile. Il commercio nei territori occupati è
monopolio di aziende franco marocchine. Total, in joint venture con società controllate dal Re, si è assicurata nel 2001 dei
contratti di sfruttamento petrolifero lungo le coste del Sahara Occidentale. Risolta la crisi tra i due Paesi, la Francia ha
rafforzato considerevolmente la cooperazione militare e lo scambio di informazioni con Rabat nel quadro della
lotta contro il terrorismo internazionale. Informazioni concentrate per la maggior parte sulle attività militari e politiche
del Fronte Polisario. Senza mai ufficializzarlo il governo francese, agendo sui media da lui controllati, ha diffuso notizie
tendenziose su ipotetiche alleanze tra gruppi islamisti e il movimento indipendentistico del Sahara Occidentale. Notizie prive
di prove concrete ma fatte abilmente circolare per indebolire il Fronte Polisario e minimizzare sia la repressione che la
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strategia di colonizzazione del territorio promossa da Rabat, simile a quella adottata da Israele in Palestina. Il quotidiano
francese Le Canard Enchaîné nel febbraio 2015 rivelò una mossa del governo francese a favore della Monarchia di Rabat.
Parigi decretò che tutti i casi giudiziari riguardanti cittadini marocchini risiedenti in Francia potessero essere trasferiti in
Marocco senza che la magistratura nord africana informasse dell’esito giudiziario dei cittadini “trasferiti” dalla Francia.
L’obiettivo del singolare provvedimento era quello di impedire alla Società Civile marocchina e alle associazioni
internazionali in difesa dei diritti umani di aprire in Francia cause giudiziarie contro il governo di Rabat. Sempre nel 2015 la
visita del Re Mohamed VI al Presidente Francois Hollande fu fonte di biasimo dopo che il quotidiano francese Le Monde
pubblicò le prove del coinvolgimento della famiglia reale marocchina nello scandalo della banca HSBC. Re Mohammed VI era
proprietario di un conto corrente su cui erano depositati 8 milioni di euro. Nulla se comparati al totale delle fortune private
del Re stimate ad oltre 2 miliardi di dollari. Il conto corrente presso la HSBC rimaneva comunque una notizia importante in
quanto era la somma esatta dei dividenti ricevuti illegalmente dal Re nel 2006 dalla Società Nazionale di Investimento
(SNI), il principale gruppo privato marocchino del settore finanziario di cui principali azionari sono i parenti del Re. Parigi
ignorò le leggi finanziarie vigenti in Marocco che impediscono a qualunque cittadino marocchino di possedere depositi
bancari all’estero. L’appoggio francese non mette completamente a riparo il Marocco da complicazioni internazionali
collegate alla occupazione militare del Sahara Occidentale. Gli accordi per la cooperazione agricola tra Marocco e Unione
Europea su iniziativa del Ministro marocchino degli Esteri Salaheddine Mezourar e l’Alta Rappresentante UE Federica
Mogherini sono stati bloccati nel dicembre 2015 dalla Corte Europea di Giustizia in quanto questi accordi riguardavano in
gran parte la produzione agricola nei territori occupati del Sahara Occidentale. Un duro colpo per le multinazionali agricole
francesi e per la carriera diplomatica della Mogherini costellata di vari dossier assai controversi in Africa come quelli relativi
al Burundi. Il 16 settembre 2016 La Corte Europea di Giustizia ha riconfermato il suo alt giuridico in risposta alle forti
pressioni diplomatiche subite dalla Francia, invalidando le iniziative diplomatiche della Mogherini a favore dell’accordo con la
Monarchia di Rabat. “Il Sahara occidentale non fa parte dei territori del Marocco, quindi ogni accordo economico siglato tra
Unione Europea e Marocco riguardante i territori occupati è da considerarsi non valido a livello giuridico in quanto il governo
marocchino non ha legale giurisdizione sul Sahara Occidentale”, sentenzia la Corte Suprema. Dure le reazioni di Rabat che
rivendica la piena sovranità sul Sahara occidentale. Nel luglio 2016 la maggioranza dei Ministri degli Affari Esteri dei
Paesi membri dell’Unione Africana ha riconfermato il suo appoggio alla autodeterminazione del Sahara
Occidentale e alla nascita della Repubblica Araba Sahariana Democratica che ha già ricevuto lo statuto di membro speciale
della UA. La posizione assunta è conforme ai principi della Carta dell’Unione Africana che stabiliscono il rispetto delle
frontiere coloniali e il diritto della autodeterminazione dei popoli colonizzati. Il Sahara Occidentale era un colonia spagnola
mentre il Marocco un dominio francese. I Sahariani rivendicano uno Stato autonomo. La decisione presa dalla UE limita molto
gli spazi di manovra della Lega Araba a favore del Marocco grazie al lavoro di lobby pro Sahara Occidentale portato avanti
da Djibouti, Egitto, Sudan, Somalia, Tunisia. Lobby coordinata dall’Algeria, storico nemico della monarchia marocchina. La
recente visita di Re Mohammed VI in vari Paesi africani, gli aiuti e investimenti promessi hanno un secondo fine politico. Far
desistere il più alto numero possibile di Paesi africani nel loro sostegno alla causa indipendentistica del Sahara Occidentale.
Non mancano le controffensive francesi, l’ultima attuata attraverso la Spagna, Paese che si è già prestato in passato a
lavori sporchi per Parigi nel caso del Genocidio del 1994 in Rwanda. Il magistrato spagnolo Josè de la Mata ha aperto una
procedura giudiziaria contro Brahim Ghali, segretario generale del Fronte Polisario per crimini di genocidio e crimini di
guerra. Le accuse, prive di prove concrete, si riferiscono a lontani e confusi episodi bellici avvenuti trent’anni fa durante la
guerra regionale che coinvolse Algeria, Marocco e Sahara Occidentale. L’accusa è stata considerata da molte associazioni
una pura manovra politica che volutamente ignora i crimini contro l’umanità commessi dal Marocco nei territori occupati dal
1975 ad oggi. Quali saranno gli sviluppi di questa interminabile crisi nord africana? Secondo un rapporto pubblicato
mercoledì 16 novembre dal gruppo di Intelligence americana IHS, un accordo di pace non è all'orizzonte. Il governo
marocchino sta intensificando la repressione anche contro gli osservatori internazionali. Lo scorso gennaio è stato
espulso il personale civile della MINURSO per allontanare scomodi testimoni. Tuttavia l'HIS stima poco probabile una
ripresa su larga scala del conflitto militare. Nessun Paese arabo e africano (Algeria compresa) ha al momento l’interesse di
aggravare la situazione con il rischio che le forze di Al-Qaeda Magreb e ISIL DAESH possano trarre vantaggi politici e militari.
Anche il tentativo di Parigi e Rabat di assimilare il Fronte Polisario ai terroristi islamici non viene appoggiato
nemmeno dalla UE per le identiche ragioni. La parte del Sahara occidentale controllata dal Polisario impedisce di fatto le
infiltrazioni dei miliziani di Boko Haram e altri gruppi terroristici nella regione. Al contrario il rischio di terrorismo islamico è
all’interno del Marocco dove cellule di Al Qaeda e del DAESH stanno sorgendo e rafforzandosi a Marrakech, Casablanca e
Essaouira. La popolazione del Sahara Occidentale conta 570.866 abitanti di cui 155.430 rifugiati nel campo di Tindouf in
Algeria e 90.000 in altri campi profughi nord africani o in esilio in vari Paesi europei tra i quali l’Italia. Il governo di Rabat
rifiuta di riconoscere queste cifre emanate dalla Direzione Generale degli Aiuti Umanitari della Commissione
Europea (ECHO), affermando che il numero di profughi sahariani non supera le 25.000 persone per lo più sfollati interni.
All’interno della popolazione del Sahara Occidentale i Berberi rappresentano una forte comunità. Gli Imazighen (uomini
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liberi in lingua berbera: il Tamazight) sono una popolazione nomade assai particolare che vive nei territori tra il Sahara
Occidentale, il Marocco, l’Algeria e la Libia. In Italia vi sono vari attivisti berberi tra i quali va ricordato Khalid Ait Khardi un
giovane berbero che promuove la cultura e i diritti del suo popolo sulla sua pagina Facebook. Khalid offre una accurata, equa
e puntuale informazione su questo affascinate popolo nomade al fine di promuovere il diritto alla autodeterminazione del
Sahara Occidentale e dei Berberi in generale. Un diritto che secondo Khalid deve essere cementato dalla pacifica convivenza
con gli altri popoli, marocchini compresi. Decisamente un blogger interessante da seguire.
di Fulvio Beltrami
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