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I droni sono già un problema rilevante per la riservatezza dei dati personali degli utenti e stanno
mettendo in crisi le ordinarie politiche di gestione della privacy da parte delle aziende, poiché la
vecchia regola di individuare i trattamenti operati e le funzioni previste dal mansionario si scontra
con una realtà che vede, ad esempio, il giardiniere (tipicamente soggetto privo di rilevanza per la
privacy aziendale) utilizzare un drone per controllare vasi sui terrazzi e giardini pensili aziendali,
con ogni prevedibile conseguenza per quello che potrà rilevare con microfoni e telecamere.
Immaginiamo ora i droni di Google che sfrecciano per le vie della città, analizzando cartelli stradali,
segnaletica orizzontale, insegne, ecc., e quello che potranno rilevare con sensori, telecamere,
microfoni, antenna GPS, antenna WiFi, ecc.
Il drone, per quanto sofisticato, potrebbe incappare in interferenze, ostacoli fissi (cavi del telefono o
dell’illuminazione), ostacoli occasionali (una gru in manovra), volatili distratti o curiosi, ed ogni altro
elemento in grado di comprometterne la stabilità ed il volo.
Potrebbe semplicemente avere un guasto o perdere il contatto con la centrale che lo gestisce.
Quello stesso drone, sulle strade extraurbane, potrebbe essere abbattuto da un cacciatore infastidito
dalla sua presenza.
Qualunque sia la ragione dell’incidente aereo, se dovesse avere memorie residenti potrebbero essere
sottratte, assieme ai dati rilevati. Senza contare il rischio di attacco informatico durante il volo, di
duplicazione dei dati, di corruzione dei dati, di assunzione del controllo del drone stesso.
Ed infine, come non pensare ad una situazione comica, del ragioniere che si affaccia alla finestra, di
buon mattino, e prende un drone in fronte, cadendo a pelle d’orso all’interno della propria
abitazione.
Interessante, affascinante, inquietante, giuridicamente complesso e finanche imbarazzante. Nessun
limite alla fantasia.