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10 novembre 2016 delle ore 07:11 Paris & Photo/6. Hans Op De Beek al Centquatre. Semplicemente imperdibile

Che il fiammingo Hans Op De Beek sia un fuoriclasse lo sappiamo da anni, e la mostra "Saisir le silence", ovvero "Afferrare il silenzio" ne è la dimostrazione. Cinque interventi - due video e tre installazioni- incantevoli, a tratti struggenti e sempre poetici, in sei differenti sale del Centquatre. Sarebbe impossibile contenere gli aggettivi di elogi, specialmente perché l'artista dopo il rumore, l'abbuffata di fotografie, fiere piccole e grandi degli ultimi mesi, agisce quasi come sciamano, riportando la pace e la contemplazione. Per carità, non si tratta di religioni o credi, ma della spiritualità della grande arte, nella sua capacità di creare scenari, di attivare percezioni, di tracciare la strada per solcare il proprio paesaggio personale. E per costruire la propria narrazione, attraverso la mise en scene che Hans Op De Beek propone.

Attraverso "scenografie" per storie fiabesche, che allo stesso tempo sono quanto di più lontano ci si possa aspettare da un fondale. De Beek, infatti, apre una porta spazio temporale, con il silenzio assoluto, il buio, il bianco e nero, è in grado di riattivare la contemplazione, la commozione. Di toccare le corde come accade nella musica che accompagna Caravan, la prima installazione che - di fondo - racconta anche la difficoltà dei meno abbienti ai lati della città, sopravviventi in situazioni di fortuna di realtà che ben conosciamo dalle cronache. Splendida, senza usare altre parole, la sala di The lounge, dove un divano disposto in una stanza ancora densa della presenza umana si cristallizza sotto una coltre di polvere grigia che ricopre ogni singolo pezzo che compone l'installazione, dal mozzicone di sigaretta all'acino d'uva, passando per il cane che ancora dorme a terra, e le due giacche abbandonate sul bracciolo, come accade quotidianamente a ognuno di noi. Qui, invece, forse nessuno verrà a riprenderle. E se il video di Night time convince appena un po' meno per il suo effetto di cartone animato, passate al chiaro di luna di The settlement: quindici piccole abitazioni, ai piedi di un lago.

Rumore di acqua, luci alle finestre. Un villaggio operaio? Un borgo di pescatori? Un posto felice? La cornice per un incubo? In ogni caso un mondo onirico da vivere a occhi aperti e da non mancare. Fino al 31 dicembre.

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