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Credo nella risurrezione
Vogliono mettere in crisi Gesù. Sono i sadducei, che non credono alla risurrezione. Abbiamo
ascoltato la domanda trabocchetto posta a Gesù. Una donna per sette volte vedova... Chissà
che ricetta aveva per tanta strage... Gesù, però, non si perde in battibecchi. Risponde che la vita
eterna è un'altra cosa. "Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti,
non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e,
poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio".
Noi cristiani facciamo la forza della fede solo nella Risurrezione. Altrimenti, ci ammonisce San
Paolo, la nostra fede sarebbe vana.
Quante volte abbiamo ascoltato: "Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me avrà la vita eterna.
Dove sono io sarete anche voi. Chi crede in me anche se morto vivrà. Venite benedetti dal Padre mio.
Non abbiate timore, vado a prepararvi un posto ...". Nel Credo, la nostra professione di fede,
quante volte ripetiamo: Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Ma quanto crediamo che tutto ciò è per noi?
Che effetto fa questo credere?
Siamo cristiani, credenti nella vita che non muore. Ogni nostra celebrazione è una
proclamazione di fede nella vita. Il Vangelo fa della morte un passaggio. L'appuntamento con
la morte è come il check-in in un aeroporto: è indispensabile per continuare il viaggio.
Ma chi ci fa credere tutto questo? I messaggi di Gesù Cristo sulla morte e la sua esperienza
della morte ci coinvolgono. La Parola di Gesù che abbiamo ascoltato ci invita ad immaginare
l'impatto con il senso della vita.
Siamo cristiani a volte distratti? Non dico cattivi, ma solo distratti nei confronti del prossimo?
Sappiamo, comunque, che l'appuntamento con la morte implica di oltrepassare la frontiera
della morte presentando unicamente il lasciapassare dell'amore. Perché l'amore ha effetti a
lunga gittata, ha riflessi impensabili, che illuminano l'imperscrutabile, l'irraggiungibile
all'occhio umano.
Parlando del senso della vita un saggio estrasse dal portafoglio uno specchietto rotondo, non
più grande di una moneta. Poi disse: "Ero bambino durante la guerra. Un giorno, sulla strada,
vidi uno specchio andato in frantumi. Ne conservai il frammento più grande. E lo mostrò.
Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli
angoli bui dove il sole non brillava mai: buche profonde, crepacci, ripostigli. Conservai il
piccolo specchio. Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un
bambino, ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita. Anch'io sono il frammento
di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che ho, però, posso mandare
la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la tenerezza negli angoli più oscuri
del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e
faranno altrettanto. In questo per me sta il significato della vita".
Gesù si presenta punto di passaggio della vita umana. "Io sono la vita", ci ripete. "Chi crede in
me, anche se morto vivrà" - "Credi tu questo?".
P. Valerio, parroco
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