Transcript Riflessioni
Cerchiamo nella nostra vita e intorno a noi cose vive, cose che ci facciano sentire il Dio vivo. Che cos’ è ciò che di più vivo conosciamo? Che cos’ è ciò che fa vivere noi, la nostra famiglia, il mondo? Un Dio dei vivi. Che Dio diventi la nostra meta, una meta irraggiungibile, ma perciò stesso stimolante. E cresca in noi un’immagine sempre più perfetta di Dio, mentre anche noi andiamo crescendo. José Luis Cortés Testo: Luca 20, 27-38. 32 Tempo Ordinario –CMusica: Gluck. Orfeo ed Euridice. Danza degli spiriti beati. In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi - i quali dicono che non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda: Gli interlocutori di Gesù sono sadducei, non persone anonime. Come il loro nome indica, affermavano di essere discendenti di Sadoc, uno dei principali sacerdoti durante il regno di Davide. I sadducei rappresentavano la casta sacerdotale, a cui apparteneva la maggior parte dei sommi sacerdoti. È l’unica volta che Luca nomina i sadducei nel suo Vangelo. Li nomina anche all’inizio e alla fine del libro degli Atti. (Atti 4, 1-2; 5,17; 23, 6-8) In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi - i quali dicono che non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda: Gesù è a Gerusalemme, sono gli ultimi giorni della sua vita terrena. I sadducei erano conosciuti per il loro conservatorismo sociale e religioso. Si servivano della religione per sfruttare il popolo. Come i farisei, appartenevano ai circoli pii. Non credevano nella risurrezione, perché, per il loro conservatorismo, rifiutavano ogni evoluzione del giudaismo. Presentano a Gesù, che considerano una minaccia, un intricato e incredibile caso. Non solo volevano screditare Gesù, ma cercavano anche di giustificare un modo di vivere, molto lontano da quanto Lui viveva e annunciava. La domanda così cinica non ha importanza. Ciò che davvero è importante è la risposta di Gesù. «Maestro, Mosè ci ha prescritto: "Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello". C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». La domanda si basa sulla legge del levirato -levir significa cognato- legge discriminatoria che solo considera gli antenati maschi. Legge di uomini per uomini che non era rivolta a proteggere le vedove, ma solo ad assicurare la discendenza al maschio senza uscire dall’ambito familiare. Gesù non entra nel tema legale. Parla della vita dopo la morte, cosa molto più importante del caso che gli presentano. Credo nella vita eterna? Penso ad essa? Come la immagino? Cerco di dimenticare o negare il tema, come i sadducei?. Credo nella vita di ogni giorno? Che cosa faccio per migliorare le condizioni di vita delle persone diseredate, di quelle che soffrono per l’ingiustizia e la mancanza di solidarietà? Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe". Le promesse di Gesù sono sempre in relazione alla pienezza di vita. Gesù assicura che la vita dopo la morte non è una continuazione della vita che conosciamo, per questo dice che ogni tipo di istituzioni, parentele, di stati di vita, di relazioni umane, lasceranno il posto alla nuova e liberatrice realtà che ci attende in Dio. Gesù nella sua risposta lascia da parte una miope e letterale interpretazione della legge. Afferma che la risurrezione non è un semplice ritorno alla vita, è nascere alla vita a cui aspiriamo e aneliamo, è non avere più limiti e legami, per vivere pienamente e definitivamente liberi e felici. Una vita in pienezza, una nuova creazione, che non possiamo cogliere partendo dalle nostre categorie limitate di tempo e spazio, ma sì intravedere appoggiati nella forza della fede e della speranza. È un tema che supera la nostra intelligenza. Abbiamo la possibilità di credere o non credere. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dio è Fonte di Vita e di Liberazione. Credere in Lui è accoglierlo come fonte, fondamento e meta della nostra vita. La fede nella risurrezione non ci fa uscire dalla storia, al contrario, ci fa incarnare più profondamente in essa, lavorando, creando nuovi modi per conseguire una vita degna per tutti, libera da schiavitù e ingiustizie. È in mezzo alla vita che dobbiamo scoprire e mostrare il nostro Dio, come Qualcuno che la sostiene, la stimola e ci chiama a vivere e far vivere. Sì, io non crederò mai nel: Dio che ami il dolore. Dio che accenda una luce rossa alle gioie umane, Dio che si fa temere..., perché Tu sei un Dio di vita e non di morte. Sì, io non crederò mai nel: Dio arbitro che giudica con il regolamento in mano, Dio che manda all’ inferno..., perché Tu sei un Dio di vita e non di morte. Sì, io non crederò mai nel: Dio che adorano quelli che son capaci di condannare un uomo, Dio che condanna la sessualità, Dio che crea discepoli disertori dell’ impegno del mondo..., perché Tu sei un Dio di vita e non di morte. Sì, io non crederò mai nel: Dio che metta la legge al di sopra della coscienza, Dio che non vada incontro a chi lo ha abbandonato, Dio incapace di fare nuove tutte le cose... perché Tu sei un Dio di vita e non di morte. Arias, J.