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settimana insieme...
PA R R O C C H I A C AT T O L I C A D I L I N G U A I TA L I A N A S A N P I O X — B A S I L E A
M I S S I O N E C AT T O L I C A I TA L I A N A A L L S C H W I L – L E I M E N TA L
Domenica 06 nov. 2016 - 32 ma del tempo ordinario/C
Ma esattamente
cosa significa?
Nel linguaggio della Chiesa le
realtà ultime, cioè quello che accadrà a ogni uomo alla fine della
sua vita terrena, si chiamano
"novissimi". Paradossalmente,
pur riguardando ciascuno di noi,
se ne parla poco.
L’idea infatti che si possa morire,
le domande ultime su chi siamo
e dove andremo, sono escluse
dal dibattito pubblico. Invece si
tratta di concetti fondamentali,
importantissimi, cui non a caso
la Chiesa dedica molta attenzione.
I "novissimi" sono quattro:
Morte,
Giudizio,
Inferno,
Paradiso.
Morte
Si tratta dell’ultimo atto, del culmine della nostra esistenza terrena;
per il credente in Gesù Cristo, apre alla vita nuova, eterna. Mentre
il corpo cade nella corruzione,
l’anima, che è immortale va incontro al giudizio divino in attesa «di
ricongiungersi al corpo quando, al
ritorno del Signore, risorgerà trasformato». Il cristiano infatti crede
nella risurrezione della carne. Significa che anche i nostri corpi
mortali riprenderanno vita, che lo
stato finale e definitivo dell’uomo
non riguarderà solo l’anima spirituale. Non a caso Tertulliano dice:
“la carne è il cardine della salvezza”. Capire però come avverrà la
risurrezione va oltre la capacità di
comprensione dell’uomo, non si
riesce a immaginarla.
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32ma domenica tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Luca (20,27-38)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono
che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro,
Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie,
ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza
al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver
preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo
e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche
la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti,
non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
I sadducei negavano la risurrezione, che è il centro dell’annuncio di Gesù, e hanno
adottato contro Gesù una diversa strategia di lotta. Essi temevano anche che
l’affluenza delle folle verso Gesù potesse trasformarsi in agitazione politica che i
Romani avrebbero soffocato brutalmente. Perciò miravano a limitare l’influenza
di Gesù sulla vita pubblica. A questo scopo, hanno raccontato una storia di loro
invenzione sui sette fratelli e la moglie del maggiore fra loro, ripromettendosi così
di mettere in ridicolo Gesù e la credenza nella risurrezione. In realtà, la derisione
si è rivolta contro gli avversari di Gesù. Egli dimostra infatti che il mondo futuro
non è il prolungamento di questo, afferma che la morte sarà vinta e che coloro
che risusciteranno avranno parte alla vita di Dio e non saranno più sottomessi alle leggi biologiche di questo mondo. Nel seguito del discorso, fondandosi
sull’Esodo (Es 3,6), libro che i sadducei consideravano sacro, Gesù presenta un argomento biblico sulla vita eterna: “Dio non è Dio dei morti”, e lo sarebbe se Abramo, Isacco e Giacobbe non vivessero più. Ma essi vivono e rendono gloria a
Dio. Ciò significa anche che solo chi vive per Dio, vive davvero. Dio invita tutti
gli uomini alla sua casa paterna, perché desidera che noi tutti beneficiamo con lui
della pienezza della vita nell’immortalità.
«Il messaggio salvifico di Gesù acquista ancor più valore solo se
noi in primis ne diffondiamo il senso con convinzione e determinatezza. Dobbiamo scrollarci di dosso quel pudore che molte volte ci
blocca nei confronti degli altri. La gioia del vangelo è fatta sia della conoscenza delle proprie origini e tradizioni, ma anche della coLa gioia del Vangelo
“La fede al centro della vita” noscenza degli altri». (PP3. 3.3.1.)
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S E T TI MA NA I NS I EM E . . .
aiutiamoci a comprenderla
per viverla con dignità
Liturgia Eucaristica
IL PANE
Perché il pane?
In Palestina al tempo di Gesù esso era
l'alimento base per gli uomini, tanto
che è diventato il simbolo stesso del
cibo. Offrendolo a Dio, in un certo
modo gli presentiamo in ringraziamento tutto ciò che può nutrire l'uomo.
Nel discorso sul pane di vita, Gesù'
dichiara di essere "il pane di Dio", colui che discende dal cielo e da' la vita
al mondo Il Padre ci da' questo pane
di vita e il Verbo si dona, offrendo la propria carne per la vita del mondo.
Nell'Eucaristia la carne di Gesù è veramente cibo, come il suo sangue è veramente bevanda; consumandoli il cristiano partecipa al sacrificio di Cristo, condividendo la sua
condizione di Figlio che vive unicamente per il Padre.
Tale appunto è il "pane quotidiano", il pane necessario per la nostra sussistenza: è per
ottenerlo che nel Padre Nostro preghiamo insistentemente. Tutto è contenuto nella
semplicità di questa invocazione: che non manchi il pane, che non manchi il necessario.
IL VINO
Come i grani di frumento sono macinati e cotti
per farne un solo pane, così gli acini d'uva sono
schiacciati e fatti fermentare per ricavarne un
solo vino.
Di questo cibo e questa bevanda specificatamente umani, Cristo ha fatto il sacramento del
suo sacrificio redentore e l'alimento dell'unità di
tutti gli uomini nell'unione con Dio.
Il vino presentato sull'altare è destinato a diventare il sangue di Cristo e a renderne attuale
il sacrificio redentore. Esso è contemporaneamente il sangue del Calvario, la bevanda che ci
comunica gioia e forza, è già il "vino nuovo" delle nozze nel Regno.
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Domenica 6 novembre
Mercoledì 9 novembre
Ore 14.30, Ad Allschwil, St. Teresa, TEPA
Ss. Messe:*Ore 10.00 e 16.30 a San Pio X
*Ore 11.15 ad Allschwil-*Ore 18.30 St. Clara
*Ore 14.30 nella cappella 4 del cimitero di
Hörnli preghiera comunitaria per i defunti.
*Ore 14.30 cimitero di Allschwil,
preghiera comunitaria per i defunti.
Venerdì 11 novembre
San Martino, vescovo *Ore 18.30 S. Messa
Martedì 8 novembre
Domenica 13 novembre
Giovedì 10 novembre
Ore 15.00, in parrocchia, incontro Terza Età
Ore 19.30, in parrocchia, inizio incontri di Giornata dei popoli/Domenica del migrante
preparazione al matrimonio.
Messe:*Ore 10.00 e 16.30 a San Pio X
Sono 12 le coppie che si sono annunciate. Ss.
*Ore 11.15 ad Allschwil -*Ore 18.30 St. Clara
Il giudizio
Saremo giudicati sull’amore, ripetono i padri della Chiesa. Di sicuro, a fare la differenza, sarà il comportamento che abbiamo
tenuto in questa vita, alla luce di quanto
indica il Vangelo. Il "giudizio particolare" è
una sorta di conseguenza diretta, di retribuzione immediata, per la nostra fede e le
nostre opere. Ci sarà poi un "giudizio finale". Consisterà nella sentenza che il Signore Gesù «ritornando come giudice dei vivi
e dei morti» emetterà sui giusti e gli ingiusti riuniti davanti a Lui. Avverrà alla fine del
mondo. E a quel punto, il corpo risuscitato
si unirà, «parteciperà alla retribuzione»
che l’anima ha avuto nel giudizio particolare. «Credo nella risurrezione della carne»
si prega durante la Messa.
Il Paradiso
Il Paradiso, "il cielo", consiste nella beatitudine eterna. Non tutti però la raggiungono
allo stesso modo. C’è chi infatti ha bisogno
di un passaggio attraverso il Purgatorio.
Molti mistici sottolineano come sia l’anima
stessa, ritenendosi impura, a sentire la necessità di uno stop. Un tempo, che in qualche modo, anche da terra possiamo accellerare. Offrendo preghiere, Ss. Messe, per
le anime del Purgatorio, ma anche elemosine, o penitenze.
Chi si trova , invece, in grazia di Dio, cioè in
pace con i fratelli e, dunque, con Dio, entrerà subito a far parte della Chiesa del cielo
dove vedrà Dio «a faccia a faccia» vivendo
in comunione d’amore con la Santissima Trinità e intercedendo per le anime ancora pellegrine sulla terra.
L’Inferno
L’Inferno è una verità di fede. Si tratta della
dannazione eterna, pena riservata a chi
muore, per libera scelta, in peccato mortale.
In realtà non sappiamo bene come sia. Di
sicuro la condanna principale consiste nella
separazione eterna da Dio, nel quale
«unicamente l’uomo ha la vita e la felicità,
per le quali è stato creato e alle quali aspira». Ma come si concilia l’Inferno con
l’infinita bontà di Dio, con la sua eterna e
sconfinata misericordia, ci si chiederà a questo punto. La risposta è nello stile del Padre
che, pur volendo che tutti abbiano modo di
pentirsi, avendo creato l’uomo libero e responsabile, rispetta le sue decisioni. Detto in
altro modo è l’uomo stesso che, in totale autonomia, si esclude dalla comunione con Dio
e, persino all’atto finale della sua vita, persiste nel peccato mortale, rifiutando l’amore
misericordioso di Dio.
(da Avvenire, Riccardo Maccioni)
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