Ouija: Le origini del male

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Transcript Ouija: Le origini del male

Recensioni cinema e film | Persinsala.it
Andrea Ussia
27 ottobre 2016
Secondo capitolo dedicato alla tavola da gioco ed evocatrice di
spiriti della Hasbro, Ouija: L’origine del male dimostra di avere
qualcosa da dire rispetto al primo episodio. Il merito? Tutto delle
sapienti mani di Mike Flanagan, un regista che sta spopolando
nel circuito cinematografico attuale per il suo approccio
maggiormente concettuale alla vicenda. Tuttavia il pubblico non si deve
attendere un capolavoro, ma semplicemente un prodotto convincente e
coerente. Grasso che cola.
sa
la
Alice Zander, da poco vedova, si guadagna da vivere facendo la sensitiva.
Il suo piano è semplice e prevede la truffa nei confronti del malcapitato
con l’aiuto delle figlie Doris e Lina. Un giorno viene attratta dall’idea di
utilizzare durante le sue sedute una tavola Ouija, che attirerà l’attenzione
di Doris, l’unica delle due figlie a dimostrare attitudine per la divinazione.
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Il primo episodio non aveva convinto nessuno, nemmeno i palati meno
affamati; di conseguenza la “paura”d’incorrere in un nuova delusione era
tanta. Tuttavia al timone della seconda pellicola, dedicata al gioco da
tavola Hasbro (e prequel a tutti gli effetti), si è palesato Mike Flanagan e le
aspettative sono mutate e divenute tiepide attese. E tutto è stato ripagato
da un film con un controllo della tensione invidiabile, che apparecchia la
tavola nella prima parte e assesta il colpo nella seconda, nella quale la
possessione della bambina bionda dagli occhi bianchi e contraddistinta da
movimenti meccanici è sinonimo di terrore e inquietudine.
Proseguendo a ritroso nella cinematografia di Flanagan si nota che i suoi
film non sono completamente horror, non fanno sobbalzare con rumori in
sottofondo o apparizioni improvvise (accompagnate da una musica in
crescendo); anzi preferiscono giocare con la psicologia dei personaggi,
tutti quanti alle prese con una perdita estremamente vicina. In Oculus (il
prodotto più violento e fuori controllo) era la morte dei genitori,
in Somnia il vivido ricordo del figlio morto era sintomo di squilibrio
mentale, mentre in Ouija: Le origini del male è la dipartita di un padre e
marito amato a gravare le anime dei familiari. Di conseguenza si può
notare come il concetto di partenza per Flanagan sia la scomparsa di una
persona cara, avvenimento su cui costruisce paure e fenomeni
paranormali più o meno inquietanti.
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Ouija: Le origini del male non si fa disprezzare, mantiene il controllo e
alza esponenzialmente la tensione. Un lavoro interessante e ben costruito,
che invoca gli spiriti e fa riemergere il carissimo e ricorrente tema della
possessione (con tanto di prete annesso). Film che possiede dei pregi e
che sa utilizzare a dovere gli elementi cardine del genere, Ouija: Le
origini del male è un passo avanti rispetto al primo episodio, nel quale la
sceneggiatura era pericolosamente confusionaria. Un prodotto che può far
storcere il naso ai puristi (troppi quaranta minuti e più d’introduzione
esclusivamente narrativa), ma che può coinvolgere un pubblico più vasto.
E quest’ultima affermazione può solamente giovare al genere.
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Titolo originale: Ouija: Origin of Evil
Regia: Mike Flanagan
Sceneggiatura: Mike Flanagan, Jeff Howard
Attori principali: Elizabeth Reaser, Henry Thomas, Parker Mack,
Annalise Basso, Lulu Wilson
Fotografia: Michael Fimognari
Montaggio: Mike Flanagan
Musiche: The Newton Brothers
Prodotto da Allspark Pictures, Blumhouse Productions, Hasbro,
Platinum Dunes
Distribuzione: Universa Pictures
Durata: 99′
Genere: Horror
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