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venerdì 28 ottobre 2016, 18:30
TOS-1: Buratino pronto per Mosul?
Conflitti asimmetrici, la soluzione delle armi non convenzionali
di Denise Serangelo
La battaglia di Mosul si è fin da subito presentata come una delle più complesse operazioni militari degli ultimi
anni. La presenza di una gran quantità di civili ancora intrappolati in città ed il lungo periodo intercorso tra l’annuncio
dell’offensiva e l’effettivo inizio delle operazioni non ha semplificato la pianificazione da parte dell’esercito iracheno. La
battaglia imperversa ormai da giorni e le strategie messe in campo dall’una o dall’altra parte non sempre si
possono definire ortodosse. Da parte dello Stato Islamico, che ci ha abituati ad una strategia di dissuasioni cruenta,
non ci si poteva aspettare una resistenza urbana basata sulla semplice lotta quartiere per quartiere. L’avere a
disposizione oltre un milione e mezzo di civili ha permesso loro di ricattare emotivamente le truppe della coalizione
utilizzando gli innocenti come scudi umani. Una strategia che ha sortito i suoi effetti soprattutto sull’opinione pubblica
internazionale ma che ha fermato di poco l’avanzata irachena e curda. Piuttosto rilevante è invece la presenza degli
ordigni esplosivi improvvisati per tutta la zona adiacente a Mosul, come si è già detto i miliziani hanno avuto molto
tempo da dedicare alla costruzione di questi IED creando nel complesso una strategia vincente. Le truppe curde si sono
dovute fermare già entro le prime 48 ore dall’inizio dell’offensiva per disinnescare ordigni e trappole esplosive cosa che ha
permesso ai miliziani dell’IS di sfruttare alcuni corridoi di fuga dedicati alla popolazione per fuggire verso la Siria. Ad oggi le
truppe irachene combattono cercando di raggiungere la città di Hammam al-Alil, a circa 20 miglia a sud della città
tenuta in scacco dall’IS. Qui lo Stato islamico continua ad imporre la sua furia distruttrice non tanto per ragioni
religiose quanto piuttosto per evitare defezioni e possibili ammutinamenti da parte dei civili e dei suoi miliziani.
Le esecuzioni sommarie della popolazione e i recenti massacri con bambini arsi vivi nelle gabbie dovrebbe garantire un
piano di resistenza alle bandiere nere. Non solo la guerra psicologica dell’IS risponde all’esigenza di tenere uniti i
miliziani e la popolazione, ma mira a destabilizzare psicologicamente anche i soldati iracheni e curdi che
combattono per liberare la città. I miliziani pare abbiano posizionato lungo le vie di collegamento tra un villaggio e l’altro
dozzine di prigionieri martoriati e mutilati, la maggior parte dei quali ex membri della polizia irachena e dell'esercito. Come
dovrebbe rispondere la coalizione ad una simile strategia asimmetrica? E’ bene ricordare che tutte le truppe
regolari sono tenute ad utilizzare solo tecniche militari lecite che non violino il diritto internazionale di guerra e che non siano
lesivi per la popolazione. La guerra è guerra e non sempre tali regole possono essere rispettate dagli eserciti,
l’uso di armamento al limite dell’ammissibile è sempre controverso soprattutto per le ricadute politiche e psicologiche sulla
popolazione. A Mosul questo problema non sembra essersi posto, fin dalle sue battute iniziali la battaglia sembra aver
assunto una connotazione al limite del legalmente tollerabile. Le ultime notizie che arrivano dall’account twitter di Seth
Frantzman, giornalista del Jerusalem Post, vedrebbero schierato il TOS-1 Buratino, arma termo barica per
eccellenza, nei pressi di Bartella, una città assiro-cristiana a meno di 10 miglia da Mosul. Questo sistema d’arma è
particolarmente usato come deterrente nelle battaglie caratterizzate da una grande asimmetricità perché
punta sulla paura delle ricadute per i miliziani stessi. La Russia, che vanta la creazione del Buratino, ne ha schierati
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/tos-1-buratino-pronto-per-mosul/
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due in Siria nel 2015 senza mai averli ufficialmente utilizzati. Il TOS-1 -questo il nome tecnico del Buratino- è stato un
progetto quasi sconosciuto fino a tempi relativamente recenti ed è considerato un armamento inusuale e al
contempo terribile. Il sistema è classificato come arma termobarica pesante destinata all'annientamento sistematico di
qualsiasi ostacolo, soprattutto interrati, si pari davanti all’avanzata delle truppe che lo utilizzano. Proprio per la sua
connotazione fortemente offensiva è stato raramente utilizzato nei teatri operativi dove funziona egregiamente
come deterrente. Il sistema è paragonabile ai sistemi MLRS (Multiple Launch Rocket System), ma spara diverse
tipologie di missili con una gittata decisamente inferiore. Il Buratino utilizza razzi da 220 mm ed è a tutti gli effetti
considerato artiglieria pesante visto il suo calibro. Su questo tipo di supporto sono impiegabili due diversi tipi di
testate: la prima di tipo esplosivo incendiario e la seconda a combustibile-aria. Queste ultime sono anche chiamate
testate termobariche che ne caratterizzano l’impiego nei teatri operativi. Questo tipo di munizione rilascia una grande nube
di gas infiammabile e provoca enormi esplosioni, proprio per questa sua forza dirompente questa tecnologia è usata per
'sbriciolare' letteralmente bunker fortificati ed interrati. A Mosul potrebbe essere utilizzato per ostacolare l’uso dei
bunker e delle numerose gallerie sotterranee utilizzati dall’IS nei dintorni della città. Una strategia di resistenza
interessante e molto utilizzata ma che era facilmente intuibile essendo impiegata anche in Siria. Per distruggere fortificazioni
interrate è difficile che vi sia necessità di utilizzare un’arma così devastante, i moderni MLRS sono perfetti perché possono
colpire chirurgicamente obbiettivi anche in pieno centro abitato senza creare danni contingenti. Come mai si è preferito
puntare su un’arma come il Buratino? Come si è detto l’esplosione crea una sfera di gas incandescenti ad
altissima temperatura, accompagnata da una devastante sovra-pressione. Per ottenere questo effetto la bomba
combina uno speciale esplosivo, in forma di gel o polvere e con additivi metallici, all'ossigeno atmosferico, che funge da
ossidante. L’ossigeno è presente ovunque, anche nei bunker sotterranei che si trasformerebbero in pochissimi secondi in
canali di fuoco da cui è impossibile fuggire. Coloro che si trovano vicinissimi alla deflagrazione vengono
letteralmente disintegrati e chi si trova nelle vicinanze subisce diverse ferite interne, quindi invisibili, tra cui la
rottura dei timpani e degli organi uditivi, concussioni varie, la rottura dei polmoni e degli organi interni, e cecità causate
dall'onda d'urto potentissima. Qualsiasi tipo di tessuto che interagisce con l’onda d’urto viene compresso,
schiacciato, tranciato o disintegrato dall’eccessivo peso in base alle proprietà del materiale metallico usato per aumentare la
potenza esplosiva. Gli organi interni che contengono aria (orecchie, polmoni e intestino) sono particolarmente vulnerabili ad
esplodere perché i micro frammenti di materiale metallico si insinuano negli organi dove c'è ossigeno e brucia. Sotto un
profilo prettamente militare il TOS-1 è al limite dell’uso consentito dai regolamenti internazionali per armamenti
di questa tipologia. Non viene impiegato solo per distruggere un obiettivo, ma le sue ricadute sono soprattutto
psicologiche, una combinazione tra tattica e deterrenza difficilmente eguagliabile. Questa svolta nella conduzione
delle offensive su Mosul potrebbe portare a due possibili scenari nelle prossime settimane in relazione all'utilizzo di
armamenti tattici largamente offensivi. La previsione più ottimistica è che lo Stato Islamico perda consensi tra la popolazione
che intimorita dall’uso di armi letali da parte della coalizione deciderà di scegliere il male minore, mentre la seconda ipotesi
prevede un inasprirsi delle atrocità contro i civili e gli ostaggi con un possibile impiego di ordigni chimici non convenzionali.
di Denise Serangelo
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