economia | quella continuità che non scalfisce il debito

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Transcript economia | quella continuità che non scalfisce il debito

STEFANO MICOSSI - 17/10/2016 ore 11:00
ECONOMIA | QUELLA CONTINUITÀ CHE NON SCALFISCE IL
DEBITO
Da Renzi e Padoan una manovra abile che accontenta molti
Una Legge di Stabilità ingegnosa e abile, quella presentata ieri da Renzi e Padoan. Si accontentano i
sindacati, con le misure per le pensioni e spazio aumentato per contratti pubblici e assunzioni. Si
confermano i bonus per poliziotti e giovani. Si sono trovate le risorse per sostenere le famiglie in
difficoltà. Si è riusciti persino a ridurre il canone Rai. Ma allo stesso tempo ci sono misure non
trascurabili per le imprese, prima tra tutte l’abbassamento dell’Ires al 24 per cento (che in parte si paga
con la riduzione dei benefici dell’Ace, se non ho capito male), e poi incentivi vari per investimenti,
ricerca, nuove tecnologie digitali – che si spenderanno solo se le imprese investiranno (e se non lo
fanno?). La ciliegina sulla torta sono il taglio mancato dell’aumento del fondo sanitario, sul quale le
opposizioni, con classica lungimiranza, avevano lanciato un virulento attacco preventivo; e l’abolizione
di Equitalia, che in pratica vuol dire che la riscossione ritorna sotto il cappello dell’Agenzia delle entrate
(con un regalino di interessi ai contribuenti per gli arretrati).
Il disavanzo sale al 2,3 per cento del Pil. La Commissione lancia grida preventive di guerra, ma si
accontenterà probabilmente di farlo scendere al 2,2 per cento (1,6 miliardi in meno). Non mi pare una
distanza incolmabile. Il vero problema all’orizzonte riguarda la riduzione del rapporto tra il debito
pubblico e il Pil: l’ormai infinitesimale calo che si insiste ad annunciare non è sufficiente a realizzare
l’obiettivo di medio termine sul debito, già in vigore da quest’anno.
Quanto alla valutazione d’insieme della politica economica di questo governo, la competenza e abilità
del ministro dell’Economia non possono nascondere il dato di fondo. In piena continuità con il passato,
avendo abbandonato gli obbiettivi di contenimento delle spese pubbliche, di semplificazione (che la
sinistra non vuole) e di aggiustamento strutturale dei mercati, si distribuiscono sussidi a destra e a
manca per convincere famiglie e imprese a spendere (e a votare bene al referendum); ma l’ambiente
resta ostile al mercato e all’investimento. Restiamo un’economia della crescita allo zero virgola. E
arriveremo alla fine della legislatura con lo stesso disavanzo pubblico con la quale si era aperta, e la
montagna del debito pubblico incombente che abbatte la fiducia e impedisce di crescere. Di questo
l’Europa non ha colpa, è solo colpa nostra.
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