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I COMMENTI
Venerdì 14 Ottobre 2016
L’ANALISI
IMPROVE YOUR ENGLISH
La Merkel è candidabile
a presidente della Ue
Merkel will stand for
president of the EU
P
centrarsi sui conti,
otrebbe esDI CARLO VALENTINI
tralasciando le esisere l’uscita
genze delle economie
di scena più
onorevole per un leader po- e quindi del sociale. In più ha avuto
litico di tanto spessore. In caduta di il coraggio di decisioni sull’immigraconsensi all’interno, soprattutto per zione che sapeva assai poco gradite
via delle aperture sull’immigrazio- all’opinione pubblica. Angela Merne, Angela Merkel sta meditando kel potrebbe quindi rappresentare,
di passare la mano e non ripresen- al vertice della Ue, la mediazione
tarsi alle elezioni del 2017, una de- tra chi teorizza il lassismo dei bilancisione per altro suggerita da una ci pubblici nazionali e chi al contraparte del suo partito, che teme la rio vorrebbe imporre tagli radicali e
sconfitta elettorale. La Cancelliera insostenibili. E potrebbe finalmente
non può accettare di essere messa impostare quella politica europea
da parte: sarebbe ammettere la verso l’immigrazione che è clamosconfitta, e questo non rientra nel rosamente mancata.
Non a caso è stata lei, unico
suo carattere. Altro discorso sarebbe
capo di governo in
sedere sullo scranno
Europa, a intervenipiù alto dell’Europa,
re con estrema dunel posto che fu, dal
Nel caso decidesse
rezza contro l’Inghil1999 a oggi, di Rodi non correre per
terra che intendeva
mano Prodi, José
restare Cancelliera
schedare i lavoratori
Manuel Durão Barstranieri, tanto da coroso e Jean-Claude
stringere la premier inglese a una
Juncker.
Potrebbe non esserci contrad- sostanziale marcia indietro. Ha fatdizione tra questo ruolo e quello to ciò che doveva fare l’Europa e ha
di pasdaran dell’austerity ricoperto dato il senso di come l’Ue potrebbe
durante il suo cancellierato. In fondo rilanciarsi e contare nel mondo se
lei è stata il volto politico delle stra- avesse una guida forte e autorevotegie monetarie della Bundesbank, le. L’unico peccato originale da cui
forse quasi un ostaggio, e quando s’è emendarsi è quello di pensare e
resa conto che in questo modo la Ue agire alla tedesca mentre è neces(e la Germania) andavano a sbat- saria una visione europea pluralitere, s’è opposta ai potenti vertici sta, L’esperienza ha insegnato che
della Banca centrale tedesca (anche se l’Ue è governata da un Paesedifendendo Mario Draghi) che vole- guida, solo al comando, l’esito è il
vano comunque continuare a con- deragliamento.
I
t might be the most hono- fore social needs. In addition, she
rable departure for such an had the courage to take decisions
important political leader. on immigration that she knew to
Angela Merkel’s approval be very little appreciated by the
rating is falling inside the country, public opinion. Therefore, at the
mostly because of her concessions top of the EU, Angela Merkel could
on immigration, so she is thin- embody a compromise between
king of passing the baton and not those who theorize the laxity of
running for re-election in 2017, a national budgets and those who
decision suggested by some of her would like to impose radical and
party, moreover, which fears an unsustainable cuts instead. She
electoral defeat. The Chancellor could finally outline the Europecannot accept to be put aside: it an policy on immigration that has
would amount to admitting a defe- been blatantly missing.
at, and this is not consistent with
It is no coincidence that it
her character. Sitting on the hi- was precisely her, only head of goghest bench of Europe, occupied by vernment in Europe, to intervene
Romano Prodi, José
harshly against Britain that wanted to
Manuel Durão
If she decides
record the names of
Barroso and Jeanforeign workers, thus
Claude Juncker
not to run for
forcing the British
since 1999, would be
re-election
prime minister to a
another story.
substantial U-turn.
There may be no
contradiction between this role She did what Europe was supposed
and that of austerity Pasdaran to do and gave a sense of how the
played during her chancellorship. EU could revamp itself and count
After all, she was the political face in the world if it had a strong and
of Bundesbank’s monetary stra- authoritative leadership. The only
tegies, perhaps almost a hostage, original sin that should be swept
and when she realized that the away is that of thinking and acting
EU (and Germany) were going like Germany while a pluralistic Euto crash in this way, she opposed ropean vision is needed. Experience
the powerful leaders of the Ger- has shown that if the EU is governed
man central bank (also defending by a leader-country, ruling alone,
Mario Draghi), who wanted to con- the outcome is derailment..
tinue to focus on budgets anyway,
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neglecting economies and thereTraduzione di Silvia De Prisco
IL PUNTO
LA NOTA POLITICA
Il web è potente ma non può essere
una jungla. Va perciò regolamentato
Referendum, compagnie
politiche contro natura
DI
SERGIO LUCIANO
P
er i digitalebani, I
talebani del digitale,
tutto quanto viene
dal web è bello, buono
e santo. È un’idiozia, eppure è
ciò che ci propina a man salva
un esercito di opinionisti variamente ispirati dai padroni
del web e da chi ha interesse
politico a dire al popolo bue
che tutto va bene e chi non è
d’accordo è un gufo.
Ma le bugie hanno le
gambe corte. Quando il ministro del lavoro Poletti batte
un colpo (rispetto al consueto
ronzio contentone che lo connota, pur nella patria della
disoccupazione non solo giovanile) addirittura appoggiando le proteste dei fattorini di
Foodora contro compensi da
fame (paradosso, visto che
trasportano cibo), è segno che
le esagerazioni non durano.
Poi arrivano anche analisi interessanti e tutte da
sviluppare. Acutamente sul
Corriere, Dario Di Vico ha
sottolineato come la Sharing
economy (in particolare il
fenomeno del bed and breakfast) stia diventando il nuovo
integratore del reddito del ceto
medio: vero, verissimo. Ma
questo fenomeno crea però un
solco profondo tra il medesimo
ceto, per altri versi tartassato
più di tutti dalla crisi economica e dalla stessa disruption
digitale, e le fasce economiche
Sharing economy
e lo sfruttamento
dei fattorini
inferiori: banalmente, chi non
possiede una casa non può affittarne una stanza, perché sarebbe subaffitto, solitamente
vietato; o semplicemente per
il semplice motivo che non ha
posto.
La sharing economy è
arte di arrangiarsi, potenziata dal turbo della Rete, per
cui quarant’anni fa i ragazzi
fotocopiavano a colletta e poi
si scambiavano i libri di testo
più cari per risparmiare ma
comunque spendevano, mentre adesso un pdf hackerato
costa zero. È utilissima per
risparmiare qua è là: quindi
innanzitutto distrugge valore
complessivo, più che crearne.
Poi, certo: piuttosto che rinunciare a farsi un weekend a Milano durante le fiere perché gli
alberghi sono tutti esauriti è
molto meglio avere un’ormai
infinita disponibilità di postiletto in case private; ma quanti alberghi, con dipendenti
pagati regolarmente, stanno
chiudendo per la concorrenza
sleale (zero tasse e zero controlli sui documenti) di molti
bed and breakfast?
Il premio più ambito
del mondo si chiama Nobel,
dal nome dell’inventore della
dinamite. Perché? Perché con
la dinamite si costruiscono
dighe e ponti salvando vite
e creando ricchezza. Certo,
si può anche uccidere: tutto
dipende dall’uso che se ne fa.
Dipende dalle regole. La pericolossima pretesa ideologica
dei digitalebani è che la Rete
meriti di sfuggire alla regola
d’oro: che anche l’innovazione
va regolata. A tutto si devono
applicare regole, condivise e
democraticamente stabilite,
e non dettate soltanto da chi
ha interesse economico alle
novità.
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DI
MARCO BERTONCINI
La campagna elettorale
rischia di avvitarsi. Nel
fronte del sì, la ricerca
del sostegno fra elettori
del centrodestra diventa
così smaccata da generare effetti contrari, vale a
dire la perdita di frange
di sinistra. Nel fronte del
no, la sfilata a braccetto
di nemici dichiarati, oggi
accomunati dalla voglia di
cacciare Matteo Renzi,
genera perplessità, o meglio, anche ripulse: i sodali
di Pippo Civati possono
chiedersi se non siano in
errore trovandosi a far
fronte comune con Renato Brunetta; e viceversa,
ovviamente.
Si sostiene che richiamare al voto sia utile soprattutto ai sostenitori del
sì: più cresce il numero dei
votanti, più salirebbe la
percentuale dei favorevoli.
Può darsi. È però da valutarsi un altro fenomeno:
che l’arrivo, a sostegno del
no, di ostili, non alla riforma costituzionale, bensì
alla politica economica
del governo o alla risposta
data alle migrazioni, corrisponda alla diminuzione
di potenziali astensionisti.
Insomma: gli anti politici,
gli anti governo, gli anti
tutto hanno come scelta
immediata l’astensionismo, verso il quale possono
già in precedenza essersi
indirizzati. Se decidessero
di votare, naturalmente si
esprimerebbero contro, utilizzando il no alla riforma
esclusivamente come una
protesta giudicata ancor
più forte del non voto.
Altro elemento comune ai due schieramenti
contrapposti è la consapevolezza dell’elevato numero
di incerti. Detto in termini
grezzi, molti valutano oggi
un terzo di sì, un terzo di no,
un terzo di indecisi. Come
persuadere quest’ultima
fetta al voto è difficile, anche se molti argomenti (di
merito, di coerenza, schiettamente politici) paiono insufficienti oppure contraddittori o, ancora, validi per
taluni settori elettorali ma
negativi per altri.
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