Si complica il processo di pace in Colombia

Download Report

Transcript Si complica il processo di pace in Colombia

L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > News
Si complica il processo di pace in Colombia | 1
giovedì 06 ottobre 2016, 17:06
Dopo il plebiscito del 2 ottobre
Si complica il processo di pace in Colombia
La risicata vittoria del fronte del NO proietta un'ombra di incertezza sul processo di pace colombiano
di Mattia Baldini
Il 2 ottobre scorso, contro ogni aspettativa ed ogni rilevazione statistica pubblicata in precedenza, l’elettorato colombiano si
è espresso negativamente circa l’approvazione del Piano di Pace firmato dal Presidente Juan Manuel Santos e dal
Comandante in Capo delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Forze Armate Rivoluzionarie della
Colombia) Rodrigo Londoño, alias Timoleón Jiménez e meglio noto con il nome di battaglia “Timochenko”. L’inaspettato
risultato del plebiscito apre diversi scenari futuri apparentemente incerti per il processo di pace in Colombia e, soprattutto,
obbliga ad una seria riflessione sulle condizioni contenute nello stesso Accordo di Pace. Il punto più controverso, e
inevitabilmente più significativo nella vittoria del “NO” alle urne, riguarda la complessa questione della giustizia post
conflitto contenuta nelle previsioni dell’Accordo. In particolare, oltre all'amnistia prevista per i “delitti politici e crimini
connessi” che potrebbe riguardare fino a 15.000 guerriglieri, è stata ampiamente criticata la costituzione di un organo
giuridico speciale, denominato JEP (Jurisdicción Especial de Paz – Giurisdizione Speciale della Pace), evidentemente
giudicata dalla maggioranza degli elettori come una condizione troppo favorele verso le FARC. In realtà l’idea alla base del
JEP è certamente lodevole ed in alcuni tratti persino avanguardista: tentare di coniugare, all’interno di chiari confini
giuridici, la giustizia retributiva (una determinata quantità di tempo, correlata alla gravità del crimine commesso, in
regime di privazione della libertà) con la giustizia riparativa (risarcimento della vittima dell’azione criminosa in forma
materiale e morale da parte del criminale). In particolare il JEP, nelle previsioni dell’accordo, avrebbe dovuto essere
composto al suo interno da tre diversi tribunali e due gradi di giudizio, più una sala di riconciliazione. In primo luogo veniva
infatti previsto una sorta di confessionale pubblico per gli indiziati, chiamato Sala de Reconocimiento de Responsabilidad, nel
quale si sarebbe concretizzato l’avvicinamento tra la vittima del crimine e l’autore dello stesso. Il caso sarebbe poi passato
ai tribunali di prima istanza, che avrebbero dovuto essere costituiti da due camere: la Sala de Amnistías o Indultos, la quale
avrebbe certificato se quel determinato caso avrebbe potuto rientrare o meno nelle previsioni giuridiche dell’amnistia, e la
Sala de Definición de Situaciones Jurídicas, alla quale sarebbero pervenuti i crimini non includibili nell’amnistia. Infine,
l’ultima istanza avrebbe dovuto essere costituita dal Tribunal de la Paz, il quale avrebbe avuto a disposizione solamente
tre tipologie di sentenze per gli ex combattenti della guerriglia: dai cinque agli otto anni di reclusione in condizioni
favorevoli per coloro che avrebbero confessato i propri crimini di fronte alla Sala de Reconocimiento de Responsabilidad,
oppure in condizioni ordinarie nel caso in cui la confessione fosse giunta successivamente alla stessa Sala, e dai 15 ai 20
anni di reclusione per i non reo confessi che fossero stati giudicati colpevoli. Da notare inoltre che il JEP non sarebbe stato
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/si-complica-processo-pace-colombia/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.
L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > News
Si complica il processo di pace in Colombia | 2
chiamato a procedere solamente verso i combattenti delle FARC, ma anche verso i membri delle forze di sicurezza
governative, sebbene per questi ultimi non siano stati specificate né pene né procedimenti all’interno dell’Accordo di Pace.
Un altro punto ampiamente contestato, anche se non apertamente come il precedente, è anche quello denominato
Reforma Rural Integral (Riforma Rurale Integrale) che, in buona sostanza, prevede una riforma agraria nelle aree
rurali. Una possibilità che la vecchia oligarchia dei grandi proprietari terrieri, categoria ancora oggi
considerevolmente influente in Colombia, non ha evidentemente potuto né voluto prendere in considerazione.
Gli oppositori dell’Accordo, guidati dall'ex Presidente Álvaro Uribe, hanno comunque incentrato la campagna politica più
sulla questione dell’impunità che su quella economica che, ovviamente, non avrebbe riscosso determinanti consensi nelle
aree urbane. Secondo Ariel Fernando Ávila (vicedirettore della Fundación Paz y Reconciliación) intervistato da ‘El País’,
l’analisi del voto mostra come la generazione tra i 25 e i 35 anni, cresciuta durante i due mandati di Uribe (2002 – 2010),
abbia preferito rifiutare l’Accordo poiché convinta del fatto che quella contro le FARC non fosse una guerra civile,
bensì una ben più semplice minaccia terroristica, con la quale è necessaria fermezza e non riconciliazione.
L’analisi del voto mostra comunque un Paese diviso a metà. Il NO ha ottenuto il 50,2 per cento dei voti, contro il 49,7
per cento dei SI. Lo scarto tra i due fronti è stato di 60.000 voti su 13 milioni di voti espressi, con un tasso di
affluenza che si è fermato al 37,2 per cento, comunque sufficiente per superare il quorum del 13 per cento
(4.387.118 elettori) indispensabile per la validità della consultazione. Impossibile quindi parlare di ampia
partecipazione, ma comunque un dato significativo. Decisamente interessante è poi l’analisi territoriale delle preferenze: dei
33 dipartimenti in cui è divisa la Colombia l’opzione del SI ha trionfato nelle zone più colpite dalla lunga guerra,
mentre il NO ha ottenuto le percentuali maggiori nei dipartimenti che meno hanno sofferto la violenza delle
FARC e delle forze governative. Ad esempio, nei cinque dipartimenti della costa Ovest del Paese, Chocó, Cauca, Nariño
e Putumayo, tradizionalmente territorio di scontri armati, il SI è stata di gran lunga l’opzione più votata. Addirittura a Bojayá,
una cittadina del dipartimento di Chocó divenuta tristemente nota a causa del massacro di 79 civili ad opera delle FARC nel
2002, il 95% degli elettori si è espresso a favore dell’Accordo di Pace. Al contrario nei grandi centri urbani, con l’eccezione
della capitale Bogotá, e nelle zone meno afflitte dalla violenza il rifiuto dell’Accordo è stato prevalente. Le conseguenze
politiche del plebiscito appaiono sin d’ora abbastanza chiare. La popolarità del Presidente Santos, non molto elevata già
prima del voto, è adesso in caduta libera. Santos ha legato indissolubilmente il proprio percorso politico e la sua
credibilità al raggiungimento della pace in Colombia e paradossalmente, dopo aver centrato l’obiettivo a
Cartagena de Indias lo scorso 26 settembre, è proprio questo successo a decretare il ridimensionamento della
sua figura. Chi invece vede accrescere la propria popolarità è l’ex presidente Uribe, principale sostenitore del NO, che
vorrebbe modificare l’Accordo in modo da prevedere il carcere per i leader delle FARC e l’impossibilità per gli stessi ex
guerriglieri di ricoprire cariche politiche. Dopo i risultati del voto Uribe ha immediatamente chiesto di tornare al tavolo delle
trattative, nonostante sia il Governo di Bogotá sia le FARC abbiano escluso questa possibilità. Dal canto loro le FARC hanno
già assicurato che l’accordo di cessate il fuoco bilaterale rimarrà in vigore nonostante i risultati della consultazione popolare,
circostanza peraltro confermata anche dal Governo di Bogotá. Inoltre, il Comandante Timochenko e diversi altri leader delle
FARC hanno comunque evidenziato come il plebiscito non abbia alcun valore giuridico rilevante. In realtà la Corte
Costituzionale colombiana si era già espressa in merito nel mese di luglio, decretando che i risultati delle urne sarebbero
stati vincolanti solo per il Presidente, il quale allo stato attuale non potrà quindi apporre la firma definitiva sull'Accordo
di Pace. Il difficile destino del processo di pace non rappresenta però l’unica preoccupazione delle Fuerzas Armadas
Revolucionarias de Colombia. L’altro grande problema è il cosiddetto “paramilitarismo”, ovvero l’esistenza di gruppi
armati formati da paramilitari, mercenari o politicamente schierati a destra, che potrebbero
procedere all'eliminazione degli ex combattenti FARC approfittando del loro ritorno alla vita civile. Del resto
nella storia recente della Colombia il fenomeno del paramilitarismo ha raggiunto livelli di violenza decisamente elevati, come
a metà degli anni ’80 quando, in seguito al fallito processo di pace portato avanti dall'allora Presidente Belisario Betancur,
circa 3.000 appartenenti al partito UP (Unión Patriótica – Unione Patriottica), emanazione relativamente diretta delle
FARC, furono assassinati dalle milizie paramilitari attive in tutto il Paese. Durante la X Conferenza delle FARC, convocata dal
17 al 23 settembre per l’approvazione dell’Accordo di Pace, diversi Comandanti e membri dello Stato Maggiore hanno quindi
espresso una seria inquietudine riguardo ai rischi del paramilitarismo. Nonostante il vasto processo di smobilitazione delle
forze irregolari avviato dal Presidente Uribe nel 2003, che portò alla consegna delle armi da parte di circa 32.000
paramilitari, secondo le FARC esisterebbero ancora diverse formazioni di questo genere attive in tutta la
Colombia che potrebbero contare su alcune migliaia di appartenenti. È indubbio che il protrarsi, per ben 52 anni, di
una situazione di conflitto armato nel Paese latinoamericano abbia provocato la creazione e la stabilizzazione di un
sistema politico, sociale ed economico basato, appunto, sull'esistenza stessa del conflitto. Proprio i paramilitari
ad esempio, ed in particolare i mercenari, con l’estinzione del conflitto vedrebbero di gran lunga ridimensionata la propria
utilità, per non parlare del fatto che il loro maggior cliente, ovvero il Governo colombiano, non avrebbe più motivo di
avvalersi di tali servizi. Le multinazionali, i potenti cartelli del narcotraffico, l’oligarchia agraria e tutti gli altri attori che per
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/si-complica-processo-pace-colombia/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.
L'Indro - L'approfondimento quotidiano indipendente
Politica > News
Si complica il processo di pace in Colombia | 3
più di mezzo secolo hanno in un modo o nell’altro approfittato dell’instabilità colombiana avrebbero quindi molto da perdere
in caso di un cambiamento radicale dello status quo. A livello internazionale non va inoltre dimenticato il ruolo degli
Stati Uniti, principale fornitore di armi, materiali ed addestramento per le forze di sicurezza colombiane, che
attualmente mantiene ben sette installazioni militari in territorio colombiano. Anche per Washington la prospettiva
di una pace stabile e definitiva nel Paese considerato il maggior alleato dell’America Latina implicherebbe inevitabilmente un
cambio di strategia, per lo meno a lungo termine. La fine del conflitto più longevo della regione latinoamericana, iniziato nel
lontano 1964 come conseguenza della repressione governativa verso alcune realtà di autogoverno organizzate dai
campesinos delle regioni centrali, e che ad oggi ha causato più di 200.000 morti, sembrava questa volta realmente vicino
alla propria conclusione, almeno fino ai sorprendenti risultati del plebiscito. Starà adesso alle diverse parti
direttamente coinvolte, ovvero le FARC, il Governo di Santos ed il fronte del No di Uribe, avere la lungimiranza
di trovare una soluzione politica accettabile e condivisa per non annoverare anche questo processo di pace
nella lunga lista di quelli falliti in passato.
di Mattia Baldini
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/si-complica-processo-pace-colombia/
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
Copyright L'Indro S.r.l. Tutti i diritti riservati.