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L’Italia alla conquista del Nuovo Mondo | 1
mercoledì 18 maggio 2016, 17:30
Il Made in Italy vola a Buenos Aires
L’Italia alla conquista del Nuovo Mondo
Roma cerca opportunità d'investimento in Argentina senza perder d'occhio Cuba
di William Bavone
Fase interessante quella che oggi osserviamo in termini di dinamismo economico. Se da un lato si fanno ancora i conti con
un sistema cronicamente in crisi ben evidenziato dall’altalenante andamento delle borse e dalle difficoltà strutturali nel
creare valore, dall’altro si cerca di un riposizionamento nel mercato con l’auspicio di essere in pole position nel momento in
cui lo stesso ritrovi stabilità. L’Italia non è immune a tale discorso anzi ne costituisce parte integrante nel bene e nel male. Di
negativo il Bel Paese vive con preoccupazione i continui contraccolpi del settore bancario che ovviamente finiscono con il
destabilizzare il sistema economico e sociale del Paese. Da un punto di vista positivo invece si cerca di capire come il
sistema Europa possa venir fuori dall’attuale impasse e come lo stesso sappia gestire le delicate trattative inerenti
l’accordo di libero commercio con gli Stati Uniti (TTIP). Tuttavia l'Italiacerca anche soluzioni autonome per ridurre
la dipendenza dalle decisioni di Bruxelles e diversificare le proprie opportunità d’investimento e di sviluppo. Eccoci
quindi ad una visione di Italia internazionalista che porta la propria imprenditorialità nel mondo con l’auspicio di
sfruttare le nuove opportunità che i continui cambiamenti politico-economici nel mondo possono generare. Ed è in tale
prospettiva che possiamo collocare i viaggi di Matteo Renzi tra Messico e Argentina nei mesi scorsi: attività preparatorie
per un confronto destinato ad ulteriori sinergie. Se del Messico abbiamo discusso in precedenti approfondimenti,
considerando anche la già consolidata sinergia sull’asse Roma-Città del Messico in aree come quella di Hidalgo, sul
versante argentino il discorso è un po’ più complesso. Va detto che a seguito del viaggio di Renzi a Buenos Aires, dove si è
rimasti molto generici sulle possibili interazioni tra i due paesi, la distensione definitiva è arrivata proprio dalla Casa Rosada
con la definizione dello storico accordo con i creditori esteri. Accordo che ha compreso anche i creditori italiani rappresentati
nella trattativa da Nicola Stock, presidente dell’Associazione per la Tutela degli Investitori in Titoli Argentini (TFA). Un
accordo distensivo che riporta il paese del Cono Sud nelle grazie degli investitori italiani che oggi tornano a guardare allo
stesso paese, non più come un rischio, ma come un’opportunità da cogliere. Opportunità che da ieri e fino a domani 19
maggio, sarà al centro di un sondaggio ufficiale in terra americana. A Buenos Aires infatti è giunta una delegazione di
130 persone in rappresentanza di 80 aziende, 5 gruppi bancari, 12 università ed ovviamente rappresentanti
istituzionali con lo scopo di avviare un approfondimento ad ampio respiro sulle concrete possibilità di investimento nel
Paese. Alla guida del folto gruppo, Ivan Scalfarotto, sottosegretario allo sviluppo, che alla vigilia della partenza non ha
potuto fare a meno di evidenziare come si tratti di ‘una missione di sistema dopo la missione di scouting fatta dal premier
Renzi, il primo ad essere ricevuto da Macri’. Ma è lo stesso sottosegretario a riportare al centro delle attuali dinamiche
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/litalia-alla-conquista-del-mondo/
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l’imprescindibile importanza del cambiamento politico nel paese sudamericano, capace di riattivare un dialogo con Roma
dopo 12 anni di paralisi. Ragion per cui l’Italia arriva a Buenos Aires con forti ambizioni e con ‘una linea di credito di
700 milioni di euro, a sostegno dell’export e delle commesse italiane nel paese. E firmeremo con il Banco de la Nacion un
accordo per facilitare transazioni per 50 milioni di euro per le imprese che investono in Argentina’. Accanto a Scalfarotto, per
sostenere la compagine istituzionale in terra sudamericana, ci sono Vincenzo De Luca, Direttore Generale per la
Promozione del Sistema Paese, Licia Mattioli, Presidente del Comitato tecnico per l’internazionalizzazione e gli investitori
esteri di Confindustria, Roberto Luongo, Direttore Generale dell’Agenzia ICE e Guido Rosa, Presidente del Comitato
Tecnico per l’Internazionalizzazione di ABI. Proprio in queste ore sono in atto gli incontri business to business tra gli
imprenditori dei due Paesi con il tentativo di avviare delle idee di sinergie imprenditoriali da sviluppare nei prossimi mesi. Al
centro degli interessi italiani vi sono quattro settori oggi cruciali per i piani di sviluppo e rinnovo economico del Paese del
Cono Sud:
Infrastrutture; settore in cui proprio in questi giorni il governo argentino ha lanciato un piano di rinnovo e implementazione
delle connessioni infrastrutturali tra Buenos Aires e le regioni del nord del paese (Piano Belgrano – investimento da 16
miliardi di dollari e regolato mediante gare d’appalto);
Agroalimentare; settore fondamentale per il paese che punta a riposizionarsi da protagonista nell’export mondiale con
particolare sguardo al mercato asiatico. Un comparto, quello agroindustriale, che necessità di rinnovarsi in un’ottica di
competitività internazionale e non può prescindere da un’interazione sinergica con un paese leader nel know how
necessario;
Green ovvero energia rinnovabile dove ruolo di tutto rispetto a livello internazionale è ricoperto da Enel Green Power,
un’azienda che è già ben posizionata sul mercato latinoamericano;
Automotive; settore rilevante in una progettualità di innovazione produttiva.
Ecco quindi i punti centrali del dialogo e di quello dei prossimi mesi, perché siamo solo ai primi passi di un’interazione che
dovrà concretizzarsi se si vuole cogliere effettivamente l’opportunità di mercato palesatasi con il ripristino internazionale di
Buenos Aires. Ripristino che tuttavia merita le dovute cautele perché, nel finire degli anni ’90 sullo stesso paese si
nutrivano grandi aspettative per poi risvegliarsi nel 2001 privi dei risparmi investiti sul neoliberismo
argentino. Occorrerà muoversi con cautela in un’economia che in concreto offre più incertezze che opportunità a partire
dalla recente operazione risanatoria del debito estero. E se l’Argentina è la grande opportunità del 2016, anche Cuba
continua ad attrarre investimenti italiani e non da quest’anno. Fino al 2015 le imprese italiane operanti sull’isola
caraibica erano 14 con un fatturato aggregato di oltre 14 milioni di euro e sempre fino al 2015 erano 14 le aziende che
avevano inoltrato progetti di investimento per entrare nella Zona Speciale di Sviluppo di Mariel. Nello specifico parliamo
di una zona franca preposta ad attrarre flussi di investimento estero con la garanzia di uno sgravio fiscale del 100% per il
primo anno e successivamente del 12%. Facile intuire quanto la stessa rappresenti una grande opportunità soprattutto
se si prende in considerazione la posizione geografica dell’isola e nello specifico della Zona Franca citata, che si va a
collocare in linea con il Canale di Panama. In poche parole Cuba come centro strategico dal quale raggiungere tutti i
mercati più importanti e che quindi giustifica i continui sondaggi delle imprese italiane del nord (recente incontro bilaterale a
Padova il 22 aprile) e del sud (recente incontro il 27 aprile a Napoli) Italia. Opportunità di business che potrebbe aumentare
in modo esponenziale le prospettive di profitto nel caso in cui l’embargo volga al termine in tempi medio-brevi. Prepararsi
per tempo all’evento storico, potrebbe garantire un posto in prima fila nel dinamismo commerciale che ne scaturirebbe,
sempre che il futuro presidente degli Stati Uniti non intenda riportare l’ideologia castrista sul banco degli imputati e
condannare Cuba all’isolazionismo fino a data da destinarsi.
di William Bavone
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