Il sindacalismo ai tempi di Macri

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Il sindacalismo ai tempi di Macri | 1
mercoledì 28 settembre 2016, 16:30
Argentina
Il sindacalismo ai tempi di Macri
Intervista al docente Agustín Prospitti
di Maximiliano Barreto
Circa a metà del XX° secolo il movimento operaio o sindacalista aveva raggiunto il ruolo di attore protagonista nella politica
argentina. L’esperienza 'peronista', ossia gli anni di governo di Juan Domingo Pèron tra il 1946 e il 1955, aveva costituito
uno scenario favorevole al consolidamento del processo di organizzazione dei lavoratori iniziano decenni prima. Nella storia
del sindacalismo argentino il movimento operaio è spesso presentato come punto di riferimento mondiale
grazie all’ alto livello di sindacalizzazione tra i lavoratori. È infatti considerevole la percentuale di lavoratori affiliati
agli enti sindacali, e ciò attribuisce all’intero movimento un notevole peso politico. È in questo scenario che abbiamo parlato
con Agustín Prospitti, Dottore in Scienze Politiche, docente e ricercatore presso la Università di Rosario (UNR) per
comprendere meglio uno degli attori principali della società argentina e conoscerne il ruolo all’interno del nuovo scenario
creatosi nel dicembre 2015 con l’arrivo di Mauricio Macrì alla Presidenza. È evidente come, all’interno della
struttura sindacale argentina, non tutti i gruppi siano uguali e come alcuni abbiano maggiore capacità di
rispondere alle esigenze degli affiliati. Quali sono a suo avviso i gruppi più influenti nella politica nazionale?
Per rispondere a questa domanda e determinare quale sia o quali siano i gruppi sindacali più influenti è necessario osservare
diversi fattori: il numero di affiliati, la concentrazione di lavoratori per unità produttiva, la capacità organizzativa e di
mobilizzazione e, in particolare, l’importanza dell’attività lavorativa del gruppo stesso in relazione all’economia dominante
nei differenti periodi storici. Per esempio, nel periodo d’oro delle esportazioni agricole argentine erano le organizzazione
sindacali dei trasportatori a predominare sulle altre, poiché occupavano un ruolo chiave nel modello di sviluppo dell’epoca.
Quando il modello economico cambiò orientandosi verso l’attività industriale, furono i sindacati legati alle industrie – la
Union Metalúrgica (UOM) su tutti - a primeggiare per numero di soci, risorse e posizione strategica. Nel mondo
contemporaneo, con la messa in atto di politiche neoliberiste, l’apertura del mercato nazionale e il ritorno alle attività di
esportazione, i sindacati legati ai trasporti e alla logistica hanno recuperato un posto di primo piano. A partire dagli anni ’90
queste organizzazione sono via via cresciute fino alla creazione della “dissidente” Conferazione Generale del Lavoro (CGT) ,
che sfidò il Governo del Presidente Carlos Menem (1989 – 1999), fu molto critica nei confronti delle politiche neoliberiste e si
oppose poi strenuamente al Governo dell’Allenza del Presidente Fernando de la Rúa (1999-2001). Durante i governi
kirchneristi (2003 – 2015) ad avere una posizione predominante è stato invece il Sindacato dei Camionisti, guidato per dodici
anni da Hugo Moyano, il quale ancora oggi conserva una notevole influenza. Con la promozione della produzione e del
mercato interni messa in atto tra il 2003 ed 2015 anche i sindacati legati all’industria hanno acquisito un certo potere. È il
caso dell’Unione Operaia Metallurgica (UOM), dell’Unione Operaia Costruttori della Repubblica Argentina (UOCRA) e del
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/il-sindacalismo-ai-tempi-di-macri/
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Sindacato Meccanici e Affini del Trasporto su Ruota (SMATA). Molti studi sul sindacalismo concordano nell’affermare
che nell’ultimo decennio i sindacati hanno acquisito una maggiore presenza in ambito politico. È d’accordo con
questa affermazione, e a cosa crede sia dovuto questo fenomeno? Ritorno a quanto appena esposto: i governi
kirchneristi hanno portato avanti politiche economiche volte a completare il processo di industrializzazione rimasto
inconcluso, basato sulla limitazione delle importazioni, sullo sviluppo della manifattura con valore aggiunto e sull’espansione
dei mercati interni, completato da una concezione del lavoro come elemento di integrazione sociale che deve essere
stimolato e incentivato dallo Stato. Inoltre questi governi hanno considerato di importanza prioritaria la ricomposizione delle
relazioni tra Stato, imprese e sindacati, come passo fondamentale per lo sviluppo dell’economia e della società in Argentina.
È per tutte queste ragioni che il sindacalismo ha sviluppato un ruolo così importante all’interno del patto sociale, lo stesso
ruolo che gli era stato assegnato da Juan D. Perón. La maggior parte dei movimenti sindacalisti sono stati alleati strategici e
strenuo difensori del modello Kirchner, o perlomeno dei suoi primi due mandati; in seguito sono sorte delle divergenze e si è
poi verificato un allontanamento tra il leader della CTG e la ex Presidentessa della Repubblica. Sono trascorsi alcuni mesi
dal cambio di Presidenza in Argentina, e i sindacati hanno mostrato una certa cautela. Il Paese sta vivendo un
periodo di recessione, gli indicatori economici non sono positivi, il Governo ha deciso di applicare alcune
misure che hanno diminuito il potere di acquisto e fatto perdere posti di lavoro. Qual è il motivo di questo
atteggiamento prudente da parte dei sindacati? Non c'è un'unica risposta a questa domanda, perché i vari attori in
gioco si sono comportati in maniera differente. Per quanto riguarda i principali esponenti dei sindacati, che tra l'altro hanno
dato inizio ad un processo di riunificazione, si possono notare differenti aspetti. In primo luogo la naturale prudenza di fronte
ad un governo in carica da poco tempo e che ancora deve determinare le proprie politiche, nonché gli effetti che queste
potrebbero avere sui lavoratori. In secondo luogo la possibilità di aprire un canale di negoziazione in merito ad interessi
cooperativi specifici che preoccupano i sindacalisti, come per esempio il controllo sulle delle attività sociali dei sindacati e il
pagamento dello Stato dei debiti arretrati. È inoltre importante ristabilire l'ordine di fronte a questo nuovo mandato di un
governo non peronista. Il movimento sindacale dovrebbe recuperare la strategia corporativa del 'colpire e negoziare',
specialmente nei momenti in cui il potere sindacale viene minacciato o l'effetto negativo delle politiche fa aumentare la
pressione della base sulla classe dirigente, obbligandola all'adozione di misure straordinarie. La tendenza all'azione diretta è
stata più forte nei sindacati statali – i più danneggiati dai licenziamenti – che nel settore privato. Va poi rilevato come sia più
oneroso e difficile, a causa delle possibile conseguenze - intraprendere un'azione di forza contro gli impresari privati rispetto
ad un'iniziativa contro lo Stato. Nella recente riunione svoltasi il 9 settembre tra il Ministro del Lavoro Jorge
Triaca, il Comitato Autonomo dei Lavoratori Argentini (CTA) e il CTA Argentino, non si è giunti ad un accordo. I
rappresentanti sindacali hanno minacciato uno sciopero nazionale insieme alla CTG. Questo gesto può essere il
primo passo di un'opposizione alle politiche del Governo da parte del mondo sindacale? Certo è un segnale
importante. Indica che le politiche messe in atto finora hanno peggiorato la qualità della vita e provocato la perdita
dell'impiego per migliaia di lavoratori, e di conseguenza un peggioramento della condizione della classe operaia argentina
rispetto ai governi kirchneristi. Tuttavia, la convocazione dello sciopero nazionale non implica necessariamente che la CGT si
trasformi in un oppositore costante del governo e sciolga i negoziati con l'Esecutivo come propone Sergio Palazzo, il leader
dell'Associazione dei Lavoratori Bancari. In conclusione: qual è, a suo parere, l'opinione del Governo Macri sul
mondo sindacale? Per dare una risposta a questa domanda bisogna prima di tutto considerare l'opinione del Governo sulle
dinamiche interne a questo ambito e in particolare sul costo del lavoro, il rendimento orario del lavoratore, le proteste degli
imprenditori sul costo della manodopera e la necessità di aumentare il livello di produttività. Da questo punto di vista, pur
essendo questo un Governo liberale e quindi teso a limitare per quanto possibile il potere sindacale, Macri ha adottato una
posizione pragmatica: sta negoziando accordi su temi significativi sia per gli imprenditori che per i principali sindacati e
mantenendo un canale di dialogo per ottenere in cambio moderazione nelle forme di protesta e sostegno nelle riforme sul
lavoro le quali, come hanno dichiarato diversi funzionari nonché lo stesso Presidente, puntano a rendere più flessibile la
manodopera. Il mantenimento del rapporto tra Macri e la CGT e il pragmatismo degli accordi dipenderà però dagli sviluppi
dell'economia, dei livelli di disoccupazione e della perdita del potere d'acquisto dei salari. Traduzione di Marta Abate
di Maximiliano Barreto
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