RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA SU VINO, BIRRA ED

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 RASSEGNA STAMPA QUOTIDIANA SU VINO, BIRRA ED ALTRI ALCOLICI A cura di Alessandro Sbarbada, Guido Dellagiacoma, Roberto Argenta VEDETE COME RIESCONO ANCORA A VALORIZZARE IL VINO PARTENDO DALLO SCANDALO DEL METANOLO! NEL VINO ANCHE OGGI C’E’ UNA SOSTANZA FORTEMENTE CANCEROGENA CHIAMATA ALCOL O ETANOLO MA POCHI NE PARLANO. http://www.improntalaquila.org/2016/91138‐91138.html VINO: COLDIRETTI, IL 17 MARZO 1986 IL METANOLO DA SCANDALO 17 marzo 2016 Il 17 marzo del 1986 l’Italia veniva sconvolta da un grande scandalo nazionale del settore agroalimentare, quello del metanolo che provocò 23 vittime con decine di persone con lesioni gravi a causa delle intossicazioni causate dalla pratica di “dopare” il vino, col metanolo, un alcool naturale che, aumentato dolosamente, provoca danni permanenti, portando anche alla morte(*). Lo ricorda la Coldiretti nel sottolineare che da allora si è verificata una vera rivoluzione nel mondo del vino che ha conquistato posizioni di leadership a livello mondiale puntando sulla qualità legata al territorio, anziché sulla quantità a basso prezzo. La produzione di vino italiano negli ultimi trent’anni è scesa del 38%, passando da 76,8 a 47,4 milioni di ettolitri che hanno però permesso la conquista del primato mondiale davanti ai cugini francesi mentre l’export è cresciuto quasi sette volte, da 800 milioni a 5,4 miliardi ed il fatturato è passato da 2,5 miliardi di euro a 9,1 miliardi, secondo una analisi Coldiretti/Symbola. Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è anche che il calo della produzione è stato accompagnato da una crescente attenzione alla qualità con il primato dell’Italia in Europa per numero di vini con indicazione geografica (73 DOCG, 332 DOC e 118 IGT). Se nell’1986 la quota di vini DOC e DOCG era pari al 10% della produzione, oggi è pari al 35%, e se si considerano anche i vini IGT, categoria nata dopo l’86, si arriva al 66%, in altre parole i 2/3 delle bottiglie. Oggi nel mondo – precisa la Coldiretti – 1 bottiglia di vino esportata su 5 è fatta in Italia che si classifica come il maggior esportatore mondiale. “Quello che è accaduto per il vino italiano rappresenta una straordinaria metafora del passaggio in corso in tutto il sistema produttivo agroalimentare italiano, da un’economia basata sulla quantità ad un’economia che punta invece su qualità e valore”, afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “è altamente simbolico che i luoghi in cui nacque lo scandalo del metanolo producano oggi vini straordinari e i loro paesaggi sono stati inseriti nei siti Unesco. Anche se molto resta da fare il mondo del vino e dell’agroalimentare Made in Italy – precisa Moncalvo – hanno saputo infatti risollevarsi: scommettendo sulla sua identità, sui legami col territorio, sulle certificazioni d’origine”. Allo scandalo del vino al metanolo si deve una vera svolta nelle attività di controllo con la conquista da parte dell’Italia della leadership nella qualità e nella sicurezza alimentare(*). Sono oltre centomila i controlli effettuati dalle forze dell’ordine nel 2015 dal campo allo scaffale a seguito di una attività quotidiana e capillare tra il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute (Nas), Nuclei Antifrodi Carabinieri (NAC) del Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari, lo SCICO‐GDF, il Corpo Forestale ora confluito nel Comando Unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dell’Arma e l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, ora oggi ICQRF, che è stato istituito proprio a seguito dello scandalo del metanolo. Vennero infatti subito assunti una serie di provvedimenti d’urgenza destinati a rendere più efficace l’azione di prevenzione e repressione delle sofisticazioni alimentari. Tra i quali il D.L. 18 giugno 1986 n. 282 recante Misure urgenti in materia di prevenzione e repressione delle sofisticazioni alimentari convertito con modificazioni nella legge 7 agosto 1986 n.462 (tuttora vigente) con la quale si istituisce l’anagrafe vitivinicola su base regionale destinata a raccogliere per ciascuna delle imprese che producono, detengono, elaborano e commercializzano uve, mosti, mosti concentrati, vini, vermouth, vini aromatizzati e prodotti derivati, i dati relativi alle rispettive attività. Sono potenziati, inoltre – conclude la Coldiretti – i servizi di controllo aumentando gli organici dei NAS, gli uffici periferici delle dogane e si istituisce presso l’allora Ministero dell’agricoltura e delle foreste, l’Ispettorato Centrale Repressione Frodi (oggi ICQRF) articolato in uffici interregionali, regionali e interprovinciali. (*)NOTA: anche il vino di oggi contiene un prodotto cancerogeno che può portare alla morte! Altro che sicurezza alimentare! ECCO UN RIASSUNTO DELL’ANALISI DELLE CAUSE DI MORTE DOVUTE ALL’ALCOL CONTENUTO NEL VINO, NELLA BIRRA E NELLE ALTRE BEVANDE ALCOLICHE: L’ALCOL UCCIDE LE PERSONE! http://www.epicentro.iss.it/alcol/apd2014/OK%20SCAFATO%20REVISIONE%20FACSHEET%20mortalit%
C3%A0%20alcol%20attribuibile.pdf LA MORTALITÀ ALCOL‐ATTRIBUIBILE IN ITALIA E NELLE REGIONI Analisi delle cause di morte nei contesti territoriali e nelle differenti generazioni Roma 09 Aprile 2014 La stima della mortalità alcol‐attribuibile per l’Italia elaborata dall’Osservatorio Nazionale Alcol nell’ambito del progetto Ccm: “L’alcol in Italia e nelle Regioni. Valutazione epidemiologica del rischio sanitario e sociale dell'alcol in supporto al Piano Nazionale di Prevenzione e alla implementazione del Piano Nazionale Alcol e Salute” mostra che in Italia nel 2010 complessivamente 16.829 persone, di cui 11.670 uomini e 5.159 donne di età superiore ai 15 anni sono morti per cause totalmente o parzialmente attribuibile al consumo di alcol. La mortalità alcol‐correlata è suddivisibile infatti in tre diverse categorie a seconda dell’impatto che il consumo di alcol ha sulle cause che hanno determinato il decesso: A. Malattie totalmente alcol‐attribuibili: la categoria contiene le patologie per cui la causa di morte è totalmente dovuta al consumo di alcol (ad esempio, gastrite alcolica); B. Malattie parzialmente alcol‐attribuibili: la categoria contiene le patologie per cui la causa di morte è solo parzialmente attribuibile ad un consumo dannoso di alcol (ad esempio, tumore alla mammella e cirrosi epatica); C. Cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti alcol‐attribuibili: la categoria contiene le cause di morte non legate a patologie croniche ma che sono parzialmente attribuibili ad un consumo dannoso di alcol (ad esempio, incidenti stradali, suicidi e omicidi). Sommando le tre diverse categorie si stima che il 3,96% del totale dei decessi nei maschi e l’ 1,68% di quelli nelle femmine sono attribuibili al consumo di alcol. La tipologia di decesso che caratterizza maggiormente le classi di età giovanili è rappresentata da quelli avvenuti a causa di cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti; nelle fasce di età anziane (ultra 60enni) il maggior contributo deriva dalle malattie parzialmente attribuibili al consumo di alcol e da cadute, omicidi, suicidi e altri incidenti ad indicare che l’alcol è un fattore di rischio per numerose patologie diffuse in questa classe di età quali patologie vascolari, gastroenterologiche, neuropsichiatriche, immunologiche e oncologiche. Tra gli uomini i valori più elevati di decessi alcol‐attribuibili si registrano in Valle d’Aosta nella Provincia Autonoma di Trento (6,11), in Molise (6,58), in Basilicata (6,0%) ed in Calabria (6,18%) mentre i valori più bassi si registrano in Sicilia e nelle Marche (3,03); tra le donne il valore più elevato si registra in Molise seguito da Valle d’Aosta (2,55), Puglia (2,58), Basilicata (2,32), Calabria (2,11), Piemonte (2,22) e Veneto (2,07); i valori più bassi si osservano nel Lazio (0,19) e in Sardegna (0,61). In Italia, il 20 % della categoria neoplasie maligne per i maschi e il 6.9% per le donne di tutti i decessi registrabili per neoplasie maligne è attribuibile all’alcol; i decessi per cancro causato dal consumo di alcol (oltre 4000/anno) incidono per 1/3 sul totale del numero di decessi maschili alcol‐correlati ponendosi come prima causa di morte parzialmente attribuibile tra i maschi. Il 56% delle cirrosi epatiche tra i maschi e il 24% di quelle tra le femmine è attribuibile all’alcol. La frazione alcol‐attribuibile dei decessi per incidenti stradali è del 37% per i maschi e del 18% per le donne; 1 decesso su 3 per gli uomini e 1 su 5 per le donne potrebbe essere evitato NON ponendosi alla guida dopo aver bevuto. La netta prevalenza nel sesso maschile di un elevato numero di decessi per neoplasie maligne e incidenti sollecita l’urgente necessità di attivare iniziative di sensibilizzazione, di prevenzione oncologica mirata e di rafforzamento della sicurezza stradale. L’impatto sulla mortalità alcol‐correlata è evidente. Acuta o cronica si tratta di mortalità evitabile attraverso indispensabili azioni di contrasto le cui competenze non sono esclusivamente sanitarie, ma coinvolgono interventi nei settori dei trasporti, della regolamentazione della promozione, vendita e somministrazione, ma anche del marketing le cui modalità possono contribuire a determinare valori d’uso influenti sul rischio alcol‐correlato tra i giovani, in particolare quelli al di sotto dell’età minima legale. MA NONOSTANTE CIO’ ALCUNI SINDACI VIETANO L’USO DI DISERBANTE CANCEROGENO E PROMUOVONO IL VINO CHE CONTIENE L’ALCOL, UN CANCEROGENO DI PRIMA CATEGORIA! VERREBBE DA RIDERE SE NON FOSSE PER LA GRAVITA’ DELLA SITUAZIONE! http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2016/03/18/news/tremila‐lettere‐ai‐viticoltori‐stop‐ai‐
diserbanti‐chimici‐1.13148498 TREMILA LETTERE AI VITICOLTORI «STOP AI DISERBANTI CHIMICI» Presentata al Molinetto l’iniziativa dei 15 sindaci della Docg Prosecco Conegliano Valdobbiadene Sotto accusa il Glifosate di Andrea De Polo 18 marzo 2016 REFRONTOLO. Stop al diserbo chimico: i sindaci di 15 Comuni hanno scritto a circa tremila viticoltori chiedendo di rinunciare, a partire da questa stagione, a erbicidi potenzialmente cancerogeni come il Glifosate. I Comuni della Docg Prosecco Conegliano Valdobbiadene, nominati Città Europea del Vino 2016, vogliono farsi belli per i turisti internazionali che dovrebbero arrivare sulle loro colline, e certi eccessi non sono più ammessi. «Ragioni di decoro del paesaggio, ma anche di salute» hanno spiegato i sindaci che ieri, al Molinetto della Croda di Refrontolo, hanno inaugurato il primo dei 120 cartelli stradali che segneranno l'ingresso nei paesi della "Città del Vino". «In questi mesi si stanno cercando i metaboliti del Glifosate» ha spiegato Benedetto De Pizzol, assessore di San Pietro di Feletto e coordinatore della Città del Vino «quindi il suo utilizzo potrebbe essere un problema anche per la salute. Dal 2010 abbiamo iniziato un percorso verso la viticoltura sostenibile, e gli agricoltori hanno fatto grandi passi in avanti». Restano, però, alcuni punti oscuri. La lettera recapitata dai sindaci nelle varie cantine del territorio è soltanto un consiglio, visto che la legge ammette l'utilizzo del Glifosate. «Sì, ma noi puniamo chi lo usa in maniera impropria, spargendolo a una distanza di più di 60 centimetri dalla pianta» spiega De Pizzol «l'anno scorso sono stati numerosi i verbali fatti dal Corpo Forestale. Chi abusa sarà punito severamente, anche perché le alternative ecologiche al diserbo non mancano». Un'altra apparente contraddizione riguarda il comportamento dei sindaci stessi, che nei loro Comuni hanno sempre utilizzato il Glifosate per il diserbo delle aree pubbliche: «Ma di recente anche i Comuni stanno virando verso prodotti con il più basso impatto ambientale possibile. Certe sostanze saranno soppiantate del tutto». Insomma, stavolta i sindaci sembrano fare sul serio: contro gli erbicidi, responsabili delle "strisce arancioni" in collina ai piedi dei vigneti, aveva tuonato due settimane fa il Consorzio di Tutela del Prosecco Docg, ma mai le amministrazioni avevano intrapreso un'iniziativa così decisa. Molti di quei sindaci che hanno firmato la lettera spedita alle aziende ieri erano al Molinetto, per celebrare la nomina a capitale europea della cultura enologica. Un luogo rinato dopo la tragedia del 2 agosto 2014. «Questo luogo ha tanti significati e tanta storia, anche dolorosa, ma vogliamo che d'ora in avanti sia ricordato solo per la sua bellezza» ha spiegato il sindaco di Refrontolo, Loredana Collodel «i dati mostrano che il turismo è in continua crescita, dobbiamo farci trovare pronti tutti». NONOSTANTE IL CONSUMO DI BEVANDE ALCOLICHE SIA UN PROBLEMA PRESENTE DA SEMPRE, “OGGI SI PARTE CON L’ALCOL, ORMAI SDOGANATO DA UNO STILE DI VITA CHE MINIMIZZA I DANNI E CHE ANZI NE PROMUOVE IL CONSUMO” http://www.gonews.it/2016/03/18/convocare‐gli‐stati‐generali‐sulla‐droga‐la‐proposta‐di‐don‐
zappolini/ “CONVOCARE GLI STATI GENERALI SULLA DROGA”, LA PROPOSTA DI DON ZAPPOLINI 18 marzo 2016 10:32 Fonte: La Domenica Quando Don Ciotti, in visita a Perignano lo scorso dicembre, disse ai tanti giovani e giovanissimi presenti: «Dobbiamo dircelo, abbiamo perso la battaglia con la droga», molti storsero il naso. Eppure il “pretaccio” don Luigi, che conosce bene questo male oscuro, ancora volta aveva ragione e l’arresto di due spacciatori avvenuto due settimane fa nel territorio del Valdarno, ha riportato il dramma del consumo e spaccio della droga alla ribalta della cronaca. Un problema da sempre presente anche in questa porzione di territorio di provincia. Un “mostro” tenace e furbo, che negli ultimi anni ha imparato a cambiare pelle, a diffondersi ancora tra i giovanissimi. «Non esiste l’emergenza droga, esiste il problema della droga e delle dipendenze, un fenomeno che entra a intermittenza nella cronaca locale ma esiste sempre nel quotidiano» – ci dice don Armando Zappolini, presidente del Comitato Nazionale Comunità d’Accoglienza, parroco di Perignano e da anni in prima linea per combattere il problema delle dipendenze – . Quindi tu dici che è ancora molto diffusa? «Certamente. La droga è molta diffusa, come è diffuso l’uso delle altre sostanze chimiche che modificano il comportamento e portano allo sballo. Tra l’altro è cambiato il percorso di accesso alle sostanze stupefacenti: oggi si parte con l’alcol, ormai sdoganato da uno stile di vita che minimizza i danni e che anzi ne promuove il consumo». Ovvero? «Oggi i giovani si ritrovano in bar o locali dove si inizia a bere già prima di cena. Naturalmente non è tanto la pratica dell’aperitivo, o dell’ happy hour, ma è fondamentale sapere che anche l’alcol crea dipendenza ed è oggi la principale porta di accesso alle droghe». Come far passare il messaggio che il problema droga – dipendenze esiste e non va sottovalutato? «In primo luogo si deve lavorare sulla prevenzione. Il problema è che in pratica nessuno la fa più sul serio. Le istituzioni, asl, associazioni e anche – e soprattutto ‐– le parrocchie non lavorano in modo adeguato su informare sulla reale pericolosità della dipendenza da alcol e delle altre dipendenze. Certamente dobbiamo tornare a lavorare sull’educazione alla buona vita e non sulla “oppressione” dei comportamenti. Nelle nostre realtà infatti non si lavora a sufficienza sulla creazione di esempi di vita, in particolare per i giovani. Una delle cause principali del ricorso allo sballo è infatti la mancanza di attività ed esempi positivi». Quali? «Dobbiamo coinvolgere i giovani in attività che contrastino la noia e che propongano uno stile di vita diverso. Ad esempio puntare di più su associazioni sportive, culturali, ed è giusto sottolineare che anche le parrocchie non possono essere soltanto luogo di devozione, ma anche di accoglienza ed esempio. Un cambio di atteggiamento è necessario». Cosa può fare il territorio? «Innanzitutto porsi una domanda: una società che cerca in modo sfrenato la ricchezza, i soldi facili, il piacere e che non crea esempi positivi per i ragazzi può stupirsi davvero della diffusione di comportamenti negativi da parte dei giovani? E chiaro che va fatta una riflessine profonda su questo tema, e perchè no, a livello locale sarebbe bello convocare gli «stati generali sulla droga» per avviare, almeno qua, un ragionamento serio sul dramma delle dipendenze». IL PROBLEMA C’E' E SI VEDE… http://www.cufrad.it/news.php?id_news=23948&dataMail=20160317 CRESCE IL PERICOLO ALCOL FRA GLI ADOLESCENTI: IL 12% DEI RAGAZZI DI APPENA UNDICI ANNI BEVE ALMENO UNA VOLTA ALLA SETTIMANA Fonte: ilpiccolo.gelocal.it Gli adolescenti di oggi attuano sempre più comportamenti a rischio: bevono, fumano e consumano droghe quasi regolarmente. Ciò che preoccupa maggiormente sono i dati rilevati in Italia circa il consumo e l'abuso di alcol. A undici anni il 12% dei ragazzi beve alcolici almeno una volta alla settimana; a quindici anni la percentuale sale al 37%, la più alta d'Europa. Il maggior incremento si osserva tra le ragazze. La guida in stato d'ebbrezza è la prima causa di morte nella popolazione giovanile europea. Non si beve tutti i giorni, ma nel fine settimana. E si va molto al pub. Sembra esserci un'assenza di idee di divertimento sano e alternativo e si finisce per aderire ad una subcultura in base alla quale, alla fine, si fa così e basta. Il weekend è il momento in cui lo sballo irrompe la gestualità quotidiana e modifica la vita di studenti modello e giovani operai. Gli ospedali registrano picchi d'urgenze soprattutto tra il venerdì e il sabato sera, quando arrivano persone ferite in incidenti stradali. Si tratta soprattutto di giovani in cui si riscontrano, in maggioranza, problemi tossicologici legati al consumo di alcol. Si comincia presto dicono le statistiche, ma questi ragazzi non sono etilisti; l'alcolismo si manifesta dopo anni, anche se ci sono dei casi limite di persone al di sotto dei vent'anni. Oggi il pub è un punto di aggregazione in cui prevale l'offerta di alcolici. Gli esperti sostengono che non esista una dipendenza istantanea dall'alcol, ma un uso che può diventare abituale e quotidiano, poiché il fenomeno dello sballo si diffonde e "normalizza" certi tipi i comportamenti. Solitamente i ragazzi che hanno problemi con l'alcol non chiedono aiuto da soli, le famiglie, semmai, li portano nei centri di recupero quando cominciano a sospettare che fumino o facciano uso di sostanze stupefacenti, in quanto la droga, rispetto all'alcol crea più allarme sociale. (...omissis...) copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2016/03/16/news/cresce‐il‐pericolo‐alcol‐fra‐gli‐adolescenti‐
1.13140088?refresh_ce (Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it) …ANCHE NEL TRENTINO: SEBBENE SIA VIETATO SOMMINISTRARE ALCOLICI AI MINORENNI, UN 15 ENNE SU 4 BEVE OGNI SETTIMANA https://www.ladige.it/news/cronaca/2016/03/17/salute‐25‐adolescenti‐fuma‐cannabis‐15enne‐5‐ha‐
avuto‐rapporti‐sessuali SALUTE: 25% ADOLESCENTI FUMA CANNABIS UN 15ENNE SU 5 HA AVUTO RAPPORTI SESSUALI COMPLETI Gio, 17/03/2016 ‐ 19:52 "La salute, il benessere e i comportamenti salutari dei ragazzi trentini sono migliori rispetto alla media nazionale, analogamente a quanto avviene per adulti e anziani, tuttavia anche in Trentino ci sono alcuni aspetti da non sottovalutare ‐ commenta l'assessore alla salute e politiche sociali, Luca Zeni ‐. Attraverso questa indagine possiamo comprendere meglio e con maggior accuratezza la salute e il benessere degli adolescenti, in un'età nella quale avvengono forti cambiamenti e dove, in genere, vengono prese decisioni importanti sulla salute e la carriera futura. Avendo questi dati a disposizione possiamo orientare di conseguenza le pratiche di promozione di salute e le politiche rivolte ai giovani". Fra i punti di maggiore criticità vi sono: "Il consumo di bevande alcoliche, il fumo di sigaretta e cannabis, la sedentarietà e i rapporti a volte conflittuali fra ragazzi e fra ragazzi e adulti che possono sfociare in episodi di rissa o bullismo, fenomeno quest'ultimo al quale contribuisce anche l'utilizzo molto diffuso e troppo precoce dei social media ‐ spiega ancora l'assessore Zeni ‐. Infine dobbiamo prestare maggiore attenzione alle disuguaglianze sociali presenti nella salute, perché abbiamo visto che i ragazzi e le ragazze di famiglie in difficoltà, hanno maggiori probabilità dei loro coetanei più benestanti di assumere stili di vita poco salutari". Alla presentazione, oltre all'assessore Zeni, sono intervenuti Mariagrazia Zuccali, coordinatrice provinciale studio HBSC, Monica Zambotti del Dipartimento della conoscenza e Giorgio Colazzo, commissione salute e ambiente della Consulta provinciale degli studenti. …..omissis…. COMPORTAMENTI A RISCHIO Fumo. Confrontando i dati regionali di prevalenza di fumatori (15enni) si osservano ampie differenze con valori che vanno dal 6% della Valle d’Aosta al 21% della Sardegna. La proporzione di fumatori abituali in provincia di Trento presenta valori inferiori alla media nazionale. La prevalenza di ragazzi che hanno fumato almeno una volta nella vita e di quelli che fumano tutti i giorni (fumatori abituali) cresce, come atteso, con l’età. Nei più giovani (11enni e 13enni) le prevalenze sono, di poco, più elevate tra i ragazzi, mentre nei 15enni la proporzione di fumatrici è decisamente superiore a quella dei coetanei: circa la metà (47%) delle 15enni ha già sperimentato l’esperienza almeno una volta nella vita (39% nei ragazzi) e il 13% è fumatrice abituale (8% dei ragazzi) Alcol. Sebbene sia vietato somministrare alcol ai minorenni, consumare alcol settimanalmente è un’abitudine per un 15enne ogni quattro (il 24% consuma alcol ogni settimana a cui si aggiunge un 1% che lo fa ogni giorno), percentuale che si abbassa, ma non si annulla, con il diminuire dell’età: il 7% dei 13enni e il 2,5% degli 11enni dichiarano, infatti, un consumo settimanale di alcol. L’abitudine è più diffusa tra i maschi rispetto alle coetanee femmine. Secondo quanto dichiarato dai ragazzi intervistati tali comportamenti iniziano ben prima dei 18 anni: il 42% dei 15enni afferma di aver consumato almeno una volta, negli ultimi 12 mesi, 5 o più bicchieri di bevanda alcolica in un’unica occasione, il 39% di aver bevuto tanto da ubriacarsi almeno una volta nella vita e il 19% di essersi ubriacato almeno una volta negli ultimi 30 giorni. Cannabis. A 15 anni un quarto dei ragazzi ha già fatto esperienza con la cannabis: per il 9% l’utilizzo si è realizzato in una o due occasioni, per il 15% si è ripetuto più di due volte. Rispetto al 2010 si assiste non solo ad un incremento del fenomeno, ma anche nella frequenza di utilizzo. Gioco d’azzardo. Si tratta di una pratica poco diffusa, specialmente tra i giovani. Il 73% dei ragazzi non ha mai giocato d’azzardo nella propria vita, il 16% 1‐2 volte, il 6% 3‐5 volte e il 5% oltre 5 volte. Il 4% dice di aver giocato negli ultimi 30 giorni, solo l’1,6% dei ragazzi risulta a rischio di dipendenza. Abitudini sessuali. Circa un quinto dei 15enni (19%) ha avuto rapporti sessuali completi, senza differenze di genere. Il metodo contraccettivo di elezione è il profilattico, usato dal 79% dei ragazzi durante l’ultimo rapporto sessuale. PER MIGLIORARE LA SITUAZIONE C’E’ BISOGNO DELLA COLLABORAZIONE DI TUTTI: GENITORI, SCUOLA, MEDICI, FORZE DELL’ORDINE, COMUNI, PARROCCHIE… http://www.legnanonews.com/news/1/56914/genitori_uniti_no_a_droghe_e_alcool GENITORI UNITI: NO A DROGHE E ALCOOL Pubblicato giovedì 17 marzo 2016 Riceviamo e pubblichiamo quanto visto da una mamma all'evento contro l'uso di droghe e alcool. Martedì 15 marzo, presso la Scuola Media di Via Parma ‐ Istituto Carducci, si è tenuta una conferenza dal titolo “Droghe e alcool in età giovanile. Rischi e conseguenze”. L’incontro è stato organizzato dal neonato Comitato Genitori della Scuola Media di Via Parma. Ospite la Comunità Marco Riva, Organizzazione volontaria ONLUS di Busto Arsizio. Invitati tutti i genitori della scuola Media. Presenti anche molti insegnanti, tra cui la Prof.ssa Riganti, che ha proposto la conferenza al Comitato Genitori. Relatore della serata Paolo Castiglioni, educatore della Comunità Marco Riva. Paolo ha introdotto i presenti al mondo delle dipendenze da droghe e alcol. Ha concluso il suo intervento lanciando una provocazione: “Vi dirò la verità – ha detto Paolo – le sostanze stupefacenti sono belle, fanno stare bene, chi le assume lo sa! Ebbene, alla fine di questa serata avremo confutato questa teoria”. Quindi è intervenuto Fabio, farmacista di Legnano. Ha illustrato in modo scientifico le molteplici sostanze disponibili oggi sul mercato, l’estrema facilità di reperimento anche in rete, ma soprattutto gli effetti devastanti sul fisico e sulla psiche dei ragazzi. Ragazzi sempre più giovani ed anche per questo sempre più indifesi. In seguito ha parlato ai genitori Marco, agente di Polizia in servizio a Busto Arsizio. Marco ha un’esperienza ventennale nel campo degli stupefacenti, avendo prestato servizio a lungo a Milano, piazza che non conosce rivali in questo mondo. Ha aperto gli occhi ai presenti, ricordando quante volte si è trovato davanti ragazzi in lacrime perché fermati con la droga, oppure genitori totalmente ignari, chiamati in caserma o raggiunti a casa a seguito del fermo dei loro figli. Marco conosce un mondo che non può raccontare in pochi minuti, ma ha fatto capire ai genitori quanto sia difficile conoscere davvero i propri figli. Ha concluso raccomandando di essere sempre attenti, presenti, di dialogare coi ragazzi, di guardare tra le loro cose, di conoscere i loro amici. Ma il momento più vero e toccante è arrivato quando hanno parlato i tre ragazzi della Comunità Marco Riva. Devis ha rotto il ghiaccio. E’, fra i tre ragazzi, il veterano della Comunità. Racconta i tanti anni con la droga, l’inizio giovanissimo, il rapporto coi genitori, gli anni terribili in strada, il primo recupero, il crollo alla morte della nonna, l’abisso…la rinascita, il suo rapporto col figlio. I presenti seguono parola per parola, Devis è anche spiritoso, stempera il clima. Poi tocca a Francesco, da poco in Comunità, la prima volta che si apre in pubblico. La sua testimonianza commuove, ha due bambini, ha perso la compagna per droga. I presenti toccano con mano la sofferenza vera. Conclude Giosuè, vent’anni di cocaina e non solo. Giosuè è molto spiritoso, anche lui ha un figlio, spiega come un tossicodipendente conduca una vita parallela a quella reale per anni, una vita fatta di eccessi e azioni delittuose. Cattura i genitori con la sua simpatia e li ringrazia più volte perché il loro ascoltare aiuta lui e i suoi compagni a ritornare alla vita. Alla fine di due ore e mezza di emozioni, i presenti non hanno bisogno che Paolo spieghi in che modo la tesi “la droga è bella” è stata confutata. La serata ha molto emozionato ma soprattutto ha lasciato molti spunti di riflessione a noi adulti che stiamo guardando crescere i nostri giovanissimi figli in una realtà pericolosa e spesso ai più sconosciuta. Il Comitato Genitori della Scuola Media di Via Parma ringrazia gli ospiti intervenuti, gli insegnantie tutti i genitori presenti. Barbara Macchi http://piacenzasera.it/app/facebook‐66463.jsp I RISCHI DI FUMO, ALCOL E DROGA: MEDICI INCONTRANO I CITTADINI A PALAZZO GALLI 17 marzo 2016 Il fumo di sigaretta uccide ogni anno 3 milioni di persone, 80mila solo in Italia; l’alcol è in Europa il terzo fattore di rischio per decessi e invalidità per la popolazione, il principale per i giovani; gli stupefacenti alterano mente e corpo e possono causare dipendenza anche con pochissime assunzioni. Cosa si deve sapere e cosa evitare? Di questo medici ed esperti parleranno ai cittadini sabato 19 marzo a Palazzo Galli in un incontro pubblico organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Piacenza, quarto ed ultimo appuntamento dell’iniziativa “I medici parlano di salute, ambiente e stili di vita”, promossa con il patrocinio di Comune, Provincia e Ausl, per informare e sensibilizzare su alcuni grandi temi inerenti la salute. L’appuntamento di sabato, con inizio alle ore 10, vedrà come relatori esperti che aiuteranno i cittadini a conoscere e prevenire rischi e danni dovuti al consumo di droghe alcol e fumo; sarà supportato da un video di informazioni e consigli disponibile sul canale YouTube e sul sito di OMCeO Piacenza (www.ordinemedici.piacenza.it). Insieme al presidente dell’Ordine Augusto Pagani, interverranno il Dott. Pietro Bottrighi e la Dott.ssa Elena Molinaroli (“Fumo, alcol e droga”); il Dott. Ettore Guidone, comandante della polizia stradale di Piacenza, il Dott. Andrea Magnacavallo e il Dott. Marco Battini (“Una volta tanto si può?”); il Dott. Antonio Mosti (“La dipendenza”); il Dott. Giorgio Chiaranda e la Dott.ssa Elisabetta Borciani (“Fattori di rischio e di protezione”). Chiuderà l’incontro l’intervento del sindaco di Piacenza Paolo Dosi. Per l’occasione, grazie al contributo di Generali‐INA Assitalia, sono stati realizzati 22mila pieghevoli, distribuiti, con la collaborazione dell’Ufficio scolastico provinciale, dell’Ausl e di Federfarma, in scuole, presidi e studi medici e farmacie. Novità di questo appuntamento, la possibilità di effettuare alcuni semplici test per valutare una eventuale dipendenza patologica: il tutto grazie al codice QR inserito all’interno del pieghevole, che è possibile scansionare attraverso qualunque smartphone. "Il nostro obiettivo ‐ spiega il presidente dell’Ordine dei Medici di Piacenza Augusto Pagani ‐ è trattare in modo chiaro temi che riguardano gli stili di vita sensibilizzando la cittadinanza. Siamo particolarmente soddisfatti del riscontro e della partecipazione all’iniziativa, soprattutto da parte dei giovani ai quali ci rivolgiamo in modo particolare: anche per l’incontro di sabato è prevista la presenza di numerose classi di diversi istituti scolastici”. A questo link troverete il video http://piacenzasera.it/app/facebook‐66463.jsp http://www.ecodibergamo.it/stories/bergamo‐citta/pomeriggio‐allinsegna‐della‐saluteper‐vivere‐
meglio‐e‐prevenire‐i‐tumori_1172711_11/ POMERIGGIO ALL’INSEGNA DELLA SALUTE PER VIVERE MEGLIO E PREVENIRE I TUMORI Venerdì 18 marzo 2016 Sabato 19 marzo un pomeriggio scandito da tavole rotonde con gli esperti, installazioni, consigli e dimostrazioni pratiche per ridurre il rischio di ammalarsi di tumore. Ciò che mangiamo può influire sul rischio di ammalarsi di cancro? Esiste una relazione tra attività fisica e rischio di cancro? Smettere con fumo e alcol cancella le conseguenze di eccessi passati? L’inquinamento e i campi magnetici sono pericolosi? A questi e altri dubbi sul legame tra stili di vita e rischio di ammalarsi di tumore cercheranno di rispondere i medici dell’ASST Papa Giovanni XXIII, gli specialisti dell’ATS di Bergamo e i rappresentati delle associazioni attive nel settore della prevenzione oncologica, sabato 19 marzo all’Auditorium «Lucio Parenzan» a partire dalle 14.30 durante l’evento «Viviamo con stile – Cibo e vita sana per prevenire i tumori: miti, fatti e speranze». In occasione della Settimana della prevenzione oncologica, l’obiettivo è aiutare i cittadini a destreggiarsi tra le notizia a volte discordanti che rimbalzano a correnti alterni sui media su cosa è bene fare e cosa no se si vuole allontanare il rischio di tumore, arrivando a produrre un decalogo per un stile di vita realmente amico della salute. «La cultura della prevenzione – spiega Carlo Tondini, direttore dell’Oncologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII ‐ è una delle sfide più difficili che l’individuo deve affrontare. Noi siamo abituati ad affrontare i problemi man mano che ci si presentato, siamo disponibili a cercare di intercettarli il prima possibile, ma spesso facciamo fatica ad impegnarci negli anni con costanza e pazienza per ridurre il rischio di ammalarci. Perché la costanza e la pazienza, sostenuta da un’adeguata motivazione personale, sono il segreto di una buona prevenzione attraverso la scelta di stili di vita sani. Alimentazione, esercizio fisico, controllo del peso corporeo, protezione nei confronti di sostanze tossiche e di virus sono i capisaldi di una vita spesa all’insegna della tutela del nostro corpo. I nemici della nostra salute li conosciamo bene, ma non sempre riusciamo a fare a meno della loro compagna». Nel corso del pomeriggio tre diverse tavole rotonde con i maggiori esperti della provincia di Bergamo cercheranno di spiegare come alimentazione, peso, esercizio fisico, terapie ormonali, virus, fumo, alcol, inquinamento e altre situazioni influiscono sul rischio di ammalarsi di cancro. «La LILT di Bergamo è sempre stata in prima fila da oltre 80 anni nella prevenzione, diagnosi precoce e cura dei tumori ‐ spiega Giuseppe Chiesa Presidente della LILT ‐. In particolare il nostro impegno è rivolto alla diffusione della cultura della prevenzione attraverso l’adozione di corretti stili di vita. La nostra azione inizia fin dall’infanzia e la prima adolescenza cercando di trasmettere ai bambini e ai ragazzi l’importanza di seguire una corretta alimentazione, una adeguata attività fisica, astenendosi dal fumo e dal consumo di alcol. Il tutto attraverso progetti finalizzati a ridurre i fattori di rischio di contrarre malattie tumorali in età adulta». «Investire nella prevenzione ‐ evidenzia Mara Azzi, Direttore Generale dell’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) di Bergamo ‐ è un’azione strategica fondamentale per migliorare la qualità della vita e del benessere degli individui, con forti ripercussioni positive sull’intero sistema sociale. Proprio per questo il nostro impegno è promuovere stili di vita sani, agendo così sui principali fattori di rischio sia per le malattie cronico‐degenerative sia per le patologie oncologiche che, come ormai noto, riconoscono tra i loro principali determinanti le condizioni di vita in ogni contesto, lavorativo e domestico». Si parlerà anche del rapporto tra esposizione ai raggi solari e melanoma, tema a cui verrà dedicata anche l’esposizione “Clicca il neo”, che torna in Hospital street del Papa Giovanni dopo il successo della scorsa estate, quando al Centro studi GISED sono arrivate 380 immagini di nei che altrettanti utenti hanno inviato per capire se quella macchia fosse pericolosa o meno. In 5 casi il sospetto era più che fondato perché effettivamente si trattava di melanoma, poi asportato nella Dermatologia del Papa Giovanni. «Cinque melanomi su 380 lesioni valutabili è una frequenza molto superiore rispetto a quella attesa sulla base di una distribuzione casuale delle lesioni – ha commentato Luigi Naldi, dermatologo dell’ASST Papa Giovanni XXIII e direttore del Centro studi Gised ‐. Questi dati dimostrano quindi l’efficacia di questi strumenti, che potremmo definire di tele‐dermatologia, nel promuovere la diagnosi precoce dei tumori cutanei, che insieme alla prevenzione costituiscono ancora il binomio più efficaci che ognuno di noi ha a disposizione per proteggersi dal cancro». In Hospital street per tutta la settimana e fino alla sera di sabato 19 marzo saranno esposti anche dei pannelli con trucchi e consigli pratici per mangiare in modo sano e sarà possibile assistere alle dimostrazioni degli istruttori di Sportpiù, che spiegheranno come non serve diventare degli atleti per tenersi in forma con l’esercizio fisico. «Sempre più ricerche confermano che l’esercizio fisico è un potentissimo alleato per prevenire e sconfiggere il cancro. Per questo motivo stiamo lavorando al fianco di medici ed istituzioni per offrire alla comunità un servizio sempre più importante – ha affermato Alberto Gamba, Titolare, con la sua famiglia, dei centri Sportpiù ‐. Un anno fa abbiamo avviato un progetto in cui i medici prescrivono l’esercizio fisico ai propri pazienti e i risultati che stiamo vedendo sono incredibili: persone che mai avrebbero pensato di frequentare una palestra, ora non vi rinuncerebbero più, e sono sempre più i casi in cui queste persone ci comunicano di non aver più bisogno della pastiglia per la pressione, o per il diabete, per esempio. Ora abbiamo preparato dei percorsi specifici anche per i pazienti oncologici». «La nostra azienda è storicamente impegnata a sostenere e promuovere attività e iniziative utili per educare operatori e cittadini a comportamenti virtuosi per la propria salute – ha spiegato Carlo Nicora, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII ‐. Con questa iniziativa daremo vita ad un pomeriggio di confronto tra specialisti, ma anche di festa, in cui i bergamaschi possono trovare ispirazioni e consigli pratici per vivere meglio e più in salute».