Progetto Label _BULLISMO

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Il bullismo a scuola
Progetto L.A.B.E.L.

(Laboratori su Antisocialità, Bullismo ed
Educazione alla Legalità nella scuola)


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“Scherzo, litigio, bullismo,
reato”

Lo scherzo è un evento divertente, che non ha
l’intenzione di ferire ed ammette reciprocità
Il litigio è un dissidio occasionale che nasce
intorno ad un’incomprensione, ad una differenza,
ad una competizione.
Il bullismo è una relazione fatta di prepotenze
ripetute, in una situazione di squilibrio di forze.
Un comportamento si configura un reato se
infrange una norma giuridica.


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Che cos’è il Bullismo?
E' un tipo di azione che mira deliberatamente
a far del male o danneggiare; spesso è
persistente ed è difficile difendersi per
coloro che ne sono vittime (Sharp e Smith,
1994)


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Che cos’è il Bullismo?
E’ definito da tre condizioni:
Persistenza
nel tempo

Intenzionalità

Relazione asimmetrica


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Uno studente è oggetto di prepotenze o è vittimizzato
quando è esposto ripetutamente, e per un certo
periodo di tempo, ad azioni negative da parte di uno o
più studenti.
Per azione negativa si intende l’infliggere o tentare di
infliggere danno o disagio a qualcuno. Tale azione viene
perpetrata sia in modo diretto, attraverso attacchi
manifesti, sia in modo indiretto

Deve esistere inoltre uno squilibrio, un’asimmetrica
relazione di forza, per cui lo studente che è esposto ad
azioni negative ha difficoltà a difendersi.
Non è prepotenza se due ragazzi, all’incirca della stessa
forza, fanno la lotta o litigano fra loro.


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Le forme del bullismo
Si distingue tra bullismo

Diretto

Indiretto

Aggressione fisica (colpi, pugni, calci)
Verbale (offese, minacce)
Escludere un ragazzo dal gruppo
Maldicenze (mettere in giro delle storie)


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Le forme del bullismo
DIRETTO
VERBALE
• OFFENDERE
• DERIDERE
• MINACCIARE
• INSULTARE

INDIRETTO
• ESCLUDERE DAL GRUPPO DEI
PARI
• ISOLARE
• CALUNNIARE
• MANIPOLARE I RAPPORTI
DI AMICIZIA

FISICO
• PICCHIARE
• SPINGERE
• DARE CALCI, PUGNI, GRAFFI
• APPROPRIARSI DI OGGETTI O ROVINARLI


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Le differenze di genere

MASCHI

FEMMINE

Forme dirette
nei confronti di maschi
e femmine

Forme indirette
soprattutto nei confronti
delle femmine


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I luoghi
AULE
CORTILE
CORRIDOI
BAGNI
LUOGHI ISOLATI O POCO SORVEGLIATI
TRAGITTO CASA/SCUOLA


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Le conseguenze del bullismo
Il bullismo incide negativamente sul clima di classe e
sulle regole di convivenza democratica all’interno della
scuola e il rischio psicologico e sociale per i soggetti
coinvolti è molto elevato:

la probabilità che un bullo verrà successivamente
coinvolto in comportamenti illegali è fino a tre volte
superiore alla media;
nelle vittime si riscontrano frequentemente forme anche
gravi di sofferenza psicologica di tipo internalizzante
(ansietà, depressione, disturbi psicosomatici)


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Prevalenza del bullismo in Campania


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Prevalenza del bullismo in Campania


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Prevalenza del bullismo


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Tipi di prepotenze


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Dieci luoghi comuni sul
bullismo
Il bullismo è sempre esistito
È vero. Questa però non è una buona ragione perché
debba esistere per sempre

Il bullismo esiste solo nei contesti degradati
Non è vero. Il bullismo può esistere in tutti i quartieri, in
tutte le città, in tutti i contesti sociali o culturali, anche
se cambiano le forme: ci sono luoghi dove le aggressioni
fisiche sono molto diffuse, altri contrassegnanti dalle
prese in giro o dalle esclusioni. Ma la natura del bullismo
non cambia.


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Dieci luoghi comuni sul
bullismo
Il bullismo è una questione tra maschi
Non è vero. Anche le ragazze fanno e subiscono
prevaricazioni, tra loro e con i compagni dell’altro sesso.
In genere le prepotenze femminili sono soprattutto
verbali e psicologiche, quelle maschili prevalentemente
verbali e fisiche. Queste differenze stanno cambiando
nel tempo; le ragazze tendono più di un tempo a far
emergere la violenza fisica


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Dieci luoghi comuni sul
bullismo
Il bullismo è una “malattia della scuola”, che invece è
un luogo sano
Non è del tutto vero. Le influenze familiari, sociali,
mediatiche sono molto forti, ma anche l’ambiente
scolastico ha la sua importanza. Le regole della scuola, il
modo con cui gli insegnanti si relazionano con i ragazzi, il
dialogo scuola-famiglia, il coinvolgimento dei collaboratori
scolastici, la possibilità o meno di affrontare i problemi
quando si presentano, sono tutti fattori che fanno la
differenza.


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Dieci luoghi comuni sul
bullismo
Chi è bullo sarà per sempre bullo; chi è vittima sarà
per sempre vittima
Non è vero. Essere bulli o vittime è un ruolo, non
un’identità. Ci sono persone che in momenti diversi della
loro vita attraversano tutti i ruoli. E ci sono vittime che
poi diventano bulli, bulli che si trasformano in vittime,
bulli o vittime che capiscono la situazione e si fanno
difensori del più debole. Tutti possono imparare a
rapportarsi alla pari con gli altri e a risolvere le situazioni
senza ricorrere alla violenza


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Dieci luoghi comuni sul
bullismo
Il bullismo rende forti
Per qualcuno forse è così. Per tutti è un’esperienza che fa
male.

La violenza fisica va contrastata, le altre prepotenze
sono cose da poco
E come si fa a dirlo? Nessuno può parlare per gli altri e
stabilire se un’esperienza è grave oppure no. Una
situazione è grave o meno a seconda di come viene vissuta


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Dieci luoghi comuni sul
bullismo

Il bullismo riguarda gli adolescenti, i bambini no
Non è vero. Il fenomeno del bullismo viene studiato in tutto il
mondo fin dalle scuole primarie. I suoi presupposti si ritrovano
addirittura nel gioco di bambini molto piccoli. Certo il bullismo
cambia con l’età . Possiamo dire che il bullismo nasce insieme
alla dimensione del gruppo. Intorno agli otto /nove anni le
prepotenze verso i deboli possono essere moltissime, ma più
fluide di quanto accadrà in futuro, cioè con ruoli meno fissati e
con forme tipiche dei bambini di quell’età: fisiche tra maschi,
di esclusione tra femmine. Col crescere dell’età diminuiscono
coloro che fanno o subiscono bullismo, ma aumenta l’intensità
delle prevaricazioni. Le prepotenze in adolescenza hanno
un’intensità maggiore e possono lasciare conseguenze più gravi,
anche per l’importanza del gruppo in adolescenza.


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Dieci luoghi comuni sul
bullismo

La scuola è impotente di fronte al bullismo
Non è vero. Ci sono situazioni in cui c’è bisogno di
prepararsi, di formarsi, di acquisire strumenti di
intervento. Ma decenni di ricerche, progetti, esperienze
hanno messo a punto conoscenze e metodologie che
possono diventare patrimonio della scuola ed espandersi
ancora. Qualche volta si può aver bisogno di chiedere
aiuto a professionisti esperti nella gestione delle
dinamiche di gruppo, perché sicuramente contrastare il
bullismo non è un compito facile.


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Dieci luoghi comuni sul
bullismo
Nella nostra scuola il bullismo non esiste
I nostri ragazzi non sono cattivi. Il bullismo non dipende
dal fatto che gli studenti – o i loro genitori e insegnanti –
siano buoni o cattivi. Il bullismo è un modo per agire
potere all’interno di un gruppo. Per questo, dove c’è un
gruppo di ragazzi, è possibile che si creino relazioni
basate sulla prepotenza. Bisogna prenderne atto e agire
per evitare che il bullismo si crei, o per riconoscerlo e
fermarlo non appena è possibile.


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Il bullismo: chi sono i
protagonisti?

PROGETTO LABEL - II MODULO
II INCONTRO

Seconda Università degli Studi di Napoli
Dipartimento di Psicologia

Osservatorio Regionale sul Bullismo
U.S.R. Campania

Ministero dell’Istruzione, dell’Università
e della Ricerca
U.S.R. per la Campania, Direzione Generale


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Alcuni «stereotipi» sul bullismo
Gli unici protagonisti del bullismo sono
il bullo e la vittima

Il bullismo è un fenomeno SOCIALE,
che riguarda tutta la classe (tutta la scuola)


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Chi è coinvolto nel bullismo?
SOSTENITORE
Chi “rinforza” il
bullo
(ridendo,incitando
guardando)

DIFENSORE
Chi prende le
difese della
vittima

BULLO
Chi prende
attivamente
l’iniziativa

AIUTANTE
Chi compie
prepotenze come
“seguace” del
bullo

VITTIMA
Chi subisce più
spesso le
prepotenze

ESTERNO
Chi non fa niente,
cercando di
rimanerne fuori


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Tre differenti tipi di bullo

BULLO

BULLO

BULLO

DOMINANTE

GREGARIO

BULLO
VITTIMA


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Il bullo dominante
 È colui che prende l’iniziativa nel fare le prepotenze
 Più forte fisicamente o psicologicamente
 Atteggiamento favorevole alla violenza => utile
 Utilizza il comportamento prepotente per ottenere dei vantaggi

personali (status elevato nel gruppo dei pari, potere, dominanza,
beni materiali, privilegi..)
 Elevata autostima
 Scarsa empatia
 Elevate abilità sociali e notevoli doti di comprensione della mente
altrui usate per manipolare gli altri


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Il bullo gregario

AIUTANTE o SOSTENITORE del bullo dominante

Non prende l’iniziativa
Più ansioso e insicuro del bullo dominante
Poco popolare
Il ruolo che svolge può servirgli a costruirsi un’identità o ad

affermarsi nel gruppo sociale


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Il bullo-vittima o vittima provocatrice
 Subisce le prepotenze, ma allo stesso tempo ha uno stile di interazione

aggressivo
 Comportamenti/abitudini che causano irritazione in compagni e adulti
 Difficoltà nel controllo del comportamento (es. irrequietezza,








iperattività, impulsività)
Difficoltà nel controllo cognitivo (problemi di attenzione,
concentrazione)
Difficoltà di regolazione emotiva (irritabilità)
Ansia, insicurezza
Bassa autostima
Impopolare
Proveniente da contesti familiari conflittuali e coercitivi


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La vittima
 E’ colei che subisce le prepotenze










Scarse abilità sociali
Ridotta assertività
Incapacità di difendersi (reagisce con pianto o chiusura)
Bassa autostima
Timida, introversa
Ansiosa
Capace di stringere relazioni amicali intime (->difensori)
Può apparire «diversa»:
disabilità (Whitney & Smith, 1993),
appartenenza ad etnie minoritarie (Menesini, 2003)
comportamento non tipico rispetto all’identità di genere (Menesini, 2003)


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Il difensore della vittima
 Prende le difese della vittima, consolandola o cercando

aiuto
 Elevata empatia -> capisce cosa prova la vittima
 Elevate abilità sociali -> sa come intervenire
 Elevato status nel gruppo classe -> ha meno paura delle

conseguenze del proprio intervento


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Il ruolo determinante della componente sociale e
relazionale del fenomeno
BULLISMO =
risultante di un complesso intreccio di
FATTORI

PERSONALI

SOCIALI

• Caratteristiche individuali
• Esperienze precedenti
• Contesto familiare

•Ruoli, aspettative e norme
che si costituiscono
all’interno di un gruppo

Adattato da Menesini, 2003


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Alcuni «stereotipi» sul bullismo
Bisogna intervenire sul bullo

Il bullo non è motivato a cambiare
I suoi comportamenti gli consentono di ottenere

vantaggi immediati
Una eccessiva attenzione rivolta verso il bullo può portare
a dimenticare la vittima


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Alcuni «stereotipi» sul bullismo
Bisogna intervenire sulla vittima

Un eccessivo etichettamento della vittima può

peggiorare il processo di vittimizzazione
Non si interrompe il bullismo, il bullo sceglierà

semplicemente una nuova vittima


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Gli spettatori: Il ruolo del gruppo classe
Il gruppo classe (gli «spettatori»)
ha un ruolo fondamentale nel bullismo, in quanto:
•Il bullismo non può essere considerato un fenomeno circoscritto al solo

prepotente e alla sua vittima
•E’ un fenomeno di gruppo
•L’ 85% degli episodi di bullismo avviene in presenza di coetanei
(importanza del «pubblico»)
•La classe può essere usata come risorsa


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Gli spettatori: Il ruolo del gruppo classe
Il focus dell’intervento deve essere sugli
SPETTATORI

Responsabilizzarli:
Il loro
comportamento
contribuisce al
bullismo, lo
rinforza, non è mai
realmente neutrale

Motivarli 1:
Gli spettatori e la
vittima sono
numericamente in
superiorità; uniti
possono fermare le
prepotenze

Motivarli 2:
Aumentare la
consapevolezza
della sofferenza
della vittima;
comprendere la
gravità delle
conseguenze

Motivarli 3:
Il bullismo ha
conseguenze
negative anche per
chi sta solo a
guardare; più ansia
e rassegnazione


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Le vignette
 Rappresentano uno strumento utile per far riflettere i

ragazzi sullo stato mentale dei differenti protagonisti del
bullismo
 Alcune domande chiave per le vignette:
 Di che tipo di bullismo si tratta?
(diretto/indiretto, fisico/verbale..)
 Cosa dicono i protagonisti?
 Cosa pensano?
 Cosa provano?
 Che ruolo svolgono?


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Bullismo diretto - fisico

VITTIMA


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Bullismo diretto - verbale


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Bullismo indiretto


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Bullismo indiretto – esclusione sociale


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A cosa possono servire le vignette?
Aumentare la consapevolezza dello stato mentale della VITTIMA

Quali emozioni prova la vittima?
ansia, tristezza, depressione, angoscia, paura, preoccupazione,
impotenza, rabbia, vergogna, imbarazzo..

Contrastare la tendenza
a sminuire la sofferenza
della vittima

Considerare la gravità delle
conseguenze del bullismo

La consapevolezza dello stato d’animo della vittima:
favorisce l’empatia
migliora la capacità di mettersi nei panni dell’altro
incrementa la sensazione di incoerenza tra i propri valori ed il proprio comportamento di non

azione -> porta ad agire per ridurre tale incoerenza/dissonanza
riduce il meccanismo di attribuzione di colpa alla vittima («se l’è cercata»)


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A cosa possono servire le vignette?
Aumentare la consapevolezza dello stato mentale dello SPETTATORE

Cosa pensa lo spettatore?
Perché non interviene?

Paura di diventare a sua volta una vittima -> paura del bullo

Ridotta consapevolezza dell’importanza del proprio ruolo («non mi riguarda»)
Paura di essere considerati una «spia», di essere giudicati male dai compagni
Volontà di preservare il proprio status all’interno del gruppo


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Possibili strumenti
per la scuola primaria
 Mucca E Pollo - Il Bullo Della Scuola
 http://www.youtube.com/watch?v=EfQi2tWuPgE
 Analisi dei diversi personaggi
 Analisi delle motivazioni
 Spirito di squadra


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Possibili strumenti
per la scuola primaria
 Le vignette
 I filmati del telefono azzurro per spiegare le diverse

tipologie di bullismo
o Bullismo diretto:

http://www.youtube.com/watch?v=lHES7AM_rH4
o Bullismo indiretto:
http://www.youtube.com/watch?v=A292Y34ckLw


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Possibili strumenti
per la scuola secondaria di primo e secondo grado

 Parte del testo del Libro Cuore
 Film «Game Over» con relative schede
 Fumetti in «Bullismo, bullismi» (pag. 142)


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Le strategie di
intervento antibullismo
Progetto L.A.B.E.L. – III incontro
(Laboratori su Antisocialità, Bullismo ed Educazione alla Legalità
nella scuola)

Seconda Università degli Studi di Napoli
Dipartimento di Psicologia

Osservatorio Regionale sul Bullismo
U.S.R. Campania

Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca

U.S.R. per la Campania, Direzione Generale


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Cosa può fare la scuola?
Per affrontare il problema del bullismo è
necessario adottare una politica scolastica

integrata:
"una dichiarazione di intenti che guidi l'azione e

l'organizzazione all'interno della scuola e l'esplicitazione
di una serie di obiettivi concordati che diano agli alunni, al
personale e ai genitori un'indicazione e una dimostrazione
tangibile dell'impegno della scuola a fare qualcosa contro
i comportamenti prepotenti" (Sharp e Smith, 1994)


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Fasi di realizzazione
Elaborazione una definizione chiara e
condivisa di ciò che si intende per bullismo
Consultazione di tutte le componenti della
scuola
Preparazione della bozza e della versione
finale del documento
Comunicazione della politica adottata alle
parti coinvolte
Monitoraggio e revisione


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Punti chiave in una politica antibullismo
 Definizione chiara e condivisa di bullismo
Creazione di un gruppo di lavoro sul bullismo
Identificare le procedure di denuncia delle
prepotenze subite o a cui si è assistito
Identificare le modalità di intervento
Prevedere l’aiuto alla vittima
Prevedere attività di formazione e prevenzione


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Livelli di intervento
Promozione

Prevenzione

Programmazione
Migliorare la
scolastica sul
qualità del
fenomeno del
clima scolastico
bullismo
Promozione
Interventi su
dell’integrazione
gruppi classe

generale

Contrasto

Interventi
specifici sulle
prepotenze nelle
classi, su singoli
alunni, con i
docenti,
genitori…

particolare


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Le attività di prevenzione del bullismo
che vengono utilizzate in Italia e all’estero
possono essere sommariamente raggruppate
in macro categorie:

L'intervento individuale o Interventi
basati sull’empowerment:
Approccio
curricolare:
tra
questi si possono
ricordare alcuni
interventi
I
modelli
di
supporto
tra
A livello di gruppo-classe
è uno dei modelli di pari
intervento
L’approccio
esperienziale
finalizzati a rafforzare le competenze relazionali

nella
italiana.
Esso emozioni,
consiste nell’inserire
(PEER
SUPPORT)
come delle
dipiù
cuidiffusi
fanno
parterealtà
il laboratorio
le attività di

degli
alunni. curricolare quotidiana temi relativi al bullismo
nell’attività
role-playing,
cooperazione, il problem solving,
l’operatore laamico,
Si
utilizzano
diversi
strumenti
quali il colloquio,
strumenti
e materiali
normalmente
utilizzati a
ilamediante
circoli
di
qualità,
ecc.
peer mediation,
scopo didatticoedagli
insegnanti:
letteratura,
temi tra
storici,
l’osservazione
i gruppi
di auto-mutuo
aiuto
le
lasociali
consulenza
deiper
pari
ecc. su potere, oppressione…
e
culturali
riflettere
vittime


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Verso una didattica interattiva:
elementi di apprendimento
cooperativo


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Che cos’è l’apprendimento cooperativo?
L’apprendimento cooperativo è un metodo
didattico che utilizza piccoli gruppi, in cui
gli studenti lavorano insieme per migliorare
reciprocamente il loro apprendimento
Si distingue sia dall’apprendimento competitivo,
sia da quello individualistico


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Perché usare l’apprendimento cooperativo?
- Impegno e motivazione nel lavoro;

- Relazioni interpersonali costruttive e positive;
- Benessere psicologico.


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Quali obiettivi persegue l’apprendimento
cooperativo?
Ci sono due tipi di obiettivi che un insegnante deve
definire prima di iniziare una lezione:
-Obiettivi didattici, che stabiliscono ciò che gli
studenti devono imparare;
- Obiettivi riguardanti le abilità sociali, che
stabiliscono le abilità interpersonali che gli studenti
devono apprendere.


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Cosa rende efficace la cooperazione?
Perché la cooperazione funzioni, occorre
strutturare 5 elementi essenziali in ogni lezione:

1. Interdipendenza positiva: i membri del
gruppo fanno affidamento gli uni sugli altri
per raggiungere lo scopo. Se qualcuno nel
gruppo non fa la propria parte, anche gli
altri ne subiscono le conseguenze


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Cosa rende efficace la cooperazione?

2. Responsabilità individuale e di gruppo:
il gruppo deve essere responsabile del
raggiungimento dei suoi obiettivi e ogni
membro deve rendere conto per la propria
parte di lavoro e di quanto ha appreso.


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Cosa rende efficace la cooperazione?
3. Interazione faccia a faccia:
gli studenti devono lavorare realmente
insieme e promuovere reciprocamente la loro
riuscita, condividendo le risorse, aiutandosi,
sostenendosi e lodandosi a vicenda per gli
sforzi che compiono.


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Cosa rende efficace la cooperazione?

4. Uso delle abilità interpersonali:
gli studenti devono imparare sia i contenuti,
sia le abilità sociali (guidare, prendere
decisioni, creare un clima di fiducia,
comunicare, gestire i conflitti…)


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Cosa rende efficace la cooperazione?

5. Valutazione di gruppo:
i membri, periodicamente valutano
l'efficacia del loro lavoro e il funzionamento
del gruppo, ed identificano i cambiamenti
necessari per migliorarne l'efficienza.


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Alcune indicazioni per strutturare una
lezione con l’approccio cooperativo
Formare i gruppi
- Dimensioni: in genere i gruppi di a.c. sono
composti da 3/4 persone

- Composizione: omogenea/eterogenea


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Assegnare i ruoli
Nei gruppi cooperativi i ruoli corrispondono a
funzioni diverse:
- Ruoli di gestione del gruppo:
Controllare i toni di voce;
Controllare i rumori;
Controllare i turni


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Assegnare i ruoli
- Ruoli di funzionamento del gruppo:
Spiegare idee e procedure (l’incaricato espone le
varie idee e opinioni)

Registrare (l’incaricato scrive le decisioni del gruppo e la
relazione di gruppo)

Incoraggiare la partecipazione (l’incaricato si assicura
che tutti i componenti diano il loro contributo)

Fornire sostegno (l’incaricato fornisce sostegno

verbale e non verbale, sollecitando e lodando)


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Assegnare i ruoli
- Ruoli per l’apprendimento:
Ricapitolare (l’incaricato riassume le risposte/conclusioni
più significative o ciò che è stato letto)

Verificare la comprensione (l’incaricato si assicura che
tutti sappiano spiegare come si è giunti a una conclusione)

Comunicare (l’incaricato ha funzioni di staffetta tra il suo
gruppo, gli altri gruppi e l’insegnante)

Elaborare (l’incaricato collega i concetti e le strategie

studiati in quel momento con quelli studiati in precedenza)


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Assegnare i ruoli
- Ruoli di stimolo al gruppo:
Criticare le idee, non le persone (l’incaricato critica le
idee, ma mostra rispetto per i suoi compagni)

Chiedere motivazioni (l’incaricato chiede ai membri di

esporre i fatti e il ragionamento che giustificano le loro risposte)

Distinguere (l’incaricato evidenzia come i membri abbiano
idee e logiche diverse che portano a differenti ragionamenti)

Sviluppare opzioni (l’incaricato va oltre la prima risposta o

conclusione, esponendo una serie di ulteriori risposte plausibili)


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Organizzare i materiali
Questo aspetto influisce molto sulla qualità del
lavoro collettivo.
- Si dà a ogni studente il suo set di materiali
- Si dà a ogni gruppo una sola copia di materiali

- Si distribuisce parte del materiale a ogni studente e
parte al gruppo
- Si distribuiscono le informazioni con la procedura
Jigsaw


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Progetto L.A.B.E.L. – IV incontro
(Laboratori su Antisocialità, Bullismo ed Educazione alla Legalità nella scuola)


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«Anche in condizioni imperfette è possibile, oltre che
doveroso, intervenire» Buccoliero, 2005
L’insegnante che decide di proporre un percorso antibullismo
alle proprie classi deve tener conto che è necessario passare
da un:
Piano prevalentemente
cognitivo

Piano emotivo

che in genere caratterizza
i momenti di didattica in
classe
(lezione classica, di solito
frontale)

ricco dei vissuti di tutto il
gruppo
(partecipanti e
conduttore)


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TECNICHE E MODALITÀ DI COINVOLGIMENTO DEI
RAGAZZI
È importante mantenere alto il livello di motivazione dei
ragazzi, di attenzione, partecipazione e divertimento e,
ancora, fargli sentire che sono possibili spazi in cui parlare di
certe cose e in cui i protagonisti sono loro e non gli adulti
che parlano sui giovani.

Per raggiungere questi obiettivi è necessario lavorare a
diversi livelli e utilizzando differenti tecniche di attivazione.


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LAVORARE A DIVERSI LIVELLI

Momenti di lavoro individuale, in piccoli gruppi e con
l’intero gruppo classe per consentire di esperire:
• Diversi livelli di intimità, coinvolgimento, responsabilità
• Diversi modi in cui operano gruppi di dimensioni differenti
• Eterogeneità e omogeneità tra i membri dei gruppi


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TECNICHE DI ATTIVAZIONE
Un percorso antibullismo dovrebbe utilizzare differenti tecniche
di attivazione:
Carte stimolo: «attività rompighiaccio» finalizzata a introdurre un

argomento in modo coinvolgente. Sono carte sulle quali è riportata una
parola chiave, un’immagine stimolo o un’affermazione; possono essere
estratte a caso, lette a turno dai partecipanti e poi commentate dal gruppo

Schede di lavoro personali: contengono alcune domande che
portano chi partecipa a riflettere sull’argomento trattato. Questo
lavoro prevede una prima fase individuale e successivamente una
condivisione in plenaria
Simulare storie di vita: cercare di capire, attraverso una storia,
le emozioni e i vissuti dei protagonisti. Raccontare ed ascoltare le
storie, interrogarle, entrare nei panni dei personaggi e cercare
alternative di comportamento per stimolare la riflessione


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Es. Carte stimolo:

CARTE “BULLISMO”


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E’ giusto litigare
per proteggere un
amico.

Dare una sberla o
una spinta a
qualcuno è solo
un modo di
scherzare.


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Alcune persone
meritano di essere
trattate come
animali.

Se i ragazzi si
azzuffano o si
comportano male a
scuola è colpa degli
insegnanti.


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E’ giusto picchiare
qualcuno che sparla
della tua famiglia.

Quando si hanno
dei compagni odiosi,
picchiarli è il
minimo per dar loro
una lezione.


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Non c’è niente di
male a insultare un
compagno. È molto
peggio picchiarlo.

Qualche volta un
gruppo decide di fare
qualcosa di male.
Nessuno del gruppo
può essere incolpato
per questo.


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Le persone odiose
non si meritano di
essere trattate come
esseri umani.

I ragazzi che vengono
maltrattati di solito
fanno qualcosa per
meritarselo.


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Certi ragazzi si comportano
male, ma non ne hanno
colpa. Sono gli amici che
gli dicono di comportarsi
così!

Gli insulti fra ragazzi
non offendono
nessuno.


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Quando qualcuno ti
prende in giro è bene
reagire e farsi portare
rispetto

A volte ci sono
ragazzi che stanno
male perché sono
esclusi o perché
subiscono prese in
giro


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Quando qualcuno
prende in giro un
altro compagno è
meglio non
intromettersi e far
finta di non vedere

E’ giusto vendicarsi
ogni tanto delle
prepotenze o delle
ingiustizie subite


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Si soffre molto
quando qualcuno ti
prende in giro

Quando lo scherzo o le
prese in giro diventano
pesanti è bene denunciare
la situazione a un
insegnante o al preside


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Es. Scheda personale:
SCHEDA «SCHERZO, LITIGIO, BULLISMO,
REATO»

COME STAI IN QUESTA CLASSE?
DIECI PASSI NELLA CLASSE

VIGNETTE «SCENE DI SCUOLA»


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Es. Simulare storie di vita
LA STORIA DI GIANLUCA: LA PROVA
LA STORIA DI LUCIA
LA STORIA DI FRANTI
CORTOMETRAGGIO “GAME OVER”
ROLE-PLAYING: Federica la bella, Giulia la
grassottella


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IL ROLE-PLAYING: a cosa serve?
• Affrontare il problema del bullismo da
differenti punti di vista

Nello scambio dei ruoli i ragazzi vengono aiutati a:
• capire le motivazioni e le difficoltà dell’altro

• reagire in modo positivo alle emozioni che ne
conseguono
• elaborare strategie di soluzione del problema
dal punto di vista delle vittime, dei bulli e degli
osservatori


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IL ROLE-PLAYING: il percorso
• Messa a punto di una breve storia
• Assegnazione dei ruoli (breve caratterizzazione
di ciascun personaggio)
• Schede agli osservatori
• Rappresentazione della scena
• Discussione ed elaborazione del problema
• Debriefing: alla fine, permettere ai ragazzi di
prendere le distanze dal ruolo assunto ed
esprimere il significato emotivo e cognitivo di
tale esperienza


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IL ROLE-PLAYING: Le fasi
1. PREPARAZIONE


Gli adulti devono incontrarsi e programmare le
attività



Può essere utile provare l’esperienza in prima
persona



Scegliere stimoli adeguati all’età ed ai bisogni
dei ragazzi


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IL ROLE-PLAYING: Le fasi
2. INCONTRO CON LA CLASSE
•Spiegare ai ragazzi in cosa consiste il role-playing
e che finalità ha
•Non forzare i ragazzi che mostrano resistenze,
ma lasciare che si uniscano al gruppo quando si
sentono in grado di farlo


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IL ROLE-PLAYING: Le fasi
3. PROGETTAZIONE E INIZIO DEL LAVORO
•Due modalità principali:
- partire dalle esperienze personali dei ragazzi

- cominciare da un percorso più strutturato
(carte con la descrizione degli scenari che i
ragazzi dovranno interpretare)


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IL ROLE-PLAYING: Le fasi
4. LA MESSA IN SCENA
•Riscaldare il clima con giochi preliminari di breve durata
•Organizzare la messa in scena:
oChiedendo l’adesione di alcuni volontari
oDividendo il gruppo in sottogruppi e assegnando a ciascuno
un ruolo o compito specifico
•Lasciare un po’ di tempo ai ragazzi per organizzare il
canovaccio della storia

•Esplicitare ai ragazzi l’importanza di entrare nei panni del
personaggio e mettere tutta l’energia possibile per
esprimerne sentimenti e comportamenti


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IL ROLE-PLAYING: Le fasi
5. LA DISCUSSIONE
•Dopo la messa in scena, programmare un momento
di riflessione sull’esperienza
•Chiedere:
oal bullo, quali emozioni ha provato

oalla vittima, quali sentimenti ha provato e perché
ha reagito in quel modo
oagli spettatori, cosa hanno notato nella scena,
come si sono sentiti e come avrebbero potuto
agire per modificare la situazione


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TEMI SU CUI ORIENTARE LA DISCUSSIONE


Le esperienze personali



Le motivazioni verso le prepotenze



Cosa si prova a subire o fare le prepotenze agli altri



Le conseguenze del comportamento prepotente per la
vittima e per il bullo



L’impatto delle prepotenze sulla famiglia, sulla vittima,
sui testimoni, sugli attori delle prepotenze, sul clima
della scuola



I problemi morali connessi con il ruolo di spettatore



I modi, le strategie per fermare o contrastare le
prepotenze


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IL ROLE-PLAYING: Le fasi
6. RIFLESSIONI E INSEGNAMENTI
•Enfatizzare alcuni degli insegnamenti derivanti
dall’esperienza
•Definire alcune regole di convivenza nella classe
7.ATTIVARE CANALI DI COMUNICAZIONE
•L’esperienza di role-playing può essere utilizzata
per l’allestimento di uno spettacolo teatrale ad un
pubblico più vasto


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Approcci di riparazione

Progetto Label – Quinto Incontro


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Oltre a promuovere una cultura condivisa, le scuole
necessitano di strumenti idonei a rispondere in maniera
efficace agli incidenti.

Provvedimenti minori possono essere utili
per rispondere ad incidenti occasionali.
Il numero di alunni che non risponde alla normale
gamma di strategie adottate dalla scuola sarà molto
ristretto, ma con questi alunni può essere necessaria
l’assistenza di un esperto per programmare ulteriori
interventi.


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Indipendentemente dalla gravità degli incidenti, qualsiasi
risposta ai comportamenti bullistici dovrebbe:
-essere chiara, onesta e diretta;
- essere immediata;
- comportare la documentazione di ciò che è successo;
- coinvolgere la famiglia fin da uno stato iniziale;
- fornire opportunità agli alunni di discutere tra loro.


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I metodi da poter adoperare in casi specifici di emergenza
che ricorrono ad un approccio individuale sono molteplici.
Fra essi ritroviamo gli
Approcci di riparazione.

Metodo dell’interesse condiviso


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Approcci di riparazione
OBIETTIVO: ripristinare le relazioni attraverso il
coinvolgimento degli studenti.

Interpretazioni della situazione e Riflessione

Si fa leva sulla responsabilità personale, sia per quanto
riguarda le conseguenze delle proprie azioni, sia per
quanto concerne le azioni volte a rimediare il “danno”.


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I punti chiave di queste
tipologie di intervento sono:

- Condivisione dei diversi punti di vista, di opinioni, pensieri

ed emozioni;
- Identificazione delle vittime come coloro che hanno subito

un danno/ingiustizia, che vivono emozioni negative;
- Identificazione delle esigenze di tutti gli studenti;
- Negoziazione, la definizione dell’accordo tra le parti e la

previsione di una revisione.


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VIDEO


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Approcci di riparazione
“Metodo dell’interesse condiviso”
E’ un approccio basato sul dialogo per risolvere le
situazioni di vessazione, il fine è trovare delle soluzioni
ai problemi.

Non mira a far nascere un’amicizia tra gli alunni o a
scoprire i particolari degli incidente, né all’attribuzione di
colpa al bullo.


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“Metodo dell’interesse condiviso”
CHI?

Un insegnante “addestrato” all’uso di
questo metodo

COME?

Attraverso uno specifico copione per
i bulli e per le vittime

DOVE?

In una stanza tranquilla e riservata.


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QUANDO?

Episodi ripetuti di bullismo di un
gruppo di alunni verso uno o più
compagni.

CON CHI?

Studenti dai nove anni in su(alcune
scuole hanno usato questo metodo
con successo anche con i più piccoli)

PERCHE’?

Per stabilire delle regole di base per
una civile convivenza tra gli alunni


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“Metodo dell’interesse condiviso”
Il metodo si compone di tre fasi:
-chiacchierate individuali con ogni alunno coinvolto

(dai 7 ai 10 minuti circa per ogni soggetto);
- colloqui successivi con ogni alunno (circa 3 minuti per
ciascuno);
- incontri di gruppo (circa mezz’ora).
L’intervallo di tempo fra ogni fase è generalmente di una
settimana.


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“Metodo dell’interesse condiviso”
FASE 1:

ATTIVITA’ PRELIMINARI:
1) Raccogliere tutte le informazioni sull’accaduto: chi è il
“capobanda”, l’alunno vittima si comporta in maniera
provocatoria. E’ opportuno parlare con l’insegnante e gli
altri adulti che erano presenti.
2) Accordarsi con gli insegnanti: per vedere gli alunni
interessati ed affinché non informino prima gli alunni.
3) Organizzare la sequenza dei colloqui: si incontreranno,
a turno, tutti gli alunni coinvolti; il primo sarà il
“capobanda”, l’ultimo la vittima.


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“Metodo dell’interesse condiviso”
FASE 1:

Perché seguire quest’ordine nei colloqui?

1) Siccome il metodo non è basato sul rimprovero, gli
alunni ritornano in classe rilassati. La tranquillità del
“capobanda” sarà comunicata al resto del gruppo. Se il
“leader” non è teso, gli altri assumeranno un
atteggiamento più positivo verso il colloquio.
2) Per evitare accuse di “raccontare bugie”, la vittima sarà
incontrata per ultima, in modo che si eviti tale possibilità.


Slide 107

“Metodo dell’interesse condiviso”
FASE 1:

NOTA BENE:
I primi colloqui dovrebbero essere consecutivi e senza
interruzioni.

Evitare di incontrare parte del gruppo prima di un
intervallo e parte del gruppo dopo.

L’insegnate deve riuscire a mantenere un atteggiamento
neutrale verso gli alunni.


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Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici

Mentre aspettate il primo alunno, il “capobanda”,
assicuratevi di essere rilassati. Quando entra chiedetegli
di sedersi, guardatelo ed aspettate che vi guardi, poi
iniziate:
Ho sentito che ti sei comportato male con X.
Raccontami (In caso di diniego dite: Sì, ma ad X sono

successe cose spiacevoli. Raccontami).
Note: se ci sono silenzi lasciate che lo studente si prenda
del tempo per pensare. Evitate accuse, rimproveri e
domande. Cercate di far capire che X sta male per tutto
questo


Slide 109

Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici

Beh, sembra che X non si trovi molto
bene a scuola.
(Ditelo con forza ed enfasi)


Slide 110

Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici

Ok. Stavo pensando a cosa potresti fare per
aiutare X in questa situazione.
(Ascoltate la soluzione proposta.
Siate incoraggianti)


Slide 111

Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici
Quando viene proposta qualche idea pratica è importante dire:

Molto bene. Provaci per una settimana e poi ci
vediamo e sentiamo come è andata. Arrivederci.


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Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici

Se il colloquio sta andando male:
“Ok. Penso che per oggi basti così. Ci rivediamo…..”
Se l’alunno sta in silenzio: “Sembra che tu non voglia
parlare oggi. E’ meglio che torni in classe”.

Se l’alunno non riesce a proporre una soluzione: “Io

avrei un’idea, vuoi sentirla?”
Se la soluzione è poco pratica: “Pensi che agendo in
questo modo i problemi di X finirebbero?”
Se la soluzione dipende da un altro: “Pensavo più a
qualcosa che potresti fare tu stesso”.


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Copione per alunni che hanno comportamenti bullistici

RISULTATI ATTESI

Ogni alunno suggerisce come potrebbe cambiare
il suo comportamento.

Nota: i bambini più piccoli non sempre riescono a
proporre suggerimenti; può essere utile che l’insegnante
sia un po’ più direttivo.
I copioni con la vittima di bullismo sono meno strutturati.


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“Metodo dell’interesse condiviso”
FASE 2:

OBIETTIVO

Verificare come e se è stato raggiunto lo scopo prefissato.
(Anche questi colloqui saranno individuali).
I COMPORTAMENTI BULLISTICI NON SONO
TERMINATI: continuare a lavorare a livello individuale.
I COMPORTAMENTI BULLISTICI SONO TERMINATI:
congratulatevi e chiedete di continuare nello stesso modo.
Informate che la prossima fase prevede un incontro di
gruppo e fissate una data.


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“Metodo dell’interesse condiviso”
FASE 3:

OBIETTIVO

Giungere ad un accordo per il mantenimento a lungo
termine dei cambiamenti.

Incontrate brevemente gli alunni “bulli” e chiedetegli di
pensare a qualche affermazione positiva sull’alunno
vittima, che gli diranno quando entra.
Fate entrare l’alunno vittima (è meglio che sieda vicino a
voi). Ricordate a tutti quanto sono riusciti a migliorare la
situazione. Chiedete loro di suggerire come si può fare in
modo che i cambiamenti si consolidino nel tempo.


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ESERCITAZIONE
“La storia di Giuseppe”
Giuseppe è il protagonista di questa storia; è un ragazzo di
quindici anni e frequenta un istituto Tecnico Commerciale.
Ha appena concluso il secondo anno. Un gruppetto di ragazzi
più grandi lo infastidisce, più volte e in diverse modalità. In
primo luogo, è stato più volte deriso e preso in giro: ogni volta
che passava si voltavano verso di lui sorridendo e ridacchiando;
spesso lo prendevano in giro apertamente rivolgendogli
soprannomi offensivi o, comunque, espressi in tono maligno,
come quello di “tonno rio mare”. La reazione di Giuseppe a
questi comportamenti è stato il silenzio, mentre, altre volte, ha
invece tentato di reagire rispondendo a tono: cosa per lui
molto difficile, essendo un ragazzo timido ed introverso.
Questi episodi di “sfottò” si verificano quotidianamente a
scuola e, per i ragazzi, rientrano nella normalità.


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............ MA POI ACCADDE CHE:
Tuttavia, Giuseppe non si sarebbe mai aspettato che dal
“semplice sfottò” si sarebbe passati a qualcosa di più grave.
All’inizio di maggio si è verificato un episodio spiacevole.
Durante l’ora di ricreazione, Giuseppe va in bagno. Bussa
alla prima porta chiusa e si sente rispondere che è
occupato. Stessa scena davanti alla seconda porta. Al terzo
tentativo, però, non c’è una voce che lo invita a provare
altrove. C’è, invece, uno di quei ragazzi che spalanca di
colpo la porta e comincia a colpire Giuseppe: due calci
ravvicinati colpiscono la sua mano sinistra. Intanto si
aprono le altre porte ed escono ridendo gli altri
componenti del gruppo. Giuseppe comincia ad urlare dal
dolore, i ragazzi scappano e a quel punto accorre il bidello
per capire cosa sta succedendo.


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Di lì a poco vengono avvertiti i genitori di Giuseppe, che si
recano a scuola e portano il figlio al pronto soccorso. La
prognosi del medico è stata la seguente: 15 giorni di gesso
per trauma, da tenere sotto il controllo di un ortopedico.
Giuseppe è rimasto chiaramente scioccato da questo
episodio. È molto seccato del fatto che a scuola l’accaduto
sia stato spiegato come un semplice incidente, ma, del
resto, lui non ha voluto raccontare come siano andate
veramente le cose. È, inoltre, deluso dal fatto che, a parte
due ragazzi di cui è amico, nessun altro dei compagni si
sia fatto vivo per sapere come sta. La maggior parte di loro
ha sempre fatto finta di niente, e alcuni sembravano
persino divertirsi durante le varie “prese in giro”. Il
risultato è che Giuseppe ha chiesto ai suoi genitori
di cambiare scuola per il prossimo anno.


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Due facce della stessa
medaglia?
Il termine “cyberbullismo” (bullismo on-line,
bullismo informatico, bullismo elettronico)
indica una delle forme che può assumere il
bullismo e la sua evoluzione è legata
all’avanzamento delle nuove tecnologie,
viene cioè perpetrato attraverso i moderni
mezzi
di
comunicazione
(e-mail,
messaggeria istantanea, blog, chat e/o siti
web).


Slide 121

Due facce della stessa
medaglia?

L’azione
di
prevaricazione
tramite
apparecchiature
elettroniche
di
comunicazione è vero e proprio bullismo:
• c’è una vittima designata, che non è in grado
di difendersi;
• è un’azione che, inequivocabilmente, intende
procurare sofferenza o danneggiare la vittima;
• gli attacchi informatici sono persistenti, si
ripetono nel tempo (settimane, mesi, anni)


Slide 122

Due facce della stessa
medaglia?
L’aggressione informatica, anche se è
portata avanti da una persona o da un
gruppo, non si esaurisce tra questi, ma
tramite la rete, raggiunge il gruppo più
ampio.
Anche in questo caso si evidenzia la natura
sociale e di gruppo del cyberbullismo.


Slide 123

Due facce della stessa
medaglia?
Se si assume la differenza nel bullismo tra
quello diretto (fisico e verbale) e quello
indiretto, si può osservare come il
cyberbullismo sia una forma di bullismo sia
diretto verbale, sia indiretto.
Come il bullismo diretto, il cyberbullismo può
costituire a volte una violazione del Codice
civile e/o del Codice penale.


Slide 124

Tipologie del cyberbullismo
Flaming: un flame (fiamma) è un messaggio
ostile e provocatorio, inviato da un utente alla
comunità o a un singolo; il flaming avviene
tramite l’invio di messaggi elettronici, violenti
e volgari, allo scopo di suscitare conflitti
verbali all’interno della rete tra due o più
utenti.


Slide 125

Tipologie del cyberbullismo
Harassment: sono le molestie, ossia azioni,
parole o comportamenti, persistenti e
ripetuti, diretti verso una persona specifica,
che possono causare disagio emotivo e
psichico. Si viene a creare una situazione
sbilanciata, nella quale la vittima subisce
passivamente le molestie o al massimo tenta,
generalmente senza successo, di convincere il
persecutore a porre fine alle aggressioni.


Slide 126

Tipologie del cyberbullismo
Denigration: distribuzione, all’interno della
rete o tramite SMS, di messaggi falsi o
dispregiativi nei confronti delle vittime, con lo
scopo di danneggiare la reputazione o le
amicizie di colui che viene preso di mira.


Slide 127

Tipologie del cyberbullismo
Impersonation:
caratteristica
di
questo
fenomeno è che il persecutore si crea un’identità
fittizia con il nome di un’altra persona nota,
usando una sua foto, creando un nuovo profilo
parallelo, fingendo di essere quella persona per
poi parlare male di qualcuno, offendere, farsi
raccontare cose. Può anche accadere che
l’intruso, se in possesso del nome utente e della
password della vittima invii dei messaggi a nome
di questa ad un’altra persona. In certi casi, il
bullo modifica la password della vittima,
impedendogli così l’accesso alla propria mail o
account.


Slide 128

Tipologie del cyberbullismo
Tricky o Outing: La peculiarità di questo
fenomeno risiede nell’intento di ingannare la
vittima: il bullo entra prima in confidenza con
la vittima, scambiando con essa informazioni
intime e/o private e una volta ottenute le
informazioni e la fiducia della vittima, le
diffonde tramite mezzi elettronici come
internet, sms…


Slide 129

Tipologie del cyberbullismo
Exclusion:
consiste
nell’escludere
intenzionalmente un altro utente dal proprio
gruppo di amici, dalla chat o da un gioco
interattivo. L’esclusione dal gruppo di amici è
percepita come una grave offesa, che è in
grado di ridurre la popolarità tra il gruppo dei
pari e quindi anche un eventuale “potere”
ricoperto all’interno della cerchia di amici.


Slide 130

Tipologie del cyberbullismo
Happy Slapping: (schiaffo allegro) è un
fenomeno giovanile osservato per la prima volta
nel 2004 in Inghilterra. È una forma legata al
bullismo tradizionale, in cui un gruppo di ragazzi
si diverte tirando ceffoni a sconosciuti,
riprendendo il tutto con videofonini. Dai ceffoni
si è passati anche ad atti di aggressione e
teppismo. Oggi l’happy slapping consiste in una
registrazione video durante la quale la vittima è
ripresa, a sua insaputa, mentre subisce diverse
forme di violenza, sia fisiche che psichiche. Le
immagini vengono poi pubblicate su internet.


Slide 131

Caratteristiche del
cyberbullismo
Anonimato del molestatore: in realtà questo
anonimato è illusorio; ogni comunicazione
elettronica lascia delle tracce. In ogni caso
per la vittima può essere difficile risalire da
sola al molestatore.
Difficile reperibilità: se il cyberbullismo
avviene via sms, messaggeria istantanea o
chat o in un forum on-line privato, sarà più
difficile identificarlo e rimediarvi.


Slide 132

Caratteristiche del
cyberbullismo
Indebolimento delle remore etiche: le due
caratteristiche precedenti, abbinate con la
possibilità di essere “un’altra persona” on line
possono indebolire le remore etiche: spesso la
gente fa e dice on-line cose che non farebbe o
direbbe nella vita reale.


Slide 133

Caratteristiche del
cyberbullismo
Assenza di limiti spaziotemporali: mentre il
bullismo tradizionale avviene di solito in luoghi
e momenti specifici (ad esempio in un
contesto scolastico), il cyberbullismo investe
la vittima ogni volta che si collega al mezzo
elettronico utilizzato dal cyberbullo.


Slide 134

Consigli di difesa dal cyber-bullismo


Proteggersi, evitando di fornire informazioni
strettamente private come immagini personali,
indirizzi, numeri di telefono, ecc..



Evitare di rispondere arrabbiandosi, per non dare al
bullo il divertimento che sta cercando



Mantenere una certa fermezza e forza nelle
risposte; esitazione e debolezza inciteranno il bullo nel
perpetrare le sue azioni offensive. Nessuno può
notare la reazioni iniziale di chi è vittima, per cui la
mancanza di contatto fisico può risultare utile a
quest’ultima e deve essere utilizzata per apparire
calmi e forti


Slide 135

Consigli di difesa dal cyberbullismo


Chiedere conferma a qualcuno fidato, per quanto
riguarda le risposte date al cyber bullo



Cercare di chiedere aiuto per fermare questi atti di
bullismo non significa debolezza, ma solo che non si è
disposti più ad accettare minacce e scherzi pesanti


Slide 136

«Be a friend»


Parla contro il cyber-bullismo nelle community



Aiuta le vittime in privato, incoraggiandole a parlare
del loro problema



Riporta gli atti di cyber-bullismo agli adulti e in
particolare a persone dotate di autorità (professori,
genitori, polizia se necessario)



Non rifarti sugli altri, dopo essere stato vittima di
cyber-bullismo


Slide 137

Una guida per la sicurezza
on-line
http://www.google.it/goodtoknow/

Consigli di difesa dal
cyberbullismo
www.informagiovani-italia.com/rimedi_cyberbullismo.htm


Slide 138

Dott.ssa Barletta Maria
[email protected]
338 1010522

Dott.ssa Scala Maria
[email protected]

347 0388860


Slide 139

“DIECI PASSI”
In questa attività il mio nome sarà
…………………………………………………………………………..…*

* Se al termine delle attività desideri riavere i tuoi scritti, puoi inserire un nome, un codice,
di riconoscimento.


Slide 140

1

2

IO CREDO CHE LA MIA
CLASSE SIA …

AD ALCUNI COMPAGNI
DICO CHE …

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descrivi brevemente il tuo pensiero

descrivi brevemente il tuo pensiero


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3

4

AD ALCUNI COMPAGNI
CHIEDO CHE …

DA ALCUNI COMPAGNI HO
BISOGNO DI …

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DA ALCUNI COMPAGNI IO
NON ACCETTO CHE …

DA ALCUNI COMPAGNI HO
PAURA CHE …

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descrivi brevemente il tuo pensiero

descrivi brevemente il tuo pensiero


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8

IO DALLA MIA CLASSE MI
ASPETTO CHE …

PER CUI SONO DISPOSTO
A…

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SICURAMENTE FARÒ …

E PER CONCLUDERE …

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descrivi brevemente il tuo pensiero

descrivi brevemente il tuo pensiero