Esteticamente l’arte romanica corrisponde al clima teologico che l’ha generata.

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Transcript Esteticamente l’arte romanica corrisponde al clima teologico che l’ha generata.

Esteticamente l’arte romanica corrisponde al clima teologico che l’ha generata. Essendo
prima di tutto un omaggio a Dio e non all’uomo (inteso come l’uomo "autonomo" forgiato
dai vari umanesimi di ieri e di oggi, non più figlio di Dio ma uguale ad esso) essendo
quindi un omaggio a Dio le sue coordinate sono l’eternità e l’immobilità nel silenzio. Alano
di Lilla l’ha definita "arte in riposo". Un’arte atemporale, al di là della durata, del
movimento, restando fuori del tempo, nella contemplazione. "Il cielo e la terra
passeranno", dicono i Vangeli, Dio rimane. E’ a lui che si rivolge l’arte romanica. Nel
silenzio scolpito della musica gregoriana, l’unità di tutte le arti rende il supremo omaggio
al creatore. Questo unisono non si ripeterà mai nella storia dell’Occidente. Lo sviluppo
della cultura romanica è durato poco meno di un secolo. L’occidente è cambiato
rapidamente, preso dalla febbre di un razionalismo che arriverà alle sue ultime
conseguenze nel nostro tempo. Il mondo dei simboli verrà ignorato e dimenticato
gradualmente già dal tredicesimo secolo. Nell’arte la sua presenza sarà sempre più
formale per diventare nel Rinascimento puro pretesto ornamentale. Nell’arte bizantina
dell’oriente cristiano il patrimonio dei simboli verrà coltivato e tramandato fino ad oggi.
Certamente i cambiamenti stilistici spettacolari che hanno sconvolto l’arte iconografica in
occidente hanno dato il colpo di grazia alla tradizione dei simboli, mentre nelle chiese
ortodosse i canoni iconografici sono immutati da secoli, così come immutati sono i modi
della musica liturgica. Il colpo mortale dato dalla nuova cultura cittadina rinascimentale
alla vecchia cultura popolare ha isolato ancor di più il patrimonio dei simboli. Nell’oriente
ortodosso questa cultura popolare è sopravvissuta fino a questo secolo, ma anch’essa si
trova in grave pericolo.
Una sintesi fra tradizione romanica e tradizione bizantina per riscoprire i valori originari
dell’iconografia cristiana, sarebbe non soltanto logica, ma l’unica strada possibile per
riportare alla luce il patrimonio dei simboli. In un mondo in cui la possibilità di influire
sullo spirito, quella che comunemente si chiama cultura, è affidata alla grande
comunicazione di massa, che chiamerei piuttosto "comunicazione alla massa", in un
simile mondo il conflitto tra modernità laica e tradizione religiosa è volutamente
alimentato. Perché l’uomo che ritrova dentro di sé la pace e l’armonia con il divino
rimane un uomo libero. E l’uomo libero non può essere né strumentalizzato, né
comprato. Abbiamo dimenticato il mondo dei simboli, eppure viviamo sommersi in un
oceano di segni, prodotti dalla potente e onnipresente macchina della pubblicità
commerciale, politica e culturale. Segni che altro non sono che simboli degradati;
simboli che non riguardano più la sfera spirituale della vita, bensì la bassa natura
dell’uomo. Questa macchina non è stata escogitata per facilitare un avvicinamento tra
uomo e uomo, ma per dominarlo, per creargli dei bisogni artificiali e subordinare il suo
spirito alla logica della materia, del pragmatismo. Certamente, abbiamo vinto la
materia, non l’abbiamo spiritualizzata, non abbiamo rivelato in essa la sua origine
divina, l’abbiamo resa ancor più inerte nella sua materialità. Cristianizzare il cosmo,
redimere la materia, inclusa quella di cui siamo fatti, non è questa una possibile
speranza? Rimettere il quadrato della nostra condizione terrena nel cerchio della
condizione divina. Perché, parlando coi simboli, ogni ierofania è un cerchio che si fa
quadrato.
(Camilian Demetrescu, Solstizio Eterno, parte terza)
Probabilmente l’ambiente del pensiero monastico spesso ha ispirato le forme e le
scene rappresentate nelle decorazioni di antiche abbazie romaniche come questa di
S. Croce in Sassoferrato.
Le decorazioni a forma di fiori, foglie e girali, letti nell’ambiente
religioso- cultuale, si illuminano, richiamando diverse realtà spirituali , come i
giochi dei fumi dell’incenso usato nella preghiera di adorazione e lode nelle antiche
come nelle attuali liturgie cristiane e monastiche …
“Perché in tutto sia glorificato Dio”
dice San Benedetto nel capitolo della Regola che parla degli artigiani del Monastero…
La glorificazione di Dio è il fine e lo scopo dell’esistenza di una comunità monastica
in tutti i gesti e azioni che pone nella storia….queste forme incise nella pietra bianca
lo ricordano bene.
L’intreccio di simboli religiosi e girali dicono la complessità del cuore
umano e dei suoi sentimenti: fiori e croci, bene e male,dolori e gioie
sempre mescolati nella ricerca dell’unificazione interiore…. La vocazione
monastica che in maniera diversificata è presente in tutti gli esseri
umani, si esprime e si realizza proprio in questa ricerca…
La lotta contro i cattivi pensieri è un tema tipico della letteratura monastica.
Secondo la spiegazione di Evagrio Pontico, con gli uomini del mondo i demoni
lottano utilizzando di preferenza gli oggetti. È la lotta visibile che riguarda le cose.
Il loro contatto fa nascere le passioni. Ma, con i monaci, più spesso utilizzano i
pensieri. Il cammino di conversione proposta dalla tradizione monastica
consiste proprio in un cammino di ascesi e di lotta interiore per vincere le
passioni….I simboli incisi nei capitelli richiamano un certo combattimento
interiore, descritto dai Padri nella immensa letteratura monastica e cristiana…
Evagrio Pontico elenca otto spiriti contro cui lottare. E’ interessante conoscere
come i Padri della tradizione monastica parlavano delle passioni, delle virtù e dei
misteri di Dio per poter capire anche l’arte cristiana dei primi secoli, specialmente
l’arte romanica. Spesso nei capitelli e nelle decorazioni dei portali delle famose
abbazie venivano rappresentate scene della vita spirituale che faceva anche da
catechesi per la gente e da promemoria per i monaci che vivevano nei monasteri
annessi alle Chiese.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica presenta un elenco di sette vizi capitali
contro cui il cristiano deve lottare, mentre Evagrio Pontico ne enumera otto e li
chiama “spiriti della malvagità”. Liberarsi da questi vizi vuol dire acquisire una
leggerezza tale da gustare anche sulla terra un anticipo di vita beata come in
Paradiso….Gli animali scolpiti nella pietra sembrano armonizzarsi bene con i
pensieri espressi dalla letteratura cristiana sulla lotta contro le passioni….
Il bestiario simbolico nei capitelli di S.Croce sembra che rappresenti
anche le note del gregoriano, la musica che fin dalla nascita del
monachesimo ha accompagnato la preghiera liturgica corale….
Le immagini del
SOLE e della LUNA
sotto forme di visi
umani anche se
probabilmente
provenienti da templi
pagani, richiamano i
momenti della
preghiera monastica
strutturata in “ore
canoniche” :
Mattutino, Lodi,
Sesta, Nona, Vespro
e Compieta…
I simboli del sole e
della luna indicano
anche realtà
spirituali. Nella
lettura cristiana
dei Salmi il SOLE
è spesso applicato
a CRISTO, mentre
nella letteratura
patristica la LUNA
rappresenta la
CHIESA che non
risplende di una
luce propria ma
riflessa dal sole
che è Cristo
Signore…
Nell'esperienza liturgica,
Cristo Signore è la luce che
illumina il cammino e svela la
trasparenza del cosmo,
proprio come nella Scrittura.
Gli avvenimenti del passato
trovano in Cristo significato e
pienezza e il creato si rivela
per ciò che è: un insieme di
tratti che solo nella liturgia
trovano la loro compiutezza,
la loro piena destinazione.
Ecco perché la liturgia è il
cielo sulla terra e in essa il
Verbo che ha assunto la
carne permea la materia di
una potenzialità salvifica che
si manifesta in pienezza nei
Sacramenti: lì la creazione
comunica a ciascuno la
potenza conferitale da Cristo.
(Dal documento Orientale Lumen
n.11)
Questa figura di orante tra le varie interpretazioni può anche richiamare la vocazione del
monaco con le mani alzate e il cuore dilatato nell’accoglienza della Parola salvifica divina a
favore di tutti…”Quando Dio chiama in modo totale come nella vita monastica, allora la
persona può raggiungere il punto più alto di quanto sensibilità, cultura e spiritualità sono in
grado di esprimere…. Il monastero è il luogo profetico in cui il creato diventa lode di Dio e il
precetto della carità concretamente vissuta diventa ideale di convivenza umana, e dove
l'essere umano cerca Dio senza barriere e impedimenti, diventando riferimento per tutti,
portandoli nel cuore ed aiutandoli a cercare Dio”. (Orientale Lumen n. 9)
Di fronte all'abisso della divina misericordia al monaco non resta che proclamare la
coscienza della propria povertà radicale, che diviene subito invocazione e grido di
giubilo per una salvezza ancora più generosa, perché insperabile dall'abisso della
propria miseria. Ecco perché l'invocazione di perdono e la glorificazione di Dio
sostanziano gran parte della preghiera liturgica. Il cristiano è immerso nello stupore
di questo paradosso, ultimo di una infinita serie, tutta magnificata con riconoscenza
nel linguaggio della liturgia: l'Immenso si fa limite, una vergine partorisce; attraverso
la morte Colui che è la vita sconfigge per sempre la morte, nell'alto dei cieli un corpo
umano si asside alla destra del Padre. (Orientale Lumen n. 10)
La figure e le immagini incise nei capitelli spesso si prestano ad una
interpretazione ambivalente. La figura del soldato potrebbe richIamare
l’immagine del monaco chiamato ad abbracciare le lucenti armi
dell’obbedienza nel cammino verso Dio…
(Cf.Regola di San Benedetto Prologo 3)
….ma potrebbe anche richiamare la descrizione della passione dell’ira: “ L’ira e
una passione furente e con facilità fa uscir di senno quelli che hanno la
conoscenza, imbestialisce l’anima e degrada l’intero consorzio umano…Allontana
dalla tua anima i pensieri dell’ira e non bivacchi l’animosità nel recinto del tuo
cuore e non lo turbi nel momento della preghiera: infatti come il fumo della paglia
offusca la vista così la mente è turbata dal livore durante la preghiera”. (Evagrio
Pontico)
La sirena potrebbe rapprentare il
richiamo alle tentazioni della
lussuria descritta da Evagrio Pontico
come “ le forme femminili che
portano dolore e rovina” … una
fattezza abbellita di donna affonda
più di un maroso… la bellezza
muliebre, dopo l’inganno, ti
persuade a disprezzare anche la
vita stessa”. Ma nell’arte medioevale
alla sirena sembra sia stato
assegnato anche un significato
cristologico: essa rappresenterebbe
Cristo nelle sue due nature, divina e
umana.
Il miglior fondale interpretativo di
queste immagini non può che essere
quello cultuale, liturgico-monasticocristiano.
Nell’ambiente orante le immagini e
le figure acquistano luce e
significato…le pietre non solo
cantano, parlano, pregano. Le parole
dei Salmi pronunciate dentro le
antiche abbazie cariche di arte
sembrano vivificarsi di nuovo quando
queste opere vengono ammirate e
contemplate….
Pietà di me o Dio in te mi rifugio; mi
rifugio all’ombra delle tue ali finchè
sia passato il pericolo…
Io sono come in mezzo a leoni che
divorano gli uomini;
i loro denti sono lance e frecce,
la loro lingua spada affilata…
(Salmo 56)
…Sacrificio e offerta non
gradisci,
gli orecchi mi hai aperto.
Non hai chiesto olocausto e
vittima per la colpa .
Allora ho detto :
”Ecco , io vengo.
Sul rotolo del libro di me
è scritto di compiere
il tuo volere.
Mio Dio questo io desidero,
la tua legge è nel profondo
del mio cuore…
(Salmo 39)
….Le sue opere sono splendore di bellezza, la sua giustizia
dura per sempre. Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi pietà e
tenerezza è il Signore…
(Salmo 110)
E’ bello dar lode al Signore e cantare al tuo nome o Altissimo, annunziare al
mattino il tuo amore, la tua fedeltà lungo la notte, sull’arpa a dieci corde e sulla
lira, con canti sulla cetra. Poiché mi rallegri, Signore con le tue meraviglie
esulto per l’opera delle tue mani. Come sono grandi le tue opere,Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri….
Salmo 91
Il giusto fiorirà come palma crescerà come cedro del Libano, piantati nella
casa del Signore fioriranno negli atri del nostro Dio. Nella vecchiaia daranno
ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi, per annunziare quanto è retto il
Signore; mia roccia , in lui non c’è ingiustizia…
Salmo 91
Mi stringevano funi di morte ero preso nei lacci degli inferi.
Mi opprimevano tristezza e angoscia e ho invocato il nome
del Signore: “Ti prego Signore salvami”
Salmo 114
Nell'azione sacra anche la corporeità è convocata alla lode e la bellezza, che in
Oriente è uno dei nomi più cari per esprimere la divina armonia e il modello
dell'umanità trasfigurata si mostra ovunque: nelle forme del tempio, nei suoni, nei
colori, nelle luci, nei profumi. Il tempo prolungato delle celebrazioni, la ripetuta
invocazione, tutto esprime un progressivo immedesimarsi nel mistero celebrato con
tutta la persona. E la preghiera della Chiesa diviene così già partecipazione alla
liturgia celeste, anticipo della beatitudine finale. (Orientale Lumen n. 11)
L’Imitazione di Cristo quando descrive gli uomini di Dio fa pensare
anche a coloro che probabilmente hanno occupato questo spazio sacro
dedicato alla lode di Dio e alla ricerca del suo Volto, così accuratamente
costruito e decorato….
Quanto fu grande l’ardore di questi uomini di Dio, quando diedero inizio alle loro istituzioni.
Quale devozione nella preghiera, quale slancio nella vita, quale rigore in esso
vigoreggiò; quanto rispetto e quanta docilità sotto la regola del maestro fiorì in tutti
loro. Restano ancora certi ruderi abbandonati, ad attestare che furono veramente
uomini santi e perfetti, costoro, che con una strenua lotta, schiacciarono il mondo.
(Dall’ Imitazione di Cristo)
Oggi, invece, già uno è ritenuto buono se non tradisce la fede; se riesce a
sopportare con pazienza quel che gli tocca. Tale è la nostra attuale
condizione di negligente tiepidezza, che ben presto cadiamo nel fervore
iniziale; pigri e stanchi, già ci viene a noia la vita. Voglia il cielo che in te non
si vada spegnendo del tutto l’avanzamento nelle virtù; in te che
frequentemente hai avuto sotto gli occhi gli esempi dei santi…
(Dall’Imitazione di Cristo)
Anche il libro biblico dell’Apocalisse offre preziosi scenari per una
lettura spirituale di questi ricami presenti nell’arte romanica, che
richiamano gli addobbi del vestito nuziale con cui viene descritta la
Gerusalemme celeste….
Attraverso le immagini
della della sposa
dell’Agnello
e i simboli numerici
l’autore dell’Apocalisse
presenta la
Gerusalemme
messianica, modello
ispiratore anche nella
costruzione delle
Abbazie monastiche:
«Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell'Agnello». L'angelo mi trasportò in spirito su
di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal
cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una
gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. La città è cinta da un grande e
alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi
delle dodici tribù dei figli d'Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a
mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici
basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.
Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro, per misurare la città, le sue
porte e le sue mura. La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla
larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi; la lunghezza, la
larghezza e l'altezza sono eguali.
Ne misurò anche le mura: sono alte
centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata
dall'angelo. (Apocalisse 21, 9-17)
Nella liturgia le cose svelano la propria natura di dono offerto dal Creatore
all'umanità: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen
1,31). Se tutto ciò è segnato dal dramma del peccato, che appesantisce la
materia e ne ostacola la trasparenza, questa è redenta nell'Incarnazione e resa
pienamente teoforica, cioè capace di metterci in relazione con il Padre: questa
proprietà è massimamente manifesta nei santi misteri, i Sacramenti della Chiesa.
(Orientale Lumen n.11)
Queste pietre ricamate affermano e confermano che la vocazione monastica è
davero una epiclesi dello Spirto sul mondo:
“Nella sua orazione il monaco pronuncia una epiclesi dello Spirito sul mondo ed
è certo che sarà esaudito, perché essa partecipa della stessa preghiera di
Cristo. : “ (Orientale Lumen 14)
Queste pietre disegnate e scolpite, allo stesso modo delle note musicali, dei
fiori, dei profumi, della Parola, lodano in silenzio il Creatore, e nel silenzio
restano a testimoniare il passaggio di persone oranti che facendosi voce di tutte
le creature hanno lodato e benedetto il Creatore di tutte le cose….il segno resta
con il suo messaggio decifrabile dal cuore orante nel tempo… Queste pietre
oranti, dicono anche che Dio scrive il suo messaggio d’Amore con il suo
Spirito su tutto il creato lasciando silenziosamente nella materia la sua firma….
Particolari dei capitelli dell’Abbazia di S. Croce
in Sassoferrato An (XII secolo circa) : sculture in pietra di arte
romanica, con forme variegate di girali, trecce, foglie, animali che
richiamano simboli e allegorie dell’ambiente biblico – patristico monastico ma anche probabilmente miti e storie paganeggianti
della tradizione culturale antica
Elaborazione : Monache Benedettine S. Margherita Fabriano
Foto di Balilla Beltrame