Racconta un litigio che ti ha coinvolto/a quando eri piccolo/a

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Transcript Racconta un litigio che ti ha coinvolto/a quando eri piccolo/a

“Un gioco di squadra
per imparare a gestire i conflitti”
con Elisa Mendola
dott.ssa in psicologia e formatrice CPP
[email protected]
“…i bambini e le bambine
hanno il diritto a trasformare
il conflitto in una vera
occasione di crescita e
apprendimento per
imparare quell’arte della
convivenza che è una vera e
propria alfabetizzazione
primaria. E per fare questo
serve un’intera comunità di
apprendimento!” Elisa
Mendola
Un centro … dei conflitti!
Per il Cpp, che da più di vent’anni si occupa di conflitti e gestione
della conflittualità, il litigio infantile è uno dei temi più
interessanti: l’apprendimento che sui conflitti si può fare da
piccoli è prezioso e fonte di importanti competenze sociali e
relazionali che, nel bene e nel male, incidono anche nella vita
adulta.
Ma in ambito pedagogico il litigio infantile è ancora visto come un elemento
problematico: nonostante i passi avanti, la gestione della conflittualità
infantile è ancora di stampo prevalentemente tradizionale con procedure
legate alla ricerca del colpevole, al giudizio adulto, al perseguimento di
profili altamente cooperativi e sociometricamente adeguati.
“I PICCOLI AGISCONO COME CUCCIOLI CHE
GIOCANO AL LITIGIO PER IMPARARE A VIVERE
E A STARE INSIEME”
Fino a sei anni i bambini hanno una naturale tendenza ad
autoregolarsi per gestire le loro litigiosità, anche quando sono
di carattere fisico.
NON C’ E’ NESSUN MOTIVO SCIENTIFICO
Di PENSARE CHE ENTRO I PRIMI
SEI ANNI I BAMBINI POSSANO FARSI MALE.
Lo sviluppo del pensiero cognitivo non
prevede, fino a quell’età, la genesi del
rancore come struttura relazionale.
Una prima necessaria distinzione…
Conflitto
Stato della relazione,
che riguarda due o più
persone,
in cui si presenta un
problema
(contenuto) che crea
un fastidio(significato emotivo)
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Una prima necessaria distinzione…
Violenza
Azione fondata
sulla volontà di danneggiare
l’altro
al fine di “risolvere” il
problema ed
eliminare le componenti
perturbanti (disagio)
della relazione
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Quali resistenze a lavorare sul conflitto?
Alienazione conflittuale: sottrazione
dall’esperienza conflittuale (per la propria storia
personale, la propria formazione, il background
storico, culturale e sociologico, le esperienze
vissute, per l’ansia che genera dirsi che è possibile
so-stare nel conflitto)
Dal conflitto come problema al conflitto come
risorsa
N.B. nessuno nasce capace di stare nel conflitto, è forma di apprendimento!
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Le nostre due aree di lavoro
 Interferenza semantica tra conflitto e violenza,
crea ns imprinting culturali
 Interferenza infantile, è interferenza emotiva
che ci impedisce di vivere il conflitto in maniera
creativa (rivisitare modelli conflittuali infantili,
ns imprinting sul litigio)
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MODALITÀ DI FUORIUSCITA se l’adulto non interviene.
COME GESTISCONO I BAMBINI I LITIGI??
•RINUNCIA PASSIVA
il bambino piange e si lamenta
•RINUNCIA ATTIVA
il bambino rinuncia e fa altro
•ACCORDO tra le parti
Il metodo maieutico di Daniele Novara - CPP
1) NON CERCARE IL
COLPEVOLE
2) NON IMPORRE LA
SOLUZIONE
3) FAVORIRE LA VERSIONE
RECIPROCA DEL LITIGIO
4) FAVORIRE L’ACCORDO
CREATO DA LORO STESSI
KIT pausa gomitolo
Scuola e famiglia: un gioco di squadra
La famiglia italiana è molto cambiata: da normativa ad
affettiva; e questo fatto induce
un altro tipo di rapporto anche con la scuola, che spesso non
viene più intesa
come una preparazione alla vita che integra il modello
familiare. La famiglia –
spesso e volentieri – si pone in antitesi alla scuola, vista
erroneamente come luogo
da un lato di puro e semplice apprendimento e dall’altro
come istituzione incapace
di essere all’altezza dei nuovi diritti dei bambini. Come
affrontare questi
cambiamenti? Come gestire questi conflitti?
Una pedagogia dell’autonomia
La comunità scolastica va intesa come un organismo che
apprende e costruisce senso di appartenenza e
condivisione di finalità educative.
In quest’ottica il conflitto può assumere un connotato rivoluzionario e
innovativo: può essere visto come un momento costruttivo e di
scambio tra famiglie e scuola. Diventa un’occasione da utilizzare e
da assumere come esperienza formativa evolutiva.
Il lavoro scolastico è un lavoro di gruppo e di squadra. Non solo per quel
che riguarda le dinamiche di apprendimento ma anche per l’elemento
motivazionale connesso alla dimensione sociale della vita scolastica. È
ormai impensabile continuare a considerare l’insegnamento come una
pura trasmissione verticale del sapere.
Oggi è sempre più importante che gli insegnanti e i genitori aiutino il
bambino/ragazzo a fare da solo.
Coesione educativa
Attivare la comunità, farla lavorare, motivare la ricerca e
l’esplorazione attraverso
metodologie di coinvolgimento esperienziale sono le vere
risorse che vanno messe
in campo, anche per creare la necessaria motivazione e
migliorare l’appeal scolastico
delle nuove generazioni. La scuola italiana mostra
certamente elementi di
eccellenza che hanno saputo distinguersi dal punto di vista
pedagogico ed educativo
e che rappresentano elementi innovativi importanti e
significativi.
È necessario sempre più condividere un punto di vista comune
con i genitori
per creare momenti collaborativi e di alleanza che vedano e
riconoscano nella
scuola un territorio comune, di scambio e di crescita per tutti.
GRAZIE ALLA COMUNITA’ DI TREVIGLIO,
BUONA ESTATE
Elisa Mendola