Ciro Luigi Tuccillo, Organizzazione dello spazio, del conflitto

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Transcript Ciro Luigi Tuccillo, Organizzazione dello spazio, del conflitto

Organizzazione dello spazio,
del conflitto molecolare e della
sicurezza in Europa
“ Perciò dico: conosci il nemico come conosci te stesso. Se farai così, anche in
mezzo a cento battaglie non ti troverai mai in pericolo”
Sun Tzu – l’Arte della guerra
Quella del terrorismo di matrice jihadista posto in essere
dall’ISIL è una delle principali minacce alla sicurezza delle
Istituzioni e dei cittadini in Europa.
Tale minaccia si colloca in una complessa dinamica geopolitica
che chiamerà in causa, sul medio periodo, la postura e
l’atteggiamento delle istituzioni europee rispetto ai grandi
temi del nostro tempo conducendo alla valorizzazione ovvero
alla irrilevanza politica ed istituzionale del progetto unionale;
sul lungo periodo, il tema del terrorismo è espressione di una
dinamica storica e politica che concerne l’ordine geopolitico che
assumerà il Medio Oriente.
Sul breve periodo, la minaccia del terrorismo pone alcune
questioni che concernono:
• L’organizzazione di una risposta, convenzionale e non
convenzionale alla minaccia;
• Il cambiamento di stili e comportamenti che siano idonei a
interfacciarsi con il mutato contesto di sicurezza;
• L’adeguamento scalare delle politiche di sicurezza.
Lo stato del problema
Preliminare ad ogni risposta efficace è la capacità di porre
domande pertinenti. Molta enfasi è stata posta sulla presunta
novità della minaccia costituita dal terrorismo, in particolare,
per quanto attiene forme e modalità di conduzione del conflitto.
Tuttavia, sia quando ci si confronta con una guerra strictu sensu,
ovvero con un conflitto asimmetrico di tipo contemporaneo, si
tratta, in entrambi i casi, di fenomeni di lunga durata i quali hanno
una natura persistente che consiste in una serie organizzata di
atti di forza fnalizzati a detronizzare l’avversario. Le modalità
operative mutano ma, la natura del fenomeno non cambia.
Pertanto il presente contributo, seppur incentrato sull’analisi
degli elementi caratteristici della minaccia posta in essere
dal terrorismo di tipo religioso, è consapevole che il quadro
concettuale di insieme in cui si colloca ogni conflitto umano
è caratterizzato da una natura permanente – l’eliminazione
dell’avversario – che ne costituisce lo sfondo generale.
Questo aspetto assume rilievo sopratutto ai fini tattici, dove
la consapevolezza della natura persistente del fenomeno
“conflitto” rileva per l’approntamento di idonee misure di
risposta.
Sotto il profilo strategico emergono altri elementi che operano
su diverse dimensioni – culturale, economica, istituzionale che operano quali “fattori” complementari all’instaurazione e
conservazione dell’ordine in un contesto determinato.
Affronteremo qui di seguito gli aspetti operativi e le pratiche
innovative del conflitto che potrebbero aiutarci nel comprendere
la forma e la scala cui il terrorismo opera. Nello specifico
caso del terrorismo di tipo religioso, volendo sottolineare gli
elementi tattici di maggior rilievo, emergono tre questioni. Esse
concernono lo spazio, la forma e il potere ovvero: la conoscenza
del contesto spaziale di riferimento, il tipo di minaccia che si
deve fronteggiare, e la specifica visione di ordine che essa,
eventualmente, pone in essere. Definite le domande potremo
successivamente verificare in che modo si debba fronteggiare
tale minaccia.
Organizzazione dello spazio e conflitto
La cifra principale che caratterizza l’attuale assetto mediorientale
può essere definita dal concetto di destrutturazione spaziale.
Vaste porzioni di territorio dalla Libia all’Iraq alla Siria sono
attualmente sottratti al controllo statuale determinando
l’emersione di fazioni e movimenti che rischiano di mettere
in discussione l’intero assetto regionale determinando una
riconfigurazione spaziale del settore.
L’ISIL si inserisce in questa dinamica quale attore determinato a
innescare un conflitto che ridefinisca gli assetti in Medio Oriente.
Tuttavia, la specifica geopolitica con cui l’ISIL opera è di tipo
globale ingenerando una intersecazione tra scala regionale e
globale. Le due scale, regionale e globale, operano quale sfondo
mobile di conduzione del conflitto.
Questo aspetto spaziale del conflitto è primario: l’ISIL cerca
di combinare un potere territoriale determinate – quale fulcro
economico-politico della sua azione e “inveramento” agli occhi
dei proseliti o potenziali proseliti della del califfato inteso quale
fondamento spaziale-globale dell’ISIL.
Modalità di conduzione del conflitto
Le caratteristiche principali delle modalità di conduzione del
conflitto d matrice terroristica cui stiamo assistendo sono:
TRANSCALARITÀ: il carattere transcalare è una caratteristica
determinante delle forme della conflittualità contemporanea.
Se appartiene in una certa misura alla moderna dimensione del
conflitto fra Stati – operante anche grazie alle nuove forme dei
ICT su diverse scale anche contestualmente, essa, sopratutto,
concerne le modalità di conduzione del conflitto da parte di
gruppi e organizzazione di matrice terroristica. Come anzidetto,
si combinano nel caso di specie dimensione locale, regionale,
europea e globale. I conflitti molecolari operano su più fronti
e necessariamente, in quanto sono concepiti come parte di un
unico campo che, contestualmente è funzionale al conflitto.
Per l’ISIL l’instaurazione dell’“ordine” in Medio Oriente, non
è distinguibile dal conflitto in Europa, e successivamente, da
quello su scala mondiale. Esiste una geopolitica “mobile” che ha
una tattica e una strategia che si estende su scala planetaria.
ASIMMETRIA E NON CONVENZIONALITÀ: si indica con il
termine asimmetria la disparità nella disponibilità di mezzi
in possesso agli attori coinvolti in un conflitto in cui una parte
ha capacità nettamente inferiori rispetto ad un’altra. L’uso dei
mezzi in campo di tipo ibrido rende la conduzione del conflitto
più complessa e ne aumenta il grado di imprevedibilità. La
non convenzionalità implica l’adeguamento costante dello
strumento di risposta alle modalità di conduzione del conflitto.
DIMENSIONE TOTALE DEL CONFLITTO: “Secondo la logica del
valore deve sempre valere il principio che per il valore supremo
il prezzo supremo non è mai troppo alto, e va pagato”.1 La logica
connessa al conflitto religioso non è finalizzata ad obiettivi
tipici di una logica statuale del conflitto, ma sono caratterizzati
da una prospettiva “totale”. La strategia – razionale entro una
prospettiva religiosa – del conflitto importa una logica in cui la
diffusione territoriale dell’ISIL rileva quanto l’annientamento del
nemico: consolidamento territoriale e distruzione indiscriminata
del nemico sono aspetti complementari del conflitto. La
sua portata è quindi in sé asimmetrica, ibrida, multiforme e
organizzata su più fronti.
MOLECOLARITÀ: è la caratteristica dimensione e struttura,
o meglio ne definisce l’habitat. In assenza della medesima
disponibilità di armi convenzionali, l’attore non statuale ovvero
proto-statuale, usa la forma di conflitto di matrice terroristica: si
tratta di una modalità operative che prevede il combattimento
sulle strade, nei luoghi della vita quotidiana, attraverso gli snodi
di traffici e reti tradizionalmente estranei al conflitto. Ogni ambito
può essere oggetto di un attacco. Una prassi evidente, osservando
le attuali forme di conflitto, è quella che vede lo spostamento
dal centro alla periferia quali luoghi – fulcro oggetto di attacchi.
Tale questione investe la capacità di prevenzione degli attori, ed
il controllo del territorio.
USO INTENSIVO DELLA TECNOLOGIA: questo fattore è dato
dall’uso massiccio delle tecnologie dell’ITC, dei social media
usati quali vettori di amplificazione ed estensione del conflitto
su di una scala mondiale. Con detti mezzi si amplificano le
possibilità di coinvolgimento emotivo, di soggetti che seppur
non direttamente connessi alla minaccia-sorgente, possono
mutuare e raccogliere il messaggio e in proprio assumerlo e
divenire diffusori tattici della minaccia con single azioni che poi,
ex post sono assunte dalla minaccia-sorgente.
Si tratta della capacità di sfruttare il fattore emulazione e
connessione intrinseco ad internet che in un conflitto non
convenzionale e microfisico, assume il ruolo di amplificatore. In
generale, il ruolo strategico della comunicazione in guerra, non
è un fattore nuovo, è rilevante, ai fini della presente analisi, la
connessione con la scala molecolare che non sviluppa – solo
– una comunicazione organizzata, ma punta anche ad una
comunicazione casual che può intercettare soggetti che in via
casuale o estemporanea aderiscono al messaggio diventando
“parte” del conflitto senza un’organizzazione o una formazione
nell’organizzazione terroristica. Questo aspetto pone
importanti problemi di controllo della moltitudine di soggetti
– potenzialmente – recettori investendo l’aspetto del controllo
preventivo.
1
C. Schmitt, La tirannia dei valori. Adelphi, 2008, p. 63.
Conclusione
Posti gli elementi di cui sopra, è necessario definire gli obiettivi
di una politica di sicurezza adatta alle caratteristiche del conflitto
in atto.
Partendo dalla constatazione che obiettivo delle politiche di
sicurezza è quello di proteggere dalle minacce che mettono a
repentaglio l’indipendenza politica, l’integrità territoriale e
la popolazione di una organizzazione politica determinate,
le organizzazioni statali hanno sempre adeguato il modo di
condurre i conflitti alle minacce in atto, adeguando gli strumenti,
la forma e la scala delle loro iniziative: anche in questa forma –
non nuova – ma asimmetrica e totale di conflitto gli Stati sono
chiamati a tale riorganizzazione tattica.
Un altro aspetto che è storicamente correlato ai conflitti umani
è la definizione degli obiettivi strategici. Il problema in generale
concerne la geopolitica del Medio Oriente e la configurazione
degli assetti di potere nel settore.
L’aspetto sociale ed economico è un ulteriore elemento
strategico che, tanto quanto gli assetti di potere, contribuisce alla
stabilizzazione della convivenza umana e di aree geografiche.
L’insieme degli elementi organizzativi e socioeconomici sono
entrambi fattori decisive in una visione dell’area di medio lungo
periodo.
In definitiva, in considerazione della portata, intensità e durata
della attuale minaccia terroristica, e delle caratteristiche del
conflitto sopra citate, si può parlare del terrorismo come di
minaccia totale: si tratta di forme di conflitto prive di limite
che operano in una concezione in cui la detronizzazione totale
dell’avversario coincide con il fine strategico; elementi tattici
e strategici contribuiscono alla comprensione della risposta
adeguata al tipo di minaccia.
■Ciro Luigi Tuccillo