N°26 del 14/07/2016

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0828. 1992339 - unicosettimanale. it - redazione@unicosettimanale. it
Editore: Calore s. r. l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale:Viale della Repubblica, 177
Capaccio Paestum (Sa) - “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1,
comma 1, Aut: 952/ATSUD/SA - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 25, 00€
Vent’anni della
nostra storia
BARTOLO SCANDIZZO
Filadelfio Cammarano
Dalle stelle nella polvere. Ora può risorgere
Q
uando la cronaca diventa
storia? Come distinguere
i fatti che si perdono
nella cronaca e quelli si “fanno
testo”? Perché ricordare e far conoscere? Dove cercare notizie relative a fatti e personaggi
pubblici? Chi sono stati i protagonisti che hanno modificato, nel
bene e nel male, la nostra esistenza?
Sono le 5 domande che, di
norma, deve porsi un giornalista
quando scrive un articolo. Implicitamente sono anche le risposte
che cerca il lettore che vuole sapere e conoscere il mondo che
ruota intorno a lui, sia esso prossimo o remoto.
ORESTE MOTTOLA
I
Filadelfio Cammarano
SEGUE A PAGINA 9
Una questione di maiuscole
e la cronaca di un convegno
L.R.
M
entre il conferenziere commentava la relazione distribuita al selezionato uditorio costituito dai delegati parrocchiali, sul palcoscenico, alle sue
spalle dominava una gigantografia con la scritta “ABITARE, voce del verbo… Le delegate della mia parrocchia
- due dinamiche maestre d’asilo, abituate ad usare in modo
appropriato le parole e illustrare con precisione il significato
PAESTUM
Villa Salati
rimane ai privati
LUCIO CAPO
I
l “Disastro” di Paestum, non
sono solo le case abusive costruite nella 220, così come ha
denunciato il Direttore Gabriel ZuSEGUE A PAGINA 13
chtriegel.
SEGUE A PAGINA 6
Riforma BCC
Dalle ginestre della Civitella L’alternativa a ICCREA
allo “struscio” di Vallo d. L.
n
GIUSEPPE LIUCCIO
Q
Anno XVII
n° 26 del 14 luglio 2016
uesta che segue è la cronaca della seconda parte
del viaggio “letterario” sull’onda delle emozioni
attraverso alcuni dei paesi del Cilento interno con
destinazione Vallo della Lucania, per un incontro con docenti ed alunni dello storico Liceo Classico “Parmenide”,
tenuto sabato 5 giugno scorso.
SEGUE A PAGINA 7
“U
grazie
enorme a Cassa
Centrale Banca
per il senso di responsabilità e Antonio Marino
l’impegno.
SEGUE A PAGINA 4
lluminazione pubblica con consumi
ridotti del 60% e altri ritrovati similari sulle auto. Non puoi rompere le
uova nel paniere ai maggiori produttori
di energia del mondo e alle imprese che
lavorano con i comuni e pensare di
avere vita facile soprattutto se sei un
outsider che per 22 anni hai lavorato a
una scrivania dell’ufficio tecnico di Ceraso. La storia di Filadelfio Cammarano,
imprenditore e innovatore, “deve” cominciare da questo punto. La Procura
che lo teneva da quattro anni in stand by,
in attesa, comincia a parlare con le sentenze a discarico. La prossima tappa è
Google che non potrà più presentare i risultati del motore di ricerca che lo legano a vecchie storia dimostratesi anche
infondate.
SEGUE A PAGINA 12
IL SONDAGGIO
Riordino Diocesi
Il numero delle diocesi italiane deve essere ridotto e la
Congregazione dei vescovi
ha dato indicazioni alle Conferenze regionali italiane di
inviare entro il prossimo agosto il loro parere circa un
progetto di riordino delle
diocesi.
Della riduzione delle diocesi
italiane si parla da decenni e
papa Francesco, con una
certa sorpresa, sollevò la
questione nel primo incontro
che ebbe con i vescovi italiani il 23 maggio 2013, due
mesi dopo la sua elezione.
Ventisette anni fa, prima
della fusione e dell’accorpamento di molte piccole diocesi, che pure suscitò
proteste, le diocesi erano
325.
Attualmente in
Italia ci
sono 226
diocesi,
un’anomalia assoluta confrontando con il resto
del mondo; solo in Campania
le diocesi sono 26.
Sei favorevole ad un eventuale accorpamento della
Diocesi di Vallo della Lucania e quella di Teggiano-Policastro?
Sono favorevole
Non sono favorevole
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2
n° 26 14/07/2016
PARCO CILENTO DIANO ALBURNI
Matteo Morichini descrive in 10 punti le bellezze paesaggistiche (e non solo) cilentane
Il Cilento sulle pagine dell’Huffington Post
ILARIA LONGO
L
eggere i giornali online è ormai
diventata un’abitudine irrinunciabile per molti italiani. Così,
mentre virtualmente “sfoglio” le varie
testate online, mi imbatto in un articolo pubblicato da Matteo Morichini
il 4 luglio scorso sull’Huffington Post
e intitolato: “10 motivi per cui vale la
pena andare (e mangiare) nel Cilento
almeno una volta nella vita”.
L’autore dell’articolo è un giornalista
freelance che collabora con testate
come l’Huffington Post, la Repubblica, Vanity Fair etc. occupandosi di
viaggi e motori. “A volte”, mi spiega,
“sono le testate stesse che mi chiedono di visitare un luogo e di darne
notizia, altre volte vado di mia iniziativa in un posto e poi chiedo al giornale se è interessato a quanto ho
scritto”.
Riguardo al Cilento si è verificato
proprio questo. Matteo, in occasione
del ponte del 2 giugno, ha trascorso le
vacanze nel nostro territorio che non
aveva mai visto, ma di cui aveva sentito parlare bene dalla sorella che qui
aveva preparato la tesi di laurea sulla
dieta mediterranea. Nutrendosi della
bellezza dei paesaggi e dei sapori che
questa terra regala, Matteo ha descritto il Cilento anche grazie a dei
bellissimi scatti fotografici.
Provate a leggere l’articolo come se
questo territorio fosse per voi inesplorato. Fingete di essere alla ricerca
della vacanza ideale. (Ri)scoprirete la
terra dei templi di Paestum, ricchi di
bellezza, fascino e cultura. Vi “immergerete” nel blu della Grotta Azzurra a Palinuro o nelle acque
cristalline di Cala degli Infreschi a
Marina di Camerota. Visiterete la
Casa Museo di Josè Ortega a Bosco e
attraverserete i tanti vicoli e borghi
così numerosi nel Cilento che spesso
si percorrono distrattamente perché,
forse, anche la bellezza – qui da noi –
è di routine. Non tralasciate le strutture ricettive e la buona alimentazione
perché, si sa, in vacanza si deve pur
sempre mangiare e dormire. Il Cilento
è ricco, come scrive Matteo, di “ persone di una cortesia e gentilezza fuori
dal comune che hanno spesso segreti
da condividere con il viandante”. E fa
venire l’acquolina in bocca parlando
di prodotti noti come le mozzarelle
del Caseificio Vannulo, di alimenti
sani e genuini della dieta mediterranea (compresi i presidi slow food),
ma anche di eccellenze spesso sconosciute ai più come le verdure sott’olio
Maida che riforniscono anche il notissimo store gastronomico newyorkese Dean & DeLuca. E, a proposito
dei piaceri del palato, Matteo dice
“nel Cilento ho notato una grande attenzione per la dieta alimentare e una
certa avversione per tutto ciò che è artefatto. Ho scoperto eccellenze come
Maida e Santomiele, forse poco valorizzate”.
“In questo territorio”, continua Matteo, “non ci sono le grandi catene alberghiere, ma delle bellissime
alternative: alberghi, agriturismi, b&b
Cala degli infreschi fotografata da Matteo Morichini
a gestione familiare. È una forma di
turismo più slow e più vicino alle
cose vere. Il lusso tende a distogliere
l’attenzione da quelle cose”.
Nell’incipit dell’articolo Matteo
sfiora, seppur ironicamente, il tasto
della viabilità, croce che – spesso –
non rende per nulla delizioso questo
territorio. Tuttavia il giornalista, seppur dicendomi che “il danno maggiore è il dissesto delle strade che non
sono asfaltate”, ribadisce un concetto
che ha anche scritto: “i ritmi sono
‘slow’ per fiera scelta di vita e la disastrosa viabilità un valore aggiunto
che aiuta a preservare spazi e luoghi.
Naturalmente chi opera nel settore turistico vorrebbe infrastrutture adeguate e politiche valorizzanti, ma in
fondo, come ci hanno spiegato molti
addetti ai lavori, il Cilento è speciale
anche perché impervio, poco sviluppato e fedele alle sue tradizioni”.
ALTAVILLA. Concorso per auto che consuma meno benzina
2016, vince Torino: nel team Agostino Cembalo
ORESTE MOTTOLA
A
gostino Cembalo, giovane
laureando al Politecnico di
Torino, figlio di Francesco e
Antonella, promette bene. È nella
squadra che ha conquistato il gradino
più alto del podio nella categoria prototipi a fuel cell e idrogeno, alla Shell
Eco-marathon di Londra, il Team studentesco del Politecnico di Torino
H2politO, con il veicolo IDRAkronos. Agostino è campione anche di
rugby e di tiro al piattello. Quest'ul-
tima gara era un po' diversa. Si tratta
di una Formula Uno dei consumi, in
cui gli studenti si confrontano con le
migliori università europee. Vince il
veicolo che consuma di meno. Quest'anno la competizione si è svolta dal
30 giugno al 3 luglio ed ha visto la
partecipazione di più di 200 team. Il
team, costituito da un gruppo di circa
60 ragazzi di diversi corsi di laurea
dell'Ateneo (di cui 24 a Londra), era
alla nona partecipazione. Quest'anno
ha corso per la sesta volta nella cate-
g o r i a
U r b a n
Concept il
veicolo
i b r i d o
XAM (eXtreme Automotive
Mobility) e per la nona nella categoria Prototipi, ma con il nuovo veicolo
a fuel cell a idrogeno IDRAkronos,
equipaggiato tra l'altro con pneumatici speciali Michelin.
Che il Cilento sia una subregione dal
territorio impervio e difficile da raggiungere è vero. Che necessitiamo di
politiche volte a migliorare la viabilità è verissimo. Ma è vero anche che
un turista, anche un cilentano stesso,
deve visitare correttamente, senza saltare alcuna tappa, – almeno una volta
nella propria vita – questo nostro territorio. Perché, volendo cambiare localizzazione
geografica
al
celeberrimo aforisma di Goethe:
“Vedi il Cilento e poi muori!”
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Il N° 26 di Unico è stato
chiuso in redazione il 12/07/2016
ed è stato avviato alla spedizione agli
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presso il CPO di Salerno
IL PERSONAGGIO
n° 26 14/07/2016
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A Paestum sono a casa mia: "A 3 anni seppellii il mio diario appena fuori dal tempio di Nettuno"
Intervista a Sarah Falanga, artista poliedrica che ama i miti
GINA CHIACCHIARO
S
arah Falanga, napoletana di nascita e pestana di adozione, è
un’artista poliedrica e sta
contribuendo a dare una
svolta alla città di Paestum.
Infatti, con i suoi spettacoli
teatrali al museo e nell’area
archeologica di Paestum, ha
dato continuità all’attività
teatrale che, in altri grandi
parchi archeologici, hanno
contribuito non poco a caratterizzarli in modo positivo.
La conosco da dieci anni, da
quando ha scelto di abitare e
di lavorare, facendo anche
cultura, in questa splendida
realtà della Magna Graecia
che è Paestum. Artista e non
solo: attrice, regista, autore di
testi teatrali, cantante, suonatrice, maestra di teatro …
Come nasce la passione di
artista?
È nata a Paestum e qui l’ho
realizzata! Avevo tre anni e
volevo fare uno spettacolo
nel tempio di Nettuno, i miei
genitori e i miei parenti mi
dicevano che ero pazza, che
non si poteva. Io avevo un segreto che avevo nascosto in
un fosso davanti al tempio di
Nettuno: era il mio diario con
i miei scarabocchi e il disegno di come doveva essere la
scena del mio spettacolo,
avevo disegnato il palcoscenico e i personaggi. Educata
al teatro, a tre anni ho visto la
Traviata ed ho seguito con attenzione tutto lo spettacolo
senza annoiarmi attaccata
alla balconata per tutta la durata. Anzi a fine spettacolo ho
cominciato a piangere perché
ne volevo ancora. Questa
passione per il mito si autoalimentava perché venivo a
Paestum in vacanza. E così,
dopo tante esperienze in giro
per il mondo, ho dato una
svolta alla mia vita: ho deciso
di trasferirmi a Paestum, a
casa, la mia casa teatrale e di
vita.
Qual è stato il tuo percorso
formativo-artistico?
Nasce tra i banchi del liceo
poi ho provato alla Silvio
D’Amico,
l’accademia nazionale la
scuola
teatrale
per eccellenza, superai le
fasi di ingresso ma
ero minorenne e
senza la
firma di
m i a
m a d r e
non potei
entrare.
Successivamente
cominciai
a lavorare
al teatro
Bellini, il
mio primo
vero lavoro fu un musical
tutto italiano anche se da figurante. Intanto, continuavo
a studiare ma morto il maestro Gasman me ne andai a
New York. Ancora a studiare
e a lavorare spostandomi e
assimilando di tutto fino a
creare un mio stile, quello di
“Sara”. Così, dopo un ultimo
lavoro a Tokio, come “replicante”, diedi il via al mio
sogno ed approdai a Paestum
dove creai questa associazione “l’Accademia Magna
Graecia” che secondo me doveva essere collegata al sito
di Paestum. Il mio sogno era
quello di raggiungere il cuore
della gente e di trasmettere
loro la passione per la mitologia e la fierezza di abitare
questa terra.
Il tuo sogno si è realizzato?
Sì con la mia associazione
prima e con l’approdo alla
zona archeologica poi grazie
a Marina Cipriani, direttrice
del Museo Archeologico di
Paestum, che nel 2009 ha
creduto in me ed ha sostenuto
le mie idee riguardo al nuovo
modo di fare teatro classico
con un linguaggio più dinamico, alla portata di tutti. Ci
ha messo alla prova per
molto tempo e poi ci ha commissionato uno spettacolo
che io ho scritto in breve
tempo: “Le donne di Era”
uno spettacolo itinerante che
racconta di tutte le donne rappresentate sulle metope. Non
fu bocciato! Fu la volta poi
del “Mito di Cassiopea” nel
2010, rappresentato ai piedi
del tempio di Nettuno, spazio
utilizzato l’ultima volta come
teatro nel 1923. Da lì “Dioniso e il suo corteo” e “La
festa greca dei posedoniati”.
E poi il passaggio è stato
breve per un teatro tutto pestano con una location ben
definita anche con una rassegna invernale che tratta i miti
moderni dall’anno 1000 in
Sarah Falanga
poi soffermandoci sugli anniversari di personaggi importanti come ad esempio la
Magnani, Mia Martini...
Come maestro quali traguardi?
Nella mia associazione hanno
raggiunto dei traguardi importanti coloro che hanno
scoperto che volevano vivere
il teatro come mestiere.
L’emozione più grande è
stata quella di vedere il proprio allievo camminare da
solo, soprattutto se raccolto
in una situazione difficile. La
missione di entrare nelle persone attraverso il mezzo teatrale è stato il mio scopo
sociale. Poi in campo teatrale
molti hanno raggiunto bei
traguardi e lavorano in compagnie importanti. Hanno imparato
qui
e
stanno
sperimentando altrove. Portando il nome di Paestum
fuori dalle nostre mura.
Come continua la tua esperienza teatrale?
Con il nuovo direttore Gabriel Zuchtriegel l’estate pestana è cominciata prima, il 7
maggio con la replica di
“Medea” al tempio di Nettuno e le presenze sono state
importanti. L’obiettivo è
aprire Paestum ai visitatori
esterni. Il progetto è ambizioso e quest’estate inizierà
con un debutto importante,
martedì 26 luglio alle ore
21,30, un percorso teatralizzato all’interno della zona archeologica ove gli attori
daranno vita a tutta la città:
“Paestum Polis aperta”. Un
percorso che dal tempio di
Atena, protettrice di Poseidonia, arriverà fino a quello di
Nettuno incontrando Dioniso. Nel mentre ci saranno
tutti quegli episodi che faranno rivivere la storia della
città dalla sua nascita ad oggi
ed il pubblico ne farà parte e
condividerà l’esperienza teatrale. Alla fine ci sarà un messaggio e sarà Atena a
lanciarlo. Sono già previste
delle repliche: in agosto il 9 e
il 10 e a settembre il 16 e il
18 mentre altre iniziative
sono in via di definizione.
Ringraziamo Sara per le novità che ci ha raccontato e ci
diamo appuntamento ad un
prossimo incontro per raccontarci ancora di Paestum
facendoci rivivere il passato.
4
n° 26 14/07/2016
Semestrale 2016, credito a molti e tassi ai minimis
La Bcc di Aquara conferma il trend di forte espansione sempre al fianco di famiglie e imprese
DICONO DI NOI
«Il Conto Anticipo Fatture è una delizia»
La BCC di Aquara conferma il suo
trend di forte espansione anche nel
primo semestre 2016. In soli sei mesi,
i crediti alla clientela sono aumentati
di 10 milioni di euro (+6,7%) mentre
la raccolta diretta è rimasta stabile in
linea con le migliori strategie commerciali del momento. Inoltre nel primo
semestre la Banca ha già deliberato
nuovi crediti per 40 milioni di euro,
raggiungendo al 30 giugno il 67% dei
crediti deliberati in tutto il 2015. La
BCC di Aquara conferma la sua vicinanza a piccole imprese e famiglie non
solo erogando nuovi crediti ma riducendo i tassi di interesse ai suoi minimi
storici. Infatti al 30/06/2016 il tasso
medio sugli impieghi alla clientela si è
ridotto di un ulteriore 0,23%. Infine la
Banca guidata dal Direttore Generale
Antonio Marino conferma la sua nota
politica di cooperazione attraverso la
parcellizzazione degli impieghi. Infatti
il credito medio è solo pari ad € 22
mila a dimostrazione che la Banca
continua a dare “poco a molti e non
molto a pochi”.
RIFORMA BCC
“Il Conto Anticipo Fattura della Bcc di
Aquara è una delizia per la croce di chi lavora ma prima di ottenere liquidità dalla
clientela si vede costretto ad attendere
anche mesi. Invece, a costi ridottissimi, si
incassa il frutto della propria attività”. Così
si esprime Raffaella Maffei, esperta in sistemi informatici e socio di un’azienda
con sede a Salerno.
Mentre Martina Esposito, impiegata ad
Agropoli e cliente di un istituto di credito
che opera in ambito nazionale, ha spiegato
così la scelta di accendere un conto presso
la Bcc di Aquara:“Parlando con mia sorella, che da anni è cliente della Bcc di
Aquara, ho scoperto che i costi sono ridotti
al minimo e l’efficienza è notevole”. “Non
posso che parlare bene dei servizi e del
personale che opera presso la Bcc di
Aquara dal momento che ad ogni richiesta
corrisponde una risposta certa che assicura
la possibilità di poter cointinuare a svolgere al meglio la propria attività”, sottolinea Tiziana Pastore, titolare di un’attività
commerciale a Capaccio e cliente della
Bcc di Aquara.
AQUARA
Il direttore generale Antonio Marino: Tutela e promozione della farina di qualità
«Avanti tutta con il gruppo alternativo»
SEGUE DALLA PRIMA
E
ora avanti tutta e tempi rapidi
verso la costituzione di uno
dei migliori gruppi bancari
europei”. Così il direttore generale
della Bcc di Aquara, Antonio Marino,
sul processo di riforma che sta investendo il credito cooperativo nazionale
e sulla costituzione di un gruppo bancario cooperativo unico di cui l’istituto di credito salernitano è promotore.
“A questo punto - sottolinea Marino dopo la presa di posizione di Cassa
Centrale Banca che ha deliberato la sua
disponibilità a guidare la costituzione
di una seconda Capogruppo (Gruppo
Bancario Cooperativo ) e dopo che il
gruppo delle Banche italiane interessate a prendervi parte sta crescendo
esponenzialmente e supereremo presto
le 50 Bcc è necessaria un’accelerazione del processo di costituzione del
gruppo alternativo ad Iccrea, quello
che certamente rappresenterà uno dei
migliori gruppi bancari europei. Solo
così potremo sperare di riunire i due
gruppi in un futuro non troppo lontano
e garantire efficienza e competitività
all’intero sistema, il quale, tra l’altro,
risulterà più difficile da “scalare” da
parte di soggetti poco inclini al rispetto
dei criteri mutualistici e territoriali”.
La carica di Antonio Marino a distanza
di tre settimane dalla formazione della
cordata di 15 Bcc (tra cui proprio la
Bcc di Aquara di cui è presidente Luigi
Scorziello): “In quell’occasione le banche forti di numeri e dati di assoluta rilevanza (attivo totale di bilancio di 8,8
miliardi) auspicarono la creazione di
almeno due capogruppo, respingendo
un’eventuale ipotesi di trasformare le
Bcc in semplici sportelli al servizio di
un’unica capogruppo centrale. Quel
gruppo si è ampliato nei giorni scorsi
con una forte presa di posizione e adesione di numerose altre Bcc del centrosud Italia che porterà a superare, in
tempi brevi, le 50 unità. La Bcc di
Aquara sta giocando un ruolo di primo
piano nella costituzione del Gruppo
bancario cooperativo, in difesa dei territori e di una gestione bancaria improntata sullo spirito mutualistico e
cooperativo”.
Bcc di Aquara e Banca Monte Pruno,
tra le banche di credito cooperativo più
virtuose della Campania, nel corso del
consiglio di amministrazione di Federcampana Bcc svoltosi lo scorso 1 luglio hanno votato no alla costituzione
di una capogruppo unica, mentre Bcc
di Buonabitacolo si è astenuta e altre
Banche di credito cooperativo erano
assenti. Entrambe le banche di credito
cooperativo sono tra le protagoniste
dell’attuazione di una riforma del sistema delle Bcc che ne confermi il
ruolo di vicinanza sul territorio a famiglie e imprese oltre ad essere espressione di un pluralismo capace di
garantire la concorrenza sul mercato a
vantaggio dei clienti.
Dal primo al tre luglio Aquara ha ospitato la sesta edizione di “Dalle Vie del Grano
ai Mulini, dalla Farina in poi…” con il sostegno della Bcc di Aquara la quale ha inteso celebrare la farina artigianale che su questo territorio si produce dal 1930. La
manifestazione è stata organizzata da Mulino Aquara Alburni in collaborazione con
la Pro Loco e le associazioni La Solidarietà, Tersicore, Asd Steps di Patrizio e Giada.
All’incontro svoltosi durante la manifestazione, con il direttore generale Antonio
Marino e Franco Martino è intervenuto anche Pino Palmieri, presidente Comunità
montana Alburni.
GIOVANI BCC AQUARA
Corso formazione di fotografia gratuito
Primo clic a Capaccio per i giovani
appassionati che grazie alla Bcc
Aquara potranno frequentare un apposito corso in forma gratuita. Infatti
per il 12 e 14 luglio l’Associazione
Giovani della Bcc di Aquara organizza un workshop di fotografia base
a cura del fotografo Paco Di Canto
presso l’Hotel Ariston a Capaccio. Al
termine a chi ha frequentato verrà
consegnato un attestato.
Per informazioni ed iscrizione contattare associazione_giovanibccaquara oppure è possibile inviare un messaggio sulla pagina facebok.
DIOCESI
Nel 1944 dal nome della diocesi cadde Capaccio
IL MELOGRANO FA BENE
A CUORE ED ARTERIE
ALBERTO DI MURIA
G
in dai tempi più antichi
al frutto del melograno
sono state attribuite numerose proprietà benefiche.
Non è un caso, infatti, che ancora oggi sia noto come il frutto della medicina.
Secondo uno studio condotto dai ricercatori spagnoli dell’Istituto Catalano di Scienze Cardiovascolari, la melagrana favorirebbe il benessere
dell’apparato cardiocircolatorio, allontanando il
rischio di infarto e ictus.
Il melagrano è una vera miniera di Sali minerali,
soprattutto potassio, manganese, zinco, rame e
fosforo, ma anche vitamine (A, B, C, E e K) e
sostanze preziose per la salute del nostro organismo come i flavonoidi, gli antiossidanti, vari tipi
di acidi (tra cui la quercetina) e altri principi attivi benefici. Gli esperti hanno testato gli effetti
di una pillola, che era un concentrato di sostanze
antiossidanti estratte direttamente dalla melagrana, su un gruppo di suini sottoposti a una dieta
ricca di grassi. Questi animali sono stati scelti
perché il loro sistema cardiovascolare sarebbe
molto simile a quello degli esseri umani.
Come previsto, il regime alimentare scorretto
aveva danneggiato l’apparato cardiovascolare, i
vasi sanguigni e in modo particolare l’endotelio.
Una delle conseguenze più temibili di un danno
all’endotelio è proprio l’indurimento delle arterie(aterosclerosi), che può portare ad eventi cardiovascolari più gravi come infarto e ictus.
I ricercatori hanno poi somministrato ai suini una
dose giornaliera (200 g) di punicalagine, un
gruppo di polifenoli che costituiscono l’antiossidante maggiore contenuto proprio in questo tipo
di frutto, e i risultati sono stati promettenti, dimostrando che una dieta ricca di polifenoli della
melagrana può aiutare a prevenire e ritardare le
disfunzioni endoteliali, che sono fra i primi segnali di aterosclerosi e ictus.
[email protected]
S
Maurizio Iacovazzo
cambiò nuovamente nome con
diocesi di Vallo di Lucania.
Il 30 settembre 1986 ha assunto il
nome definitivo in diocesi di
Vallo della Lucania
Tutto ciò a solo ed esclusivo ti-
tolo di giusta informazione e non
di polemica.
Voglia gradire Lei e la sua redazione i miei più cordali saluti
M° Maurizio Iacovazzo
Abbiamo chiesto conferma e delucidazioni al prof. Luigi Rossi.
Il Maestro Iacovazzo ha ragione, attualmente la denominazione,
dopo le riforme degli anni Ottanta, è Vallo della Lucania. I procedimenti per il mutamento del nome iniziarono nel 1944, quando per
problemi determinati dal conflitto la posta non veniva recapitata a
Vallo, ma si fermava a Capaccio con evidenti disguidi.
Luigi Rossi
Gioi e Cardile si apprestano a festeggiare l’avvenimento
Don Guglielmo Manna: 50 anni di sacerdozio
ILARIA LONGO
I
5
IN FARMACIA
“Vallo è rimasta sola per colpa del postino”
entilissimo Direttore, ho
appena ricevuto la copia
in formato elettronico del
settimanale "Unico" diretto da
Lei e al quale, voglia permettermi
di ringraziarLa per il gentile
invio.
Mi sono soffermato sull'articolo
a firma di Velina inerente al riordino delle Diocesi richiesto da
Papa Francesco.
Nel titolo e nel corpo dell'articolo, si evidenzia come la denominazione della Diocesi attuale e
cioè, di Vallo della Lucania,
venga "sostituita" con Vallo-Capaccio.
Orbene, forse alla redattrice dell'articolo sarà sfuggito che l'attuale denominazione è quella di
Vallo della Lucania.
L'attuale denominazione è dovuta
ad un processo storico che parte
dall'antichissima Diocesi di Capaccio e del suo smembramento
a causa della vastità del territorio.
il 16 luglio 1851 il papa stabilì la
residenza vescovile dei vescovi
di Capaccio a Vallo. La sede assunse il nome di diocesi di Capaccio e Vallo
Il 24 novembre 1945 la diocesi
n° 26 14/07/2016
l 16 luglio prossimo Don Guglielmo Manna
festeggerà 50 anni di sacerdozio. Don Guglielmo è stato per 10 anni Vicario Generale.
Fu Mons. Giuseppe Rocco Favale, nel 2005, ad
affidargli questo incarico e, tale scelta, fu poi
confermata dal suo successore, Mons. Ciro Miniero. Dallo scorso anno questo ruolo è ricoperto
da don Francesco Pecoraro.
Don Guglielmo nel corso di questi anni si è contraddistinto per la sua disponibilità, il suo prezioso servizio come Vicario e per la sua profonda
cultura, oltre che per una vera e propria predilezione per la Filosofia.
Gioi e Cardile sono legati al sacerdote in modo
diverso. Don Guglielmo, infatti, è il parroco di
Gioi, ma è originario di Cardile e proprio nel suo
paese, il 16 luglio 1966, è stato ordinato sacerdote. Per questo, entrambe le comunità, hanno
deciso di vivere e festeggiare insieme a lui questi
50 anni di servizio al Signore.
Nelle serate del 13-14-15 luglio alle 19.30 - a
Gioi - nella Chiesa di San Nicola di Bari, si svolgerà un Triduo Vocazionale animato da don
Marco Torraca.
Il 17 luglio a Cardile - alle ore 18.00 – sarà celebrata la S. Messa nella Chiesa di San Giovanni
Battista e, successivamente, presso la Cappella
della Madonna del Carmine, si terrà un incontro
di fraterna amicizia curato dalla comunità.
Il 23 luglio a Gioi, alle ore 19.00 – in Piazza Andrea Maio – avrà luogo la Concelebrazione della
Santa Messa Giubilare presieduta da Mons. Ciro
Miniero cui seguirà un momento organizzato
dalla comunità per manifestare al suo parroco
una convivialità fraterna.
Don Guglielmo ha
inoltrato un invito a
tutte le famiglie di
I S APORI D EL VALLO
Gioi e Cardile, invitandole a gioire con
di S uriano F. & C . s .a.s.
lui per questo importante traguardo del
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suo sacerdozio, sacerdozio che egli intende THE FRESH PASTA COMPANY
come una scelta fatta
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da “uomini che hanno
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votato la loro vita al
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nome di Cristo”.
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6
SOCIETA’
n° 26 14/07/2016
Cronaca di un convegno “annunciato”
Una “questione di maiuscole”
SEGUE DALLA PRIMA
L.R.
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dei simboli ai loro bambini, ed una studentessa di teologia prossima alla laurea magistrale – mi facevano notare che
nelle schede di preparazione inviate dal
solerte delegato vescovile per la pastorale tema e titolo erano diversi, Abitare:
“ voce del Verbo”.
Sottigliezze, dirà qualcuno.
Invece no, perché alla fine della prima
giornata di lavoro del convegno pastorale diocesano a dominare è stato il riverbero di una relazione densa di
spunti, ma segnalatasi per l’indeterminatezza dei concetti generali. Insomma
non si è sperimentato il coinvolgente
alitare dello Spirito; nel teatro non si
percepiva che ad abitare vi fosse veramente il Verbo perché a prevalere erano
esercizi retorici sul verbo. Probabilmente a determinare ciò sono stati la
formula del convegno, che si ripete
stancamente da alcuni anni, ed un argomento talmente generico da risultare dispersivo. Del resto, le relazioni di
sintesi relative ai lavori preparatori del
convegno predisposte dalle singole Foranie confermavano questa sensazione;
i contenuti rimandavano agli enunciati
di quelle presentate dai gruppi durante
il convegno del 2015. A proposito di
quelle approntate quest’anno, alcune
sono risultate molto teoriche, altre
hanno dato la sensazione di essere state
preparate già prima della riunione del
rispettivo gruppo, come induce a ritenere quella relativa alla scuola. L’assemblaggio dei temi ha fatto esclamare
ad una maestra seduta al mio fianco:
veramente in due ore – tanto il tempo
concesso - hanno trattato tutti questi
temi?
Sono comunque emerse alcune proposte meritevoli di essere prese in considerazione, come la necessità di far rete
anche per recuperare il senso di appartenenza alla comunità diocesana. Inoltre è stata manifestata l’esigenza di
appropriarsi degli stimoli che provengono da una liturgia ben partecipata per
procedere ad una concreta animazione
delle opere di misericordia. A proposito
delle problematiche connesse al matrimonio si è ribadita la necessità di essere
positivi e propositivi e non cedere a facili condanne perché la famiglia è un
soggetto attivo di evangelizzazione.
Circa la Caritas, si è proposta la costituzione di centri di ascolto comprensoriali per aiutare i poveri non solo
materiali, mentre si sollecita una particolare attenzione per la precarietà economica ed esistenziale dei giovani. Non
è stata taciuta la persistente reazione
critica dei ben-pensanti alla vera accoglienza dei migranti e denunciata la
speculazione in atto nei centri di accoglienza. Si è proposta anche la creazione di un piccolo fondo finanziato dai
comitati festa col proposito di fare nostro l’invito di papa Francesco ad operare con coraggio, pronti ad ascoltare e
dare sfogo alla capacità di sognare un
mondo migliore. Circa l’ambiente si è
giustamente affermato che i giovani
sono meglio preparati sul tema; inoltre
occorre rimodellare la nostra mentalità
per considerare il lavoro una missione
e porsi il problema della precarietà che
assilla soprattutto i giovani in un contesto che fa intravedere un marcato
scollamento tra fede e vita per l’azione
di tanti sfruttatori e la passività di tanti
pigri, una massa che ostacola la ricerca
di nuovi stili di vita per radicare nel
quotidiano il vangelo. Coinvolgente la
presentazione che dei giovani ha fatto
la relatrice del gruppo. Dopo aver precisato che, dalla prevista riflessione dei
giovani, si è passati, per una loro sostanziale assenza, a discutere sui giovani presenti ed attivi nella chiesa
locale, anche se i più sono lontani, indifferenti e diffidenti. La loro prima esigenza è entrare in relazione, coinvolti
in esperienze credibili, che aiutano a rispondere concretamente alle domande
di senso. A questo proposito occorre
utilizzare linguaggi nuovi non per
moda, ma per comunicare adeguatamente. La chiesa non deve parlare dei
giovani, ma con loro, che non sono un
problema, ma una risorsa, una galassia
in attesa dell’incontro. Coraggiosa la
denuncia della mancanza dell’ufficio
pastorale già da un anno, accompagnata
dalla proposta di affidarlo ai giovani ritenendo poco proficuo investire di questa responsabilità un religioso che non
conosce il contesto nel quale deve operare. Giusta anche la rivendicazione di
assegnare i mezzi necessari per poter
adeguatamente operare. Certamente la
lentezza con la quale si procede nell’assumere decisioni a livello centrale con-
[email protected]
tribuisce ad aggravare un problema la
cui portata e la cui impellenza sono
parsi evidenti a giudicare da quanto è
emerso nelle relazioni di tutti i gruppi.
Sentire giovani parlare con tanto entusiasmo ha riacceso la speranza dell’uditorio, che ha avuto la percezione di
essere tornati al tema proposto inizialmente. L’eco della “voce del Verbo” veramente si è percepito quando a
relazionare è stata la volontaria che riferiva le considerazioni emerse nel
gruppo impegnato a riflettere sulla pastorale sanitaria. Le accorate parole
sono state sintetizzante nel coinvolgente interrogativo: “Come abitiamo la
sofferenza?”. Tale esperienza può condurre alla diffidenza verso Dio ma, ripercorrendo il pellegrinaggio di
Giobbe, aiuta ad un cambio di rotta per
approdare ad una fede matura e redentrice. Estremamente impegnativo per il
presbiterio - rappresentato nei gruppi da
appena 18 sacerdoti - è stata l’affermazione finale secondo la quale cardine di
questo percorso possibile rimane il
prete.
Quelle ascoltate sono proposte che
vanno articolate, ma certamente impegnano i vertici della diocesi ad assumere maggiore determinazione,
presenza, incisività nell‘approntare un
programma di azione pastorale condiviso dalla comunità. Esso implica
un’azione strutturale – come ha precisato il relatore nella prima giornata che richiede autentico discernimento
della specificità del nostro contesto, da
considerare nell’attuale congiuntura per
superare il rischio di far apparire la
chiesa locale sempre più un sistema
chiuso, condannato alla solitudine dell’incomunicabilità. Perciò, rispetto ad
una mera analisi semantico-grammaticale del verbo, occorre veramente abbandonarsi all’abbraccio del Verbo. E’
Lui che garantisce ad ogni periferia di
diventare centro. Infatti è il suo dono
dell’Eucarestia a rendere il nostro
tempo kairos, a trasformare la stanchezza del quotidiano in energica carità
verso i fratelli. Cristo rimane l’unica
adeguata risposta agli interrogativi
dell’anima e del corpo, dell’uomo e
della donna, dell’individuo e della società, non più segnati da inconciliabile
separatezza ma armonizzati nell’abbraccio col Padre, che si specchia nell’azione del Verbo perché lo Spirito
riscalda la casa nella quale noi possiamo gioiosamente abitare.
PARCO CILENTO DIANO ALBURNI
n° 26 14/07/2016
7
Dalle ginestre della Civitella allo
“struscio” cittadino di Vallo d. L.
SEGUE DALLA PRIMA
GIUSEPPE LIUCCIO
E
ra un terrazzo di luce, la Civitella, spalancato sui declivi a
caracollo nella valle del Badolato arabescati di castelli, chiese e
case con in distanza il Gelbison che
cercava e perforava cielo con un filo
di croce, da un lato, e l’infinto del
mare “greco” di Velia con la memoria
dei miti e della Grande Storia, dall’altro. Eravamo in largo anticipo sulla
tabella di marcia e decidemmo di
concederci una pausa nel profumato
regno del silenzio in una mattinata festosa e fastosa di primavera. M’era
compagno gradito l’amico Antonio
Trotta, docente di inglese, cilentano
doc di Magliano. Sulle colline lo
scialo delle ginestre che “ncannaccavano” d’oro effimero pascoli e seminativi incolti. A margine di strada i
cardi vanitosi troneggiavano sui
gambi, ostentando il velluto viola del
fiore a fuoriuscita dal carcere difeso
dalle spade/cilicio e che, tenero come
il primo bacio della ragazza in amore,
si offriva in piena libertà a lungo sospirata. I papaveri rosso/sangue ventilavano semi e profumi. Il
fasto/scialo della primavera generosa
di colori, profumi e fiori attutì solo in
parte lo spreco di una rotatoria a circa
1.000 metri di altitudine, dove, nella
nostra circa mezzora di sosta l’unico
mezzo di locomozione fu il trattore di
un taglialegna che lacerava il silenzio
con rumore assordante di ferraglie per
gli avvallamenti di una carrareccia tra
le proteste di un cane turbato per la
invasione e chiamato all’ordine dal
pastore. La rotatoria fungeva da
“spartitraffico per il gregge”. Per un
attimo pensai al brigante Giuseppe
Tardio che, generoso e protettivo con
i deboli e gli indifesi, fu spietato e
vendicativo con i prepotenti e gli arroganti signorotti del territorio. Oggi
i briganti non ci sono più, ma i signorotti cacicchi di periferia sono aumentati di numero e governano e
sgovernano, purtroppo, con l’uso e
l’abuso arrogante, impudente ed impunito del potere. La rabbia si stempera nella bellezza profumata della
primavera, mentre la macchina rotola
giù per i tornanti ridenti di coltivi. Intanto, come mi capita spesso, con una
operazione di transfert di memoria,
sto facendo un percorso in discesa
che feci qualche anno fa in salita. E
mi abbandono ai ricordi. C’era, allora, la luna piena ai principi di dicembre. Occhieggiava nel cielo
limpido dall’alto del Gelbison. E i
paesi dell’interno, che rotolavano
dalle colline verso la pianura in una
con le acque del Badolato e dei torrenti/affluenti si vestivano di un alone
di misteriosa bellezza nel chiarore
della sera. Mi avevo lasciato alle
spalle Vallo con la sua aria di città già
nelle luminarie di Natale con le vetrine dei negozi a cattura di desideri
di coppie giovani e meno giovani, a
“struscio” di chiacchiere di vanagloria tra piazza e negozi. Angellara mi
sembrò più bella ed accogliente nella
grazia delle ville civettuole a margine
di strada con i recinti dei giardini ben
tenuti. Novi era ricamo di luci con castello e chiese a rievocare il suo nobile passato di Stato potente, ad
esaltare il rifugio sicuro degli Eleati,
gloria di artisti nelle tele delle chiese,
feudo di Longobardi, e non solo, rivolta di contadini a fame di terre incolte, furori rivoluzionari di eroi a
reclamare libertà e giustizia sociale.
Nella vallata umbratile adagiata tra il
verde della macchia pedemontana e
dei coltivi e le acque della Diga del
Carmine, Cannalonga mi batteva alle
porte della mente e del cuore con la
storia del feudo dei Mogrovejo, ancora viva tra le mura di pietra del Palazzo massiccio, con la testimonianza
festosa della “Frecagnola”, che in una
fiera accorsata vantava, e vanta ancora, il trionfo della “capracotta”, una
specialità gastronomica unica ed irripetibile altrove, con la pazienza e sapienza degli artigiani ad intagliare ed
incavare radiche di erica per ricavarne pipe a “sfizio” bavoso di fumatori incalliti. Erano belle le campagne
delle colline, con gli uliveti a carezza
di brezza ed i vigneti a filari geometrici, che facevano e fanno di Pellare
e Moio il regno di vino di qualità. È
dei primi del 1600 una preziosa testi-
Vallo della Lucania
monianza, gelosamente ed orgogliosamente conservata nel Museo della
Civiltà Contadina, a dimostrazione
che la Casa Reale di Napoli riforniva
le proprie cantine con i vini prodotti
nelle assolate colline di queste contrade. Quando vigneti ed uliveti non
assicurarono più una resa in grado di
garantire una vita dignitosa per sé e
per i propri figli, i contadini, con lacerante nostalgia, lasciarono piazza,
chiesa, campanile e Civitella e si avventurarono sulle rotte transoceaniche a correre l’avventura del lavoro e
della fortuna nelle Americhe, per ritornare quasi ogni anno in occasione
della Festa di San Bartolomeo,
quando il paese si caricava di devozione e di orgoglio di tradizione, che
esplodeva anche negli addobbi delle
luminarie e nelle rose multicolori
della granate a perforazione di cielo.
La tradizione si rinnova sempre e la
festa di San Bartolomeo continua ad
essere testimonianza di fede e di vissuto collettivo.
La Civitella incombe sull’abitato e la
Madonna, ridente nel suo busto di
malta, protegge case e campagne ad
arredo di colline a scivolo di vallata.
Lì sulla cima si materializzano belle
pagine di storia religiosa, civile e sociale del territorio: Vi si venera una
delle Sette Madonne/Sette Sorelle,
che un transfert di ritualità dal paganesimo al cristianesimo rinnovano il
culto della Magna Mater a propiziazione di fecondità. E, nella semplicità
poetica dei riti, “lo iuorno re le cruci”,
ad inizio di primavera, consente lo
strazio dei giovani virgulti del castagno, caricandoli di straordinario simbolismo per proteggere le case
dall’influenza degli spiriti del male e
propiziare abbondanza di raccolti
nelle campagne. Ed il pozzo dell’acqua lustrale si gonfia di potere di purificazione, così come il menhir del
“cantone re lo riavolo” esalta il valore
totemico della pietra contro le influenze negative del Maligno. Tra i
folti castagneti, a corona dello
spiazzo del santuario, i macigni squadrati di uno straordinario reperto archeologico,
purtroppo
non
opportunamente conosciuto e valorizzato, testimoniano la presenza di un
“frurion”, che fu “castrum/postazione”, avamposto dei Velini a tutela
dei traffici verso l’interno e a difesa
dei Lucani guerrieri, che cercavano
uno sbocco a mare. Il Museo della Civiltà Contadina, messo su negli anni
con pazienza di ricercatore e sapienza
di studioso dal compianto Amico
Peppino Stifano, è un gioiello, dove
spesso, nella bella stagione, le scolaresche dell’intero territorio, ripercorrono la storia etno antropologica del
Cilento, scoprendo con orgoglio
come eravamo e da dove veniamo.
Nelle varie sezioni c’è materializzata
con documenti ed attrezzi di lavoro,
vita e morte, feste, matrimoni e funerali, l’alternarsi delle stagioni nei
ritmi delle semine e dei raccolti, una
straordinaria pagina di storia, che dovrebbe essere messa in rete, in una
con gli altri musei cilentani, perché
giovani e meno giovani riscoprano ed
esaltino orgoglio di identità e di appartenenza. Continuo ad inseguire i
miei sogni di utopia per il futuro della
mia terra, mentre la macchina arranca
sugli ultimi tornanti della Civitella.
Alle spalle c’è sempre la festa di luci
dei paesi nel chiarore della luna
piena. Intanto sulla destra della vallata, Campora è una covata di case,
lucciole ondeggianti tra il verde di
cerri, ontani e querce. Più in là Laurino festona la collina. L’ultimo
sbuffo della macchina sulla salita
della Retara e tra il fogliame ramato
dei castagneti fanno capolino gli abitati di Stio sull’insellatura della collina e di Magliano a scalata di
montagna. Il trasfert di memoria mi
ha materializzato immagini della mia
terra, ma intanto mi accoglie Vallo, la
città dei miei primi studi, dove con un
tonfo di commozione al cuore entro
dopo anni in quello che fu anche il
Liceo dei miei studi e dove narrerò in
versi, nella rasposa sonorità del dialetto, ai giovani amici memorie,
ansie, dolori, tormenti, passato, presente e futuro di quella che è stata, è
e sarà “la terra mia, terra r’amore,
terra re stienti, re sururi e chianti,
(dove) la gente è de boncore/ e nun fa
nienti ca se la so scurdata puro li
santi”, e alla quale io mi sono sforzato
di dare dignità letteraria, lusingato se
in minima parte ci sono riuscito con
il supporto prezioso del mio editore
storico, Peppino Galzerano, che mi
anticipa promessa di sosta/pranzo nel
verde delle colline di Salento, che mi
consentirà di narrare un’altra pagina
del mio meraviglioso Cilento.
[email protected]
8
BUCCINO
n° 26 14/07/2016
stica dei territori e di accrescere lo sviRiapre il Museo Archeologico del Volcei luppo
delle aree e dei settori presenti
Un’opportunità per i giovani
MASSIMILIANO DE PAOLA
I
l Sindaco di Buccino (SA) dott.
Nicola Parisi e l’Assessore delegato ai Beni Culturali, Pubblica
Istruzione e Gemellaggi dott.ssa
Maria Trimarco, hanno invitato le comunità locali alla riapertura del
Museo Archeologico Nazionale “Marcello Gigante”, che ha avuto luogo venerdì 08/07/2016.
Il Museo Archeologico Nazionale di
Volcei vuole ripercorrere, attraverso i
reperti in esso raccolti, la lunga e affascinante storia delle popolazioni che
nei secoli hanno abitato le colline
sulle quali si affacciano i monti Alburni. Il Museo è intitolato alla memoria di Marcello Gigante, illustre
cittadino di Buccino (SA), filologo
raffinato e sensibile, ellenista e papirologo, fondatore, tra l’altro, del
“Centro per lo studio dei papiri ercolanesi”, che auspicò sempre vivamente l'istituzione del Museo
Archeologico. La struttura suggestiva
che ospita i reperti, è un edificio quattrocentesco già Convento degli Eremitani di Sant'Agostino, con una
superficie completamente restaurata
di circa 1600 mq ora distribuita sui
quattro livelli attraverso cui si snoda
il percorso espositivo. Il Museo, a seguito del finanziamento, da parte del
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (sul Programma Operativo Interregionale
dedicato alle Energie Rinnovabili e
Risparmio Energetico 2007-2013), del
progetto di efficientamento energetico
degli edifici e utenze energetiche pubbliche o ad uso pubblico del centro
storico di Buccino, è stato chiuso per
poco più di un anno.
Alla manifestazione di riapertura sono
intervenuti I Soprintendenti dott.ssa
Adele Campanelli e l’arch. Francesca
Casule, la Senatrice e segretario del
Senato dott.ssa Angelica Saggese,
Onorevole Luisa Bossa componente
VII Commissione parlamentare (cultura, scienze e istruzione), l’Assessore
Regionale delegato allo sviluppo Territoriale e al Turismo Corrado Matera,
Gianfranco Ceramella Sindaco di
Santa Sofia d'Epiro (CS), il Prof. Filippo D’Oria docente dell’Università
degli Studi Federico II di Napoli. Ha
tirato le conclusioni il sottosegretario
MIBACT, Prof. Antimo Cesaro.
In apertura, davanti a vari sindaci e
amministratori locali, a tanti operatori
turistici e cittadini comuni, si sono esibiti i bambini della quinta elementare
di Buccino, che hanno raccontato, in
versi e rime, le emozioni che hanno
vissuto all’interno del Museo per farle
rivivere a chi era in ascolto.
Al termine della performance dei
bambini, ha preso la parola il Sindaco
di Buccino che ha colto l’occasione
per ribadire come in altre occasioni, in
riferimento al decremento demografico, che “se noi non creiamo oggi le
condizioni per far rimanere i nostri
giovani sui nostri territori, finite alcune generazioni, purtroppo, i nostri
Comuni dovranno chiudere.” Ha poi
ricordato che, appena pochi giorni fa
e precisamente il primo luglio, sono
stati istituiti in Campania 4 Distretti
Turistici. Tra questi è stato istituito
anche il Distretto Turistico "Cilento,
Sele, Tanagro e Vallo di Diano" che
comprende il territorio dei comuni di
Aquara, Auletta, Atena Lucana, Bellosguardo, Buccino, Caggiano, Campagna,
Cannalonga,
Casaletto
Spartano, Caselle in Pittari, Castelnuovo di Conza, Castel San Lorenzo,
Castelnuovo Cilento, Ceraso, Cicerale, Controne, Contursi Terme, Corleto Monforte, Cuccaro Vetere,
Felitto, Gioi, Giungano, Laurino, Magliano Vetere, Moio della Civitella,
Montano Antilia, Monte San Giacomo, Morigerati, Novi Velia, Oliveto
Citra, Omignano, Orria, Ottati, Palomonte, Perito, Piaggine, Polla, Ricigliano, Roccadaspide, Rofrano,
Roscigno, Sacco, Sala Consilina, Salvitelle, San Giovanni a Piro, San
Rufo, Rutino, Sant'Angelo a Fasanella, Santomenna, Sassano, Teggiano, Tortorella, Trentinara, Vallo
della Lucania, Valle dell'Angelo,
Valva, Padula, Pertosa.
I Distretti Turistici sono previsti dal
Decreto Sviluppo del 2011 e sono
strumenti di incentivazione del comparto turistico che costituisce uno
degli assi portanti dello sviluppo economico. I Distretti si propongono di
riqualificare e rilanciare l'offerta turi-
sul territorio. Inoltre, col Distretto si
punta a migliorare l'organizzazione
dei servizi: attenzione puntata su investimenti, accesso al credito, semplificazione e celerità nei rapporti con le
pubbliche amministrazioni.
Il Sindaco ha, infine, richiamato la necessaria collaborazione tra pubblico e
privato ed ha detto che occorre talvolta superare la visione burocratica
nella gestione dei progetti, occorre
fare attenzione alle difficoltà progettuali, richiamando giustamente la difficoltà di consorziare una popolazione
di oltre 150mila abitanti in un progetto
che è stato da poco emanato dal Ministero. Come dargli torto, in effetti
150mila abitanti sembrano davvero
troppi e riguarderebbero un territorio
davvero troppo vasto che andrebbe da
Battipaglia a Sapri.
Di “opportunità di sviluppo attraverso
il turismo” ha parlato la Senatrice Angelica Saggese, che ha fatto conoscere
alla platea uno strumento particolare
denominato “art bonus” che unisce
arte e cultura, grazie al quale l’imprenditore diventa mecenate. In Italia
sono stati già raccolti 100milioni di
euro grazie a questo strumento. Altro
strumento che ha fatto conoscere alla
platea è stato quello dell’alternanza
scuola-lavoro.
Il Prof. Filippo D’Oria docente dell’Università degli Studi Federico II di
Napoli, ha deliziato il pubblico rievocando epoche antiche greche e romane. Uno degli interpreti dei suoi
racconti è stato Menecrate di Tralles,
un medico greco nella Lucania romana. Si tratta di un’iscrizione sepolcrale antica, l’epitafio bilingue del
medico Menecrate di Tralles rinvenuto nella regione della Valle di Diano
e coinvolge con la sua storia l’intero
territorio con i Comuni di Buccino,
Auletta, Pertosa, Caggiano, Polla,
Atena Lucana.
Ha tirato le conclusioni il sottosegretario MIBACT, Prof. Antimo Cesaro
e qui vi riporto alcune delle sue frasi
più significative: “Quì vedo una comunità che si ritrova attorno ad un
progetto culturale e non sempre questo accade, quì traspare. E’ un senso
della comunità molto esteso e ciò si
nota dalla presenza di tanti sindaci e
amministratori di paesi limitrofi a
Buccino. Immaginare di poter orientare un turista colto, un turista curioso,
un turista di qualità, che vuole scoprire i mille tesori dell’Italia, la cosiddetta Italia Minore (che minore non è),
lì occorre una visione strategica che è
anche quello che sollecitava l’Assessore Matera ed anche la Senatrice
Saggese. Non sempre è accaduto che
persone di varia estrazione professionale, per una strana congiuntura, si
trovano a ricoprire ruoli significativi
a vari livelli nelle istituzioni. Oggi che
ciò è accaduto, abbiamo il dovere di
fare sinergia.”
[email protected]
n° 26 14/07/2016
9
CA
1995 - 2015
Vent’anni della
nostra storia
BARTOLO SCANDIZZO
N
el 1995, con un piccolo
gruppo di “giovani” (allora lo
eravamo) di Roccadaspide
decidemmo di avventurarci sulla
strada del servizio alla comunità della
realtà in cui vivevamo e lavoravamo.
Oggi, dopo vent'anni, siamo ancora
qua a tentare di mantenere quella promessa fatta, prima di tutto a noi stessi,
e poi ai tanti che ci hanno seguito fino
ad oggi. Siamo diventati adulti senza
perdere lo spirito che ci mosse fin dai
primi passi.
Sarebbe riduttivo citare per nome i
tanti che hanno contribuito alla crescita, alle trasformazioni e al consolidamento dell’impresa editoriale che
oggi si identifica con il settimanale
UNICO. Chiunque, però, può ricercare e trovare, “ricercarsi e trovarsi”,
negli scritti, nelle interviste, nelle lettere, nelle risposte …
Infatti, per festeggiare i nostri ven-
t'anni, abbiamo voluto farci e fare un
regalo pubblicando sul sito www.unicosettimanale.it tutti i numeri arretrati fino a giugno 2016.
Sarà bello, oltre che interessante, per
chi ha vissuto in prima persona (chi
oggi ha più di 40 anni) o, meglio ancora, per chi, vent'anni fa, non era ancora nato, vorrà viaggiare a ritroso tra
le pagine del nostro giornale per scoprire come eravamo, come ci siamo
trasformati e cosa siamo diventati.
Dalle foto, dai titoli e perfino dalle
pubblicità potremo capire l’evolversi
della nostra storia recente; analizzare
se le facce del potere sono cambiate
o si sono solo adattate ai tempi; scoprire se le promesse fatte sono state
mantenute o reiterate da altri pulpiti
…
Prima “L’informatore”, poi “Qui
Rocca notizie”, a seguire “Il Valcalore”, “Il Sele” e “il Diano”. Dopo
nacque la testata de “I Piccoli”. In-
La Redazione di Unico nel 2000
fine, il “Settimanale Unico” e “Cilento World Televition” . Già nell’elencare le testate viene facile
intendere la progressione dell’impresa editoriale sviluppatasi in oltre
vent'anni.
Non sono mancati i momenti difficili,
come sono stati tanti i successi che ci
hanno convinto di essere sulla strada
giusta. Il merito va ai tanti colleghi
che hanno impegnato il loro tempo,
alle aziende che ci hanno sostenuto
economicamente e ai lettori che
hanno apprezzato il nostro lavoro riconoscendoci onestà intellettuale e indipendenza di giudizio, in ogni caso.
È giusto ringraziare anche chi ci ha
criticato perché le sottolineature in
rosso di errori o omissioni sono state
uno stimolo per fare sempre meglio la
fatica di informare raccontando prima
a noi e poi agli altri la realtà.
LA METAMORFOSI: L’informatore - Qui Rocca Notizie - Il Valcalore - Unico
Il Sele - Il Diano - I Piccoli - Cilento World Television
L’informatore - Unico:
9 numeri
Qui Rocca Notizie Unico:
8 numeri
Il Valcalore - Unico:
92 numeri
Il Diano - Unico:
20 numeri
Il Sele - Unico:
12 numeri
I Piccoli - Unico:
120 numeri
Unico Settimanale:
531 numeri
Cilento World Television:
1000 servizi televisivi
10 n° 26 14/07/2016
CULTURA
“ECO-” di Mary Cinque
È stata inaugurata presso la Sala delle Esposizioni Fornace Falcone_Cilento Outlet Village la mostra di
Mary Cinque, rassegna culturale “MATERIE2”. A cura di Massimo Sgroi.
La mostra è visitabile tutti i giorni fino al 9 agosto 2016 dalle ore 10 alle ore 21.
MARY CINQUE - NO/MADS IN THE CITY
L
Corso Italia, 39
Tel. e Fax 0828.723253
Capaccio Scalo (SA)
email: deslinelibero.it
a nuova percezione della visione dell’uomo contemporaneo ribalta la prospettiva a cui
tutti gli esseri viventi erano abituati.
La relazione iconologica con l’immagine ci obbliga ad una compresenza
di strutture formali spesso mutuate
dall’immaginario popolare più che
derivanti dalla cultura “alta” dell’arte
come della visione. La narrazione
degli eventi è così frammentata da essere inesplicabile all’interno di un
processo cognitivo che di logico ha
sempre meno. La memoria si riflette
sulle pareti dello screen finendo per
diventare attuale quanto la previsione
della relazione sociologica del futuro
prossimo venturo; e l’essenza stessa
dell’essere umano sta nella sua assoluta impersonalità mutogena e deviante dell’oggetto Uomo. Esso vive
e si muove in un universo iperreale in
cui le forme della realtà stessa derivano sempre più dagli avatar dei
mondi elettronici che non dagli esseri
viventi stessi. E l’immagine dell’arte,
per lo meno nella cultura del terzo
millennio, diviene preponderante
nella relazione che noi stessi abbiamo
con le alterità visuali. Non è casuale,
ad esempio, che l’ultima grande innovazione letteraria, quella più contemporanea, il cyberpunk perde il
timore di inserire gli elementi della
cultura pop all’interno del processo
di scrittura per farli diventare, anzi,
centrali rispetto all’orizzonte degli
eventi narrativi. Le nuove generazioni di artisti travalicano, addirittura,
la necessità di rappresentare il reale
per preferire le nuove forme della fascinazione dell’immagine elettronica.
Gli artisti contemporanei sono nomadi, fabbricanti di mondi. Come
William Gibson o Bruce Sterling o
l’ultimo Norman Spinrad non hanno
paura di cavalcare la tigre delle alterità, anzi, la loro immagine è talmente
più forte della stessa produzione oggettuale dell’opera da non subirne la
necessità attuativa. Essi costruiscono
il mondo nella mente e, attraverso il
processo di attualizzazione traslata
del paesaggio urbano che ci circonda,
lo riproducono fino all’infinito in un
rapporto di clonazione della loro vera
essenza. L’elemento centrale dell’opera, deprivato di ogni struttura
identificativa, si muove nei landscape
della memoria o della vita contemporanea finendo per essere figura identificativa universale e, quindi,
riproducibile assolutamente, nell’immaginario collettivo all’infinito. Proprio per l’uso delle immagini
appartenenti al vissuto contemporaneo, Mary Cinque finisce per essere
il medium sui cui si costruisce non
soltanto il proprio universo ma quello
comune all’intero mondo occidentale. Le sue opere non appartengono
ad un mondo esclusivo e riduttivo ma
si muovono all’interno di uno spazio
che appartiene, ormai, in senso orizzontale all’intero corpo sociale del
terzo millennio. E, nonostante l’apparente semplicità, esse negano il conforme per divenire progetto dinamico
della nostra cultura urbana. Non è casuale, infatti, che la sua riproduzione
delle città, traslate sulla parete dei
sogni, appartenga all’osservatore dell’opera più di quando appartenga
all’artista stessa. Nel suo non essere
riproducibile sfugge alla visione del
reale per essere successivamente letta
e fruita non in maniera pedissequa
ma modificata, adattata, mutata secondo l’esigenza di Mary Cinque
proprio nel momento in cui si appropria dell’immagine della città. In un
mondo che vive sino alla sua estrema
esasperazione la sparizione della realtà, la nuova visione dell’artista napoletana
finisce
per
essere
rappresentativa nella sua negazione
della produzione oggettuale di una simile contraddizione. Poichè, volenti
o meno, l’arte è niente di più della
vita che noi attraversiamo ogni
giorno … fino alla sua estrema esasperazione.
Massimo Sgroi
ALTAVILLA SILENTINA
n° 26 14/07/2016
11
Consiglio comunale, la discussione sul bilancio rinviata al 16 luglio ore 9
Marra comunica i nuovi finanziamenti ottenuti. L'opposizione interroga
ORESTE MOTTOLA
I
l parlamentino comunale silentino si aggiorna al 16 luglio, in
prima convocazione, e 18 luglio,
in seconda.
Il Prefetto preme per l'approvazione
della strumentazione contabile ma come fa notare lo stesso consigliere
d'opposizione Michele Gallo - non si
può negare che ci si sia messi già
alacremente al lavoro e i termini non
sono perentori. I lavori pubblici
vanno a regime e l'estate non li
ferma.
Il sindaco Antonio Marra comunica
ai consiglieri lo stato dei finanziamenti ottenuti, nell'ambito del programma regionale della cosiddetta
accelerazione della spesa. Per la depurazione con una seconda tranche
di 800 mila euro e di 200 mila euro
per il parcheggio a valle di via
Roma.
Sono boccate d'ossigeno che ristorano il bilancio comunale. Con
un'amministrazione comunale dopo
il bagno di folla per la "Festa del sindaco" del 10 luglio il caldo dell'aula
consiliare di Cerrelli unito alle questioni prelinare poste dall'opposizione induce anche i più restii a
prendersi qualche altro momento di
riflessione per approntare un bilancio e i relativi strumenti contabili
collaterali con maggiori riflessioni e
quindi con maggiore condivisione.
L'opposizione deposita le sue interrogazioni e avrà risposta scritta (lo
prevede la normativa) sulle questioni
della piazza dove è stata chiesta di
conoscere su esiste e cosa prescrive
la relazione della Soprintendenza
(Rosario Gallo), i lavori per l'illuminazione pubblica non completati a
via della Pace (Rosario Gallo), lo
stato dei lavori per il collettore (ancora Rosario Gallo).
Ivano Cembalo ha chiesto ragione
dell'apertura parziale al pubblico
dell'auditorium in costruzione. Laura
D'Angelo vuole saperne di
più sull'intera gestione del
Banco Alimentare (quanti
sono i pacchi, a chi vanno,
dove sono stoccati e cosa ne
fa di quelli avanzati). Michele Gallo, di "Altavilla
Aperta" chiede ragione dell'adesione all'Ente Idrico
Campano, deliberata dal consiglio comunale ma che non
risulterebbe recepita dalla
Regione. Non tralascia la
questione scuole, chiedendo
di essere informato sulle verifiche statiche dei nostri edifici comunali.
L'avvocato Gallo chiede
anche di sapere gli esiti delle
riscossioni delle tasse. Si unisce al gruppo "Cuore" nel
chiedere chiarezza sulla questione di alcuni lavori pubblici che, a suo dire, risulterebbero
bloccati. Su tutte le questioni gli in-
Incontro a Capaccio Scalo per i finanziamenti europei
AAA Giovani imprenditori cercasi
ADRIANA CORALLUZZO
Venerdì, 8 Luglio 2016 si è
tenuto in Capaccio Scalo,
presso la Sala Erica, l'Infoday sui Finanziamenti Europei
2014-2020,
organizzato dall' Associazione "Sud è Europa" in
collaborazione con ESCOM, agenzia di Europrogettazione. L’intenzione di
questo incontro è stata
quella di spiegare le modalità di accesso al settore dei
finanziamenti regionali ed
europei a tutti i giovani imprenditori. Il convegno,
moderato dalla coordinatrice
dell'Associazione
dott.ssa Rosita Galdi, si è
aperto con il saluto di benvenuto del Sindaco di Capaccio
Paestum
Dott.
I t a l o
Voza, a
cui è seguita la
r e l a zione
del Presidente
dell'Associazione
Ing. Armando
Lamberti. Il fulcro dell’incontro è arrivato nell’intervento dell'esperto in
progettazione
europea
Dott. Alessandro Dattilo,
dell'Ag. ES-COM, il quale
ha presentato la struttura e
l'articolazione dei programmi europei che più si
sposano con le esigenze e
le problematiche del territorio, le principali linee di
finanziamento per poi soffermarsi sui progetti di
cooperazione su piccola e
larga scala. Il convegno si
è concluso con la testimonianza diretta dell'Avv.
Luca Cerretani, già coordinatore del GAL Cilento
Regeneratio srl. Questa associazione può diventare
un punto di riferimento per
i giovani, spiantati ma ricchi di idee. Del resto “se io
ho una mela, tu hai una
mela e la scambiamo
AGENZIA DI PAESTUM
VIALE DELLA REPPUBLICA,18
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Tel: 0828 723268 - Fax: 0828 725886
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avremo sempre una mela
ciascuno, ma se abbiamo
un’idea e la scambiamo
avremo due idee”. Qualsiasi ragazzo può presentarsi nella sede in Viale
Eburum SNC Eboli (SA)
oppure
telefonare:
0828601270. Per i più telematici è possibile anche seguire sull’immancabile
pagina facebook l’Associazione sud è Europa. Forse
è uno spiraglio per una generazione di abbandonati,
per un Sud che non si aiuta
e Dio non aiuta. Il cambiamento nasce da noi, si può
accendere una la lampadina, che farà luce solo se
si accendono tutte. L’obiettivo è quello di unire le
forze, serve tanta energia
per illuminare un quartiere,
figuriamoci il tacco-punta
di uno stivale. L’associazione cerca di catalizzare
questi sforzi per creare
un’ondata di freschezza sul
territorio, arriveranno i nostri eroi?
Antonio Marra
teressati hanno chiesto risposte
scritte e quindi non ci sono state repliche degli amministratori. Sugli argomenti di bilancio, di fronte alla
proposta di rinvio proposta dalle opposizioni, che lamenta di non aver
trovato tutta la documentazione utile
nei giusti termini temporali, dopo
una breve sospensione dei lavori del
consiglio decretata dalla presidente
Franca Saponara, si arriva all'accordo unanime: ci si rivedrà tutti il
16 per la nuova celebrazione del
consiglio comunale.
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IMPRESA E GIUSTIZIA
12 n° 26 14/07/2016
La Procura: “estraneo al fallimento!”
Ora la procedura per le vittime estorsione e usura
Tornano a illuminarsi Led di Filadelfio Cammarano
SEGUE DALLA PRIMA
ORESTE MOTTOLA
P
arliamo dell’Elettronica Gelbison e di Filadelfio Cammarano.
La Gip Valeria Campanile il 6
luglio 2016 ha sentenziato che l’imprenditore – scienziato è estraneo al
sopraggiunto fallimento dell’impresa,
“il fatto non costituisce reato”. Segue
la Prefettura che ha bloccato tutte le
procedure esecutive ai suoi danni e sta
accogliendo la sua domanda di essere
ammesso al Fondo di Solidarietà per
le vittime di estorsioni e dell’usura.
L’Agenzia delle Entrate ha messo nero
su bianco che dalla clamorosa vicenda
delle fatture false che lo ha coinvolto,
al netto delle promozioni dei finanzieri
artefici dell’operazione di polizia, lo
Stato non ha recuperato un euro. False
accuse o inefficienza? “L’unica cosa
che m’interessa – dice Cammarano - è
lo strazio che hanno fatto della mia
persona. La società tedesca Eon, la nostra Enel, mi ha chiuso tutti i rapporti
con una gelida mai, decine di miei interlocutori nel mondo degli affari da
un giorno all’altro hanno smesso di rispondere alle mie telefonate”. Tre anni
fa, quando mi raccontò per la prima
volta della sua disavventura si lamentava che gli inquirenti ricevevano i
suoi esposti e non succedeva niente.
Ora invece qualcosa si muove. Sono
di Filadelfio Cammarano i cavi elettrici ultrapiatti per la sicurezza stradale
prodotti d’intesa con l’ Anas; quindi le
luci da galleria . E poi la corsa vinta
con i cinesi per i Led a energia fotovoltaica, per le basse temperature delle
lampadine o per il controllo a distanza.
O il lavoro sulle resistenze su film a
basso voltaggio per non far appannare
gli specchietti esterni di Mercedes,
Bmw o grossi modelli Gm. Una corsa
scientifica e imprenditoriale interrotta
da inchieste giudiziarie amplificata da
articoli di stampa e su Internet. Più cilentano di lui non si può, Filadelfio resiste resiste resiste. Testa dura,
Filadelfio, nome di battesimo a omaggio ai rivoluzionari cilentani dell’Ottocento. “Mi voglio difendere nel
processo, non grido al complotto,
ma…. “. Ma, cosa? “Facciano subito.
Ho rotto le uova nel paniere a multinazionali, grandi aziende e ai tanti interessi nel settore dell’illuminazione
pubblica. Facile pensare che a me
l’abbiano fatta pagare. In grande, lo
stesso torto lo stanno facendo a questa
terra che diventando sempre più concorrenziale va fermata…”. Per lui è
stata evidenziata una vicenda di fatture
emesse e utili per ottenere i crediti
bancari per poter far andare avanti la
sua “Elettronica Gelbison”, azienda
innovativa dall’attività scoperta prima
dall’Economist, poi dai cronisti locali
e infine dai sindaci e dagli assessori all’arredo urbano. Quattro anni sulla
graticola, un tempo infinito. Aveva
oltre venti operai, “in più calcolate
anche l’indotto”, molti di loro erano
ingegneri. Nella terra della fuga dei
cervelli. Da solo ora se la cava come
consulente di lusso nel settore dell’efficientamento energetico con la nuova
Gelbison Electronics (www.ledcity.it)
nata come spin off della old company
Elettronica Gelbison, canale apprezzato e ascoltato dalla comunità scientifica non solo nazionale. Per colpa
della Cilentana messa così come sappiamo tutti è costretto a spostarsi.
“Quelli che mi vengono a incontrare
mi chiedono il favore di vederci a Battipaglia, a Ceraso non ci vogliono venire, sono spaventati dalle notizie sulle
condizioni di percorribilità della Cilentana. Per non parlare delle altre
frane”. Biografia ricca la sua, attivo
già nel settore privato, “ero un quadro
della principale impresa di costruzione
del Cilento”, poi passa nel pubblico,
“dirigevo l’ufficio tecnico del comune
di Ceraso”. Un cilentano atipico, sanguigno, non diplomatico e vagamente
curiale, come se ne incontrano molti.
Che conosce uomini e segrete cose
che accadono. La nuova burocrazia è
il suo nemico. “Io ce l’ho con chi ha
sfilato all’Anas la gestione delle
strade. Loro hanno un bagaglio di conoscenze e modelli di gestione che il
mondo c’invidia. Ce ne siamo liberati
per affidarci a tecnici assunti dalla politica e che rispondono solo a logiche
clientelari se non di peggio. S’incarica
non l’ingegnere bravo ma quello del
partito o meglio della combriccola,
che ha una famiglia vasta, ha il cognato che gestisce il comune x e che
alle elezioni muove i voti. Escludo finanche il peggio delle tangenti”.
Siamo ancora al quadro generale.
“Nell’errata illuminazione delle gallerie della Cilentana si sprecano almeno
150 mila euro all’anno. Parlo a ragion
veduta, la materia la conosco. Quante
manutenzioni si fanno avendo a disposizioni quei soldi?”. Qui, però siamo
alla solita storia degli incompetenti
che comandano… “Se mi chiede su
cosa è fondata oggi la società cilentana
io non ho esitazione a dire che tranne
pochissime eccezioni, talmente chiare
che possiamo pure evitare di elencarle,
nel Cilento di oggi la mediocrità organizzata agonisticamente è al potere
dappertutto. Parco, Consac, banche locali, dirigenze comunali… altro che
poteri occulti, qui il nemico pubblico
è chi, emergendo in maniera sana e
quindi rompendo le uova nel paniere,
che deve pagare pegno. Vedo ormai
una corruzione sociale di massa”. Possiamo sempre consolarci dicendo che
almeno la camorra non c’è… “Mi consentirà di dire che si tratta di una vittoria di Pirro se poi vedo, a cominciare
da me stesso, effetti simili a se quella
cosa lì ci fosse. Il racket qui può evitare di mettere le bombe sotto le saracinesche…”. Così la pensa Filadelfo
che a Torraca per l’illuminazione pubblica ha impiegato solo lampade Led,
risparmio energetico superiore al 60
per cento rispetto ai sistemi d’illuminazione tradizionale, una lampadina
Led dura dieci anni. E poi i sistemi di
controllo a distanza così che ai sindaci
e persino al vigile urbano non arriva
più nemmeno la protesta del cittadino
per il lampione spento. Così non si fa,
Filadelfio. La mediocrità organizzata
non perdona.
I LED
Il Led è un componente elettronico
che, al passaggio di corrente, emette
luce. La luce è ottenuta mediante semiconduttori, senza l’utilizzo di filamenti o gas. Il Led è più efficiente dal
punto di vista energetico, ha una durata maggiore ed è più sostenibile. I
Led sono destinati, nel tempo, a sostituire le lampade tradizionali ad incandescenza e le lampade a fluorescenza.
Una lampada a Led di 17W può sostituire una lampada al neon da 40W,
con un risparmio annuo di 30kWh e di
8 euro.
PAESTUM
n° 26 14/07/2016
13
Dario Franceschini rinuncia a difendere un Bene Culturale
Villa Salati rimane ai privati il MIBACT non compra
SEGUE DALLA PRIMA
LUCIO CAPO
M
a anche la visione miope
del Ministero della Cultura,
che non compra “Villa Salati” ed abdica alla sua missione costituzionale di ridare unitarietà
pubblica a Paestum, condannando il
Parco Archeologico alla distruzione.
Con la mancata acquisizione di “Villa
Salati” Paestum si arricchisce di un
ulteriore misfatto. Come volevasi dimostrare, tutti quelli che si pavoneggiano sulle loro poltrone damascate di
cultura e si riempiono la bocca di promozione e valorizzazione dei Beni
Culturali, non sono altro che “Chiacchiere e Distintivo”, così come Al Capone, interpretato da Robert De Niro,
apostrofava Kevin Costner, nei panni
di Eliot Ness, nel famoso film “Gli
Intoccabili” di Brian De Palma. Gli
“Intoccabili”, presunti promotori e difensori della Cultura Nostrana, non
hanno voluto investire quattro soldi
per tutelare, salvaguardare e rendere
fruibile ai “CITTADINI” un Bene
Culturale fondamentale per la comprensione della storia e della vita
della Città più Bella della Magna
Grecia. Gli stessi “Intoccabili” però
hanno sperperato milioni di euro per
costruire parcheggi vuoti, corridoi in
tech, strade sopraelevate e ammennicoli vari. Gli stessi “Intoccabili”
hanno sperperato un milione di euro
per costruire un marciapiedi che collega diruti e fatiscenti capannoni costruiti su Santuari Venerati e il borgo
abusivo della Torre. Gli stessi “Intoccabili” hanno sperperato un milione
di euro per comprare “Palle Geodediche” montate, smontate e rimondate
a ridosso del Tempio di Atena. Gli
stessi “Intoccabili” sperpereranno
38milioni di euro per far non so cosa
nell’Area Archeologica, per ritrovarci
tra qualche hanno qualche “intoccabile” che denuncerà malefatte e crolli
di controsoffitti nel Museo Archeologico Nazionale, il Museo più brutto
del mondo Terraqueo, così come è
stato definito dal “Magnifico Archeologo Greco”. Uno dei motivi ostativi
all’acquisto di “Villa Salati” è stato il
prezzo eccessivo, secondo gli “Intoccabili” di cui sopra, e, l’ulteriore
spesa di consolidamento, di restauro
e recupero dei manufatti. Comprare e
Valorizzare “Villa Salati”, per il Ministero dei Beni culturali, è troppo costoso. Però lo stesso Ministero e gli
“Intoccabili” che ne fanno parte, godono nel buttare i milioni del popolo
IL SONDAGGIO DELLA SCORSA SETTIMANA
Progetto Zuchtriegel
L’83% dei votanti è soddisfatto
Dal 1 novembre 2015
Gabriel Zuchtriegel è il
Direttore del Parco Archeologico di Paestum.
Da allora ha organizzato diverse iniziative
per promuovere il sito
archeologico della Città
Antica:
1) Il Vino del Tuffatore;
2) I venerdì dei depositi;
3) L’apertura al pubblico del Tempio di
Nettuno, del Tempio di
Atena e della Basilica;
4) La mostra “Possessione – Trafugamenti e
falsi di antichità a Paestum”;
Soddisfatto
Insoddisfatto
5) Laboratori didattici
gratuiti per bambini e
ragazzi: “Eracle … che
fatica essere un eroe”.
Tutto questo non ha impedito al Direttore di
esprimersi sulle incongruenze che deturpano
l’aerea archeologica di
Paestum.
Cosa pensi dell’adoperato del Direttore di
questi primi otto mesi di
incarico?
Sono soddisfatto: 83% 30 voti.
Sono
insoddisfatto:
17% - 6 voti.
Voti totali: 36.
Villa Salati
per opere inutili nel Museo, sprecare
soldi del popolo nella sistemazione
della Cirio, costata 3milioni di euro,
incassare 4milioni di euro del popolo
per non costruire un sottopasso ferroviario, buttare denari del popolo nella
pitturazione delle Torri 27 e 28, costata 2milioni di euro, regalare, previo ricevuta, qualche milione di euro
del popolo per qualche allestimento
d’arte carrellato e manifestazioni enogastronomiche per gozzovigli piccolo-borghesi… ma come diceva
Antonio Albanese in un famoso
sketch, con musichetta e balletto armonioso, dopo aver fatto roteare ed
ossigenare il vino nel calice deputato,
ne individuava il colore rosso e nel
contempo ne descriveva le caratteristiche organolettiche… “fa Cagare!”.
Il mancato acquisto di “Villa Salati”
da parte del Ministero, diretto con piglio e cipiglio da Dario Franceschini,
non deve farci preoccupare, in quanto
“Villa Salati” non si configura come
azione di interesse pubblico dello
Stato. Dobbiamo stare “Sereni” perché la Soprintendenza ci tiene a far
sapere che i loro “Intoccabbili Funzionari” saranno vigili e inflessibili
nel reprimere qualsivoglia abuso su
“Villa Salati”, così come è avvenuto
per tutti gli abusi e le illegalità perpetrate nella 220, dal 1957 ad oggi. Dal
Ministero della Cultura si ribadisce
che “La proprietà di “Villa Salati” è
sottoposta a regime di vincolo archeologico e architettonico diretto e
ricada inoltre nell’area sogetta alla
legge 220/1957, che dispone l’inedificabilità assoluta all’interno della
Città Antica di Paestum e nell’area di
rispetto corrispondente ad un chilometro dalle mura. Tali dispositivi di
tutela impongono che il complesso di
“Villa Salati” venga preservato nelle
sue forme attuali e che venga destinato ad usi compatibilità con valenza
storica,archeologica e monumentale
del bene, condizioni imprescindibili
che gli Enti ministeriali preposti assicureranno attraverso una vigile e attenta azione di tutela”. A sentire
queste parole ci scappa un bel ma va
fan………o. Almeno pretendiamo di
fare da “Wedding planner”, per
quando la società di origine “Vesuviana” organizzerà banchetti nuziali,
festini e eventi istituzionali, presenziati dagli “Intoccabili” preposti alla
tutela.
Dario Franceschini
14 n° 26 14/07/2016
LA STAZIONE DEL MARINAIO
di Sergio Vecchio
GASTRONOMIA
a cura di Diodato Buonora http://diodatobuonora.blog.tiscali.it
n° 26 14/07/2016
15
Montalcino, il fenomeno Brunello
è un esempio da imitare
H
o più volte visitato Montalcino
per degustare i suoi vini, sempre piacevole e interessante, ma
questa volta lo è stato di più. Probabilmente perché è estate, il panorama è più
bello e siamo in piena stagione turistica,
mentre le volte precedenti c’ero stato
nei periodi invernali. Mi sono reso
conto del “fenomeno” Brunello e di
quanto è utile per un’intera zona, economicamente e turisticamente parlando. Secondo me, porta più economia
il Brunello a Montalcino che i templi
alla nostra Paestum. Per spiegarmi meglio: chi fa turismo enologico e va a
Montalcino, è un esperto di vino e conoscendo il valore di una bottiglia di
Brunello, è in genere una persona facoltosa e per visitare più cantine resta in
zona diversi giorni; mentre la maggior
parte dei turisti che vengono a Paestum
per i templi, ci restano poche ore, creando economia unicamente all’interno
della zona archeologica. In questo
esempio ho escluso il mare che porta in
zona un turismo prettamente balneare
(e di massa) e molti di loro, anche restando più settimane, non visitano i
templi, anzi, molti ne ignorano addirittura l’esistenza. Tornando a noi, Montalcino è un comune situato in provincia
di Siena, rinomato per il suo Brunello,
un vino ottenuto al 100% da uve Sangiovese Grosso, che troviamo in enoteca con prezzi che in genere, a secondo
delle aziende, vanno dai 25 agli oltre
500 euro a bottiglia. L’occasione del
breve viaggio in questa bella località mi
è stata data dall’invito a visitare la cantina “Castello Romitorio”. Il tempo di
percorrenza da Paestum, con andamento turistico, è di poco meno di 6
ore. Che ero arrivato in un posto dove
“il buongiorno si vede dal mattino”, me
ne sono già accorto all’uscita dell’autostrada a Chiusi – Chianciano Terme,
dove una giovane e pimpante casellante
mi saluta con uno squillante “buongiorno”. Cosa che, francamente, non mi
è mai capitato dalle nostre parti. Giunti
in cantina, siamo stati professionalmente ricevuti dal responsabile Daniele
D’Antoni, che ci guida in un tour aziendale e ci racconta la storia della cantina.
L’azienda Castello Romitorio prende il
nome da una massiccia fortezza del XII
secolo che sorge su di una collina, nel
quadrante nord-est di Montalcino, circondata da una fitta foresta di lecci. Abbandonato negli anni ’50, Castello
Romitorio conobbe l’inizio della sua rinascita nel 1984 quando l’artista Sandro Chia acquistò la proprietà dal suo
amico barone Giorgio Franchetti. Il re-
stauro del castello ebbe inizio da subito,
seguito dalla trasformazione delle sue
terre incolte in vigneti e dalla costruzione di una magnifica cantina equipaggiata con le più avanzate
tecno¬logie a disposizione sul mercato
e abbellita con sculture e quadri del
noto artista che ancora oggi è il titolare
dell’azienda. A tavola, nella sala degustazioni aziendale, ci è stato offerto un
“light lunch” con una serie di specialità
toscane, accompagnate da una ricca degustazione di vini. Tra quelli più apprezzati ricordo il Morellino di
Scansano, il Rosso di Montalcino, il
Toro (Cabernet Sauvignon, Syrah, Petit
Verdot), il Romito (Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Canaiolo Nero) e il Brunello di Montalcino in diverse versioni
e annate. Vini di classe ed eleganza che
è raro trovare. Dopo la visita alla cantina siamo andati all’albergo “Si Mon-
Palinuro - 3ª edizione
“Il Cilento nel piatto e nel bicchiere”
D
opo il successo delle scorse
edizioni, a Palinuro si è ripetuto l’evento “Il Cilento nel
piatto e nel bicchiere”. La location è
stata ancora la bellissima e incantevole cornice della terrazza dell’Hotel
La Torre. I numerosi ospiti, giunti da
ogni parte della provincia, hanno potuto godere delle meraviglie naturali
che offre il posto. Palinuro, nonostante
i tanti disagi di viabilità per arrivarci,
resta sempre una delle perle di bellezza naturale, non solo della provincia di Salerno, ma di tutta la nostra
bella Italia. L’evento è stato organizzato da Alberto Giannattasio, presidente dell’associazione di formazione
gastronomica “L’Acino d’Uva”, con
la collaborazione della titolare dell’Hotel La Torre, Rosa Valentina De
Sanctis. La manifestazione è stata
possibile grazie alla disponibilità delle
numerose aziende enogastronomiche
cilentane che hanno contribuito con i loro prodotti. Difficile elencarle
tutte, a mente ricordo le
aziende vinicole: Casa
Vinicola Cuomo – I Vini
del Cavaliere, De Conciliis, Albamarina, Casebianche, San Salvatore,
Alfonso Rotolo, Tenuta
Macellaro, Casa di Baal
e Barone. Poi, Caseificio
Polito di Agropoli per le mozzarelle di
bufala, Michele Ferrante di Controne
per i rinomati fagioli, Maida per
creme, sott’oli e sughi ambiti e richiesti dai più bravi chef d’Italia, l’azienda
Madonna dell’Olivo di Serre per
l’olio extravergine di oliva e l’azienda
Salella di Salento per olio, olive ammaccate e altri prodotti tipici cilentani.
Quest’anno c’è stata la partecipazione
del Mastro Dolciere Alfonso Pepe che
ha proposto in anteprima un dessert
con il finocchietto marino. Questa
pianta che troviamo lungo tutte le
coste italiane, è molto antica. Conosciuta dai Greci e dai Romani, da
tempi remoti è raccolta per essere utilizzata in insalata oppure conservata
sottaceto per le sue innumerevoli ed
eccellenti proprietà medicinali e alimentari. La manifestazione è iniziata
con l'inaugurazione della mostra fotografica "I volti dei popoli", il conve-
gno sull'enogastronomia e sulle abitudini alimentari dei diversi popoli e la
presentazione del libro “Le Ricette del
Cilento” di Luciano Pignataro, opera
giunta alla quinta edizione alla quale
ho avuto l’onore di collaborare con
delle ricerche e per aver scattato la
foto di copertina. Alla fine, aperti i
banchi di assaggio, i numerosi ospiti
hanno potuto degustare i vini abbinati
a preparazioni da parte di chef del
posto. Visto il successo, il prossimo
anno si sta già lavorando per un’edizione più ricca di contenuti ed espositori. W il Cilento nel piatto e nel
bicchiere.
Dibbì
talcino”, piccolo, curato, accogliente e
pulito. Al nostro arrivo la gentilissima
receptionist ci ha accolto con molta professionalità e ci ha invitati al bar. Complimenti, un bell’esempio di
professionalità. La sera abbiamo fatto
un giro nel centro storico, molto ordinato e ricco di ristorantini ed enoteche
(sembra che ce ne siano circa 30) e ci
siamo resi conto del movimento turistico che crea il fenomeno “Brunello”,
un esempio da imitare! Chissà, forse un
giorno creeremo un “fenomeno mozzarella pestana”, simile a questo bel modello toscano.
La ricetta
Linguine al ragù
di alici cilentane
Ingredienti per 4 persone: 320 g
di linguine, 300 g di alici cilentane
fresche, 1 spicchio d’aglio, 1 cucchiaio di cipolla tritata, prezzemolo, olio extravergine d’oliva del
Cilento, 1/2 bicchiere di vino
bianco, 20 pomodorini freschi, sale
e pepe.
Preparazione: Pulite le alici, togliendo la testa, la lisca e la coda.
Tagliatele a pezzetti di un paio di
centimetri di larghezza. In una capiente padella preparate un soffritto
con aglio, olio, cipolla e prezzemolo. Unite i pezzetti di alici e appena sentono la cottura bagnare con
il vino. Senza aspettare che il sugo
si asciughi troppo, aggiungere i pomodorini tagliati a metà, aggiustare
di sale e pepe (a piacere) e ultimare
la cottura. Aggiungete le linguine
che nel frattempo avrete cotto in abbondante acqua salata, amalgamate
bene il tutto e servite subito con un
filo d’olio e una macinata di pepe.
Vino consigliato: Leukòs 2015,
Fiano Paestum Igp, I Vini del Cavaliere.