M. MAURO, Prescrizione e certezza

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Persona
e Mercato – Saggi
PRESCRIZIONE E CERTEZZA: RAGIONI DEL DEBITORE E
DEL CREDITORE A CONFRONTO.
Di Mario Mauro
Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
(Mario Mauro)
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SOMMARIO: 1. Il problema. – 2. Il fondamento teorico della prescrizione: certezza ed effettività
della tutela. 2.1. Certezza ed effettività nel quadro normativo italiano. – 3. Certezza del diritto e
tutela del creditore. – 4. Certezza del diritto e tutela del debitore. – 4.1. L’equiparazione della
conoscenza alla conoscibilità. – 4.1.1. Dovere di conoscere e meccanismi presuntivi. – 4.2.
L’obbligo di informazione. – 4.3. La previsione negoziale di un termine di decadenza. - 5.
Conclusioni: rilevanza del comportamento delle parti ed esigenza di una riforma.
ABSTRACT. Lo scritto affronta il problema dell’esordio del termine di prescrizione alla luce dei più
recenti orientamenti giurisprudenziali e delle riforme europee, mettendo a confronto le ragioni
del creditore e quelle del debitore.
The paper addresses the problem of beginning of the limitation period in the light of the most recent case law and European reforms, comparing the reasons of the creditor and those of the debtor.
Persona e Mercato – Saggi
Soprattutto nel settore della responsabilità
extracontrattuale, ricorre con estrema frequenza il
principio per cui la prescrizione decorre solamente
quando
le
conseguenze
pregiudizievoli,
manifestatesi all’esterno, saranno percepite quale
danno ingiusto determinato dalla condotta illecita
dell’agente, sulla base di due parametri, l’ordinaria
diligenza e la diffusione delle conoscenze
scientifiche1.
In tal senso, perché la prescrizione possa
esordire, avranno un ruolo chiave le informazioni
che rendano disponibili al danneggiato tutti i dati
circa l’instaurazione di un procedimento giudiziario.
Per converso, qualora non sia conoscibile la
causa del danno, la prescrizione non inizierà. In
ogni caso, il danneggiato, usando l’ordinaria
diligenza, deve essere in grado di apprezzare le
conseguenze lesive, anche con riferimento alla
rilevanza giuridica.
La giurisprudenza ha così creato un legame tra
disponibilità dell’informazione e spostamento in
avanti nel tempo della decorrenza.
L’approdo giurisprudenziale se, da un lato,
favorisce il creditore, dall’altro, ha come
contropartita un quadro probatorio meno nitido e,
considerata l’incertezza del suo esordire, rischia di
esporre il debitore a domande risarcitorie
potenzialmente illimitate nel tempo.
A questo limite, come vedremo, le riforme
europee hanno risposto istituendo un termine finale
di sbarramento, che inizia a decorrere
indipendentemente dalla conoscenza ed al quale non
si applicano cause di sospensione o di interruzione.
Una volta che questo termine sia compiuto, nessuna
pretesa sarà più azionabile.
In Italia, invece, manca una tutela che venga
incontro, in termini efficienti, alle ragioni del
debitore: se l’esordio della prescrizione è incerto
perché parametrato alla conoscenza che ha il
creditore di un proprio diritto, il debitore non
dispone di adeguate informazioni che gli
consentano di valutare per quanto tempo il suo
patrimonio rischi di essere aggredito.
Tale situazione, non scevra di importanti
ricadute concrete, lede, allo stesso tempo, quello
che è da sempre stato considerato il fondamento
giuridico della prescrizione, la certezza del diritto.
1
Principio per la prima volta affermato da Cass., 21 marzo
2003, n. 2645, in Giur. it., 2003, p. 285; consacrato da Cass.,
sez. un., 2 febbraio 2007, n. 2305, in Foro it., 2007, I, 1097 e da
Cass., sez. un., 11 gennaio 2008, n. 581, in Foro it., 2008, I, c.
453; confermato ex multis da Cass., 3 maggio 2016, n. 8703;
Cass., 3 maggio 2016, n. 8645; Cass., 7 aprile 2016, n. 6747,
tutte in Iusexplorer.
Questo ultimo punto è centrale per interpretare il
problema e, pertanto, è importante un chiarimento.
2. Il fondamento teorico della prescrizione:
certezza ed effettività della tutela.
Secondo l’opinione tradizionale, la prescrizione
affonda le proprie radici in astratte esigenze di
certezza del diritto2.
Allo stesso tempo, non sono mancate voci
autorevoli di segno differente. Alcune hanno posto
l’accento sull’effetto di troncare con rapidità
controversie tardivamente instaurate, prescindendo
da ogni giudizio sulla fondatezza della pretesa3;
altre, invece, hanno fatto riferimento all’interesse
del soggetto passivo a che la soggezione del suo
patrimonio non si prolunghi eccessivamente nel
tempo alle pretese altrui4; altre, ancora, parlano di
sanzione per l’inerzia5.
Sebbene trattasi di opinioni contrastanti,
muovono da un presupposto comune: una
concezione
della
prescrizione in termini
pubblicistici6.
2
La tesi è riferibile inizialmente agli scritti di F.C. VON
SAVIGNY, Sistema del diritto romano attuale, V, Torino, 1898,
p. 309; B. WINDSCHEID, Diritto delle Pandette, Torino, 1902, p.
428; R.T. TROPLONG, Della prescrizione, I, Palermo, 1846, p.
26. Più di recente è stata portata avanti da G. AZZARITI- G.
SCARPELLO, Prescrizione e decadenza, in Commentario, a cura
di A. Scialoja e G. Branca, 1964, sub artt. 2934, p. 203. Sulla
stessa linea, con qualche sfumatura differente V. TEDESCHI,
(Lineamenti della distinzione tra prescrizione estintiva e
decadenza, Milano, 1948, p. 55) secondo il quale l’ordinamento
giuridico, mediante la prescrizione, pone riparo alle
conseguenze alle conseguenze economico-sociali di incertezza
derivanti dal prolungarsi del mancato esercizio del diritto; F.
SANTORO-PASSARELLI (Dottrine generali del diritto civile, cit.,
p. 113) , parla di adeguamento della situazione di diritto a
quella di fatto; R. CATERINA (Impium presidium. Le ragioni a
favore e contro l’usucapione, Milano, 2001, p. 36) preferisce,
invece, parlare di sicurezza dei rapporti giuridici.
3 P. VITUCCI, La prescrizione, in Il Codice civile. Commentario,
a cura di P. Schlesinger, Milano, 1999, p. 28.
4 In dottrina, sembra questa una delle posizioni maggiormente
accreditate. P. TRIMARCHI, Prescrizione e decadenza, cit., p.
218; A. AURICCHIO, Appunti sulla prescrizione, Napoli, 1971,
p. 41 e ss.; B. GRASSO, voce Prescrizione, in Enc. dir., XXXV,
Milano, 1986; F. GALGANO, Diritto civile e commerciale, IV,
Padova, 1999, p. 312; F. ROSELLI, La prescrizione e la
decadenza, in Diritto civile, diretto da N. Lipari e P. Rescigno,
vol. IV, Attuazione e tutela dei diritti, Milano, 2009, p. 486;
5 F. MESSINEO, Manuale di diritto civile e commerciale,
Milano, 1959, I, p. 187; G. SCALFI, Osservazioni sulla
prescrizione e decadenza, in Temi, 1952, n. 3.
6
La relazione ministeriale che ha accompagnato la
pubblicazione del Codice civile, lo assumeva come un dato
scontato. A commento dell’art. 2936 c.c., che sancisce la nullità
di ogni patto diretto a modificare la disciplina della
prescrizione, si legge che la norma è coerente «alla finalità
d’ordine pubblico che informa l’intero istituto della
prescrizione».
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1. Il problema.
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Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
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La tesi poggia su una tradizione secolare e trova
le proprie basi teoriche in un approccio
giusnaturalista diffuso nella mentalità dei giuristi di
fine ‘700.
Leggendo le pagine di Troplong7, «i diritti
considerati idealmente sono interminabili e
| 172 sempiterni, ed il tempo non ha impero se non su ciò
che è contingente, non può smuoverli, come non
può attaccare lo stesso essere supremo. Poiché il
tempo non può dare principio né termine a ciò che è
eterno e assoluto».
D’altra parte, proprio per evitare che un soggetto
rimanesse debitore a vita8, la prescrizione divenne
«una delle principali guarentigie sociali»9: poiché è
la stessa natura che impone tranquillità ed ordine
sociale, tramite questa via si armonizzò la legge
positiva con la legge di natura.
Del resto, già Bartolo10, successivamente ripreso
da Savigny e Windscheid11, affermava che la
prescrizione è inducta ad publicam utilitatem ed è,
quindi, un istituto iuris publici12.
Su queste basi, la dottrina europea era concorde
nell’indicare un interesse pubblico a fondamento
della prescrizione.
Con l’avvento del nuovo millennio, però, quelli
che erano i tratti comuni della disciplina sono
mutati: nella riforma tedesca del 2001, in quella
francese del 2008, nella legislazione di settore
europea e nei progetti di soft law, si registrano
profili di continuità13.
I termini lunghi, che favorivano il creditore,
sono sostituiti da termini brevi, poiché si ritiene
maggiormente degno di tutela l’interesse del
debitore ad un rapido consolidamento della
situazione14.
L’esordio della prescrizione viene parametrato a
circostanze soggettive riferibili al creditore e che
coincidono con la conoscenza-conoscibilità in
ordine alla determinazione di tutti gli elementi che
gli consentano di agire in giudizio, per tutelare un
proprio interesse.
La diversificazione dei termini avviene non sulla
base del rimedio esercitato ma sulla base
dell’interesse sotteso al rimedio. Ad esempio,
termini più lunghi sono previsti per i danni
all’integrità della persona.
Oltre al termine breve, viene introdotto anche un
ulteriore termine lungo, destinato alla tutela delle
ragioni del debitore e legato a criteri oggettivi15. A
questo non si applicano cause di sospensione o di
interruzione.
Sotto altro aspetto, è dato valore all’autonomia
privata entro determinati limiti, affinché una delle
parti non abusi eccessivamente di questo potere,
prevedendo termini eccessivamente iugulatori o
dilatori.
Trattasi di regole nuove che riflettono un
approccio, in linea con la metodologia europea, ove
l’area di messa a fuoco non è sulla realizzazione di
fenomeno estintivo16 ma sull’interesse che le parti
hanno in un determinato rapporto.
7
R.T. TROPLONG, Della prescrizione, o commentario del Tit.
20., Lib. 3. del Codice Civile, Torino, 1841, I, p. 27
8 In termini analoghi ma più concreti G. GIORGI, Teoria delle
obbligazioni nel diritto moderno italiano, VIII, Firenze, 1911,
p. 343, «se eravate debitori ieri, rimarrete debitori domani, se
non sborsate denari per pagare».
9 L’espressione è di A. AURICCHIO, Appunti sulla prescrizione,
cit., p. 39
10 Riportato da G. PUGLIESE, Trattato della prescrizione
acquisitiva nel diritto civile italiano, Torino, 1889, p. 144
11 Richiamato da P. VITUCCI, La prescrizione, cit., p. 179
12 L’idea della matrice pubblicistica della prescrizione affonda
le proprie radici anche più indietro nel tempo quando, II sec.
d.C., si iniziò a parlare di longi temporis praescriptio: al fine di
garantire certezza e stabilità nei rapporti giuridici, si disposero
termini di prescrizione lunghi. Per approfondimenti cfr. M.R.
CIMMA, Prescrizione e decadenza nel diritto romano e
intermedio, in Dig. disc. priv., XIV, Torino, 1996, p. 253 e ss.
13 Per un primo approccio alle riforme sulla prescrizione in
Europa cfr. S. PATTI, Certezza e giustizia nel diritto della
prescrizione in Europa, in Riv. trim. dir. e proc. civ., 2010, p.
21. Per una trattazione più ampia cfr. R. ZIMMERMANN, Comparative foundations of European Law of Set-off and Prescription, Cambridge, 2002. Per ulteriori approfondimenti sulla riforma tedesca cfr. anche S. DELLE MONACHE, Profili
dell’attuale normativa del codice civile tedesco in tema di
prescrizione, in Riv. dir. civ., 2003, I, p. 179 e R. CAPONI (La
nuova disciplina della prescrizione nel codice civile tedesco:
spunti per una riforma italiana, in Corr. giur., 2006, p. 1322
mentre per quella francese v. E. CALZOLAIO, La riforma della
prescrizione in Francia nella prospettiva del diritto privato
europeo, in Riv. trim. dir. e proc. civ., 2011, p. 1098.
14 Termini lunghi erano coerenti con il precedente contesto
socio-economico ove le esigenze di regolarità e di sicurezza,
nonché di frequente lentezza di svolgimento dei rapporti
giuridici erano dominanti, cfr. S. PATTI, Certezza e giustizia nel
diritto della prescrizione in Europa, cit., p. 21.
15 Vale a dire, indipendentemente dalla conoscenza. Mentre la
soluzione francese parla di naissance du droit, quella tedesca
lega la decorrenza del termine lungo al compimento dell’azione
o alla violazione dell’obbligo.
16 Il dibattito sugli effetti della prescrizione è strettamente
legato a quello sull’oggetto: se si vuole mantenere ferma
l’estinzione, questa non può avere ad oggetto un diritto; se si
vuole mantenere fermo il diritto, questo non sembra estinguersi.
Già nella vigenza del precedente codice autorevole dottrina
dubitava che la prescrizione potesse produrre effetti estintivi
sostenendo, piuttosto, che la maturazione del periodo
prescrizionale producesse un indebolimento dell’obbligazione
originaria e ciò che residuava fosse un’obbligazione naturale
(F. CARNELUTTI, Appunti sulla prescrizione, in Riv. dir. proc.
civ., 1933, I, p. 32, tesi successivamente ripresa da P.
PERLINGIERI, Il fenomeno dell’estinzione delle obbligazioni,
Napoli, 1972, p. 117).
Entrato in vigore il nuovo Codice civile, la dottrina più attenta
si è divisa in due posizioni: alcuni Autori hanno parlato di
efficacia preclusiva; altri di efficacia acquisitiva.
La tesi in ordine all’efficacia preclusiva muove da un’acuta
intuizione. Mantenendo fermi i termini usati dal legislatore,
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ragionare sull’estinzione del diritto, presuppone l’esistenza di
questo. Invece, è proprio il giudizio sull’esistenza del diritto
che l’eccepita prescrizione esclude: quando il giudice deve
decidere sull’eccezione proposta dal convenuto, valuta
solamente se il termine sia decorso o meno, senza alcuna
valutazione in ordine alla validità o esistenza di una
preesistente situazione giuridica e senza alcun accertamento
ulteriore (così A. FALZEA, voce Efficacia giuridica, in Enc. dir.,
XIV, Milano, 1965, p. 498 ripreso poi da P. VITUCCI, La
prescrizione, in Commentario al Codice Civile, a cura di P.
Schlesinger, Milano, 1991, p. 20).
Diversamente, chi propende per un’efficacia acquisitiva, muove
dal presupposto che oggetto della prescrizione sia il rapporto:
maturato il periodo prescrizionale, gli effetti prodotti possono
essere esaminati tanto nell’ottica del creditore quanto nell’ottica
del debitore.
Guardando la questione ex latere creditoris, l’effetto estintivo
non è in grado di spiegare (a) le ragioni per cui spetti al
debitore eccepire la prescrizione e questa non possa essere
d’ufficio rilevata dal Giudice (c.c. 2938); (b) come mai il
debitore possa rinunciare a qualcosa che, invece, si è estinto
(c.c. 2937); (c) le ragioni per cui non è possibile ripetere ciò che
è stato spontaneamente pagato in adempimento di un debito
prescritto (c.c. 2940).
Invece, spostando l’attenzione verso il lato passivo del rapporto
obbligatorio, la prescrizione, anziché estinguere un diritto del
creditore, fa acquistare un diritto al debitore il quale, a fronte
della domanda proposta dal primo, avrà uno strumento in più
per difendersi (in questo senso, A. AURICCHIO, Appunti sulla
prescrizione, cit., p. 40 e ss.).
Entrambi gli spunti sono stati, più di recente, ripresi,
distinguendo gli effetti sostanziali da quelli processuali. Con
riferimento ai primi, il diritto del creditore entrerebbe in una
fase di quiescenza e l’effetto estintivo è rimesso ad una
decisione del debitore. Con riferimento agli effetti processuali,
è sposata la tesi degli effetti preclusivi, prima illustrata (così G.
TRAVAGLINO, L’elaborazione teorica, in A. Batà-V. Carbone –
M.V. De Gennaro-G. Travaglino, La prescrizione e la
decadenza, Milano, 2001, p. 11 e ss.).
Tra coloro che continuano a parlare di efficacia estintiva e
rimangono più aderenti alla lettera dell’art. 2935 c.c., per dare
giustificazione alla posizione, viene indicato, nell’oggetto della
prescrizione, un concetto eccessivamente astratto per avere una
sicura definizione normativa: l’azionabilità intesa come «la
possibilità che la pretesa sia dedotta nell’actio» (così P.G.
MONATERI, Natura, regime e scopi della prescrizione, in P.G.
Monateri – C. Costantini La prescrizione, in Trattato di Diritto
civile, diretto da R. Sacco, Torino, p. 7
17 CEDU, 21 febbraio 1975, n. 4451/70, Golder v. United
Kingdom, «the principle whereby a civil claim must be capable
of being submitted to a judge ranks as one of the universally
“recognised” fundamental principles of law; the same is true of
the principle of international law which forbids the denial of
justice. Article 6, para 1, must be read in the light of these principles. It would be inconceivable, in the opinion of the Court,
that Article 6 para 1 should describe in detail the procedural
L’affermazione si inserisce a margine
dell’interpretazione sull’art. 6 CEDU, a norma del
quale ciascuna persona ha diritto che la sua causa
sia esaminata da un Tribunale. Tale diritto non è
assoluto ma può essere sottoposto a limitazioni
dettate dai singoli Stati aderenti, purché ci sia una
proporzione tra la legittimità degli scopi perseguiti e
strumenti adoperati18.
Traslando il principio in regola, un termine di
prescrizione
eccessivamente
iugulatorio
rischierebbe di minare l’effettività del rimedio e
della tutela giurisdizionale; uno eccessivamente
dilatorio, al contrario, pregiudicherebbe le difese di
un soggetto in giudizio.
La prescrizione diventa così uno di quegli aspetti
che determinano o compromettono l’effettività di
una tutela.
Lungo questa prospettiva sembra muoversi
anche la CGUE, che riprende l’indicazione ed in
una sentenza del 2003 afferma «la fissazione di
termini ragionevoli a pena di decadenza risponde,
in linea di principio, al principio di effettività, in
quanto costituisce l’applicazione del fondamentale
principio di certezza del diritto»19.
Da qui, il problema: se si possano conciliare le
nuove istanze di effettività con il tradizionale
fondamento di certezza.
Nel dare una forma all’istituto, la forza del
principio di effettività impone di rimeditare la
nozione di certezza, legando la prescrizione non ad
astratte istanze pubblicistiche ma alle concrete
esigenze dei privati.
2.1. Certezza ed effettività nel quadro
normativo italiano.
A norma dell’art. 2936 c.c., è nullo ogni patto
diretto a modificare la disciplina legale della
prescrizione.
guaratees afforded to parties in a pending lawsuit and should
not first protect that which alone makes it in fact possible to
benefit from such guarantees, that is, access to court. The fair,
public and expeditious characteristics of judicial proceedings
are of no value at all if there are no judicial proceedings». Nello
stesso senso si è anche successivamente pronunciate CEDU,
Gr. Ch., 14 dicembre 2006, n. 1398/03, Markovic; CEDU, 7
dicembre 2010, n. 50330/07, Seal.
18 In questo senso CEDU, Markovic, cit. (§ 99); CEDU, Seal,
cit. (§ 75).
19 CGCE, 18 settembre 2003, C-125/2001, Peter Pflücke c.
Bundesanstalt für Arebit. In senso analogo cfr. anche CGCE, 16
luglio 2009, C-69/08, Raffaello Visciano c. INPS; CGCE, 24
marzo 2009, C-445/06, Danske Slagterier; CGCE, 11 luglio
2002, C-62/00, Marks&Spencer; CGCE, 5 ottobre 1999, C84/86, Paesi Bassi c. Commissione; CGCE, 26 maggio 1982,
C-44/81, Germania C. Commissione;
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Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
(Mario Mauro)
La prescrizione non è oggi studiata nelle
problematiche sull’estinzione del diritto quanto,
piuttosto, di durata nel tempo del rimedio.
In quest’ottica, già in una pronuncia del 1975,
Golder, i Giudici hanno affermato che non avrebbe
senso rispettare nel processo determinate regole
finalizzate alla protezione dei diritti fondamentali
dell’uomo, se alla base si negasse la possibilità di
portare determinate istanze davanti ad un Giudice17.
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Persona
e Mercato – Saggi
Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
(Mario Mauro)
Secondo la dottrina, la disposizione è stata
oggetto di un «equivoco concettuale, prodotto dalle
affermazioni troppo concise della relazione
ministeriale»20.
In questa si legge che la disposizione è coerente
«alla finalità d’ordine pubblico che informa l’intero
| 174 istituto della prescrizione». Definisce, inoltre,
erroneo il presupposto che essa «sia stabilita
nell’interesse del debitore». Se così fosse, infatti,
sarebbe disconosciuto «il carattere pubblico
dell’istituto».
La spiegazione del Guardasigilli, pur nella sua
brevità, poggia su quella tradizione sopra riportata
che ha contribuito a propendere per la natura
esclusivamente pubblicistica dell’istituto.
Solamente negli ultimi anni, probabilmente
anche grazie alle aperture verso l’Europa, questo
assunto è stato messo in discussione.
Come è stato giustamente osservato, la tesi della
certezza e del fondamento pubblicistico stride con il
funzionamento della prescrizione, per come è stato
concepito dal legislatore italiano.
Stride con gli articoli 2944 c.c. e 2945 c.c. che
disciplinano l’interruzione
per
effetto di
riconoscimento del diritto perché il termine finale
andrebbe a dilatarsi oltre misura, «a dimostrazione
del fatto che se l’ordinamento fosse stato davvero
interessato alla certezza, avrebbe dovuto
predisporre, invece, un meccanismo simile a quello
dettato per la decadenza dall’art. 2964 c.c., che,
appunto, dichiara inapplicabili le norme
sull’interruzione»21.
Stride anche con l’art. 2943 c.c. a norma del
quale è sufficiente qualunque atto che costituisca in
mora il debitore, anche una semplice raccomandata
a cadenza periodica, per rendere imprescrittibile il
diritto. «Non avendo l’ordinamento predisposto
meccanismi di salvaguardia contro tale eventualità,
non può che dedursene che l’interesse principale in
gioco non sia quello della certezza dei rapporti»22.
Infine, stride con l’art. 2937 c.c. E’ sufficiente la
lettura della norma «per rendersi conto che alla
base dell’istituto non può trovarsi l’esigenza di
certezza»23. Infatti, proprio una volta che la
prescrizione sembra essersi compiuta e che gli
effetti, quindi, si sono stabilizzati, è prevista la
possibilità di rinunciarvi, anche tacitamente, tramite
20
P. VITUCCI, La prescrizione, cit., p. 177 , tesi
successivamente ripresa da P. VITUCCI – F. ROSELLI, Le
disposizioni generali sulla prescrizione, in Trattato di diritto
privato, a cura di P. Rescigno, vol. 20, p. 456.
21 P.G. MONATERI, Natura regime e scopi della prescrizione,
cit., p. 28.
22 P.G. MONATERI, Natura regime e scopi della prescrizione,
cit., p. 29.
23 P.G. MONATERI, op. loc. ult. cit.
la manifestazione di un fatto incompatibile con la
volontà di avvalersene.
Da questi dati, il semplice richiamo alla
‘certezza del diritto’ è troppo generico per
giustificare l’esistenza dell’istituto. Questo per due
motivi.
In primo luogo, perché la certezza è pervasiva di
ogni campo del diritto e non si potrebbe pensare al
diritto senza prendere in considerazione una diffusa
esigenza di certezza24.
In secondo luogo, non tiene conto del concreto
assetto di interessi che la norma disciplina e risolve
assegnando vantaggi e sacrifici. La prescrizione è
un istituto che riguarda la durata nel tempo del
rimedio. Essa deve operare a vantaggio sia del
soggetto titolare del rimedio stesso sia di quello nei
cui confronti il rimedio sarà esperito25.
L’attuale situazione italiana, invece, offre una
protezione esclusivamente al creditore, senza
contemperare anche le ragioni del debitore.
3. Certezza del diritto e tutela del creditore.
Ponendosi nella visuale del creditore, l’art. 2935
c.c. subordina l’esordio del termine di prescrizione
alla possibilità di esercitare il diritto (letteralmente,
“La prescrizione comincia a decorrere dal giorno in
cui il diritto può essere fatto valere”).
Riprendendo quanto contenuto nella Relazione
al Re, la norma «dà formulazione legislativa al
principio che la prescrizione comincia a decorrere
dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere; e
l’espressione deve essere intesa con riferimento alla
possibilità legale, non influendo sul decorso della
prescrizione, salve le eccezioni stabilite dalla legge,
l’impossibilità di fatto in cui venga a trovarsi il
titolare del diritto»26.
Questa era l’interpretazione dominante negli
anni immediatamente successivi al 1942, esclusiva
rilevanza agli impedimenti legali tassativamente
previsti ed esclusione degli impedimenti di fatto. In
questi ultimi vi rientravano anche le ipotesi di
ignoranza incolpevole, da parte del titolare del
diritto, sia dell’identità della controparte sia di altre
circostanze di fatto essenziali all’esercizio dello
stesso; nonché gli impedimenti connessi al caso
fortuito o alla forza maggiore.
Sennonché, ogni norma deve essere interpretata
con l’evolversi dei tempi, in considerazione dei
24
P.G. MONATERI, op. loc. ult. cit.
P.G. MONATERI, op. loc. ult. cit.
26 Relazione al Re, punto n. 1198
25
Persona e Mercato – Saggi
attività svolta dalla Suprema Corte è stata
estenderne l’applicazione anche ad ulteriori settori
che esulassero dall’ambito originario: alla
responsabilità del professionista31; al consumatore
che abbia subito un danno a seguito di un’intesa
anticoncorrenziale32; oppure all’indebolimento della
posizione contrattuale nella fase stragiudiziale delle
trattative, per aver ignorato la consumazione del
reato di corruzione33; o ancora, all’azione di
responsabilità promossa dalla curatela la cui
decorrenza è legata alla conoscibilità esteriore
dell’incapienza patrimoniale34.
La novità, ancora prima dei suoi risvolti pratici,
è filosofica: si passa da un piano ontologico (il fatto
che accade perché il termine faccia il suo esordio)
ad un piano gnoseologico (il fatto che deve essere
conosciuto da chi lo ha subito).
4. Certezza del diritto e tutela del debitore.
Il cambiamento di prospettiva seguito dalla
giurisprudenza, come sopra delineato, non è stato
accompagnato da una sufficiente tutela delle ragioni
del debitore. Parametrare l’esordio della
prescrizione a circostanze soggettive del creditore,
limita le esigenze di tutela e giustizia riferibili al
debitore.
In Francia, Germania e nei progetti di riforma
europei si è ovviato a tale rischio istituendo il
meccanismo del doppio termine.
In Italia, in mancanza di un intervento
riformatore, è necessario procedere in via
interpretativa prospettando alcuni strumenti che,
lungi dall’allineare il nostro ordinamento a quello
europeo, hanno solo la funzione di mitigare un
disallineamento, che comunque rimane.
Sono tre le direzioni in cui si potrebbe agire:
- l’equiparazione della conoscenza alla
conoscibilità;
- la costruzione di un obbligo di
informazione gravante sul debitore;
- la previsione negoziale di un termine di
decadenza.
4.1. L’equiparazione della conoscenza alla
conoscibilità e l’introduzione di
meccanismi presuntivi.
27
Sul concetto di interpretazione evolutiva cfr. R. SACCO,
L’interpretazione, in Le fonti del diritto italiano, 2, Le fonti non
scritte e l’interpretazione, in Trattato di diritto civile, a cura di
R. Sacco, Torino, 1999, in part. p. 290 e ss.
28 F. ROSELLI-P. VITUCCI, La prescrizione e la decadenza, in
Trattato di diritto privato, diretto da P. Rescigno, vol. XX,
1998, p. 404.
29 Ex multis, cfr. Cass., 24 marzo 1979, n. 1716, in Foro it.,
1980, I, c. 1115
30 Cass., 21 marzo 2003, n. 2645, in Giur. it., 2003, p. 285
nonchè Cass., 11 gennaio 2008, n. 581, in Foro it., 2008, I, c.
453.
31
Di recente, Cass., 22 settembre 2016, n. 18606 e Cass., 7
aprile 2016, n. 6747, in Iusexplorer.
32 Cass., 2 febbraio 2007, n. 2305, in Foro it., 2007, I, c. 1097.
33 C.A. Milano, 4 marzo 2011, Fininvest/CIR, in Resp. civ. e
prev., 2011, p. 1807.
34 Cass., 12 giugno 2014, n. 13378
| 175
Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
(Mario Mauro)
mutamenti sociali, storico, economici ed
istituzionali nel frattempo sopravvenuti27.
D’altra parte, anche la dottrina aveva colto le
iniquità
dell’interpretazione
prevalente,
evidenziando che, sebbene dalla norma generale
risultasse sacrificato l’interesse individuale del
titolare del diritto, questo avveniva «in nome della
funzione sociale altissima dell’istituto», la quale
può esigere che «spesso si passi sopra l’equità»28.
Di diverso avviso la giurisprudenza e, da qui, le
aperture.
Con l’obiettivo di rendere effettiva la tutela di un
diritto, si sono cercate interpretazioni che
garantissero al danneggiato di non sopportare
ulteriori conseguenze pregiudizievoli connesse ad
una condotta inerte non imputabile.
In un primo momento, incidendo sull’art. 2947
c.c., il dies a quo è stato spostato in avanti: dal
momento in cui il danneggiante pone in essere la
condotta illecita a quando le conseguenze si sono
manifestate all’esterno29.
Muovendo dalla funzione compensativa della
responsabilità civile e dalla struttura dell’illecito, il
risultato è stato ottenuto facendo coincidere
l’espressione «dal giorno in cui il fatto si è
verificato» con l’evento di danno e non con la
condotta.
In un secondo momento, leggendo l’art. 2935 e
l’art. 2947 c.c. in termini di complementarietà e non
di specialità, l’exordium praescriptionis è stato
ulteriormente spostato avanti: inizierà a decorrere
solamente quando le conseguenze manifestatesi
all’esterno saranno percepite quale danno ingiusto
seguente alla condotta illecita, sulla base di due
parametri, l’ordinaria diligenza e la diffusione delle
conoscenze scientifiche30.
Ne consegue che, qualora non sia conoscibile la
causa del danno, la prescrizione non inizierà a fare
il suo corso. Inoltre, il parametro della conoscibilità
non verrebbe rispettato qualora il danneggiato,
usando l’ordinaria diligenza, non sia in grado di
apprezzare le conseguenze lesive, anche con
riferimento alla loro rilevanza giuridica.
Affermata la regola nell’area della responsabilità
aquiliana e del danno alla persona, la successiva
176
Persona
e Mercato – Saggi
Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
(Mario Mauro)
Nel descritto passaggio dalla dimensione
gnoseologica a quella ontologica, un ruolo
fondamentale avranno le informazioni a
disposizione del danneggiato.
Infatti, l'individuazione del dies a quo non si
fonda su una disamina dello snodarsi nel tempo
| 176 delle diverse tappe che caratterizzano il passaggio
dal danno occulto a quello che si manifesta nelle
sue componenti essenziali ed irreversibili.
Diversamente, sarà necessaria una rigorosa analisi
delle informazioni (cui la vittima ha avuto accesso o
per la cui acquisizione si sarebbe dovuta
diligentemente attivare) e della loro idoneità a
consentire una conoscenza, ragionevolmente
completa, circa i dati necessari per l'instaurazione
del giudizio e della loro disponibilità in capo al
convenuto35.
Il principio affermato crea un legame tra
prescrizione e nesso di causalità. Infatti, la
percezione dell'ingiustizia del danno connessa
all'individuazione di un soggetto che è andato a
ledere con la sua condotta un interesse
giuridicamente protetto36 dall'ordinamento, implica
uno studio sul rapporto tra condotta ed evento
lesivo.
Pertanto, è ragionevole affermare che l'oggetto
della conoscenza è proprio la causalità: la
prescrizione decorre solo con la consapevolezza
completa in capo al danneggiato della fattispecie
dannosa, che sussiste quando la vittima sia in grado
di individuare l'ingiustizia del danno, il nesso di
causalità e, di conseguenza, il responsabile37.
35
In questo senso v. M. FLICK, Danni da contagio per
trasfusione: un’occasione per ripensare il problema del dies a
quo della prescrizione, in Danno e resp., 2007, p. 916
36 Cass., 22 luglio 1999, n. 500, in foro it., 1999, I, c. 247. Tra
gli innumerevoli commenti v. G. VETTORI, Persona e
responsabilità civile, in Il danno risarcibile, Padova, 2004, p. 3
e ss.; S. AGRIFOGLIO, Le sezioni unite tra vecchio e nuovo
diritto pubblico: dall’interesse legittimo alle obbligazioni senza
prestazione, in Europa e dir. priv., 1999, p. 1241; M.
BERTOLISSI, G. ALPA, S. PATTI, G. VISINTINI, L.P. COMOGLIO,
F. CAPRIGLIONE, in Nuova giur. civ. comm., 1999, II, p. 370;
F.D. BUSNELLI, Dopo la sentenza n. 500: la responsabilità
civile oltre il “muro” degli interessi legittimi, in Danno e resp.,
1999, p. 974; M.R. MORELLI, Le fortune di un obiter: crolla il
muro virtuale della risarcibilità degli interessi legittimi, in
Giust. civ., 1999, I, 2274; C. CASTRONOVO, L’interesse
legittimo varca la frontiera della responsabilità civile, in Riv.
it. dir. pubbl. com., 1262; F.G. SCOCA, Risarcibilità ed
interesse legittimo, in Dir. pubbl., 2000, I, p. 3.
37 Su questo aspetto la dottrina aveva già accolto con favore la
scelta portata avanti per la prima volta nel 2003 cfr. U. IZZO, La
prescrizione nella responsabilità civile, Padova, 2004, in part.
p. 172; M. FRANZONI, Il danno risarcibile, in Trattato della
responsabilità civile, diretto da M. Franzoni, Milano, 2010; M.
BONA, Prescrizione e danno alla persona: il nuovo leading case
sposta il dies a quo dalla manifestazione del danno
all’addebitabilità del pregiudizio alla responsabile (la nuova
regola a confronto con i modelli inglese... idee per una
D’altra parte, come già più volte enunciato,
parametrare l’exordium praescriptionis a criteri
esclusivamente soggettivi implica, di fatto, lasciare
nella mera disponibilità del creditore la gestione dei
limiti temporali del rimedio.
Ciò comporta, evidentemente, un pregiudizio in
capo al debitore che rischierebbe di dover
rispondere del danno cagionato per un periodo di
tempo indeterminabile.
Da qui, la soluzione di equiparare la conoscenza
alla conoscibilità.
In tal modo, l’esordio del termine di prescrizione
non è rimesso all’arbitrio del creditore ma,
piuttosto, si costruiscono precisi doveri conoscitivi
gravanti su quest’ultimo, la cui omissione non ne
impedisce l’inizio.
È, comunque, necessario precisare il contorno
della conoscibilità, per evitare che il punto di
equilibrio sia spostato eccessivamente a favore del
debitore.
Secondo la giurisprudenza, due sono i limiti ed
hanno carattere oggettivo, l’uno interno e l’altro
esterno al soggetto: da un lato, il parametro
dell’ordinaria diligenza; dall’altro, il livello di
conoscenze scientifiche dell’epoca, senza che il
giudice sia chiamato a svolgere indagini di carattere
psicologico.
In particolare, il requisito delle conoscenze
scientifiche andrà apprezzato «in relazione alla
comune conoscenza scientifica che in merito a tale
patologia era ragionevole richiedere in una data
epoca ai soggetti cui si è rivolta (o avrebbe dovuto
rivolgersi la persona lesa»38.
Il requisito della diligenza, invece, riguarda un
obbligo in capo al danneggiato stesso di doversi
informare adeguatamente. Per converso, la
negligente mancanza nell’informarsi viene colpita
con la pratica equiparazione del dover conoscere
alla effettiva conoscenza. Quando la parte doveva
conoscere le circostanze del dovere altrui, è poi
indifferente che un’effettiva conoscenza ci sia stata
e la prescrizione potrà comunque cominciare a
decorrere.
riforma), in Giur. it., 2004, p. 286; I. RIGHETTI, Prescrizione e
danno lungolatente, in Danno e resp., 2003, p. 847; U. IZZO, la
decorrenza della prescrizione nell'azione risarcitoria da danno
lungolatente: quali regole per governare l'incertezza
probatoria?, in Danno e resp., 2003, p. 853; M. BONA e U.
OLIVA, Prescrizione e danno alla persona, in P.G. Monateri –
M. Bona – U. Oliva – U.F. Peccennini – P. Tullini, Il danno
alla persona, Torino, 2000, II, p. 605.
38 Cass., 11 gennaio 2008, n. 581, cit. Non rileverà invece il
soggetto leso, in relazione al quale l’ordinaria diligenza
dell’uomo medio si esaurisce con il portarlo presso una
struttura sanitaria per gli accertamenti sui fenomeni patologici
avvertiti.
Persona e Mercato – Saggi
Dover di conoscere
meccanismi presuntivi.
e
Il sistema delineato dalla giurisprudenza, però,
non risolve il problema ma lo sposta sulle modalità
di adempimento del dovere di conoscenza.
Il riferimento alla diligenza serve a stabilire se
nell’adempimento del dovere indicato la parte abbia
impiegato la cura, l’attenzione e le competenze
necessarie richieste39.
A tal fine il giudizio deve essere calibrato sullo
specifico contesto in cui si svolge il rapporto e,
pertanto, ha una valenza concreta.
Rimangono fuori solo fattori che appartengono
alla sfera esclusivamente personale dell’interessato.
Ciò, comunque, non esclude la rilevanza di
circostanze soggettive, quali, ad esempio, l’età, il
sesso, la nazionalità, la professione, la posizione
socio-economica del soggetto e qualsiasi altro
elemento idoneo e funzionale a isolare una
categoria soggettiva40.
Il dovere di conoscenza e la sua graduazione
sulla base del criterio dell’ordinaria diligenza non fa
appello ad una dimensione soggettiva bensì implica
un parametro necessariamente oggettivo, sebbene
questo sia calibrato alla categoria di soggetto cui
l’operatore appartiene.
L’ordinaria diligenza, quindi, non è assoluta ma
vive in una dimensione oggettivamente conoscibile
e seriamente valutabile41.
Sotto il profilo dell’organo giudicante, la
rilevanza dell’elemento soggettivo, come appena
descritto, dovrà comportare una rigorosa analisi da
parte del giudice di merito sul contenuto della
diligenza esigibile dalla vittima nel caso di specie,
ovvero (a) sulle informazioni che erano in suo
possesso o (b) alle quali doveva essere messa in
condizioni di accedere o, ancora, (c) che doveva
attivarsi per procurarsi.
Parimenti,
dovrà
essere
accuratamente
ricostruito, ai fini di una motivazione corretta e
completa, lo stato delle conoscenze scientifiche
39
Sul concetto di diligenza v. U. BRECCIA, Diligenza e buona
fede nell’attuazione del rapporto obbligatorio, Milano, 1968.
Cfr. anche S. RODOTÀ, voce Diligenza, in Enc. dir., XII,
Milano, 1964, p. 539; C.M. Bianca, voce Negligenza, in Noviss.
dig. it., IX, Torino, 1965, p. 190; A. RAVAZZONI, voce
Diligenza, in Enc. giur. Treccani, XI, Ist. Enc. it., Roma, 1989;
G. D’AMICO, voce Negligenza, in Dig. disc. priv., XII, Torino,
1995, p. 24; R. PARTISANI, La clausola di diligenza ex art. 1176
c.c., in Aa. Vv., Le obbligazioni. 1. Le obbligazioni in generale
(1173-1320), a cura di M. Franzoni, Torino, 2004, p. 153
40 Da ultimo, F. ADDIS, Il mutamento delle condizioni
patrimoniali dei contraenti, Milano, 2013, in part. p. 199 e ss.
Sul punto v. anche V. ROPPO, Il contratto, in Trattato di diritto
privato, a cura di G. Iudica e P. Zatti, Milano, 2001.
41 Cfr. F. ADDIS, op. loc. ult. cit.
dell’epoca onde riscontrare se gli effetti
pregiudizievoli di una determinata condotta fossero
noti alla comunità scientifica e se questi fossero
stati divulgati al pubblico42.
L’analisi richiesta è, senza dubbio, complessa e
rischia di allungare a dismisura i tempi processuali.
A tal fine, per contemperare le esigenze delle
parti, è possibile ricorrere a meccanismi presuntivi.
Come è noto, la presunzione è uno strumento
probatorio per cui da un fatto noto si desume
l’esistenza di un fatto ignoto (es. pubblicazione del
provvedimento e seguente clamore mediatico).
Nel caso che ci riguarda, dal fatto noto dovrebbe
evincersi la conoscenza dell’evento dannoso, salvo
prova contraria.
La Cassazione ne ha già fatto uso nel settore del
danno antitrust: “il termine di prescrizione del
diritto al risarcimento del danno derivante da
un’intesa restrittiva della concorrenza decorre dal
giorno della pubblicazione del provvedimento con
cui l’AGCM sanziona l’impresa partecipante
all’intesa, salvo che il danneggiato possa dedurre e
dimostrare di non aver potuto acquisire conoscenza
dell’illecito neppure in tale data, in forza di
circostanze lui non imputabili, oggettivamente
idonee a giustificare lo slittamento della decorrenza
del termine” 43.
La soluzione adottata offre il vantaggio di poter
accertare la decorrenza del dies a quo su un fatto
oggettivamente individuabile, operando così a
vantaggio del debitore. Allo stesso tempo, muove
dal presupposto della conoscenza, in considerazione
G. AZZARITI – G. SCARPELLO, Della prescrizione, in
Commentario Scialoja Branca, Bologna – Roma, 1977, p. 201;
M. BONA, Prescrizione e dies a quo nel danno alla persona,
cit., p. 605; M. ROSELLI – P. VITUCCI, La prescrizione e la
decadenza, in Trattato Rescigno, Torino, 1999, p. 431; P.
VITUCCI, La prescrizione, in Comm. Schlesinger, I, Milano,
1990, p. 106; M. FRANZONI, Il danno risarcibile,in Trattato
della responsabilità civile, Milano, 2004, p. 789; U. IZZO, La
decorrenza della prescrizione nell’azione risarcitoria da danno
lungolatente: quali regole per governare l’incertezza
probatoria?, in Danno e resp., 2003, p. 853; I. RIGHETTI,
Prescrizione e danno lungolatente, in Danno e resp., 2003, p.
847. Per una visione critica, cfr. P.G. MONATERI, La
responsabilità civile, cit.
43 Cass., 11 dicembre 2011, n. 26188, in Foro it., 2012, I, c.
799, con nota di A. PALMIERI, Illecito antitrust e decorrenza
della prescrizione: una soluzione equilibrata (e i possibili
adattamenti). Sulle questioni affrontate dalla pronuncia cfr.
anche G.A. BENACCHIO, Alcune questioni in tema di
risarcimento del danno antitrust nella giurisprudenza nazionale
e comunitaria, in Studi in onore di Aldo Frignani, Napoli,
2011, p. 566; B. NASCIMBENE – F. ROSSI DAL POZZO, L’azione
di risarcimento antitrust e la prescrizione nel diritto
comunitario e nel diritto nazionale, in Dir. comm. Internaz.,
2008, p. 513; M.R. MAUGERI, Violazione della disciplina
antitrust e tutela dei privati: competenza, prescrizione,
duplicazione dei danni e deterrenza, in Nuova giur. civ., 2008,
I, p. 175.
42
| 177
Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
(Mario Mauro)
4.1.1.
178
Persona
e Mercato – Saggi
Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
(Mario Mauro)
dell’ampia diffusione del provvedimento data dai
canali ufficiali44, operando così a vantaggio del
creditore.
È, comunque, una presunzione relativa. Per
superarla sarà onere della vittima allegare e
dimostrare di essere rimasta all’oscuro dell’illecito
| 178 in tutte le sue componenti, a causa di fattori a lei
non imputabili, oggettivamente idonei a giustificare
una traslazione del dies a quo.
In difetto di un meccanismo del doppio termine,
la soluzione è idonea a contemperare,
adeguatamente, le ragioni del creditore e quelle del
debitore.
Sarà compito della giurisprudenza introdurre
ulteriori presunzioni che, sebbene abbiano solo una
forza persuasiva, garantiscano una maggiore
certezza, prevedibilità e velocità delle decisioni.
4.2. La costruzione di un obbligo di
informazione gravante sul debitore.
La costruzione di presunzioni, tuttavia, non è
sempre possibile o utile. È, quindi, necessario
ricorrere anche ad altri strumenti.
È, ad esempio, ipotizzabile la costruzione di un
obbligo informativo gravante sul debitore
finalizzato a porre il creditore nella condizione di
esercitare il proprio diritto. L’interesse del debitore
potrebbe essere legato sia a ragioni di convenienza
economica in quanto un danno in nuce già presente
potrebbe aggravarsi con conseguenze ben peggiori
(si pensi, ad esempio, alle politiche di ritiro dei
prodotti difettosi) sia a ragioni di opportunità legate
alla sua immagine nel mercato.
L’obbligo può essere ricostruito nei seguenti
termini.
Presupposto affinché un diritto possa estinguersi
per prescrizione è l’inerzia protratta per un
determinato periodo di tempo. Questo requisito
potrà dirsi integrato quando il complesso di
informazioni che compone il quadro cognitivo del
titolare del diritto raggiunga un livello di
completezza tale che gli consenta di esercitarlo.
È possibile così argomentare intorno alla
clausola di buona fede45 e costruire un ‘dovere di
44
Dubbi sulle capacità cognitive dei consumatori è manifestato
da R. MENZELLA, Consumatori ed illecito antitrust: i sinistri
risvolti di consumerismo e garantismo nel cartello r.c. auto, in
Danno e resp., 2010, p. 524
45 Sul punto v. S. ORLANDO, Le informazioni, Padova, 2013 e,
per una bibliografia essenziale, G. VETTORI, Regole di validità
e regole di responsabilità di fronte alle Sezioni unite. La buona
fede come rimedio risarcitorio, in Obbl. contr., 2008; C.
SCOGNAMIGLIO, Regole di validità e regole di comportamento: i
principi e i rimedi, in Eur. dir. priv., 2008, p. 599; A. GENTILI,
Disinformazione e invalidità: i contratti di intermediazione
informare’ gravante sul debitore, a favore del
creditore.
Se questo fosse correttamente e compiutamente
adempiuto in termini chiari per la controparte, non
solo nella fase delle trattative ma anche durante
l’esecuzione del rapportp, il creditore avrebbe già a
disposizione tutte le informazioni per esercitare la
pretesa nei tempi indicati dalla legge.
Parimenti, il debitore disporrebbe di una difesa
che gli eviterebbe di dover rispondere a richieste
risarcitorie riferibili a fatti risalenti troppo indietro
nel tempo a causa di un omesso o negligente
adempimento di un proprio dovere.
La Corte EDU, pur in tema di interruzione e
sospensione della prescrizione, ha dato rilevanza a
questo obbligo, utilizzando argomenti che possono
essere mutuati anche nel settore dell’esordio della
prescrizione.
È il caso Zolotas v. Grecia46 dove, ad essere
incriminata, è una legge greca che destina allo Stato
le somme presenti in contratti di deposito bancario
dormienti da più di vent’anni47. Questa misura
draconiana,
combinata
con
una
prassi
giurisprudenziale per cui l’accredito di interessi non
costituisce attività idonea ad interrompere la
prescrizione, aver prodotto l’effetto di porre i
titolari del conto, in particolare quando si tratti di
cittadini poco esperti di diritto bancario, in una
posizione di svantaggio nei confronti della banca o
dello Stato.
La Corte non mette in dubbio l’opportunità della
legge48 ma sostiene che nella sua interpretazione
bisogna cercare un bilanciamento tra le esigenze
legate all’interesse generale della società e gli
imperativi dettati dalla protezione dei diritti
fondamentali dell’uomo49.
Anche in questo caso l’interpretazione
adeguatrice proposta dalla Corte avviene in nome
del principio di effettività e di certezza,
introducendo un obbligo di informare, gravante
sulle banche, affinché il correntista possa tenere una
condotta interruttiva del termine, che altro non è che
una forma di esercizio del diritto.
dopo le Sezioni unite, in I contratti, 2008, p. 393; G. D’Amico,
Buona fede “in contrahendo”, in Riv. dir. priv., 2003, I, p. 351.
46 CEDU, 29 gennaio 2013, n. 66610/09, Zolotas v. Grecia.
47 La legge di riferimento è il D.L. 1195/1942 ai sensi del quale
i depositi in contanti e gli interessi nelle banche nazionali sono
definitivamente devoluti allo Stato quando non sono stati
richiesti dai loro titolari, per i depositi, per una durata di
vent’anni, e per gli interessi, per una durata di cinque anni.
48 In tal senso, condivide la sentenza dei giudici greci che
individuano la ratio della norma nel perseguimento di un
interesse pubblico: liquidare, per ragioni di economia sociale,
rapporti giuridici creatisi in un passato così lontano da risultare
incerta la loro esistenza.
49 CEDU, 29 gennaio 2013, n. 66610/09, Zolotas v. Grecia,
§47.
Persona e Mercato – Saggi
50
Riportando le parole dei Giudici §52, «Such a relationship of
trust is inherent in banking transactions and banking law».
51 Letteralmente §52, «account holders are therefore entitled to
believe, in good faith, that their deposit are safe»
produrrebbe, nella sfera giuridica del creditore,
l’effetto della conoscibilità richiesta dalla
giurisprudenza. In tal modo, al manifestarsi delle
conseguenze pregiudizievoli del suo agire, si
determina l’effetto dell’esordio del termine di
prescrizione.
In un certo senso, pur con alcuni limiti, è quanto
già avviene nel settore della responsabilità medica
con la prestazione del consenso informato e nel
settore della intermediazione finanziaria con la
previsione dell’obbligo di proporre prodotti
adeguati al profilo dell’investitore.
4.3. La previsione negoziale di un termine
di decadenza.
Ultimo strumento per dare adeguata tutela alle
ragioni del creditore è la previsione, a livello
negoziale, di un termine di decadenza parametrato a
circostanze oggettive.
La decadenza, al pari della prescrizione, è un
fenomeno estintivo52 che si fonda, anch’essa, nella
combinazione dell’inerzia con il tempo53. Tuttavia,
ad oggi, non sono ancora stati elaborati criteri certi
ed univoci per distinguere i due istituti tra loro54.
52
Parte della dottrina esclude che si possa trattare, tecnicamente
di un fenomeno estintivo. Già Carnelutti dubitava che la
prescrizione potesse produrre effetti estintivi. Secondo questo
Autore, piuttosto, la maturazione del periodo prescrizionale
produce un indebolimento dell’obbligazione originaria e ciò
che residua è una obbligazione naturale (F. CARNELUTTI,
Appunti sulla prescrizione, cit., p. 32; tesi poi ripresa anche da
P. PERLINGIERI, Il fenomento dell’estinzione delle obbligazioni,
Napoli, 1972, p. 117).
Entrato in vigore il nuovo Codice civile, la dottrina più attenta
si è divisa in due posizioni: alcuni Autori hanno parlato di
efficacia preclusiva; altri di efficacia acquisitiva.
Per la tesi dell’efficacia preclusiva, mantenendo fermi i termini
usati dal legislatore, ragionare sull’estinzione del diritto,
presuppone l’esistenza di questo. Invece, è proprio il giudizio
sull’esistenza del diritto che l’eccepita prescrizione esclude:
quando il giudice deve decidere sull’eccezione proposta dal
convenuto, valuta solamente se il termine sia decorso o meno,
senza alcuna valutazione in ordine alla validità o esistenza di
una preesistente situazione giuridica e senza alcun
accertamento ulteriore (A. FALZEA, voce Efficacia giuridica, in
Enc. dir., XIV, Milano, 1965, p. 498 ripreso poi da P. VITUCCI,
La prescrizione, in Commentario al Codice Civile, a cura di P.
Schlesinger, Milano, 1991, p. 20).
Diversamente, chi propende per un’efficacia acquisitiva, sposta
l’attenzione verso il lato passivo del rapporto obbligatorio. La
prescrizione, anziché estinguere un diritto del creditore, fa
acquistare un diritto al debitore il quale, a fronte della domanda
proposta dal primo, avrà uno strumento in più per difendersi (A.
AURICCHIO, Appunti sulla prescrizione, Napoli, 1971, p. 40 e
ss.).
53 G. Panza, voce Decadenza nel diritto civile, in Dig. disc.
priv., Vol. V, Torino, 1989, p. 133.
54 Per un quadro completo ed esaustivo sui diversi criteri cfr. F.
Roselli-P. Vitucci, La prescrizione e la decadenza, in P.
| 179
Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
(Mario Mauro)
L’obbligo è creato muovendo, da un lato, dalla
clausola di buona fede; dall’altro, argomentando
intorno alla fiducia, sottesa a qualsiasi rapporto
istituto di credito-cliente e che informa l’intero
diritto bancario50. Più concretamente, si afferma che
i correntisti ripongono un legittimo affidamento
sulla sicurezza e stabilità del contratto stipulato51,
soprattutto quando l’accredito degli interessi
avvenga con costante regolarità.
In nome dell’affidamento, pertanto, è dovere
della banca informare di qualunque situazione che
potrebbe mettere a rischio l’accordo, affinché il
correntista
possa
prendere
gli
opportuni
provvedimenti per allinearsi alla legge e soddisfare i
propri interessi patrimoniali.
Solo introducendo questo obbligo, prosegue la
Corte, è garantito quell’equilibrio tra le istanze
provenienti dalla comunità e le esigenze di
protezione dei diritti fondamentali di ciascuno.
La pronuncia si segnala per la creazione di un
obbligo di informazione che permette al suo
destinatario di esperire rimedi opportuni al fine di
evitare l’estinzione di una determinata posizione
giuridica.
Gli strumenti usati dalla CEDU sono disponibili
anche in Italia. La generalizzazione di un obbligo
simile in situazioni di squilibrio informativo
metterebbe, almeno parzialmente, il debitore al
riparo da pretese potenzialmente illimitate nel
tempo.
Con una importante precisazione. L’introduzione
di un obbligo di questo tenore ha senso nella misura
in cui creditore e debitore si trovino in una
situazione di squilibrio, ove la disponibilità
dell’informazione è in mano al debitore e il
creditore interessato a questa si trova in una
posizione deteriore ed asimmetrica, che gli
pregiudica l’accesso.
Da qui, i corollari. Il corretto e compiuto
adempimento in termini chiari per la controparte,
non solo nella fase delle trattative ma anche durante
l’esecuzione del contratto del dovere di informare,
metterebbe a disposizione del creditore tutte gli
elementi per esercitare la pretesa nei tempi indicati
dalla legge.
Dall’altro lato, il debitore disporrebbe di una
difesa che gli eviterebbe di dover rispondere a
richieste risarcitorie riferibili a fatti risalenti troppo
indietro nel tempo a causa di un omesso o
negligente adempimento di un proprio dovere.
In estrema sintesi, il corretto adempimento
dell’obbligo di informazione gravante sul debitore
180
Persona
e Mercato – Saggi
Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
(Mario Mauro)
Alcuni Autori hanno fatto leva sulle finalità
politiche dei due istituti. Mentre la prescrizione ha
la finalità di garantire certezza ai rapporti giuridici,
le decadenze sono stabilite per attivare una
procedura55.
Il medesimo criterio teleologico sostanziale è
| 180 stato utilizzato da altri Autori i quali fondano la
prescrizione nella negligenza del titolare del diritto
e la decadenza nel fatto obiettivo della mancata
tempestiva attività56. Altri hanno letto nella
decadenza l’opportunità di dissipare al più presto
uno stato di ambiguità, senza aver riguardo alle
condizioni oggettive del titolare della facoltà di
agire57. Secondo altri ancora, invece, la prescrizione
è a protezione di un interesse generale, la decadenza
può essere anche stabilita a tutela dell’interesse di
un individuo58.
Sintetizzando le singole posizioni, la decadenza
si distingue per i seguenti tratti:
- è legata a circostanze oggettive e prescinde
da stati soggettivi 59;
- è strettamente collegata agli interessi delle
parti del rapporto
Proprio con riferimento a quest’ultimo aspetto
già negli anni ’50 si affermava che “la decadenza è
statuita (…) nell’interesse del titolare dell’obbligo o
della soggezione correlativa al diritto che si
estingue se non viene esercitato nel termine
stabilito” 60.
Si rileva, così, che alcuni dei principi che
informano l’istituto della decadenza ricorrono oggi
nelle riforme europee.
Come già ricordato, nei paesi dove la
prescrizione è stata riformata, è stato introdotto un
doppio termine: breve, a favore del creditore, il cui
esordio è legato alla conoscenza/conoscibilità;
l’altro, lungo, a favore del debitore, il cui esordio è
ancorato a circostanze oggettive, al quale non si
applicano cause di sospensione ed interruzione.
Non è da escludersi che l’istituto della
decadenza, da sempre legato ai margini delle
trattazioni sulla prescrizione, garantisca quella
certezza che, nelle riforme europee, è assicurata
Rescigno (a cura di), Trattato di Diritto Privato, Torino, 1998,
p. 480.
55 Modica, Teoria della decadenza nel diritto civile, vol. I,
Torino, 1906, p. 207
56 Coviello, Manuale di diritto civile italiano, 1924, p. 478.
57 Saraceno, Della decadenza, in M. D’Amelio, Commentario
al Codice civile, VI, Tutela dei diritti, Firenze, 1943, p. 1007.
58 F. Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile,
Napoli, 1962, p. 121.
59 Posizione già riscontrabile negli scritti di F. Santoro
Passarelli, Prescrizione e decadenza, in Riv. dir. civ., 1926, p.
562.
60 Così Scalfi, Osservazioni sulla prescrizione e sulla
decadenza, in Temi, 1952, p. 241.
dalla previsione di un termine lungo di sbarramento
finale.
Infatti, purché l’esercizio del diritto non sia reso
eccessivamente difficile, alle parti è consentito
introdurre un termine decadenziale al quale, ai sensi
dell’art. 2964 c.c., non si applicano le cause di
interruzione e di sospensione.
Nonostante si sia tradizionalmente legati all’idea
che la previsione di un termine decadenziale sia
significativamente più breve rispetto a quello di
prescrizione, tale prassi, a ben vedere, non trova
fondamento in una specifica disposizione
giuridica61.
Tutto dipende esclusivamente dalla volontà delle
parti e dalla loro autonomia negoziale.
Più che altro, invece, bisogna esaminare i limiti
cui va incontro l’autonomia privata nella
introduzione per via negoziale di un termine
decadenziale che operi a vantaggio del debitore.
In primo luogo, sono vietate decadenze che
rendano eccessivamente difficile l’esercizio del
diritto (2965 c.c.).
In tal senso, si è sottolineato che l’eccessiva
difficoltà cui fa riferimento la norma è criterio del
tutto obiettivo, che prescinde dall’eventuale mala
fede, dolo o colpa, di quella parte che si
avvantaggia della decadenza.
Il limite non può essere eluso mediante il
meccanismo della doppia sottoscrizione (1341, II
co., c.c.) oppure mediante trattativa sulla specifica
clausola (34 cod. cons.)62.
In ogni caso, è preclusa la previsione di un
termine di decadenza finalizzato ad introdurre una
prescrizione più breve ed eludere il divieto di cui
all’art. 2936 c.c.63.
Il secondo limite cui va incontro la disciplina
della decadenza è il divieto, per quanto concerne i
diritti indisponibili, di modificare la disciplina
legale o di rinunziarvi (2968).
Non è, invece, pacifico se le parti possano
introdurre un termine decadenziale in materia
sottratta alla loro disponibilità. Mentre parte della
dottrina, facendo leva sull’argomento analogico
Non lo trova, in primo luogo, nell’art. 2967 c.c. che
sembrerebbe disciplinare il caso in cui il termine decadenziale
abbia una scadenza anticipata rispetto al termine di
prescrizione. Tuttavia, la norma esordisce con l’espressione
“nei casi in cui”, volendo con ciò significare che vi possono
essere anche altri casi in cui la lunghezza tra i due termini può
essere invertita.
In secondo luogo, sarebbe irragionevole prevedere due termini,
uno di prescrizione e l’altro di decadenza, entrambi legati a
circostanze soggettive.
62 G. Panza, voce Decadenza nel diritto civile, cit., p. 141.
63 Cass., 30 marzo 1955, n. 934, in Giust. civ., 1956, I, p. 1148.
61
Persona e Mercato – Saggi
5. Conclusioni rilevanza del comportamento
delle parti ed esigenza di una riforma.
Nel corso degli ultimi anni la prescrizione si è
svincolata dalla sua matrice strettamente
pubblicistica. In nome del principio di effettività, la
tradizionale nozione di certezza è stata rimodulata e
costruita intorno a quelli che sono gli interessi che
hanno le parti in uno specifico rapporto giuridico.
Grazie anche all’attività compiuta dalla
giurisprudenza, l’esordio della prescrizione non è
più parametrato a circostanze estranee alla persona
ma è costruito intorno a questa ed ai suoi interessi.
Da un lato, vi è quello del creditore. Affinché il
termine inizi a decorrere, non è necessaria
solamente l’inerzia ma anche che questa sia
accompagnata dalla consapevolezza della possibilità
di azionare in giudizio una pretesa nei confronti di
un determinato soggetto.
Dall’altro, vi è l’interesse del debitore che,
dovendo rispondere delle obbligazioni con tutti i
suoi beni presenti e futuri, ha esigenza di sapere per
quanto tempo il suo patrimonio rischi di essere
aggredito.
Mentre i paesi europei hanno riformato l’istituto
trovando un punto di equilibrio tra le due
contrapposte prospettive, in Italia, in mancanza di
una riforma, la giurisprudenza è riuscita a dare voce
solo alle ragioni del creditore parametrando
l’esordio del termine di prescrizione al requisito
della conoscenza-conoscibilità.
In via interpretativa, è possibile introdurre alcuni
correttivi a tutela delle ragioni del debitore. Il
richiamo va all’equiparazione della conoscenza alla
conoscibilità ed all’introduzione di meccanismi
presuntivi; alla costruzione di un obbligo
informativo gravante sul debitore; alla previsione
per via negoziale di un termine di decadenza.
Queste soluzioni, tuttavia, non risolvono il
problema ma possono solo contenerlo.
In termini sistematici, però, affiora la possibilità
di dare una lettura differente all’istituto della
64
Tedeschi, voce Decadenza (dir. e proc. civ.), in Enc. dir., XI,
Milano, 1962, p. 772
65 Cass., 17 luglio 1961, n. 1736.
prescrizione che privilegi, rispetto al realizzarsi
della fattispecie estintiva, il comportamento dei
soggetti che in un determinato rapporto sono
portatori di specifici e contrapposti interessi i quali,
se non realizzati entro un certo periodo, danno titolo
all’altra parte di legittimamente rifiutarsi a darvi
attuazione66.
Come ha sottolineato attenta dottrina, “le parti
nella prescrizione hanno evidentemente interessi
assai contrastanti, che nulla hanno a che fare con
la certezza intellettualistica ed astratta dei rapporti,
e che la legislazione, appunto in quanto scelta di
interessi favoriti e interessi sacrificati, disloca nel
nostro codice secondo un preciso assetto di poteri e
contropoteri pratici”67.
Questo suggerisce una interpretazione del dato
normativo che abbia più riguardo al comportamento
66
Così A. DI MAJO, Un istituto mal tollerato: la prescrizione,
in Corr. giur., 2011, p. 491 il quale ha parlato di lettura
rimediale della prescrizione.
Il termine rimedio, derivante dal latino remedium, nella sua
originaria accezione ha un significato legato alla cura e alla
medicina. Diversamente, in tempi più vicini a noi, nel sistema
di common law, fin dai suoi primi utilizzi il concetto entra
anche nella realtà tecnico-giuridica come strumento per porre
riparo ad una situazione di bisogno o di crisi, determinata da
un tort. Trattasi di una figura che, nell’ordinamento
anglosassone, si caratterizza per la ricerca della soluzione più
efficiente per la tutela di un determinato bene giuridico.
Negli ordinamenti di tradizione di civil law, il rimedio non si
sostituisce ad un diritto oppure ad un obbligo; ma si distingue
per due elementi: la centralità di un interesse protetto
individuato da una norma e l’esigenza di offrire a questo la
tutela più efficiente.
Esiste, quindi, un legame tra interesse protetto e strumento
efficiente per la protezione di questo: con la precisazione che
l’interesse protetto può essere ricostruito tramite differenti fonti
normative, nazionali e comunitarie, e il ritrovamento del
rimedio passa per un esame dei differenti formanti del diritto.
Per approfondimenti cfr. il volume di G. VETTORI (cur.),
Remedies in contract. The common rules for a european law,
Padova, 2008, ed in particolare il saggio di S. MAZZAMUTO, La
nozione di rimedio nel diritto continentale, p. 149 (nonché ID., I
rimedi, in C. Castronovo – S. Mazzamuto (cur.), Manuale di
diritto privato europeo, II, Milano, 2007, p. 739); A. DI MAJO,
Linguaggio dei rimedi e tipologia dei danni, p. 67 (nonché ID.,
La responsabilità civile nella prospettiva dei rimedi, in Eur.
dir. priv., 2008, p. 301); S. ORLANDO, Fattispecie,
comportamenti, rimedi. Per una teoria del fatto dovuto, in Riv.
trim. dir. proc. civ., 2011, p. 1033; Y. ADAR – P. SIRENA, La
prospettiva dei rimedi nel diritto privato europeo, in Riv. dir.
civ., 2012, p. 359; G. SMORTO, Sul significato di ‘rimedi’, in
Eur. dir. priv., 2014, p. 159. Per una visione critica L.
NIVARRA, Rimedi: un nuovo ordine del discorso civilistico?, in
Eur. dir. priv., 2015, p. 583
67 P.G. MONATERI, Natura regime e scopi della prescrizione.
Sulla base di queste osservazioni Monateri sposa la tesi portata
avanti dall’Auricchio (Appunti sulla prescrizione, Napoli, 1971,
p. 39 e ss.) e da Vitucci (La prescrizione, cit., p. 179) ed alla
base dell’istituto legge una funzione di tutela del soggetto
passivo del rapporto.
| 181
Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
(Mario Mauro)
propende per la tesi negativa64, la giurisprudenza pur limitatissima in questo settore- ha optato per la
soluzione positiva dando rilievo al c.d. argomento a
contrario: se le parti non possono modificare un
termine stabilito dalla legge, possono tuttavia
introdurre un termine dalla legge non previsto
(sempre nel rispetto dei limiti di cui all’art. 2965
c.c.)65.
182
Persona
e Mercato – Saggi
Prescrizione e certezza: ragioni del debitore e del creditore a confronto
(Mario Mauro)
dell’avente diritto anziché alla fattispecie astratta
prescrittibile68.
La rilevanza data alla conoscenza (2935);
l’interruzione del termine tramite determinate
manifestazioni volitive (2944 e 2945); la rimessione
degli effetti tipici legata alla dichiarazione del
| 182 debitore (2937, 2938, 2940); la possibilità
riconosciuta ai terzi di far valere la prescrizione non
opposta (2939): questi, tutti, sono comportamenti
che le parti pongono in essere per la realizzazione di
un loro determinato e specifico interesse.
Dando rilievo al comportamento delle parti, la
dottrina ha così iniziato a parlare di disponibilità
degli effetti estintivi69.
Quindi, se è pur vero che l’art. 2936 c.c. vieta
espressamente alle parti la stipulazione di accordi
che deroghino alla disciplina legale, non significa
che questa non sia informata a dinamiche tipiche del
diritto privato.
L’art. 2936 c.c. può quindi essere interpretato
come una norma a protezione, probabilmente
eccessiva per le chiusure che comporta, di entrambe
le parti del rapporto.
Ci sono voluti decenni di studi e di sentenze per
svincolare
l’istituto
da
esclusive
istanze
pubblicistiche ed offrirne una interpretazione nella
dimensione del singolo interessato. Soprattutto
lavorando sul requisito della conoscenza e sul
richiamo alla disponibilità degli effetti, ad una
visione statica dell’istituto se ne contrappone una
dinamica che si concentra sugli interessi ed i
comportamenti delle parti.
Fino a qui si è potuto spingere il lavoro
dell’interprete.
La disciplina italiana sulla prescrizione è, però,
rimasta invariata dal 1942 c.c. e, su alcuni aspetti, è
oggi arretrata.
Sulla falsariga delle riforme europee, sarà
necessario valutare l’introduzione di un doppio
termine; la necessità di dare rilevanza ad
impedimenti di fatto; la ricostruzione della durata
della prescrizione non intorno alla fattispecie
astratta ma al tipo di bene giuridico protetto (es.
salute, proprietà); la rilevanza dell’autonomia
privata.
Su tutti questi aspetti, e su molti altri, è
necessario che il legislatore inizi ad interrogarsi
quanto prima.
68
A. DI MAJO, La prescrizione: un istituto mal tollerato dai
giudici, cit.
69 P.G. MONATERI, Natura regime e scopi della prescrizione, in
P.G. Monateri – C. Costantini, La prescrizione, in Trattato di
diritto civile, diretto da R. Sacco, Torino, 2009, p. 27; G.
TRAVAGLINO, L’elaborazione teorica, in A. Batà–V. CarboneM.V. De Gennaro-G. Travaglino, La prescrizione e la
decadenza, Milano, 2001, p. 6. In giurisprudenza cfr. Cass., 18
gennaio 2011, n. 1084, in Corr. giur., 2011, p. 488.
A quanto consta, al Parlamento non sono in
discussione progetti di riforma dell’istituto e questo
segna,
senza
dubbio,
una
mancanza
dell’ordinamento italiano.
Non si tratta solo di allinearsi alle decisioni
prese dai legislatori di Paesi a noi vicini. Piuttosto,
bisogna prendere atto delle inefficienze e delle
nuove esigenze che affiorano dalla società, non
potendo tutte essere colmate dagli interpreti.
Le esperienze straniere intervengono in un
secondo istante. Nell’elaborare un progetto di
riforma non si può prescindere dal valutare se le
soluzioni apportate da altri ordinamenti di
tradizione vicina alla nostra siano efficienti ed
importabili.