Dal pessimismo al "cogli l`attimo" Sassari ci crede

Download Report

Transcript Dal pessimismo al "cogli l`attimo" Sassari ci crede

«Dal pessimismo
al "cogli l'attimo"
Sassari ci crede»
• Coach Pasquini e la svolta Dinamo: «Nessun
fenomeno, gruppo sano». Ingaggiato David Lighty
Andrea Tosi
D
opo un autunno drammatico, Sassari ha svoltato sotto Natale e da allora è stato un crescendo. La finale di Coppa Italia, la qualificazione agli ottavi di
Champions e soprattutto la striscia di 7 vittorie in nove partite
in campionato, testimoniano la
mutazione genetica della Dinamo di coach Federico Pasquini
che ieri ha arruolato il suo decimo straniero della stagione,
l'ex trentino David Lighty.
1
Pasquini, sembrava che il mercato di Sassari fosse finito. Come spiega quest'ultimo colpo?
«L'operazione è nata all'improvviso, non era cercata ma
stavamo sul pezzo nel caso si
fosse presentata l'occasione per
allungare il roster. Ad oggi abbiamo giocato 39 partite ufficiali e la stagione, lo spero, è
ancora molto lunga e intensa.
Ci serviva un esterno dotato di
atletismo, Lighty ha il profilo
giusto per noi».
Lei è abituato a gestire nove
stranieri con Olaseni ormai abbonato alla tribuna. È così?
«La modalità è semplice: cerco
di essere chiaro e trasparente
con tutti. Da tempo Lawal e
Lydeka mi danno più garanzie
di Olaseni. Per l'ottavo straniero da ruotare nel turnover decido di partita in partita. Tutti
condividono».
Quand'è che avete svoltato?
«Nell'intervallo della gara interna con Trento, sotto di 12, ci
siamo guardati negli occhi e abbiamo reagito vincendo in rimonta. Lì siamo rinati».
Ha dubitato di riuscire a reggere il doppio ruolo?
«Non mi sono mai posto il problema. Il forte rapporto col presidente Sardara mi ha sempre
aiutato e la sequenza di partite
ravvicinate tra campionato e
Champions mi costringeva comunque a guardare avanti. Il
gruppo è sano e lavora tanto».
Oggi pensa di venire percepito
meglio come allenatore rispetto
a tre mesi fa?
«Prima di fare il giemme ho fatto il coach per 20 anni. È il ruolo che ho sempre amato di più.
Per allenare senza contrariare i
miei genitori mi sono laureato
in scienze politiche. Ma era un
diversivo. Ho discusso la tesi di
laurea su Durkheim, un trattato di pessimismo cosmico. L'ho
scelto perchè mi sarei laureato
in 4 mesi anziché in un anno
con altri autori guadagnando
tempo per andare in palestra».
Infatti il suo modo di parlare
trasuda positività. Temeva di
uscire a Nymburk sul -31 dopo
avere vinto di 22 all'andata?
«Quella trasferta
SERIE A
è stata
un'odissea. Dopo la finale di Rimini ci siamo trasferiti a Malpensa dove siamo arrivati alle 2
del mattino con l'aereo per Praga che decollava alle 8. Alla
quarta partita in 5 giorni non
avevamo gambe. A l'15" dalla
fine eravamo praticamente eliminati, ma la squadra non ha
voluto mollare, ha tirato fuori
tutto quello che le restava dentro e ce l'ha fatta».
Adesso schiera i suoi due italiani
storici nel primo quintetto. È un
segnale per gli stranieri?
«Devecchi e Sacchetti sono prima di tutto giocatori veri. Con
loro da titolari abbiamo più bilanciamento nelle rotazioni.
Non è vero che gli italiani non
contano a Sassari: D'Ercole gioca e sta crescendo Monaldi».
Non avete top player. Scelta
sua?
«Oggi tutti guardano alla pallacanestro di Westbrook, un fenomeno che infila continue triple doppie in Nba. Ma senza un
sistema neanche lui può vincere molto. È vero, non abbiamo
il "go to guy" ma uno come Lacey, per noi il Jeff Brooks di tre
anni fa, è un campione di eclettismo e concretezza. E non è il
solo. Prendete Stipcevic: è alla
sua migliore stagione italiana,
un fuoriclasse per le palle e il
cuore che mette in campo».
Come vede Sassari a giugno? È
la potenziale anti-Milano?
«Non abbiamo obiettivi definiti, vogliamo migliorarci giorno
dopo giorno. Avellino e Reggio
hanno fatto innesti importanti:
anche loro sono pretendenti alla finale-scudetto. Se ritroveremo Milano, dovremo essere
bravi a cogliere l'attimo passando dal pessimismo di Durkheim
al "Carpe diem" di Orazio. È
una vita difficile, ma si può fare».
Federico Pasquini, 43 anni, col capitano Jack Devecchi, 31 LAPRESSE
SERIE A
e RIPRODUZIONE RISERVATA