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Lettera di Marc Augé al Congresso di Sinistra Italiana

Desidero farvi i migliori auguri per il partito della Sinistra Italiana che vi apprestate a fondare in questi giorni a Rimini. Il vostro è un atto di speranza, che giunge in un momento in cui proprio la speranza sembra abbandonare i cittadini d'Europa. Sta qui il più grande paradosso della nostra epoca: la Scienza avanza a passi da gigante, gli strumenti della comunicazione possiedono una potenza fantastica. Ma non siamo più capaci di pensare l'avvenire, ci sfugge. Sentiamo che ci viene tolto, senza neppure riuscire più ad immaginarlo, e ancor meno a sentirlo nostro. Il "noi" di cui parlo sono gli europei, siamo noi europei. Ciascun abitante del pianeta prova, nel tempo in cui viviamo, paure comuni ai propri simili. Ma quelle medesime paure sono sentite e vissute in maniera ben più forte in Europa, da quando avvertiamo di aver perso il ruolo centrale che pensavamo di poter nuovamente giocare nel mondo. Sentiamo di essere colonizzati a nostra volta, ma non sappiamo ancor bene da chi. Questa situazione presenta una molteplicità d'aspetti. Quelli demografici. La popolazione odierna della sola Cina è pari a quella dell'intero pianeta agli inizi del XX secolo. L'Africa, scarsamente popolata fino a ieri, sta ora conoscendo una crescita demografica prodigiosa. Quelli socio-economici. Lo scarto tra i più ricchi dei ricchi e i più poveri dei poveri cresce ogni giorno di più. Gli otto uomini più ricchi del mondo possiedono qualcosa come la metà degli abitanti del pianeta. Quelli ecologici e climatici. Essi spiegano, almeno in parte, i grandi movimenti di popolazioni che vanno da sud a nord, ma che riguardano la stessa Africa o il continente sudamericano. Quelli culturali. Cresce in pari misura il divario, nell'ambito del sapere, tra le élite da una parte e i bisognosi dall'altra. Quali sono le

prospettive di futuro, rispettivamente, tra la figlia di un contadino afgano e il figlio di un professore di Harvard? Quegli stessi che hanno vissuto finora nelle regioni più protette del pianeta, e che hanno beneficiato di un sistema democratico e di risorse materiali, si sentono oggi i più esposti alle minacce di un sistema finanziario mondiale anonimo e tentacolare. Noi stiamo cambiando, sotto la pressione delle nuove tecnologie. I media, in larga misura, sequestrano la capacità d'immaginazione e d'informazione di chi li utilizza. Si trasforma ogni giorno di più il cittadino in consumatore, portandolo verso l'isolamento. Il lavoro diventa sempre di meno il luogo entro cui creare relazioni sociali e umane. In Francia, ad esempio, molti casi di suicidio nelle grandi imprese dimostrano come i problemi sociali non riguardano soltanto chi non ha un lavoro o l'ha perduto. L'individualismo celebrato dal primo capitalismo, in nome dello spirito d'impresa, cede sempre di più il posto ad un altro tipo di individualismo, passivo e solitario, che accresce le difficoltà d'accesso al sistema scolastico. Mi fermo qui. Ma sarebbe facile continuare in questa lista delle contraddizioni esistenti nelle nostre democrazie e delle loro pratiche reali. Se le attuali ondate migratorie verso l'Europa pongono così tanti problemi, è prima di tutto per il fatto che esse sono rivelatrici di quanto questi sistemi democratici siano oggi insufficienti. Mi permetto, per concludere, di proporvi qualche riflessione più positiva, forse troppo idealista o volontarista. La sinistra che sogno, la sinistra che ho in mente, deve prendere coscienza di due esigenze fondamentali, dal punto di vista della cultura. La democrazia accogliente degli individui liberi ed eguali, indipendentemente dalla loro origine e appartenenza sessuale. Dico volutamente "individuo", alla maniera dell'espressione di Sartre: "ogni uomo, tutto l'uomo". Il solo modo di promuovere la realizzazione dell'essere umano, in senso generale e in qualsiasi persona, è l'istruzione e l'educazione. Sono queste le priorità assolute, a mio

parere, di un autentico sistema democratico. Si tratta di un'utopia, dal momento che in nessuna parte del mondo l'educazione per tutti è completamente realizzata, ma è un'utopia che si può compiere a partire da un investimento considerevole delle risorse, in primo luogo economiche. Un'utopia che cesserà d'essere tale solamente il giorno in cui il luogo della sua realizzazione sarà l'intero pianeta. Ma cominciamo, dall'inizio... Marc Augé.