Belli soltanto adesso? Falso storico

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«Belli soltanto adesso? Falso storico»
Stefano Sardara: «Il segreto? Un gran gruppo e le giocate libidinose di Dusko»
di Antonello Palmas
t SASSARI
Pietra di paragone tra le due vite
della Dinamo di questa stagione: rievocava momenti poco
belli ma offriva un'opportunità
di ribadire il cambio di marcia
rispetto al passato. Questo è stato la gara di ieri contro Cantù?
«Direi di sì - risponde il presidente della Dinamo, Stefano
Sardara -. Abbiamo fatto una
partita tosta, contro una squadra tosta che ha risolto i problemi e che secondo me troveremo
nei playoff, molto lunga, molto
fisica. Quello che mi è piaciuto è
che non abbiamo mai perso il filo conduttore, anche quando
sembrava non girare non abbiamo mai perso la pazienza, abbiamo mantenuto la serenità, e
questo è sintomo di personalità,
è molto importante».
Come vi presentate alle Final
Eight? «In stile Dinamo - risponde il numero 1 del club - Voglia
di far bene, divertirci e divertire». Due mesi fa poteva solo fare
paura. «È stato un anno di rifondazione. Vuol dire ricostruire
un intero progetto, ci vuole tempo. Se anche fossimo stati un
"pelino" dietro oggi saremmo
stati contenti. Certo che trovarci al quarto posto in campionato e aver fatto un buon primo
turno di Champions ci dà maggiore convinzione. Ma è un anno zero, siamo come un iceberg. Ciò che si vede fuori è un
terzo del lavoro che stiamo facendo sotto».
Un cambiamento così radicale forse non ve lo aspettavate
nemmeno voi e un successo come quello con Cantù, squadra
SERIE A
come la vostra in netta crescita,
lo dimostra: «Guarda, sta passando un falso storico e un po'
mi dispiace, ovvero che nella
prima parte di campionato in
cui abbiamo fatto 6-11 fosse tutto da buttare. In realtà delle 11,
cinque le abbiamo perse di un
punto. La linea di demarcazione tra far bene e far male è molto labile. E cioè, non eravamo
così brutti prima, non siamo così belli oggi, perché ancora ci sono alcune cose da sistemare». Il
segreto di questa rinascita? «Di
questa stagione mi porterò dietro due cose: un gruppo così coeso, che sta così bene insieme,
come non l'ho mai trovato. E
poi - conclude Sardara - le giocate di Dusko (Savanovic, ride),
che per me sono... libidinose.
Puro talento ancorato a una
grande testa».