Visualizza in PDF

Download Report

Transcript Visualizza in PDF

PRIMO PIANO
Venerdì 17 Febbraio 2017
7
Cresce il malcontento contro Salvini che evita il congresso. Ma lo scontro è rimandato
Lega, una corrente di bossiani
Parte da Torino e chiede un ritorno alle ragioni del Nord
DI
RAFFAELE PORRISINI
N
ostalgici delle battaglie di un tempo,
epurati dal nuovo
corso, nordisti duri
e puri, indipendentisti per
la Padania. Sono i militanti
(o ex) del Carroccio infuriati con il segretario federale
Matteo Salvini reo di aver
di fatto cancellato la parola
Nord dal vocabolario del partito. Cresce la fronda contro il
Capitano, cresce in maniera
trasversale un po’ in tutti i
territori del Nord, ma ancora
non c’è nulla di organizzato.
Ancora nessuno dei massimi
dirigenti leghisti si prende la
responsabilità di affrontare a
muso duro Salvini, troppo forte dal punto di vista mediatico, anche se un po’ azzoppato
dagli ultimi sondaggi.
Non ci si azzarda nessuno tranne Umberto Bossi.
La settimana scorsa in un’intervista al Fatto Quotidiano il
senatùr ha ribadito la necessità di un’alleanza con Silvio
Berlusconi, il quale si era
affrettato a garantirgli un
posto in lista nel caso Salvini lo tenga giù dal Carroccio.
Bossi però non sta guidando
una fronda interna degna di
questo nome; a 75 anni pensa a svolgere diligentemente
il suo incarico da deputato e
non lesina critiche al successore. Però qualcosa attorno a
lui si muove. Ne è dimostrazione quando accaduto ieri
a sera a Castagneto Po, in
provincia di Torino, dove c’è
stato il debutto pubblico del
gruppo «Gli amici di Umberto
Bossi», sbarcato su Facebook
dove si è avviata una discussione tutt’altro che tenera nei
confronti di Salvini. Tra i promotori della serata, come svelato dal quotidiano online Lo
Spiffero, c’è una vecchia conoscenza leghista come Oreste
«Tino» Rossi, ex parlamentare tra i fondatori del movimento in Piemonte. Con lui
anche Matteo Brigandì, il
cosiddetto avvocato del Carroccio, già in Parlamento e
pure membro laico del Csm,
dal quale è decaduto in seguito a vicende giudiziarie. È
stato proprio Brigandì ieri a
scrivere sul gruppo Facebook:
«Chi è contro l’indipendenza
della Padania abbia il coraggio di dirlo ed è fuori dalla
lega. Ovvero promuova un
congresso».
E proprio attorno al
congresso, ma in questo
caso provinciale, si aggrovigliano le polemiche a Reggio
Emilia, dove il segretario nazionale salviniano Gianluca
Vinci e il commissario cittadino Matteo Melato sono
accusati di epurazioni della
vecchia guardia. Rischiano di
rimetterci esponenti storici
come l’ex segretario provinciale e capogruppo a Reggio
Gabriele Fossa e l’ex riferimento a Scandiano e già
commissario provinciale a
Modena Fabio Ferrari.
Al momento però la
fronda anti Salvini non
va oltre la forma di protesta.
Non va oltre l’organizzazione di una cena tra nostalgici
bossiani. A Roma non mancano i parlamentari insoffe-
renti verso il segretario federale, così come nelle Regioni
e nei più importanti Comuni.
Ma per ora rimangono sotto
traccia, non è ancora il momento di uscire allo scoperto.
Qualcuno pensava di provarci
nel dicembre scorso quando,
secondo un annuncio fatto
dal governatore lombardo
Roberto Maroni (cui guardano molti nordisti), si sareb-
be dovuto tenere il congresso
federale. È quello, ragionano
i colonnelli, il momento in cui
fare le scarpe a Salvini. Peccato che il diretto interessato
non ne voglia sapere di fare
il congresso della Lega prima
delle elezioni politiche, come
ribadito nei giorni scorsi a
Radio Radicale. Prima vuole
andare al voto; tradotto, prima vuole avere mano libera
sulle liste dei candidati, decidere lui chi viene eletto a
Roma, così da poter controllare in futuro i gruppi parlamentari. Soltanto dopo, a
giochi fatti, si concederà per
il congresso federale, ma da
una posizione di forza che
gli permetterà di mantenere un enorme potere di
ricatto.
© Riproduzione riservata
INDISCREZIONARIO
DI
PUCCIO D’ANIELLO
pari opportunità.
***
Michele Emiliano vuole portare la regione
Puglia all’avanguardia in materia di
Piccolo Eliseo di Roma gremito
religione. Nella seduta in calendario
per la presentazione di Rio Belgraper la prossima settimana ci sarà il
no, esordio letterario di Vittorio
definitivo via libera a una proposta
Grimaldi, avvocato italiano, teche introduce nella carta fondamenstimone diretto negli anni ottanta
tale dell’ordinamento regionale «la
del secolo scorso di vicende intertutela della libertà religiosa e moranazionali degne di una spy-story.
le, da assicurarsi sempre al cospetto
Rio Belgrano, edito da Clichy, è un
di leggi e atti amministrativi della
thriller evidentemente ambientato
regione che introducano o regolino
nell’Argentina di quel periodo. Alla
diritti e doveri minori in contrasto
presentazione romana l’attore Blas
Michele
con precetti cogenti di rango morale e
Roca-Rey ha letto alcuni dei pasEmiliano
religioso». Un’altra proposta punta al
saggi del testo.
riconoscimento delle radici cristiane
*** portavoce del
del popolo pugliese quale espressione della cen- Claudia Fiaschi è la nuova
tralità della persona, nei suoi diritti e doveri. Forum Terzo Settore. È stata eletta ieri in occasione dell’assemblea nazionale organizzata
***
a Roma per eleggere i nuovi vertici dell’asSusanna Camusso sostiene le opere di tre sociazione. Nata a Firenze nel 1965, Fiaschi
artiste, per ricordare le donne vittime del succede a Pietro Barbieri: è da sempre atlavoro. Succede a Roma, nella Sala 1, spa- tiva nel settore della cooperazione sociale, con
zio culturale di piazza Porta San Giovan- particolare attenzione al mondo dell’infanzia e
ni, dove il 20 febbraio verrà presentato dell’educazione. Il Forum Terzo Settore rappreThe Triangle Project, dedicato alle donne senta 75 organizzazioni nazionali di secondo
uccise nel 1911 a New York e a Dhaka, in e terzo livello, per un totale di oltre 94 mila
Bangladesh, nel 2013. Il progetto è soste- sedi territoriali, che operano negli ambiti del
nuto dalla regione Lazio guidata da Ni- volontariato, dell’associazionismo, della coocola Zingaretti e dalla Cgil, con il settore perazione sociale.
PER LA POLITICA SARDA, L’EMERGENZA DELL’ISOLA È UNA QUESTIONE NAZIONALE SNOBBATA DA ROMA
Paolo Gentiloni dimentica la Sardegna
Lo dicono due parlamentari di Centro democratico e Sel
DI
L’
GAETANO COSTA
isola che non c’è. Dimenticata e snobbata dal governo. È quel che sostengono
due parlamentari sardi
che hanno scritto al presidente del
Consiglio, Paolo Gentiloni, per invitarlo a rispettare gli impegni presi
dal parlamento con alcune mozioni
approvate nel 2015. Provvedimenti
che avrebbero dovuto garantire alla
Sardegna risorse necessarie per affrontare la disoccupazione e la dispersione scolastica, oltre a scalare
la classifica degli stanziamenti per le
infrastrutture che, al momento, vede
l’isola all’ultima posizione a livello
nazionale.
A rivolgersi a Gentiloni sono
stati il deputato del Centro democratico, Roberto Capelli, e il senatore Luciano Uras, ex Sel. I quali,
la scorsa settimana, hanno invocato
l’intervento di Palazzo Chigi. «Sinora, il governo ha disatteso tutti gli
impegni assunti in sede parlamentare nei confronti della Sardegna»,
hanno spiegato i due parlamentari
a Montecitorio.
«Ora, Gentiloni riconosca che la
questione sarda è una questione
nazionale e, prima che finisca la legislatura, istituisca un unico tavolo
politico con la partecipazione delle
istituzioni nazionali, locali, le forze
sociali e culturali per affrontare concretamente l’emergenza sarda».
Parallelamente, a Roma s’è
aperto un altro tavolo: quello delle
rivendicazioni della Sardegna nei
confronti dello Stato. Prima di tutto
per i 684 milioni di euro d’accantonamenti, poi per l’accesso al fondo per
i farmaci innovativi, per i 22 milioni
del fondo statale per le Province e le
città metropolitane e per i 70 milioni
del Fondo regioni.
Secondo SardiniaPost, l’isola, dalle ultime due voci, rischia di essere
tagliata fuori per effetto di un decreto della presidenza del Consiglio
dei ministri. Per questo, s’è aperto
il confronto tra il sottosegretario,
Paolo Bressa, e Raffaele Paci,
assessore al Bilancio della giunta
regionale presieduta da Francesco
Pigliaru (Pd).
Capelli e Uras, invece, hanno chiesto a Gentiloni di attivarsi
affinché Bruxelles riconosca alla
Sardegna lo stato d’insularità e il
conseguente accesso a un sistema
derogato di aiuti che equivalga a
quello che l’Ue predispone per le regioni ultraperiferiche. «È necessario
assicurare rotte aeree adeguate, collegamenti navali frequenti e moderni», ha spiegato Uras.
Il senatore ha affrontato anche
la questione degli alti tributi che la
Sardegna versa allo Stato per le servitù militari.
«Sono stato nella zona di Varese»,
ha raccontato, «dove, in un’area di
60 chilometri, ci sono 13mila posti
di lavoro assicurati da Leonardo, ex
Finmeccanica. Là montano gli F35,
ma anche gli elicotteri per uso civile.
Stesso discorso per i Cantieri Navali
liguri. Noi, magari, non potremmo
costruire navi torpediniere, ma le
motovedette certamente sì».
«Veniamo da una fase di venditori di sogni, di un governo fantasioso
che, per la nostra terra, ha concluso
poco o niente», ha sottolineato Capelli. «Il Patto per la Sardegna e quello
per la città metropolitana di Cagliari
non erano altro che una rimodulazione di risorse già assegnate, mentre
noi chiediamo urgenti interventi
strutturali».
«Chiediamo a Gentiloni il confronto, ma, se non si vuole lo scontro, serve il buon senso. Non sono avvezzo
a salire sui tetti e a occupare luoghi
istituzionali.
Tuttavia, se non ci sarà risposta,
dovremo pensare a ogni tipo di soluzione, a tutti i livelli istituzionali».
Per ricordare a Palazzo Chigi che
l’isola c’è.
© Riproduzione riservata