L`assedio di Aleppo per un ventunenne

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L’assedio di Aleppo per un ventunenne | 1
giovedì 02 febbraio 2017, 16:30
L’assedio di Aleppo per un ventunenne
Ameer Al-Halbi, sopravvissuto ad Aleppo:"Non ho più nessuna fiducia verso la comunità internazionale"
di Giusy Monforte
L'inviato speciale dell'Onu, Staffan de Mistura, ha annunciato che l'incontro per i negoziati di pace Onu per la Siria,
previsto a Ginevra, è stato rinviato al 20 febbraio. La decisione dipenderebbe dalla necessità di creare le condizioni
favorevoli per un impegno solido e pianificato delle parti. Questa battuta d'arresto è stata letta, dai più scettici, come
l'ennesima dimostrazione della posizione debole che le Nazioni Unite hanno assunto durante il conflitto. Negli
ultimi mesi, in Siria, nonostante i diversi tavoli negoziali e il cessate il fuoco, continuano le ostilità, allontanando la possibilità
di una risoluzione concreta e in tempi certi. Ma cosa pensano e come vivono i siriani sopravvissuti alla guerra?
Abbiamo parlato con Ameer Al Halbi, un ragazzo siriano di 21 anni, che ha trascorso quasi 4 anni fotografando le strade e
la gente di Aleppo, con lo scopo di far conoscere i loro volti e le loro storie al mondo intero. Grazie ad Ameer, abbiamo la
possibilità di testimoniare i tragici eventi che continuano a percorrere la Siria, attraverso la sua storia e le sue foto che ha
condiviso con noi, e che noi abbiamo deciso di pubblicare, nonostante alcune siano molto cruente. Com'è cambiata
Aleppo in questi 5 anni? In che modo la gente conduce la propria vita? Prima della guerra, Aleppo era stata
classificata tra le quattro città più belle del mondo, dopo è stata definita la più pericolosa, ed è stata divisa in due parti: la
prima chiamata Aleppo dell’est, controllata dall’Opposizione; la seconda, ad ovest, controllata dal regime e dalla Russia. Nel
settore ovest, gestito dal regime siriano, si vive una vita normale, i giovani continuano tranquillamente a frequentare le loro
università, la gente continua a lavorare e siede ai bar. Nella parte est di Aleppo, a soli cento metri di distanza, non esistono
più le scuole, non è possibile raggiungere i mercati per procurarsi il cibo, a causa dei bombardamenti. In Aleppo est, si vive
come in un film dell'orrore in cui i protagonisti e le vittime di questo film, che sembra non finire mai, siamo noi. Molte
persone sono rimaste per partecipare alla Rivoluzione, mentre altri sono scappati in Europa per continuare le loro vite e
inseguire i propri sogni. Se ti guardi intorno, ti rendi conto che in ogni casa, in ogni famiglia, ci sarà un martire, un
prigioniero o un ferito. A volte gli attacchi aerei arrivano a 125 in un solo giorno, negli ultimi mesi la Russia ha utilizzato le
granate a razzo, armi moderne e molto potenti che stanno distruggendo tutto. Molte persone sono rimaste fino alla fine per
partecipare alla rivoluzione rischiando la vita, altre sono partite per l'Europa. Un giorno bisognerà ricostruire l'intera città.
Cosa ti ha spinto a restare in questi anni di guerra? Ho deciso di restare per testimoniare il vero volto della
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/lassedio-di-aleppo-per-un-ventunenne/
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rivoluzione, le nostre vite molto lontane dalla normalità e per rendere pubbliche le ingiustizie. Ogni giorno si incontrano
orfani, uomini rimasti disabili e poveri senza nessun sostegno da parte della comunità internazionale. Ci racconti la tua
vita e quella degli altri cittadini durante l’assedio di Aleppo? La mia famiglia era composta da 4 persone, siamo
rimasti mia madre ed io. Mia sorella si è sposata due anni fa, mentre mio padre è morto da 8 mesi. È morto come si muore
ad Aleppo. Lavorava per la protezione civile siriana, ed è rimasto vittima di un bombardamento, mentre cercava di estrarre
una bambina dalle macerie. La guerra ci ha negato i diritti più semplici. Durante l'assedio, ogni giorno, eravamo svegliati
dal suono degli allarmi e degli attacchi aerei, per me era molto difficile trovare l'accesso ad internet per trasmettere le foto
alle agenzie di stampa. Le persone, però, sono rimaste vicine e solidali, il mio parrucchiere ha tentato più volte di
convincermi a comprare la sua moto per agevolarmi negli spostamenti, e la mia vicina di casa mi ha regalato mezzo pollo
per il compleanno, nonostante il cibo a disposizione fosse poco e più frequentemente assente. Quali sono i tuoi progetti
per il futuro? Da qualche mese sono andato via contro la mia volontà, mi hanno forzato a lasciare Aleppo, mi sono recato
in Turchia, dove vivo in una piccola casa che ho affittato per 200$ al mese. Non faccio nulla per il momento, tutto quello che
rincorro è riorganizzare le mie carte e raggiungere il sogno che mi è stato negato dalla guerra, studiare e diventare uno
psicologo. I media e i social network hanno divulgato e divulgano un'immagine alterata dei fatti? I media sono
riusciti a trasmette solamente il 50% di quello che succede realmente ad Aleppo. Il mondo conoscerà la verità solo quando e
se tutto finirà. Purtroppo negli ultimi 20 giorni dell’assedio non sono riuscito a fotografare niente, camminare per strada era
diventato impossibile. Le opinioni sul confitto e sul regime sono molto differenti, ti va di dirci le tue impressioni?
Cosa si dovrebbe fare, secondo te, per ricostruire la Siria? Quando Bashar al-Assad andrà via e verrà eletto un capo
di Stato realmente democratico, in grado di proteggere e tutelare i diritti e le libertà dei cittadini, forse sarà possibile
ricostruire la Siria. Non ho più nessuna fiducia verso la comunità internazionale, credo che la guerra finirà solo quando
quest'ultima desidererà veramente la sua fine. Sono un semplice uomo, distrutto e sfinito dalla guerra, ma fortunato perché
ancora vivo.
di Giusy Monforte
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