UE: a Malta per chiudere la rotta libica

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venerdì 03 febbraio 2017, 08:30
UE: a Malta per chiudere la rotta libica
Chiudere la rotta del Mediterraneo Centrale ai migranti economici è la priorità dei dialoghi maltesi dei 28
di Redazione
Oggi l’Unione Europea si trasferisce a Malta, ospite del Premier maltese Joseph Muscat -Malta ha la presidenza di
turno del Consiglio Ue. L’occasione è il vertice informale dei capi dei Stato e di Governo dell'Ue. La dimensione
esterna delle migrazioni, specie quelle che avvengono lungo la rotta del Mediterraneo Centrale, in particolare dalla Libia
all'Italia; le relazioni transatlantiche, con la presidenza di Donald Trump; il futuro dell'Ue e la preparazione del summit
di Roma del 25 marzo. Questa l'agenda del summit alla Valletta. Il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha
chiarito che la Libia e l'approccio dell'Ue alla rotta migratoria del Mediterraneo Centrale saranno i punti chiave
dell'incontro. Una volta chiusa la rotta del Mediterraneo Orientale, dove dopo l'accordo con la Turchia, i numeri degli arrivi
sono crollati, «ora è tempo di chiudere la rotta dalla Libia all'Italia», obiettivo «alla nostra portata», ha detto Tusk,
incontrando, ieri, a Bruxelles, il Primo Ministro libico Fayez al-Sarraj. E in questa direzione va l’accordo siglato ieri a Roma
tra al-Sarraj e il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Non sarà una cosa che darà risultati nello spazio di un mattino. Ci
sono grosse differenze con la Turchia, «ma non ci sono alternative, dobbiamo tentare. La situazione attuale non è
sostenibile», notano fonti del Consiglio Europeo citate dalle agenzie di stampa italiane. Sulla rotta del Mediterraneo
Orientale, gli arrivi negli ultimi quattro mesi del 2016 sono calati del 98% rispetto allo stesso periodo un anno prima. Sulla
rotta del Mediterraneo Centrale «oltre 181mila arrivi sono stati rilevati nel 2016, mentre il numero delle
persone morte o scomparse in mare ha toccato un nuovo record ogni anno, a partire dal 2013». Quindi, allo stato,
quella del Mediterraneo Centrale è la principale via di arrivo di migranti irregolari nell'Ue. Per la prima volta da due anni,
finalmente l'Ue si concentra sulle rotte del Mediterraneo Centrale, in particolare sulla Libia, spiegano fonti diplomatiche. A
questa rifocalizzazione hanno contribuito sia la pressione della diplomazia italiana, sia l'approssimarsi delle elezioni in diversi
Paesi europei e la consapevolezza della dimensione del fenomeno. Vari problemi intrecciati pone questa rotta. Il Primo
Ministro libico Fayez al-Sarraj ha sottolineato che il suo Paese si impegna nella lotta al terrorismo, ma che l'Ue deve fornire
più fondi, perché le somme versate finora sono «molto piccole». Altro problema: l’interlocutore libico, ovvero il
Governo di al-Serraj, che non solo è entità debole, c’è anche che controlla solo una parte del territorio, la restante è
controllata da Tobruk. Mentre sulla rotta dell'Egeo, ormai praticamente chiusa, siriani e iracheni in fuga dalla
guerra erano numerosi, su quella libica viaggiano principalmente migranti economici, e non rifugiati, quindi
persone che non hanno diritto alla protezione internazionale. E, come tali, non passibili di ricollocamento in altri Paesi Ue,
cosa che è prerogativa dei rifugiati. Secondo quanto trapelato in queste ore: non ci sarà «nessun bazooka» come la
creazione di centri in Nordafrica per effettuare lo screening dei migranti, questa sarà forse una ipotesi di lavoro
per il futuro, invece, l'approccio è quello del 'capacity building', come viene chiamato in gergo, cioè formare la
guardia costiera libica, cosa che già sta avvenendo; aiutare le autorità libiche a gestire le frontiere terrestri,
rafforzare i Paesi vicini come Ciad, Niger e Mali, implementare programmi di sostegno alle comunità costiere
libiche, in modo che possano accogliere meglio i migranti, promuovere il coordinamento delle varie intelligence nella
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/ue-a-malta-per-chiudere-la-rotta-libica/
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lotta ai trafficanti. Per salvare le vite umane è necessario continuare con le operazioni di Search and Rescue,
aprire canali di ingresso sicuri e regolari ed investire negli aiuti allo sviluppo per migliorare le condizioni che
costringono le persone a migrare, così Save the Children, nell’appello ai 28 diramato ieri. Secondo l’organizzazione,
chiudere la rotta migratoria dalla Libia verso l’Europa significa condannare migliaia di bambini a subire
ovunque abusi nelle mani dei trafficanti e dai gruppi armati in Libia. In mancanza di solide garanzie in materia di
diritti umani e protezione dei gruppi più vulnerabili, i bambini saranno esposti ad un continuo e sempre maggiore rischio di
violenze. «Limitarsi a riportare indietro bambini disperati in un Paese che in molti descrivono come un inferno
non è una soluzione», ha dichiarato Ester Asin, Direttore dell`Ufficio Advocacy UE di Save the Children a Bruxelles. Sulla
stessa linea, UNHCR e OIM, che hanno dichiarato come «non si possa considerare la Libia un Paese terzo sicuro»,
né si possano avviare procedure extraterritoriali per l'esame delle domande di asilo in Nord Africa. Per una
migliore protezione di rifugiati e migranti è necessaria un'Unione Europea forte, che si impegni oltre i propri confini a
proteggere, assistere e contribuire a trovare soluzioni per i rifugiati e i migranti. Questo include il rafforzamento
delle capacità di salvataggio in mare o sulla terraferma, il rafforzamento del rispetto delle leggi e la lotta contro le reti
criminali. Secondo UNHCR e OIM servono sforzi congiunti per assicurare sistemi di asilo e di gestione sostenibile delle
migrazioni in Libia, quando le condizioni di sicurezza e la situazione politica lo permettono, e nei Paesi confinanti.
«Chiediamo che in Libia venga immediatamente abbandonata una gestione dei flussi migratori basata sulla
detenzione automatica di rifugiati e migranti in condizioni disumane, e si costruiscano, invece, adeguati servizi di
accoglienza». Altresì sono necessarie misure concrete a sostegno del Governo della Libia per rafforzare le competenze
di registrazione dei nuovi arrivi, il supporto al rimpatrio volontario dei migranti, l`esame delle domande d`asilo e
l`individuazione di soluzioni per i rifugiati. Tali misure prevedono la necessità di ampliare in modo significativo le opportunità
di canali sicuri quali, fra gli altri, il reinsediamento e l`ammissione per motivi umanitari per impedire che le persone
intraprendano viaggi pericolosi. I 28 leader parleranno anche delle relazioni transatlantiche, ovvero Donald Trump, che
nei pochi giorni del dopo insediamento ha già iniziato a scombinare le carte, e, inevitabilmente, di Russia. La possibilità,
sempre più concreta, di un accordo tra Washington e Mosca è un problema che l'Europa non può permettersi di
sottovalutare. Il vertice di Roma per la commemorazione, prevista per il 25 marzo, dei 60 anni dalla firma dei Trattati di
Roma, sarà al centro del dibattito a 27, ovvero senza la Gran Bretagna, visto che il futuro dell'Unione Europea non sarà più
un problema per i britannici. La discussione di oggi è l'inizio della riflessione collettiva sul futuro dell'Unione
europea.
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