un impegno da rinnovare

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SPECIALE
Mcl
Brescia, grande successo per la mostra dei presepi
arrivata alla sua
43ª edizione – e
ha fatto registrare
ancora una volta un
grande successo di
pubblico e di
coinvolgimento
popolare – la mostra
dei presepi che ogni
anno il Mcl organizza a
Brescia. Un’iniziativa
che, anno dopo anno, è
entrata nel cuore dei
tanti – bresciani e non solo – che,
anche in quest’edizione, hanno
affollato la mostra e le tante iniziative a
latere, facendo registrare ben 38mila
presenze: segno evidente che questa
iniziativa è veramente entrata nel cuore
della gente. Ogni edizione della
manifestazione è caratterizzata da un
tema, scelto di concerto con la diocesi:
«Andarono senza
indugio» era quest’anno
il tema del tradizionale
appuntamento, giunto
alla 43ª edizione
Assieme alle iniziative
a latere, registrate
ben 38mila presenze
È
quello di quest’anno è «Andarono
senza indugio» (Luca 2,16). Il
presidente del Mcl di Brescia, Luca
Pezzoli, ha illustrato il «Concorso
Presepi», affiancato da due eventi
collegati: «Art’è Natale», serie di
esposizioni di opere realizzate da
differenti artisti, e «Presepi in mostra»,
rassegna di presepi provenienti
dall’Italia e dal mondo,
allestita nel Duomo
Vecchio. Le iniziative
bresciane si sono concluse,
sabato 21 gennaio 2017,
con la premiazione dei
migliori video realizzati dai
quasi 260 iscritti al 43°
Concorso Mcl (il primo
premio assoluto è dedicato
a Noè Ghidoni,
vicepresidente nazionale
Mcl scomparso nel 2015):
gli incaricati hanno visitato famiglie,
parrocchie, oratori, gruppi, scuole,
ospedali, aziende, rassegne, per filmare
i presepi in concorso. Alla premiazione
hanno preso parte, oltre al presidente
nazionale Mcl, Carlo Costalli, il
vescovo di Brescia, Luciano Monari, il
sindaco di Brescia, Emilio del Bono, e
molte autorità civili e istituzionali.
Mercoledì
25 Gennaio 2017
Mcl in Macedonia incontra la società civile:
nei Balcani integrazione europea alla prova
al 1° al 3 febbraio il Mcl si ritrova a
Skopje, in Macedonia, per sostenere le
sfide dell’integrazione europea nei
Balcani: all’incontro parteciperanno
esponenti della società civile di Macedonia,
Albania, Kosovo, Serbia, Bosnia Erzegovina,
Montenegro, Croazia, Slovenia, Italia,
Bulgaria e Romania. Le questioni migratorie e
le politiche europee per la coesione sociale e
la lotta alla povertà sono il punto di partenza
per un lavoro che vede il Mcl impegnato da
anni in quest’area geografica che rappresenta
ancora un «buco nero» dentro l’UE.
Le sfide della globalizzazione attendono
nuove risposte da parte delle organizzazioni
dei lavoratori e dei nuovi sindacati
indipendenti: in tutta la regione tornano gli
spettri dei nazionalismi e la fragilità
istituzionale – seguita all’ex Jugoslavia – si
traduce in corruzione e povertà crescenti. Il
D
lavoro, specie per i giovani, è una chimera.
In questo clima il fenomeno migratorio – che
proprio lungo la rotta balcanica mostra una
delle sue tante falle – condiziona una delle
società più povere d’Europa. Le questioni
migratorie viste dalla Macedonia, dalla
Bulgaria, dalla Serbia confermano l’urgenza
di un governo europeo del fenomeno: invece
si preferisce mantenere una serie di
distinzioni che sono l’alibi per rinviare ogni
decisione. Non solo: dalla Macedonia si
avverte pressante il pericolo della «questione
turca», con il governo di Ankara che «ricatta
l’UE» attraverso i profughi e i rifugiati.
In questo stato di cose il Mcl continua a
tessere una rete di dialogo sociale, che non
trascura gli elementi religiosi, culturali e
politici: per bloccare il ritorno di possibili
nazionalismi la pace e la giustizia sociale
sono l’unica strada possibile.
Pagina a cura del Mcl
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Tel. 06.7005110 - Fax 06.77203688
www.mcl.it; e-mail: [email protected]
«Cattolici
in politica:
un impegno
da rinnovare»
L’intervista
Costalli: «Le priorità
sono il lavoro e la lotta
alla povertà, non la
legge elettorale»
Jobs Act e voucher?
«Vanno corretti»
on il presidente del Mcl,
Carlo Costalli, abbiamo
parlato di impegno dei cattolici in politica, delle vere emergenze in Italia, di Jobs Act e voucher, di legge elettorale.
La politica vive un pesante stato di delegittimazione, i cattolici un momento di grande irrilevanza, gli estremismi dilagano. Cosa si può fare per arrestare questa deriva?
L’impegno dei cattolici in politica
può fornire un apporto strategico
come in altri momenti del passato. Non possiamo esimerci dal fare proposte e dal farci carico delle nostre responsabilità, indicando un percorso dal quale ripartire. Dobbiamo esprimere una proposta politicamente rilevante, forte, capace di tornare a connettere
interessi e valori e di riportare una parola di verità; anche con una profonda autocritica.
Tre sono le questioni, credo, con
le quali misurarsi: l’Europa che vogliamo; «l’economia che uccide»;
il radicamento sul territorio della
democrazia. L’Europa che vogliamo non può essere subalterna a una cultura tecnocratica ed elitaria,
deve riscoprire le sue radici popo-
C
lari, essere solidale, politica, democratica e vicina ai popoli europei. «L’economia che uccide» è una dura realtà: la globalizzazione
e l’egemonia della finanza sull’economia reale hanno sconvolto
gli assetti sociali; marginalizzato il
lavoro rendendolo una variabile
dipendente dal profitto; avviato
lo smantellamento del welfare; determinato la lievitazione della disoccupazione, soprattutto giovanile; impoverito le classi medie e
ridotto alla miseria i ceti più deboli. Una situazione che dobbiamo assolutamente combattere. Infine deve esser ben chiaro che una democrazia sradicata dal territorio, dai suoi valori e dai suoi corpi intermedi diventa presto una
democrazia senz’anima. Va ricreato il rapporto vitale tra politica, istituzioni, territorio e popolo.
Quali ritiene siano le vere priorità per il Paese?
Di certo non credo sia la legge elettorale, e non possiamo permetterci di rimanere inchiodati su
questa legge per mesi come è avvenuto già per la riforma costituzionale e il referendum. Le vere emergenze del Paese, inascoltate da
una politica distratta, sono il lavoro e la lotta alla povertà. Servono politiche che creino vero sviluppo, non iniziative una tantum
di tipo assistenziale. Si deve liberare la società dai mille lacci che
ne impediscono un sano sviluppo:
occorre liberare il potenziale del
Paese, finora frenato da una burocrazia insostenibile, da un sistema del credito che ha perso il
contatto con le realtà imprenditoriali di piccola e media dimensione. Non possiamo più
Referendum Cgil
Affrontare le sfide
guardando al futuro
attenzione del mondo del lavoro si sta
concentrando sui quesiti referendari
proposti dalla Cgil: sia quelli accolti
dalla Corte Costituzionale, per i quali andremo a votare, sia quello, rigettato dalla Corte,
relativo ai licenziamenti. Il dibattito su questi temi sta facendo emergere l’errore di prospettiva che sta nel presupporre un mondo del
lavoro uguale a quello che abbiamo conosciuto fino a qualche anno fa, in cui le sfide
maggiori erano la flessibilità, la tutela dei precari, la transizione da welfare a workfare.
A queste sfide se ne sono aggiunte di più grandi: dai precari si è passati agli esclusi; è esploso
quel processo epocale che è la migrazione; è
arrivata una nuova rivoluzione industriale. Di
fronte a tutto questo tornare a parlare solo di
voucher e di articolo 18 appare piuttosto riduttivo, perché il Jobs Act è inadeguato ad affrontare questa nuova realtà. Il problema non
è il voucher, ma il lavoro nero: sarebbe meglio chiedersi se questo strumento risponde
al suo scopo originario di emersione del lavoro nero o se è stato usato in modo improprio. Allo stesso modo, la questione sull’articolo 18, sulla «libertà» di licenziare, mette a
tema il grande capitolo delle politiche attive
del lavoro e della loro reale efficacia. Di fronte alle drammatiche statistiche Istat sull’esclusione, all’incapacità di ripensare le tutele,
al sostanziale fallimento di Garanzia giovani
e delle politiche attive, non sorprende il successo della Cgil nella raccolta delle firme per
il referendum.
In situazioni di difficoltà è più facile cercare
appiglio in un passato sfuggente che guardare con coraggio al futuro. Abbiamo perso fin
troppo tempo in diatribe più ideologiche che
ideali, cercando di risolvere problemi complessi attraverso leggi o decreti. Abbiamo sentito ripetere che il lavoro non si crea per legge, per decreto, ma poi nella realtà si è agito
in modo differente, credendo che un legislatore «forte» e «con i muscoli» avrebbe risolto
le cose. Così si è svilito l’unico metodo che ci
può guidare attraverso queste ripetute crisi rilanciando lo sviluppo sociale ed economico,
un metodo che si fonda sul coinvolgimento
delle parti sociali e di tutte le forze della comunità come le associazioni, le scuole, le agenzie educative e come, soprattutto, le famiglie. La nuova rivoluzione industriale, il rilancio economico del Paese, la ridefinizione
del welfare, l’inclusione sociale ed economica, la lotta alla povertà, sono tutte sfide che
presuppongono il coinvolgimento più ampio della comunità.
In questo contesto ha senso parlare dei voucher, delle norme sul licenziamento, degli
strumenti del diritto del lavoro: senza preconcetti o steccati ma cercando di capire se rispondono alle esigenze di lavoratori e imprese e se, oltre a tutelare, sono in grado di promuovere la persona; se e in che modo ci fanno fare un passo avanti o ci legano a un passato che non esiste più.
L’
Sopra, Carlo
Costalli,
presidente del
Movimento
cristiano lavoratori
L’Europa che
vogliamo,
«l’economia che
uccide» e il
radicamento della
democrazia sul
territorio sono le
questioni con cui
misurarsi
subire rallentamenti per un sistema del credito distratto da una finanza speculativa, per di più
avallata dal silenzio di una politica che, nel migliore dei casi,
ha altro a cui pensare. Dobbiamo ripartire da subito e farci carico innanzitutto dei giovani verso i quali, come ha ammonito
papa Francesco, abbiamo un vero e proprio «debito».
Jobs Act e voucher sono al centro di polemiche aperte dai quesiti referendari, cosa ne pensa?
I problemi che riguardano il mon-
do del lavoro vanno gestiti attraverso il confronto con le parti sociali, non affidati allo strumento
referendario.
Il mio giudizio sul Jobs Act complessivamente non è mai stato eccezionale, spero che nei prossimi
mesi si facciano alcuni correttivi
riaprendo il dibattito e il confronto con le parti sociali. I voucher sono stati una bella invenzione: per alcune categorie e per
periodi limitati sono un’intuizione giusta, ma si è allargato il loro
utilizzo in modo indiscriminato.
Necessitano di una revisione e di
una correzione che, auspico, venga fatta quanto prima in Parlamento per evitare il referendum,
visto che ci sono i tempi tecnici.
E sulla legge elettorale?
Come ho già detto le priorità sono altre. Nel merito ritengo che la
governabilità sia molto importante, ma la rappresentanza è un
valore ben più alto da cui non si
può prescindere. La rappresentanza va garantita proporzionalmente, magari con una soglia di
sbarramento.
Acqua ed energia, due doni per la Giordania
U
n impianto fotovoltaico e un sistema di depurazione delle acque
che oggi ancora non sono potabili: sono queste le due nuove opere che il Movimento cristiano lavoratori ha in animo
di donare, entro Pasqua, al vicariato latino della Giordania
e, in particolare, al Centro Nostra Signora della Pace di Amman. Un impegno che il presidente del Mcl aveva annunciato già nello scorso ottobre,
durante un viaggio in terra di
Giordania, alla presenza di
monsignor Fouad Twal, patriarca emerito latino di Gerusalemme.
Promesse che, com’è nello stile del Movimento, non si fer-
meranno di certo ai proclami
e alle belle parole, ma che si
stanno già traducendo in
realtà. È di poco prima di Natale, infatti, la notizia, annunciata dallo stesso presidente del Mcl, Carlo Costalli,
che è stato approvato il finanziamento che permetterà
la realizzazione dell’impianto di depurazione per rendere potabile l’acqua del Centro
Nostra Signora della Pace di
Amman. Si tratta di un centro
particolarmente importante,
ha spiegato il presidente Costalli, «perché accoglie gli immigrati che provengono da Iraq e Siria e gestisce una scuola frequentata da più di 600
bambini, e non solo cristia-
ni». Una cittadella dell’accoglienza, insomma, nata per lenire, per curare i mali del corpo come pure quelli dell’anima ma, sopra ogni altra cosa,
un avamposto dove imparare il dialogo, il rispetto delle
diversità e l’accoglienza: che
sono poi i veri pilastri della
pace e dell’integrazione.
Di qui l’entusiasmo e l’impegno convinto del Mcl che,
anche stavolta, ha prontamente risposto all’iniziativa
voluta dalla Conferenza episcopale italiana, decidendo
di utilizzare buona parte delle risorse realizzate attraverso la raccolta del 5x1000 per
investire in pace, in cultura,
in educazione.
Un impegno, quello del Movimento cristiano lavoratori,
che del resto va avanti ormai
da anni (si pensi alla realizzazione dell’Università di Madaba, per la formazione e l’educazione di una nuova classe dirigente destinata a guidare il futuro del Medioriente, cui ha partecipato in modo significativo anche il Mcl).
«Perché la fede si vede attraverso le opere», ricorda spesso il presidente Costalli. E
queste sono opere destinate a
far crescere il patrimonio di
umanità e di valori che oggi
il mondo sembra aver smarrito: «Stiamo dimostrando
con i fatti che cattolici e musulmani possono cammina-
re insieme», per dirla ancora
con le parole del presidente
Mcl. E sempre con un’attenzione speciale rivolta ai giovani: «Tocca a voi dimostrare
a quest’area del mondo che è
possibile mettere da parte l’odio e costruire un futuro di
pace. Tocca a voi, cattolici e
musulmani, aprire una fase
nuova. Di rispetto. Di convivenza. Di costruzione».
Un impegno, quello del Mcl,
che – c’è da aspettarselo – proseguirà anche in futuro: sempre sulle linee guida della pace, dell’accoglienza, del dialogo, del rispetto per le diversità. Che poi, per noi, si chiamano esercizi concreti di «misericordia».
Monsignor Fouad Twal e Carlo Costalli tra rifugiati e ragazzi della Caritas