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L’Indonesia ai tempi dell’ISIS | 1
giovedì 26 gennaio 2017, 15:00
Intelligence e non solo
L’Indonesia ai tempi dell’ISIS
L’apparato dei servizi di sicurezza indonesiano si è molto specializzato nella lotta al terrorismo ISIS
di Francesco Tortora
L’Indonesia –la Nazione di estrazione islamica più popolosa al Mondo- ha da tempo ingaggiato una vera e propria
guerra al fondamentalismo islamico sul proprio territorio. Ma lo ha fatto in modo differente da quanto si
crederebbe a prima vista cioé non solo con i soli metodi polizieschi o repressivi. Le Autorità governative indonesiane,
infatti, con una consultazione franca con i vertici religiosi indonesiani (tutti seguono la Sharia) hanno anche operato nel
controllo della intera filiera culturale, partendo dalle scuole di ogni grado e livello, passando per i centri culturali e finendo
nei centri di studio religioso di varia tipologia, dispiegando il meglio delle intelligenze nazionali attraverso la strada del
dialogo e della mutua comprensione. Questo ovviamente non mette al riparo della deriva fondamentalista in Patria né
tantomeno ha mai messo al sicuro il vasto Paese –popolato da varie località turistiche note in tutto il Mondo- dal rischio di
attentati che –infatti- pure ci son stati ed hanno drammaticamente costellato la vita nazionale. L’Indonesia ha anche
attuato un attento controllo alle proprie frontiere ma pure questo fattore non ha certo impedito a molti suoi cittadini
di partire dall’Indonesia per andare ad affiancare i miliziani dello Stato Islamico in lotta in Iraq piuttosto che in Siria. Al netto
di questo discorso, però, è pur vero che l’Indonesia –faro dell’Islam in Asia ed in specie dell’Asia del Sud Est- avrebbe potuto
collassare in un calderone infernale preda dell’ISIS ed invece è Paese di esempio a chi voglia contrastare l’insorgere di
fenomeni estremisti islamici come è accaduto con lo stesso Stato Islamico e con al Qaeda in precedenza. I media
internazionali forse non hanno ben colto la assoluta novità apportata in tal senso dall’Indonesia su questo
specifico scenario, d’altro canto gli stessi vertici governativi, politici e culturali indonesiani hanno finora scelto una logica
low profile, non urlata ed improntata alla discussione evitando attentamente le sterili polemiche parolaie e massimaliste.
L’Indonesia ha evitato che accadessero almeno 15 attacchi terroristici nel solo anno scorso ed ha eseguito più
di 150 arresti, dipanando e bloccando fitte trame finalizzate all’attuazione di attacchi suicidi soprattutto a Jakarta e
persino un attacco con missile dall’isola indonesiana di Batam in direzione di Singapore. Dal 2010, la forza
militare d’elite denominata Densus 88 (Distaccamento 88) ha fatto fronte ad almeno 58 tentati attacchi
terroristici. Per quello che risulta da tale operatività, gli osservatori di cose di Geopolitica e di cose indonesiane affermano
praticamente unanimi che Densus 88 è a tutt’oggi la miglior squadra anti-terrorismo a livello mondiale, avendo svolto
una mole di lavoro enorme ed avendo –così- accumulato un vero e proprio know how anti-terroristico di primissimo livello.
Negli ultimi sei anni, infatti, in Indonesia si è svolto un solo vero e grande attentato terroristico che ha
causato la morte di civili, quando è stato colpito un centro commerciale a Jakarta, condotto con armi da fuoco e bombe, a
Gennaio, causando così la morte di tre indonesiani e quella di due algerini-canadesi. Tutti e quattro gli aggressori sono stati
uccisi. Tra il 2002 e il 2009, ci sono stati nove attacchi di livello superiore condotti da parte di miliziani estremisti, che hanno
determinato 295 morti e centinaia di altri feriti. Fin dalla sua costituzione nel 2002, Densus 88 ha fissato una vera e propria
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/lindonesia-ai-tempi-dellisis/
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taglia a disposizione di chiunque possa fornire –anche con protezione del proprio anonimato- informazioni utili per la raccolta
dati di intelligence disponibili ed importanti per i servizi di sicurezza e l’Esercito. Ora molto di quel lavoro di intelligence
viene svolto on-line, infiltrandosi e monitorando le chat, i social media e le applicazioni di messaggistica più popolare
intrattenuta con i miliziani. In verità, a fronte di tale mole di lavoro esplicata, in Indonesia nessuno ha informazioni chiare e
dettagliate sull’entità di Densus 88 cioé di quante persone è realmente composta e cosa faccia nel buio dei tipici segreti dei
servizi di intelligence. Si dice che più o meno consta di 4-500 unità operative e che finora abbia ricevuto fondi per una cifra
intorno ai 200 milioni di Dollari USA, fondi giunti da diverse nazioni occidentali amiche come Australia e Stati Uniti. Alla guida
dell’unità di intelligence anti-terrorismo Densus 88 pare ci sia una trentina di elementi scelti ed anziani, dotati di titoli di
studio avanzati e con profonde conoscenze dei fenomeni terroristici così come hanno ampie e profonde conoscenze di
Psicologia comportamentale, insomma non si tratta di una semplice unità di Polizia segreta, sebbene perfettamente
addestrata ed istruita. Non è tutto oro quello che luccica. Densus 88 ha anche ricevuto pesanti critiche sul proprio
operato da parte di varie organizzazioni e gruppi che si interessano di Diritti Umani, per i quali si sospetta che
Densus 88 abbia anche torturato i propri terroristi sospetti sottoposti ad arresto e che almeno 121 di essi siano deceduti in
condizioni sospette proprio durante il periodo di detenzione sin dal 2007, la Polizia ovviamente ha sempre negato che vi
fossero casi di abusi o di torture perpetrate ai danni degli arrestati sospetti di terrorismo. Nonostante i grandi successi
conseguiti dall’unità segreta anti-terrorismo, vi è diffusa preoccupazione in Indonesia circa il potenziale rischio di
aumento della presenza ISIS, man mano che vari combattenti che son stati impiegati in Siria e Iraq fanno via via ritorno
in Indonesia. Bisogna anche aggiungere che l’ISIS si avvale di componenti che hanno offerto il proprio supporto a distanza e
restando a casa, quindi, non essendo passati attraverso le maglie dei controlli in ingresso ed uscita, potrebbero essere al
di fuori del monitoraggio finora eseguito dai servizi di intelligence indonesiani. Si ritiene che almeno 800 indonesiani
abbiano viaggiato in direzione della Siria per unirsi ai combattenti locali e che almeno 169 di essi sono stati
fermati lungo la strada dai servizi di intelligence indonesiani e sono stati poi condotti in stato di detenzione anche in
località segrete.
di Francesco Tortora
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