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n° 378 - gennaio 2017
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Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori
I-20089 Rozzano (Milan, Italy) www.fondazione-menarini.it
Mezzo secolo
di arte
contemporanea
Celebrati
in due mostre a Milano
i novanta anni
di Arnaldo Pomodoro
e la vitalità artistica della città
negli anni del boom
Arnaldo Pomodoro: Sfera n. 1 (1963) foto Aurelio Barbareschi
Si è aperta il 30 novembre 2016 e proseguirà fino al 5 febbraio prossimo, la
grande antologica contemporaneamente
allestita in più sedi con cui Milano festeggia i 90 anni di Arnaldo Pomodoro:
il percorso espositivo coinvolge tutta
la città, e ha come punto di riferimento
la mostra ospitata nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale: qui sono state
collocate una trentina di sculture realizzate da Arnaldo Pomodoro nell’arco
di sessanta anni, dal 1955 ad oggi,
scelte dall’artista stesso come rappresentative delle tappe fondamentali
della sua ricerca e del lavoro di tutta
una vita. Il percorso prende avvio dai
bassorilievi degli anni Cinquanta, in
cui piombo, argento e cemento si uniscono facendo emergere le trame di
segni che caratterizzeranno tutta la
produzione di Pomodoro; la Colonna
del viaggiatore e la Grande tavola della
memoria introducono alle forme geometriche di lucido bronzo squarciate
e corrose delle celebri Sfere e dei Cippi;
infine, il grande rilievo de Le battaglie
in fiberglass e polvere di grafite, in cui
la materia abbandona la nitidezza delle
opere precedenti e si fa densamente
magmatica. In Piazzetta Reale è esposto,
per la prima volta nella sua totalità, il
complesso The Pietrarubbia Group,
composto da sei elementi realizzati in
tempi successivi, con un percorso
iniziato nel 1975 e completato nel
2015; un omaggio ideale all’antico
borgo di Pietrarubbia nel Montefeltro,
terra natale del maestro. La Triennale
di Milano e la Fondazione Arnaldo
Pomodoro (sede di via Vigevano) ospitano quattro progetti nei quali l’opera
dello scultore dialoga con l’architettura
in cui è inserita e con lo spazio circostante. Il Museo Poldi Pezzoli, nella
Sala del Collezionista, apre una prospettiva sulla passione per il teatro di
Arnaldo Pomodoro, esponendo sedici
teatrini che illustrano il lavoro per il
palcoscenico tra il 1982 e il 2009, in
cui il maestro ha realizzato scenografie
per generi diversi, dalla tragedia all’opera
lirica, dal teatro contemporaneo alla
musica. Il progetto espositivo è completato da un itinerario artistico che
collega vari punti della città, partendo
da Piazza Meda dove figura il Grande
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disco, per giungere alla Torre a spirale,
collocata di fronte al Piccolo Teatro.
In contemporanea con la mostra sono
in programma una serie di eventi per
approfondire e discutere l’opera di Arnaldo Pomodoro nei suoi rapporti con
le idee e i movimenti dell’arte contemporanea.
In questa prospettiva, appare particolarmente interessante la mostra BOOM
60! Era arte moderna, in corso al Museo
del Novecento di Milano fino al 12
marzo, che offre una panoramica sul
rapporto fra i fenomeni dell’arte moderna negli anni Sessanta del Novecento,
il collezionismo, e il pubblico, raggiunto
attraverso i canali di comunicazione
di massa. La mostra esplora l’arte moderna com’era raccontata dai periodici
illustrati, i cosiddetti rotocalchi, che
in questi anni raggiungono una grande
diffusione e divengono uno specchio
fedele della mentalità e delle aspirazioni
collettive: dalle pagine delle riviste popolari emerge un’immagine dell’arte
moderna e dei suoi protagonisti diversa
da quella della critica colta. La mostra
è incentrata sull’ambiente artistico milanese di quegli anni, quando Milano
era il centro della grande editoria commerciale e di una buona parte della ricerca artistica più avanzata. Circa centoquaranta opere di pittura, scultura
e grafica, scelte in base al loro successo
nella comunicazione di massa, dialogano
in quattro sezioni - Grandi mostre e
polemiche, Artisti in rotocalco, Artisti e
divi, Mercato e collezionismo – con le
più diffuse immagini fotografiche e
televisive delle opere stesse e dei loro
autori.
L’astrattismo emerge come obiettivo
polemico delle riviste popolari, un “incubo” di cui nei primi anni Sessanta
si annuncia con diffuso sollievo il
declino. In particolare la scultura
astratta, all’epoca spesso al centro di
dibattiti in relazione agli acquisti dei
musei e alle esposizioni - in particolare
la Biennale veneziana - è guardata con
perplessità per il suo rapporto non tradizionale con lo spazio e per la scelta
di materiali “poveri” come il ferro al
posto del marmo e del gesso, o di strumenti come la fiamma ossidrica e la
sega elettrica invece dello scalpello. Il
Nudo di Alberto Viani è il soggetto di
una foto pubblicata da “Oggi” e dive-
nuta un’icona: l’aria perplessa di Alberto
Sordi che osserva il Nudo alla Biennale
di Venezia del 1958. Lo stesso sconcerto
è espresso da decine di vignette satiriche
che individuano le sculture “bucate”,
al pari dei buchi e dei tagli di Lucio
Fontana, come emblemi di un’arte
moderna incomprensibile. Un altro
facile bersaglio sono i nuovi materiali
e procedimenti usati da pittori e scultori:
così, i Sacchi di Burri diventano “gli
stracci”; gli schizzi di colore delle Montagne di Baj, gli strappi dei décollages
di Rotella sono esempi di creazioni in
cui la casualità è vista negativamente,
confrontandola con la padronanza del
mezzo propria della figurazione. Dopo
anni di battaglie contro l’astratto,
quando il Pop porta alla ribalta l’oggetto,
la rivista “Epoca” definisce la Biennale
veneziana del 1964 un magazzino di
cianfrusaglie.
Il modo in cui le riviste popolari rappresentano gli artisti di successo è illustrato attraverso una panoramica di
tipologie e di slogan, che creano una
serie di stereotipi: Picasso, “l’immortale
da vivo”; Fontana, “l’astronauta dell’arte”; Guttuso, “il pittore della realtà”;
Annigoni, “il pittore delle regine”; gli
istrionici “professionisti del genio”:
Dalí, De Chirico e Mathieu; i naïfs,
“fratelli del Doganiere”. Una sezione
Arnaldo Pomodoro:
La luna il sole la torre (1955)
foto Dario Tettamanzi
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STRACCI E CHIODI SULLA LAGUNA,
Enrico Baj: Montagna con sole - Milano, Museo del Novecento
in “Gente”, IV, 26, 24 giugno 1960, pp. 16-19
© Comune di Milano, foto Mauro Ranzani
è dedicata alle grandi commissioni
pubbliche, che le riviste seguono dai
concorsi fino alla messa in opera, come
nel caso del Monumento a Pinocchio a
Collodi, realizzato da Emilio Greco,
e della Quinta porta del Duomo di
Milano, opera di Luciano Minguzzi.
Sui rotocalchi i temi dell’arte si intrecciano spesso con la presenza di celebrità
del cinema, della televisione, della canzone. Attrici come Anna Magnani,
protagonisti del teatro come Eduardo
De Filippo e giovani stelle del balletto
come Carla Fracci affollano gli studi
dei pittori. Un episodio esemplare dell’intreccio tra arte, divismo e promozione
è costituito dalle sessioni di posa cui
si sottopone nel 1955 a Milano Gina
Lollobrigida, allora diva italiana per
eccellenza, davanti a numerosi pittori:
esposti in mostra figurano quattro
ritratti eseguiti in quell’occasione da
Bettina, Bruno Cassinari, Giuseppe
Ajmone e Aligi Sassu. Nelle loro case,
divi come Kirk Douglas, Sofia Loren
e Monica Vitti si fanno fotografare
con le loro ricche collezioni d’arte moderna, oppure mentre si dedicano
all’arte in prima persona, come nel
caso del cantante “urlatore” Tony Dallara, appassionato pittore e frequentatore
degli ambienti artistici milanesi d’avanguardia.
Negli anni del “miracolo economico”
nasce un nuovo interesse per il mercato
dell’arte moderna e il collezionismo.
I rotocalchi dedicano a questo fenomeno
ampio spazio e, in qualche caso, adottano
un linguaggio informativo nell’intento
VUOLE SPECCHIARSI IN 10 RITRATTI,
in “Tempo”, XVII, 10, 10 marzo 1955, pp. 34-35
di educare un pubblico potenzialmente
interessato a investire in arte ma privo
delle nozioni necessarie. Le prime
grandi aste italiane, organizzate a Milano
a partire dal 1961, vengono registrate
soprattutto come fenomeno di costume:
una variante del gioco di borsa per
nuovi ricchi. Per chi vorrebbe avviare,
pur con mezzi economici limitati, una
raccolta d’arte moderna che comprenda
i nomi dei grandi maestri del Novecento,
viene proposta la grafica, accanto alla
ceramica o a oggetti d’arte d’uso quotidiano. Anche gli artisti arrivati al successo commerciale, la cosiddetta “bohème
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a lato QUI VIVE IL PICTOR OPTIMUS,
in “Gente”, II, 21, 21 maggio 1958,pp. 20-22
sotto Giorgio De Chirico: Autoritratto con testa
di Minerva - Roma, Galleria Nazionale
d’Arte Moderna e Contemporanea
in fuoriserie”, divengono dei divi come
le stelle del cinema, e i rotocalchi dedicano loro servizi illustrati, mettendo
in evidenza i simboli della conquistata
ricchezza: aerei privati, Rolls Royce o
castelli, a seconda dei casi. Scriveva nel
‘62 il critico Luigi Carluccio a proposito
della popolarità di artisti come Picasso
e Buffet (allora in auge, oggi dimenticato) che “la gente conosce tutto di
loro. Sa come si svegliano, che cosa mangiano. Conosce i loro scandali privati, e
i loro silenzi, i tic nervosi, le preferenze
in ogni campo, le loro storie interessano
il pubblico come le storie dei principi in
esilio; ed ormai non c’è giornale, o settimanale o rivista, ... che non abbia
istituito una propria rubrica delle arti,
che non faccia posto, con ampiezza sempre
maggiore, alla riproduzione delle opere
degli artisti o alla divulgazione dei casi
della loro vita”
federico poletti