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PRIMO PIANO
Venerdì 27 Gennaio 2017
Mauro Suttora (ex M5s) racconta gli imbarazzi e le piroette dei grillini su Virginia Raggi
Roma, il M5s ha perso la verginità
Non solo, governare la capitale va oltre le sue capacità
DI
MANOLA PIRAS
«V
irginia ha fatto
perdere la verginità dell’onestà a
tutto il Movimento». Non usa giri di parole,
Mauro Suttora, giornalista,
scrittore ed ex simpatizzante
M5S. Gli antichi romani –
che ai segni credevano, eccome – con un gioco di parole
dicevano «nomen, omen»: nel
nome c’è il presagio. Duemila
anni dopo, i romani contemporanei badano meno ai voli
degli uccelli e più a quello che
sta accadendo dalle parti del
monumento al glorioso imperatore Marco Aurelio.
Corsi e ricorsi - «Niente
sarà più come prima», dice
Suttora commentando la notizia che la prima cittadina
della Capitale, Virginia Raggi, è indagata nell’inchiesta
relativa alla nomina a capo
del dipartimento Turismo
del Campidoglio di Renato
Marra, fratello dell’ex capo
del personale Raffaele, oggi
agli arresti per corruzione.
«Per dieci anni, i grillini si
sono scagliati contro qualsiasi politico ricevesse un avviso
di garanzia al grido di ‘Dimissioni!’. Se l’avviso capitava a
uno di loro, lo usavano per
regolare conti interni: salvi i
fedelissimi, sono stati da loro
condannati i dissidenti come
il sindaco di Parma, Federi-
co Pizzarotti. Ora che anche
la tribolata sindaca di Roma è
indagata, e soprattutto che è
ancora in carcere il suo braccio destro Raffaele Marra,
contrordine: ‘Dimettersi non
è più obbligatorio, valuteremo
caso per caso’».
I nuovi poteri del capo Del resto adesso c’è il nuovo
codice etico voluto dal leader,
Beppe Grillo, tre settimane
fa. Una serie di regole che
hanno portato alcuni osservatori a parlare di «svolta garantista» da parte del M5S.
Suttora non è di questa opinione: «Macché. ‘Non cambia
nulla!’, assicurano loro. Non
è così, anzi: ora verranno giudicati direttamente da Grillo,
che nelle faccende interne è
capriccioso come un satrapo mesopotamico. E nulla
di buono attende la povera
Raggi. ‘T’appendemo per le
orecchie ai fili de li panni’, ha
promesso poco tempo fa in un
post su Facebook la bellicosa
sorella della senatrice Paola
Taverna».
Gli scenari a 5 Stelle - Al
momento, comunque, tutti i
big del Movimento sembrano
essere solidali con la sindaca
di Roma.
«Apparentemente i grillini sembrano aver attutito
la deflagrazione dell’avviso
di garanzia. Per tre motivi:
era stra-annunciato da un
mese; Grillo lo ha sdoganato
togliendo l’obbligo di dimissioni; soprattutto due giorni
fa è stata abolita la libertà
di parola all’interno del Movimento: i parlamentari non
possono più esprimersi senza
il permesso dei tre guardiani
della società di Casaleggio,
neppure per scrivere una
frase sulla propria pagina
Facebook».
Per Suttura, però, l’avviso di garanzia alla prima cittadina romana è un
segnale da non trascurare:
«I parlamentari capiscono
che c’è stato un giro di boa,
Virginia ha fatto perdere la
verginità dell’onestà a tutto
il movimento. Niente sarà più
come prima».
E a proposito di big, Suttora
ha un pensiero per Alessandro Di Battista. «Sono saltato sulla sedia martedì scorso
quando gli ho sentito dire in
diretta tv a ‘Di Martedì’, su La
7, che Giorgio Napolitano,
nel 2010, lodò il dittatore siriano Assad come campione
della libertà. Ho controllato
il video di quel discorso: in
realtà l’ex presidente della
Repubblica lodò Assad perché garantiva ‘la libertà delle
comunità cristiane’. Una bella
differenza. Di Battista – conclude – conferma di meritare il
titolo di ‘politico più cialtrone
del mondo’ datogli dal ‘New
York Times’ due anni fa».
Formiche.net
SCOVATI NELLA RETE
L’Italia all’alba dal satellite
IN CONTROLUCE
Non può esserci nostalgia per il Ventesimo secolo anche se
il Ventunesimo ci offre buoni elementi per esserne tentati
DI
D
DIEGO GABUTTI
iventato «mondo di ieri»,
un paese inimmaginabile
e immaginario insieme,
il XX secolo non può più
essere semplicemente spiegato,
come una storia con una morale a
piè di lista. Dev’essere mostrato,
come un film muto o le vignette
«senza parole» della Settimana
enigmistica.
È quel che fa nel suo ultimo libro Alberto Indelicato, ambasciatore nell’Est europeo quando
il «mondo di ieri» era il mondo di
oggi, cioè prima della caduta del
Muro di Berlino, prima dell’11
settembre, prima dell’Isis e prima
che Donald Trump si chiamasse
fuori dalla Nato; un’altra età del
mondo. Utopisti, idealisti e politici del XX secolo è una galleria di
ritratti che illustrano il Ventesimo
secolo attraverso le biografie degli
uomini, grandi e piccoli, che fecero
l’impresa del secolo breve.
Niente teoria, zero astrattezze,
nessun discorso nebbioso, e meno
che mai il dare e l’avere delle ragioni e dei torti, ma il racconto
puro e semplice delle vite e delle
opere dei protagonisti, dei re di
coppe come dei comprimari; intorno i tuoni e i lampi delle guerre
e degli olocausti, dei colpi di stato, delle ideologie necromantiche,
delle grandi carestie, dei lavori
forzati, delle rivoluzioni e controrivoluzioni.
Indelicato racconta la storia degli utopisti, che cercarono immaginifiche isole che non ci
sono nelle svolte ad angolo acuto
del secolo breve; degli idealisti,
che cercarono invece di frenare le
asprezze della storia; e infine dei
politici, che affrontarono le tempeste del secolo con realismo, spregiudicatezza, coraggio e scrupoli
(come sempre) a piacere.
Tra gli utopisti, in prima linea,
c’è Rosa Luxemburg, professoressa di marxismo e di sciopero
generale; c’è l’ungherese Béla
Kun, un’imitazione di Lenin particolarmente feroce (cioè ancor più
feroce dell’originale) che ebbe tra
i funzionari di secondo piano del
suo governo similsovietico, odiatissimo da operai e contadini, anche
Béla Lugosi, il futuro Dracula
hollywoodiano.
Si pavoneggia tra gli utopisti
anche l’icona dei «sandinisti» nicaraguensi, il guerrigliero latino-
americano più popolare del seoclo
prima che Ernesto Che Guevara
gli rubasse la scena: l’esoterista
anarcocomunista Augusto César Sandino (il César l’aggiunse
lui, e al contempo si diede da sé
medesimo dell’Inviato di Dio, e
all’uopo fondò una religione militante, parallela alle sue bande
guerrigliere).
Tra gl’idealisti ci sono le sorelle
Midford, alcune comunistissime,
altre fascisterrime; c’è Piero Gobetti, dapprima amico di Mussolini, poi antifascista e «liberale»
con simpatie bolsceviche. C’è il
commerciante italiano Giorgio
Perlasca, che si finse console generale spagnolo per ingannare le
SS e salvare dalle camere a gas
migliaia d’ebrei ungheresi, senza
che l’Ungheria comunista (e fortemente antisemita) del dopoguerra
gliene fosse grata.
Ci sono infine i politici, alcuni
celebrati in vita, come Winston
Churchill (non che si fosse meritato davvero tutti quegli urrà e
quelle fanfare). Altri, come il senatore Joseph McCarthy, che
magari un po’ esagerò, nell’America del dopoguerra, con la caccia
ai comunisti, furono celebrati da
morti (nel caso di McCarthy saltò
fuori dai documenti sovietici, una
volta ammainata dal Cremlino la
bandiera rossa, che «non aveva poi
tutti i torti»). E via così, una diapositiva dopo l’altra, click clack,
fino a mettere a fuoco un secolo
che ha tentato, da parte sua, di
mettere a ferro e fuoco il mondo
intero.
Avere nostalgia del Ventesimo secolo è naturalmente impossibile, benché l’età delle jihad, del
politically correct e dei populismi
(in cui siamo immersi ben sopra
il collo, come dannati danteschi
nelle vasche di guano) quasi ci
riesca.
Non c’è nulla da rimpiangere,
salvo pochi film e qualche libro;
per il resto incubi e macerie. Alberto Indelicato ci racconta con
fredda eloquenza attraverso quali cataclismi e sotto quali piogge
di meteoriti dovettero farsi strada
gli uomini e le donne del «mondo
di ieri».
Alberto Indelicato, Utopisti,
idealisti e politici del XX secolo, Apice Libri 2016, pp. 300,
14,00 euro.
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