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Recensioni cinema e film | Persinsala.it Michele Parrinello
26 gennaio 2017
Les Ogres, premiato dal pubblico sia all’International Film
Festival di Rotterdam che alla Mostra del nuovo cinema di
Pesaro, ha ottime potenzialità ma si perde in un deserto di buone
idee inesplose. Rimangono solo un casto solido e un buon
comparto tecnico.
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La Davai Theatre è una compagnia teatrale itinerante che attraversa la
Francia montando di tappa in tappa il proprio tendone e mettendo in
scena, tra gli altri, un adattamento de L’Orso di Cechov.
Francois, regista e capo della compagnia, si vede costretto a richiamare in
seno al gruppo una sua vecchia amante, in conseguenza di un incidente di
scena durante uno spettacolo. Il ritorno di Lola sarà la miccia destinata a
far esplodere l’equilibrio già precario all’interno della tribù, facendo venire
a galla vecchie ruggini e rancori mai sopiti che si sommano alle già
precarie condizioni economiche nelle quali, malgrado l’inguaribile
ottimismo e lo stile di vita nomade di attori e tecnici, versa la compagnia.
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Les Ogres ha l’impatto di uno spettacolo circense.
È vorticoso, ma nel suo caos è possibile riscontrare un accenno di ordine
deformato. È lussureggiante, eccessivo, quasi ferale nel suo trascinare lo
spettatore all’interno del teatro Davai e delle dinamiche che travolgono i
membri della sua compagnia. Restituisce l’impatto della vita nomade di
Francois e dei suoi attori, in una dimensione sporca e imperfetta ma
coerente e credibile nel suo essere perennemente in balia di qualsiasi
imprevisto, moto d’animo e impercettibile mutamento, che da brezza può
diventare uragano.
Superato l’impatto iniziale però la pellicola mostra tutti i suoi limiti laddove
invece avrebbe dovuto puntellare l’accattivante sovrastruttura con delle
solide travature.
Il passo si fa cadenzato, l’avanzare involuto fino ad arrestarsi senza una
vera idea sulla strada da intraprendere. Tratteggia sì con dovizia di
dettagli la vita degli artisti itineranti, magari talentuosi ma destinati a una
vita di anonimato, costellandola di eccessi, alcool e tappe forzate rotte
solo dallo scrosciare di un applauso, dallo scoppiare di una risata o
dall’umorismo tagliente di uomini e donne con i quali si finisce per
condividere ogni attimo della propria vita. Ma pur aspirando a esplorare gli
antri oscuri e reconditi dell’animo umano, Les Ogres cade per eccessiva
superbia, o semplicemente per una presunzione di complessità e
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completezza che si dimostra oltre le proprie possibilità e capacità.
Visivamente ricercato e tecnicamente ben diretto, mette in mostra campi,
controcampi e rispettivi scavalcamenti impeccabili e montaggio
ricercato,ma dimostra una matrice indipendente, una tensione
all’autorialità e un minutaggio pachidermico che tarpano le ali del suo
volo, relegandolo nel barile delle potenzialità inespresse e rendendo due
volte più fragorosa l’inconcludenza nel tirare le fila del racconto alla chiusa
dell’epilogo.
All’atto di guardare oltre le affascinanti istantanee di uomini spezzati
eppure colmi di speranza e pervasi dall’inestinguibile fuoco del
palcoscenico, si rimane soffocati, proprio come nel racconto del
personaggio di Mr. Deloyal, dall’implacabile mostro dell’ego
cinematografico autoriale, che fa di Les Ogres la sua ennesima vittima.
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Titolo originale: Les Ogres
Nazionalità: Francia
Anno: 2015
Genere: Drammatico
Durata: 144’
Regia: Léa Fehner
Interpreti: Adèle Haenel, Marc Barbé, Francois Fehner, Marion
Bouvarel, Inés Fehner, Lola Duenas, Philippe Cataix, Christelle
LeHallier
Sceneggiatura: Léa Fehner, Catherine Paillé, Brigitte Sy
Produzione: Bus Films, Philippe Liegeois, France 3 Cinema,
Pyramide, Indefilms 3, Canal +
Distribuzione: Cineclub Internazionale Distribuzione
Fotografia: Julien Poupard
Montaggio: Julien Chigot
Musiche: Philippe Cataix
Nelle sale italiane dal 26 Gennaio 2017 e sulla piattaforma CineMAF
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