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Venerdì 27 Gennaio 2017
PRIMO PIANO
Le devastanti previsioni degli economisti sullo sboom da Brexit sono andate a farsi benedire
Il Regno Unito sta gongolando
La produzione aumenta più che in tutti i paesi avanzati
ma dà una misura
MARIO SECHI
sull’attendibilità
rexit e meteo-eco- dei modelli di ananomisti. È un’altra lisi proposti finora,
giornata durissima hanno sopravvaluper i meteo-econo- tato la paura e sotmisti della Brexit. Avevano tovalutato il clima
previsto disastri che avrebbe- sociale e il comporro ridotto gli inglesi a pane e tamento dei consuacqua e le loro visioni si sono matori inglesi.
La sterlina è
materializzate in una crescita
costante dell’economia inglese crollata? Certae un tasso di disoccupazione al mente, ma in uno
minimo storico. Gli ultimi dati scenario dell’econodell’Ufficio nazionale di stati- mia internazionale
stica sulla produzione sono così mobile, anche
usciti ieri e battono le stime questo effetto pofatte dagli analisti: il Regno trebbe avere delle
Unito nel quarto trimestre del conseguenze inat2016 segna più 0,6 per cento e tese. Gli inglesi
conferma il primato della cre- sono isolani, non
scita tra le economie avanzate bisogna mai dimenticarlo,
hanno uno spirito di reazione
per il 2016.
Tutte gli scenari di sorprendente e un’autostima
rottura
dell’ecoDopo la sentenza della Consulta nessuna
nomia inlista italiana oggi (domani si vedrà) ha il
glese con
potenziale per toccare quota 40. Il premio,
la vittoria
per essere applicabile nella realtà politica
del Leave
sono evaitaliana avrebbe dovuto puntare sopra
porate
quota trenta, ma questo significava aprire
come un
la partita del governo anche ai 5Stelle. In
bicchier
queste condizioni, si spiana la strada a un
d’acqua
governissimo (parola grossa) tra Renzi e
esposto
al sole di
Berlusconi. Lo fanno i tedeschi, possiamo
mezzogiorfarlo noi. Certo, con una piccola differenno nel Saza: gli italiani non sono tedeschi
hara. Questo non
significa che il Regno Unito tale da sconfinare nel surreanon possa avere un contrac- le, un’idea di se stessi in base
colpo anche pesante in futuro alla quale sono capaci di cose
(quando ci sarà la Brexit sul straordinarie, nel bene e nel
serio e non virtuale come ora) male. Sir Laurence Olivier
DI
B
Theresa May
soleva dire: «Come la maggior
parte dei miei compatrioti ho
la ferma convinzione che Dio
sia un inglese e che molto probabilmente Gesù Cristo abbia
studiato a Oxford».
Trump e May. E in questo
scenario che Theresa May
incontrerà Donald Trump a
Washington. Il mondo corre,
là fuori succedono cose veloci. Prima di entrare oggi alla
Casa Bianca, ieri a Philadelphia il premier inglese ha incontrato i leader repubblicani
e tenuto un discorso in cui ha
sostenuto il rilancio della «relazione speciale» con gli Stati
Uniti per «guidare insieme il
nuovo mondo». Parole chiare,
certamente piene di retorica
e buone intenzioni, tutte da
provare sul banco della storia,
tuttavia indicano una direzione. La Brexit ha un’exit che
prima di Trump non aveva. È
un’occasione, non una certezza. Come The Donald e il suo
sottosopra accelerato.
Trump, i 20 mila punti
del Dow Jones e il Muro. Per
la prima volta nella storia l’indice Dow Jones chiude sopra
i ventimila punti. È l’effetto
Trump che dall’election day
a oggi ha messo a segno un
rally di borsa che ha un solo
precedente migliore: Kennedy
nei primi anni Sessanta. Sui
giornali italiani questo dato
(a eccezione del Sole 24Ore e
di Milano Finanza che hanno capito il fatto) finisce solo
negli occhielli (che non legge
nessuno) dei titoli che invece
vengono dedicati ai «muri di
Trump». Nota sul taccuino del
titolare di List: il muro con il
Messico esiste già, i lavori cominciarono con Bill Clinton
nel 1994 e furono ampliati
dal Secure Fence Act del 2006
firmato da George W. Bush
con il voto di 25 senatori democratici, tra cui due note
conoscenze: Hillary Clinton
e Barack Obama. Tutto perdonato, tutto dimenticato.
Il Paludellum. La retromarcia inserita dopo il No al
referendum costituzionale del
4 dicembre continua a produrre effetti psichedelici. Ieri la
Corte Costituzionale ha dato
il suo contributo: si torna al
Porcellum o, se volete un nuovo conio, al Paludellum. Turno
unico, proporzionale e premio
di maggioranza tra l’irreale e
il surreale. Nessuna lista oggi
(domani si vedrà) ha il poten-
ziale per toccare quota 40. Il
premio per essere applicabile
nella realtà politica italiana
avrebbe dovuto puntare sopra quota trenta, ma questo
significava aprire la partita
del governo anche ai 5Stelle.
In queste condizioni, si spiana
la strada a un governissimo
(parola grossa) tra Renzi e
Berlusconi. Lo fanno i tedeschi, possiamo farlo noi. Certo,
con una piccola differenza: gli
italiani non sono tedeschi.
Merkel e Gabriel hanno
siglato un patto scritto di 183
pagine. Ora mettete insieme
in una stanza Berlusconi,
Renzi (e forse Salvini) e immaginate quale magnifico patto
scritto possano partorire. L’ottimismo è pericoloso quando
conduce a salti nel vuoto senza paracadute. Non essendoci
alcun vincolo di coalizione,
né prima né dopo, –comincia
una stagione dove il dopo voto
diventa uno spettacolo da coalizione mediorientale, un suk
con potenziali deviazioni da
laboratorio alchemico.
In teoria il Paludellum
può diventare un Exitellum,
infatti è possibile ritrovarsi
il giorno dopo con una maggioranza sovranista (Lega
+ 5Stelle + Fratelli d’Italia)
che potrebbe andare a Palazzo Chigi al grido di No Euro
e facciamo l’Exitaly. Possibile? Con le mani libere tutto
è possibile. Colonna sonora di
Renzo Arbore: indietro tutta,
l’Italia è in piena fase Discao
Meravigliao.
Il Foglio.it – List
RIVENDICAVA LA SUA AUTONOMIA ANCHE DAL PAPA. MA FRANCESCO HA ACCETTATO LA SFIDA E HA VINTO
L’ordine dei cavalieri di Malta è finito a ko
Il Gran maestro melitense è stato infatti costretto alle dimissioni
DI
F
ANTONINO D’ANNA
are due volte ciaone al Papa
può costare il posto e un
commissariamento de facto. Ne sa qualcosa fra Matthew Festing, il Gran Maestro dei
Cavalieri di Malta che il 24 gennaio, durante un colloquio con Papa
Francesco, si è dimesso (la carica
è a vita). Adesso la roadmap della
crisi è segnata: sabato 28, secondo
un portavoce dell’Ordine, Festing
riunirà il Gran consiglio dell’Ordine di Malta, presentando loro le
dimissioni già presentate al Papa.
Il Gran consiglio deciderà se accettarle o respingere e convocherà la
riunione in cui sarà eletto il nuovo
Gran Maestro.
In questo modo terminerà la
telenovela che negli ultimi due
mesi ha opposto l’Ordine alla Santa Sede: Festing sarà sostituito ad
interim dal Gran Commendatore
Ludwig Offmann von Rumerstein mentre nel frattempo Jorge
Mario Bergoglio nominerà un Dele-
gato papale che svolgerà le funzioni
del Gran Maestro in questo periodo di vacanza (ma Festing, osserva
Acistampa, sebbene dimissionario
dovrebbe mantenere ancora funzioni amministrative). L’Ordine
si è difeso in punta di diritto nelle
parole del Gran Maestro uscente,
il quale ha tutelato da ingerenze
del Vaticano l’autonomia della realtà a lui affidata. A questo punto
l’unica era cacciarlo. Cosa che è
avvenuta: è stato il Pontefice, dice
l’Ansa, a chiedere le dimissioni di
fra Matthew.
È nota l’insofferenza di Bergoglio verso le categorie giuridiche, ed è altrettanto intuibile che
il Pontefice guardi a onorificenze,
ordini, corte pontificia (seppure
ampiamente sfrondata da Paolo
VI alla fi ne degli anni ‘60) come
a realtà retaggio del passato. La
decapitazione di Festing, si dice
Oltretevere, potrebbe essere letta
in questo senso. E la sua defenestrazione manderebbe, quindi, un
chiaro messaggio all’Ordine: il
prossimo Gran Maestro dovrà essere più docile alle richieste dall’alto,
malgrado l’Ordine di Malta sia un
soggetto di diritto internazionale
autonomo dalla Santa Sede.
I fatti che hanno portato al siluramento del Gran Maestro melitense sono noti. Alla fine di novembre il Gran Cancelliere Albrecht
Freiberg von Boeselager è stato
cacciato (ordinandoglielo in nome
della promessa di obbedienza che lo
legava ai suoi superiori) da Festing
sulla base di un rapporto interno
che lo accusava di aver fatto distribuire condom in Africa. Boeselager
ha sempre negato tali accuse: e il
Papa ha istituito una commissione
perché riferisse in merito al licenziamento di quest’ultimo. Il primo
ciaone alla Commissione è venuto
poco sotto Natale da un comunicato stampa dell’Ordine, nel quale si
precisava, Costituzione melitense
alla mano, come il caso Boeselager
fosse interno ai Cavalieri e quindi non tenuti a collaborare con la
Commissione.
A questo punto la Commissione si è appellata (siamo ai primi
di gennaio) all’obbedienza dovuta
al Papa da parte dei battezzati, e
qui è arrivato il secondo ciaone: Boeselager non è un membro religioso
dell’Ordine, per cui non ha fatto voto
di obbedienza ma solo una promessa
che lo vincola ai diretti superiori. Festing lo poteva cacciare. Ma il Gran
Maestro è un religioso: e quindi ha
fatto voto di obbedienza.
Per cui Bergoglio può chiederne le
dimissioni, cosa che ha fatto. Decapitando quindi l’Ordine e commissariandolo di fatto.
ItaliaOggi può rivelare un
particolare di questa vicenda: tra
il primo e secondo scontro pubblico tra Ordine e Santa Sede, pare
sia arrivata una lettera da Santa
Marta nella quale l’Ordine veniva
invitato ad assecondare le richieste
pontifi cie con toni che, a detta di
voci interne ai Cavalieri, sarebbero
stati molto severi. Quando si dice
la misericordia.
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