Transcript 15 GEN 2017

Riflessioni (n.257) sulle Letture della II Domenica del T.O. (a)
15 gennaio 2017
A tutti gli Amici in Gesù Nostro Signore e Salvatore
A te che leggi, ti benedica il Signore e ti custodisca nella pace e nella perenne visione del Suo Volto
Perdona Signore e anche voi amici tutti gli errori e le imprecisioni, che involontariamente avrò scritto: queste righe vogliono essere solo una preghiera a
Te Padre Misericordioso, a Te Verbo Redentore, a Te Spirito Consolatore. Non avanzo pretese di scienza che non posseggo, esse sono solo bisogno
dell’anima, la preghiera è consolazione e insegnamento.
Le cose che conosco della Verità sono poche, ma voglio parlarne con umiltà e devozione massima per conoscerle meglio. Lo Spirito Santo mi aiuti.
Signore so che Tu non hai bisogno di quello che diciamo di Te, ma queste mie parole saranno utili e benefiche sicuramente a me e forse a qualcuno che
le legge se Tu le arricchirai del Tuo Spirito Santificatore che invoco.
-Nihil amori Christi praeponere-
SIGNORE FACCI DONO DEL TUO SPIRITO SANTO COSÌ CHE IL TUO AMORE E IL TUO VOLERE SI RIVELINO A NOI
Prima Lettura - Dal libro di Isaia - 49, 3. 5-6 - Ti renderò luce delle
nazioni, perché porti la mia salvezza.
Il Signore mi ha detto:
«Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
– poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza –
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra».
I figli di Dio, cioè gli uomini (e le donne) di
buona volontà, che credono in Lui e cooperano alla
edificazione della Città di Dio saranno elevati agli onori del Signore stesso perché Egli non è geloso della Sua
Maestà che invece vuole condividere con le Sue Creature amate e nelle quali ha dato un saggio del Suo
Amore e della Sua Onnipotenza: ci ha creati simili a Se
stesso.
Non ci meravigli quindi quando Isaia riporta
l’Eccelso Pensiero di Dio nella misteriosa figura del
“Servo” identificabile da una parte col popolo di Israele (Is 41, 8-16 e Is 44, 21-23) e con il Secondo Isaia,
ma da un’altra con Cristo Stesso, l’Agnello Sacrificale:
“… mi ha plasmato suo servo dal seno materno …”
“… È troppo poco che tu sia mio servo …”
Noi, giustamente Sua Chiesa ci dichiariamo
servi del Signore -ed è un vanto enorme- ma Egli
ci dice che sarebbe troppo poco essere soltanto
servi e quindi aggiunge
“… Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra”
Ma che la Salvezza estendibile a tutta la Terra sia
quella operata da Gesù Cristo è fuori di ogni dub-
bio, ma sembra altrettanto evidente che si voglia
coinvolgere l’intera umanità nell’arduo e glorioso
compito della Salvezza come se senza la diretta,
volontaria e cosciente collaborazione dell’uomo il
Sacrificio Divino rimanga inapplicabile.
L’uomo non si salverà se non vorrà che ciò avvenga!
Questi sono dunque gli augusti compiti e gli onori
che ci ha riservati il Re dell’Universo!
A noi, con i nostri comportamenti e con le nostre decisioni sta se seguirlo nel compito meraviglioso di essere Suoi Ministri e Araldi oppure girare il volto altrove …
Nel primo caso avremo il vanto e la gioia di
essere Suoi Collaboratori, Suoi Servi e Figli
nell’edificazione del Regno dell’Amore e della
Pace per l’eternità, nel secondo o spariremo dalla
nostra esistenza o peggio sopravvivremo nella
«non-esistenza» del regno delle tenebre.
La Salvezza (di tutti) è un impegno e una reale
possibilità di chi crede e spera nel Trionfo del Bene, di chi è convinto che anche noi peccatori possiamo essere elevati al rango di Figli, di Amici e
di Combattenti per la Fede e il Bene Assoluto.
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“Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia
perché saranno saziati” (Mt 5,6).
mio cuore sussurra mi rinnova le energie di cercarTi e
invocarTi fino alla fine dei miei giorni.
Tuo servo Ti cerco Signore e anelo a Te trepidante
di speranza.
O Dio Pietoso fa che la Tua Risurrezione mi tragga
fuori dal male facendo risorgere anche me verso
quell’aurora di Luce di Verità che Tu sei!
Fa’ che rimanga in questo desiderio perché già esso v’è gioia e pensare che Tu stia ascoltando ciò che il
Salmo Responsoriale - Dal Salmo 39 - Ecco, Signore, io vengo per fare
la tua volontà.
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».
«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».
Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.
Apri anche a me Signore gli orecchi affinché Tu
possa ricolmarli delle Tue Parole d’Amore e di Sapienza. Lontani da me i tentatori sussurri diabolici che
promettono soltanto piaceri facili e offrono seduzioni
irresistibili camuffate da suadenti promesse ingannatrici.
Sono davanti a Te Signore e levo in alto le mani
nude: non ho doni da offrirTi mio Dio se non quello
impagabile dell’anima che vive del Tuo Spirito: Tu lo
mandi come un alimento al corpo che langue.
Sono il Tuo servo inutile che guarda intorno per
vederTi e capire dove dirigere i passi per trovarTi e
amarTi senza riserve. Notte e giorno voglio continuare
finché lo spirito ch’è in me potrà muovere i pensieri e
gli aneliti del cuore.
Ti voglio amare Signore della Vita come tutte le cose belle che Tu m’hai fatto avere, conoscere, desiderare.
E continui a darmene.
Ma tutte insieme esse sono nulla davanti al desiderio di Te che come una valanga cresce e colma ogni
vuoto e sovrasta ogni monte, ogni cosa, desiderio insaziabile di Te o Sublime Padre Creatore!
Come un cantore, come un poeta voglio inneggiare
alla Tua Giustizia e al Tuo Bene o Signore, alla Tua
Verità che diviene realtà d’ogni promessa e che svergogna i bugiardi.
Ma io o Dio Buonissimo so fare solo questo poco
che Ti presento qui con queste misere parole. Davanti
a Te o Signore i miei pensieri svaniscono come vapore
all’aria; il mio cuore si gonfia d’amore e trabocca dello Spirito di cui Tu solo puoi riempire ogni suo anfratto!
E Tu Sapienza Grandiosa e Silenziosa conducimi
per mano verso la Via, la Verità e la Vita, il Radioso
Cristo Signore e Salvatore nostro!
Seconda Lettura - Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1Cor 1, 1-3 - Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù
Cristo.
Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di
Dio, e il fratello Sostene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro
che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a
tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù
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Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro
e dal Signore Gesù Cristo!
Chi sono i “santi per chiamata”
di cui parla San Paolo in questa pericope? Ce lo
spiega egli stesso poco sopra quando li individua
in coloro che sono stati santificati in Gesù Cristo:
persone che hanno dato testimonianza -talvolta a
costo della vita in quei primi tempi
dell’affermazione del Cristianesimo- dei fatti e
della predicazione del Nazareno, all’apparenza
uomo come tutti, in realtà Figlio di Dio e Dio Egli
Stesso.
Questo accadeva allora, nel I secolo, ma i “santi per chiamata” sono esistiti allora ed esistono ancora oggi qui e ovunque fra noi.
Ma chi sono, cosa fanno di tanto straordinario?
“… invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo”,
credono in Lui, amano il prossimo come se stessi.
Essere santi è aspirazione di molti, ma è ritenuta
cosa pressoché impossibile. Ed è così se non si è
mossi dalla molla dell’Amore: tutto diviene possibile se si ama il Signore e si amano i fratelli che
incontriamo nel cammino della nostra vita. non è
questione di convenienza, di gentilezza, di generosità, di solidarietà e di altre buone intenzioni,
ma di Amore nel nome di Cristo Gesù Crocifisso
per amore senza calcolo di guadagni materiali, di
onori e di ammirazione. Dio non ha bisogno di
tutto questo, si è fatto Uomo ed è morto per noi
per Amore affinché fossimo liberati dal peccato e
imparassimo da Lui: se anche noi siamo disponibili a donare noi stessi per amore dei bisognosi
diveniamo Suoi discepoli e imitatori e dunque
Santi come Lui è Santo.
Ma la vita di solito ci coinvolge in pieno nel
turbine degli impegni giornalieri, dello studio, del
lavoro, della carriera, della famiglia, degli svaghi,
delle vanità, facendoci perdere di vista troppo
spesso quale sia lo scopo ultraterreno
dell’esistenza. Ma santi si può divenire come evidenziato sopra “per chiamata”.
È Dio stesso che a ciascuno di noi, se non siamo i primi a muoverci, viene bussare al nostro
cuore e alla nostra mente. Quanti rispondono? Vi
sono quelli che interpretano quel sottilissimo richiamo come un fastidio o un’ubbia senza senso.
A costoro manca loro l’umiltà di credere. Poi
quando si è giovani il rumore della vita non facilita l’ascolto; nella maturità e nella vecchiaia stranamente l’orecchio dell’anima affina il suo udito e
il placarsi delle battaglie frastornanti degli anni
più verdi facilita l’ascolto. Ma il Signore non si
ferma al primo invito, torna e ritorna più volte, sia
da giovani che nella maturità e nella vecchiaia,
perché ci vuole tutti con Sé, ci desidera tutti nella
Sua Casa per l’eternità,
“santi per chiamata”
Allora l’allegria e la Speranza riempiano i nostri cuori e le nostre menti e restiamo attenti e
pronti ad accogliere il Signore che viene proprio
per noi.
Canto al Vangelo - Gv 1,14a.12a
Alleluia, alleluia
Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
a quanti lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio.
Alleluia.
Dal vangelo secondo Giovanni - Gv 1, 29-34 - Ecco l’agnello di Dio,
colui che toglie il peccato del mondo.
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse:
«Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me,
perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere
come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo,
ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse:
“Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che bat-
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tezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il
Figlio di Dio».
Eccolo un “Santo per chiamata”: San Gio-
Gesù è morto per la Giustizia e per la Potenza
è risorto. Così scrive Sant’Agostino:
vanni il Battista che fu chiamato quando non era
ancora venuto al mondo ma era in gestazione nel
seno di sua madre Santa Elisabetta. esultò
all’avvicinarsi della Vergine che portava anche
Lei in grembo il suo Signore.
Il Battista è il «Testimone» per eccellenza, colui che dallo Spirito Santo fu inviato a battezzare
nell’acqua, “… a preparare la strada …”.
Fu lo Stesso Spirito a comunicargli come riconoscere il Verbo di Dio: vedendo lo Spirito Santo
“discendere come una colomba” e rimane su di
Lui. Così afferma e testimonia solennemente Giovanni:
“E io ho visto e ho testimoniato che questi è il
Figlio di Dio.”
“ha insegnato a noi mortali impotenti la giustizia e promesso la potenza; di queste due cose una fece morendo,
l’altra risorgendo. Che c’è infatti di più giusto che giungere
fino a morire in croce per la giustizia? E che c’è di più potente che risorgere dai morti e salire al cielo con la stessa carne
nella quale è stato ucciso?
Noi non Lo abbiamo veduto con gli occhi del
corpo ma Lo conosciamo attraverso la Fede che
Lui Stesso ci ha donata, con gli occhi dell’anima
che non ingannano come fanno invece i sensi corporei. Il Verbo-Fatto-Uomo attraverso il Battesimo nell’acqua fa scendere sui battezzati il Suo
Spirito Santo santificandoci, assumendo su di Sé
le nostre colpe e sottraendoci così alla schiavitù
del peccato che è la morte dell’anima.
Egli ha dunque vinto il diavolo prima con la giustizia, poi
con la potenza; con la giustizia, perché fu senza peccato, e fu
da lui ucciso in modo supremamente ingiusto; con la potenza,
perché, morto, è ritornato alla vita per non più morire. Ma
avrebbe vinto il diavolo con la potenza, anche se questi non
avesse potuto ucciderlo, sebbene sia frutto di maggior potenza vincere anche la stessa morte risorgendo, che evitarla vivendo. Ma è la giustizia che ci giustifica nel sangue di Cristo,
quando siamo strappati per mezzo della remissione dei peccati al potere del diavolo. Ciò è dovuto al fatto che il diavolo
viene vinto da Cristo con la giustizia, non con la potenza.
Cristo infatti fu crocifisso per la debolezza che assunse nella
carne mortale, non per la sua immortale potenza; sebbene
della sua debolezza l’Apostolo dica: La debolezza di Dio è
più forte degli uomini.” (Sant’Agostino, La Trinità, XIII,
14.18).
Il Santo d’Ippona come sempre è risolutivo a
chiarire le nostre confusioni e i nostri dubbi perché prima di noi e in grande umiltà, con l’aiuto
luminoso della madre Santa Monica, abbandonando la via facile che aveva intrapreso da giovane
nell’inseguire le suggestioni delle eresie, mise in
crisi se stesso e con gli straordinari mezzi intellettivi che lo Spirito Santo gli aveva donato fece
chiarezza e divenne Santo per chiamata.
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Di Pietro Perugino
(Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino; Città della Pieve, 1448 – Fontignano, 1523)
Figura 1 - Il Battesimo di Cristo; 1482; Perugino e aiuti; Cappella Sistina; affresco, m 3,35 x 5,40.
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Anche se il Battesimo del Signore è stato il
“tema” di domenica scorsa, nella prossima (II del
T.O.) la vasta tematica del Battesimo ritorna e
dunque mi sembra opportuno scegliere un dipinto
che abbia lo stesso soggetto: il battesimo di Cristo. Fra i tanti dipinti esistenti sul tema ho scelto
quello del Perugino alla Cappella Sistina.
Esso fa parte dei numerosi dipinti commissionati dopo i grandi lavori promossi da Papa Sisto
IV da cui prende il nome la celebre cappella del
Vaticano. Tra i molti artisti autori della fascia decorativa sulle pareti laterali v’è appunto il Perugino che era egregiamente accreditato alla Corte
Pontificia per via di altri lavori eseguiti per il papa. Successivamente, nel secolo seguente (XVI),
Michelangelo dipingerà prima la volta (1508-12) e
dopo quasi venticinque anni dopo (1536-41) la parete del Giudizio Universale.
Il dipinto di cui parliamo è il primo a destra
accanto al Giudizio di Michelangelo e fu eseguito
nel 1482. Sulla cornice superiore del riquadro c’è
la firma dell’autore: OPVS PETRI PERVSINI ·
CASTRO PLEBIS. Ma il maestro per la vastità
della superficie da dipingere e la complessità della
tecnica dell’affresco accolse presso di sé una notevole schiera di aiuti tra cui il Pinturicchio, Andrea da Assisi, Giovanni di Pietro detto lo Spagna
e altri ancora.
Interessante è notare come tra i dipinti di una
parete e quelli della parete fronteggiante esista
una chiara corrispondenza: «Storie di Cristo» a
destra e «Storie di Mosè» a sinistra. Di fronte al
Battesimo di Cristo (a destra) c’è la Partenza di
Mosè per l'Egitto e la circoncisione del figlio
Eliezer (a sinistra): due riti paralleli del N.T. e
dell’A.T.
Le superfici da decorare erano dunque le pareti
laterali e quella di fondo, dove in seguito Michelangelo dipingerà il Giudizio, demolendo, purtroppo, le pitture presenti.
I riquadri erano inizialmente sedici, ma i due
della parete di fondo, come già detto, furono demoliti per lasciare posto al Giudizio Universale di
Michelangelo, quindi ora sono quattordici. Iniziano dalla parete destra accanto all’altare e si susseguono verso la transenna:
1-La Circoncisione del Figlio di Mosé;
1’) Battesimo di Cristo (del Perugino)
2-Le tentazioni di Mosè (Botticelli)
2’) Le tentazioni di Cristo (Botticelli)
3-Passaggio del Mar Rosso (Rosselli)
3’) La vocazione degli Apostoli (Ghirlandaio)
4-Le tavole della Legge e il Vitello d’oro (Rosselli)
4’) Il discorso della Montagna (Rosselli)
5-Il castigo dei ribelli (Botticelli)
5’) La Consegna delle Chiavi (Perugino)
6-La conferma della Legge da parte di Mosè
(Signorelli)
6’) L’ultima cena (Rosselli)
7-La contesa per il corpo di Mosè (Signorelli,
ridipinto)
7’) Resurrezione di Cristo (Ghirlandaio, ridipinto)
L’unitarietà stilistica dei diversi riquadri fu
stabilita assegnando la stessa dimensione prospettica alle figure e unificando i colori di base. Per
dare splendore alle sontuose pareti dipinte nei
giorni di cielo coperto o di notte si decise di introdurre delle lumeggiature con parti dorate in grado
di suscitare scintillii alla luce delle fiamme delle
lucerne e dei ceri.
Il Battesimo solenne del Cristo avviene fra due
ali di folla che accorrono a farsi battezzare e ad
assistere all’evento. Ricchi borghesi, popolani, religiosi guardano, commentano, si spogliano per
immergersi nelle acque del Giordano. In realtà il
fiume è quasi secco; se ne scorge un breve tratto
rettilineo che quindi scompare per riapparire in
lontananza oltre la città murata che forma il fondale più diretto dietro il Battista e il Battezzando
Gesù. La città ricorda chiaramente Roma per le
mura, il Pantheon, l’arco trionfale, il Colosseo.
Più oltre i colli e il cielo che scolora dall’azzurro
intenso in alto al chiarore lattiginoso
dell’orizzonte.
Tutto è chiaro e trasparente, totalmente privo
di fenomeni, persino dell’aria, in modo che nulla e
nessuno possa turbare quel momento, da guardare,
discutere, ricordare e affidare oltre che alla memoria anche alle Scritture.
Sulla verticale del battesimo in un disco dorato
appare la figura di Dio-Padre con il globo terrestre
nella mano sinistra mentre con la destra benedice;
l’attornia una corona di dodici Cherubini e altri
ancora per concludere con due grandi e bellissimi
Angeli. Una piccola Colomba bianca aleggia sul
capo di Gesù seminudo che devotamente piega il
capo, giunge le mani. È una figura apollinea, quasi femminile per la levigatezza e la gentilezza delle forme e dei gesti, memore della grande scultura
classica per l’armonico articolarsi delle gambe e
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del busto che convergono sull’appiombo della
gamba portante.
Sulla sponda del fiume due Angeli oltre a un
terzo, un po’ più discosto, guardano e portano gli
abiti del Signore.
Se il Perugino voleva esprimere al massimo
l’umiltà del Dio-Fatto-Uomo, senz’altro l’aspetto
che Gli ha conferito raggiunge lo scopo. Ma tutto
l’insieme degli astanti sembra appartenere a un
mondo ideale, a quello stesso mondo della natura
che appare accogliere con amore quell’umanità
ordinata, «pulita», obbediente, non meravigliata,
quasi attendesse «l’Epifania» del Signore a quel
rito di purificazione. Tutto sta accadendo secondo
le previsioni e le profezie; persino la città pagana
di Roma, chiusa nelle sue poderose e solenni architetture, appare pacificata, non turbata dalle lotte politiche e sociali né dallo sfilare delle impressionanti legioni sferraglianti pronte a partire alla
conquista di un impero che svanisce difronte alle
promesse divine di un mondo non più di forza e di
diritto ma di Amore!
Il Battista con la caratteristica asta a terminazione cruciforme lascia sporgere le gambe scheletrite dai tre mantelli che indossa ingolfandolo.
Anch’egli, come Gesù, ha una lunga capigliatura
di riccioli biondi che cadono sul collo e sulle spalle accentuando anch’essi quell’aspetto femmineo
di cui sopra. Ma anche gli altri presenti in procinto
di ricevere il battesimo possiedono tutti lo stesso
aspetto.
In primo piano a destra un giovane uomo, seduto su una pietra, si sta spogliando per ricevere a
sua volta l’acqua battesimale, così sul lato sinistro
dello specchio d’acqua altri tre longilinei giovani
seminudi sono in attesa del loro turno battesimale.
Dai due lati del fiume, a coronamento delle
due figure principali due schiere di borghesi (ricchi a giudicare dagli abiti) osservano e discutono
sul mistero di quel rito voluto e «preteso con insistenza» dal Cristo.
Il classicismo peruginesco qui ha una delle sue
consuete conferme nella ricerca, senz’altro meno
evidente che nella “Consegna delle Chiavi” (v.
punto 5’ dell’elenco prec., per la ricerca di una
simmetria più latente (figura 2) -perché nelle
forme libere della natura anziché nella geometria
dell’architettura come nella “Consegna”- nella
disposizione delle due folle che salgono le alture
verso le figure di Gesù e del Battista che le addottrinano e dei due gruppi in primo piano già menzionati.
Questi ultimi sono senz’altro ritratti di personaggi reali del tempo di Perugino.
Quella simmetria, la ricerca della forma definita e «certa», la trasparenza senza misteri derivano
senz’altro dall’ambiente umbro di Piero della
Francesca in cui era nato e s’era formato il nostro
artista.
Figura 2 - La consegna delle chiavi; 1481-82; Perugino; Cappella
Sistina.
G. C. Argan ha scritto:
“… Perugino insomma riesce a far coincidere spazio teorico [Piero della Francesca] e spazio empirico [Leonardo],
immagine mentale e immagine visiva. Tra gli opposti non
trova una sintesi, ma una media. E lo stesso accade con le figure: tra l’idea e la forma assoluta e tra la realtà o la forma
naturale, tra il divino e l’umano trova una media. La media è
il tipo dell’umano più vicino al divino, più consapevole
dell’ideale. I tipi umani del Perugino sono costanti, o quasi; e
costanti i tipi di sentimenti che si esprimono nelle figure: per
lo più estasi, devozione, contemplazione. Così l’arte non soltanto è rivelazione dogmatica, ma dimostrazione e divulgazione della verità di fede: alla contemplazione corrisponde
una prassi, un imprimersi della verità divina nella natura e
nella storia, quindi nella vita anche pratica degli uomini.”
Giorgio Obl OSB
-Nihil amori Christi praeponere13 gen 2017 - Questo e altri
scritti sono pubblicati sul sito
www.giorgiopapale.it
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