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2017 UN ANNO CON MARIA

E' un anno speciale quello appena iniziato: è l'anno in cui ricorre il centenario delle apparizioni di Fatima, uno dei luoghi che Maria ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni. E affinché anche noi possiamo gioire della presenza della Vergine e della sua materna protezione, proponiamo in FSC questo cammino comunitario di preghiera e riflessione. Un “pellegrinaggio virtuale” attraverso passi biblici o testi di spiritualità fioriti e sviluppatisi nella millenaria tradizione cristiana della devozione alla Madre di Dio e Madre nostra.

Cercare di imitare e vivere le virtù di Maria con cuore di figli costituisce una grande crescita nello spirito ed è il migliore omaggio che possiamo offrirle.

Maria “Stella dell'evangelizzazione” (Giovanni Paolo II), “Madre del sì” (Benedetto XVI), “Vergine che scioglie i nodi” (Papa Francesco), ci guidi in questo cammino.

L'UMILTA' DI MARIA

(Estratto da

“Le Glorie di Maria”

di Sant'Alfonso M. De' Liguori) Poiché, come insegnano i santi padri,

l'umiltà è il fondamento di tutte le virtù

, vediamo in primo luogo quanto fu grande l'umiltà della Madre di Dio.

"L'umiltà è fondamento e custode delle virtù", dice San Bernardo, e con ragione. Senza umiltà, infatti, non vi può essere alcun'altra virtù in un'anima. Anche se essa possiede tutte le virtù, tutte verranno meno se viene meno l'umiltà. Fu rivelato a santa Matilde che la prima virtù esercitata dalla Vergine fin dalla fanciullezza fu l'umiltà. Il primo atto dell'umiltà di cuore è avere un basso concetto di sé. Maria ebbe sempre un così basso concetto di se stessa, come fu ugualmente rivelato a Santa Matilde, che, pur vedendosi arricchita di grazie più degli altri, non si mise mai al di sopra di nessuno. Non già che la santa Vergine si stimasse peccatrice, perché l'umiltà è verità, come dice Santa Teresa, e Maria sapeva di non aver mai offeso Dio. Non che non confessasse di aver ricevuto da Dio maggiori grazie di tutte le altre creature, perché un cuore umile ben riconosce i favori speciali del Signore per umiliarsi ancor più; ma la divina Madre, alla luce più grande che aveva per conoscere l'infinita grandezza e bontà del suo Dio, conosceva meglio la sua piccolezza. Come una mendicante, se indossa una ricca veste che le è stata donata, non se ne insuperbisce, ma nel vederla tanto più si umilia davanti al suo donatore perché più si ricorda della sua povertà, così Maria, quanto più si vedeva arricchita, tanto più si umiliava, ricordandosi che tutto era dono di Dio. Inoltre è atto di umiltà nascondere i doni celesti. Maria volle tacere a Giuseppe la grazia di essere divenuta Madre di Dio, anche se pareva necessario informarlo, per dissipare i sospetti che lo sposo poteva avere sulla sua onestà vedendola incinta, o almeno per liberarlo dal turbamento.

Inoltre l'umile rifiuta le lodi per sé e le riferisce tutte a Dio. Maria si turbò nel sentirsi lodare dall'angelo Gabriele e quando santa Elisabetta le disse:

"Benedetta tu fra le donne... A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?... Beata colei che ha creduto... "

(Lc.1), la Vergine, attribuendo tutte quelle lodi a Dio, rispose con l'umile cantico:

"L'anima mia magnifica il Signore"

. Come se dicesse: io lodo il mio Dio che ha voluto esaltare il mio niente... "perché ha guardato l'umiltà della sua serva" (Lc.1,46-48). È proprio degli umili il servire, e Maria non esitò ad andare a servire Elisabetta per tre mesi. Dice dunque San Bernardo: "Elisabetta si meravigliava che Maria fosse venuta, ma ancor più si stupisce che sia venuta non per essere servita, ma per servire".

Gli umili se ne stanno in disparte e si scelgono il posto peggiore. Perciò Maria, osserva San Bernardo, quella volta che Gesù stava predicando in una casa (Mt.12), desiderava parlargli ma "non volle interrompere il discorso di suo Figlio con la sua autorità di madre e non entrò nella casa in cui egli parlava". Per la stessa ragione, stando nel cenacolo con gli apostoli, Maria volle mettersi all'ultimo posto. Leggiamo in San Luca: "Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù" (At.1,14). Non che San Luca non conoscesse i meriti della divina Madre, per cui avrebbe dovuto nominarla in primo luogo; ma poiché Maria si era messa all'ultimo posto nel cenacolo, dopo gli apostoli e le altre

donne, San Luca menziona tutti i presenti secondo l'ordine in cui stavano collocati. È questo il pensiero di un autore. Dice San Bernardo: "Giustamente l'ultima è diventata la prima perché, pur essendo la prima di tutti, si comportava come se fosse l'ultima".

Infine gli umili amano le manifestazioni di disprezzo. Perciò non si legge che Maria fosse presente in Gerusalemme quando nella Domenica delle palme il Figlio fu ricevuto dal popolo con tanti onori. Invece al momento della morte di Gesù la Vergine non si astenne dal comparire in pubblico sul Calvario, affrontando il disonore di essere riconosciuta come madre del condannato, che moriva da infame con una morte infame. È certo che per la nostra natura corrotta dal peccato non c'è forse, dice San Gregorio Nisseno, nessuna virtù più difficile da praticare che l'umiltà. Ma non c'è altra via: non potremo mai essere veri figli di Maria se non siamo umili.

Object 1 Dal Vangelo di Luca 1, 46-55

«L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva.

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Estratto da

“L'umiltà come verità e servizio d'amore”

di P.

Raniero Cantalamessa Quando nel Magnificat Maria dice: “Ha guardato l’umiltà (tapeinosis) della sua serva”, intende umiltà nel senso oggettivo, non soggettivo! Per questo molto opportunamente in diverse lingue, per esempio in tedesco, il termine è tradotto con “piccolezza” (Niedrigkeit). Come si può pensare, del resto, che Maria esalti la sua umiltà e attribuisca ad essa la scelta di Dio, senza, con ciò stesso, distruggere l’umiltà di Maria? Eppure a volte si è scritto incautamente che in Maria non si riconosce nessun’altra virtù se non quella dell’umiltà, come se, in tal modo, si facesse un grande onore, e non invece un grande torto, a tale virtù.

La virtù dell’umiltà ha uno statuto tutto speciale: ce l’ha chi non crede di averla, non ce l’ha chi crede di averla. Solo Gesù può dichiararsi “umile di cuore” ed esserlo veramente; questa, vedremo, è la caratteristica unica e irripetibile dell’umiltà dell’uomo-Dio. Maria non aveva, dunque, la virtù dell’umiltà? Certo che l’aveva e in grado sommo, ma questo lo sapeva solo Dio, lei no. Proprio questo, infatti costituisce il pregio ineguagliabile della vera umiltà: che il suo profumo è colto soltanto da Dio, non da chi lo emana. San Bernardo scrive: “Il vero umile è colui che vuole essere ritenuto vile, non proclamato umile”. L’umiltà non consiste principalmente nell’essere piccoli, perché si può essere piccoli, senza essere umili; non consiste principalmente nel sentirsi piccoli, perché uno può sentirsi piccolo ed esserlo realmente e questa sarebbe oggettività, non ancora umiltà; senza contare che il sentirsi piccoli e insignificanti può nascere anche da un complesso di inferiorità e portare al ripiegamento su di sé e alla disperazione, anziché all’umiltà. Dunque l’umiltà, per sé, nel grado più perfetto, non è nell’essere piccoli, non è nel sentirsi piccoli, o proclamarsi piccoli. È nel

farsi piccoli

, e non per qualche necessità o utilità personale,

ma per amore

, per “innalzare” gli altri.