Scuola, Anief: Reclutamento docenti, dal 2020 si cambia

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18-01-2017
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(AGENPARL) – Roma, 18 gen 2017 – La norma è contenuta nella bozza di decreto,
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Ugo Giano
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anief, docenti, Scuola
approvata sabato scorso dal Consiglio del Ministri, sul riordino, adeguamento e
semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella
scuola secondaria: per altri tre anni, “si applica la disciplina transitoria”, quindi per
assegnare la metà dei posti vacanti e disponibili continueranno ad essere utilizzate le
GaE e potrà “essere indetto un corso di Tirocinio Formativo Attivo per le classi di
concorso e tipologie di posto per le quali sono esaurite le graduatorie ad esaurimento
provinciali”. C’è poi una puntualizzazione da fare sul testo in via di approvazione:
siccome i tirocinanti saranno utilizzati anche per svolgere attività di docenza,
soprattutto su posti che risulteranno provvisoriamente liberi, è bene scrivere subito
nero su bianco che dovranno percepire lo stesso stipendio (a fronte degli stessi diritti)
del personale docente di ruolo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): il nostro sistema scolastico non può bloccarsi perché gli
aspiranti all’immissione in ruolo, selezionati e formati nelle università per farlo,
continuano ad essere assurdamente messi da parte. Come se fossero dei docenti di serie
B. Il Governo ha l’occasione per farlo, per collocarli finalmente nelle GaE, proprio
attraverso la modifica del decreto delegato ora allo studio delle Commissioni
Parlamentari e da approvare in via definitiva entro due mesi. Inolte un tirocinante
giunto al terzo anno di formazione, dopo aver acquisito la laurea, poi l’abilitazione, vinto
il concorso e formatosi sul campo per un ulteriore biennio, è praticamente un
insegnante a tutti gli effetti.
Cambia il percorso formativo e selettivo per diventare insegnante nella scuola pubblica,
ma solo “a decorrere dall’anno
scolastico 2020/2021”. Lo prevede la bozza di decreto, approvata sabato scorso dal
Consiglio del Ministri, sul riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di
formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria: per altri tre
anni, “si applica la disciplina transitoria”, quindi per assegnare la metà dei posti vacanti e
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disponibili continueranno ad essere utilizzate le GaE e potrà “essere indetto un corso di
Tirocinio Formativo Attivo per le classi di concorso e tipologie di posto per le quali sono
esaurite le graduatorie ad esaurimento provinciali” (art. 17, comma 2).
È sempre più evidente, quindi, che in attesa del nuovo concorso a cattedra è
indispensabile collocare tutti gli abilitati e abilitandi all’insegnamento (attraverso
l’annunciato Tfa) vengano collocati nelle GaE. Inoltre, questo deve avvenire subito, già
in primavera, per per evitare i disastri che deriverebbero da un disallineamento
temporale rispetto alle graduatorie d’Istituto.
“Il sistema scolastico, con un posto su dieci affidato a supplenti annuali – spiega
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – non può
bloccarsi perché gli aspiranti all’immissione in ruolo, selezionati e formati nelle
università per farlo, continuano ad essere assurdamente messi da parte. Quasi fossero
dei docenti di serie B. Il Governo ha l’occasione per farlo, per collocarli finalmente nelle
GaE, proprio attraverso la modifica del decreto delegato ora allo studio delle
Commissioni Parlamentari e da approvare in via definitiva entro due mesi”.
Ma il testo della legge delega sull’accesso nei ruoli di docente va modificato anche in
altre parti. In base all’articolo 10 (comma 3), apprendiamo che “il contrattista su posto
comune, sulla base di incarichi del dirigente scolastico della scuola interessata e fermi
restando gli altri impegni formativi, può effettuare supplenze nell’ambito scolastico di
appartenenza, e, nel terzo anno, su posti vacanti e disponibili”. Il docente in formazione,
pertanto, sarà utilizzato anche per svolgere attività di docenza, soprattutto su posti che
risulteranno provvisoriamente liberi.
“Ora, ammesso che sia giusto che ai tirocinanti possa essere affidata una parte residua
delle supplenze – continua a commentare Pacifico – va rilevato però che il loro
compenso non può essere ridotto. Un tirocinante giunto al terzo anno di formazione,
dopo aver acquisito la laurea, poi l’abilitazione, vinto il concorso e formatosi
ulteriormente sul campo per un ulteriore biennio, è praticamente un insegnante a tutti
gli effetti. Tanto è vero che gli vengono affidati gli alunni per svolgere supplenze. Con
le stesse responsabilità dei docenti di ruolo. Quindi, è giusto – conclude Pacifico – dargli
lo stesso stipendio e non sottopagarli”.
TUTTE LE INDICAZIONI ANIEF SUGLI 8 DECRETI DELEGATI APPROVATI DAL CDM IL
14 GENNAIO 2017.
Sulla riforma del sostegno, il giovane sindacato ritiene che qualsiasi cambiamento non
deve andare a scollare la figura del docente di sostegno dagli organici della scuola
(rifiutando logiche di “medicalizzazione” della professione), facendo venire meno anche
il progetto di portare a 10 anni l’obbligo di permanenza sul sostegno dopo l’immissione
in ruolo. Per l’immediato, occorre poi assolutamente provvedere alla trasformazione di
circa 40mila posti dall’attuale organico di fatto a quello di diritto, visto che i posti in
deroga hanno una valenza annale e non possono, come intende fare l’amministrazione,
procrastinarli a tempo indeterminato in quello status.
Per quanto riguarda le scuole all’estero, è fondamentale che si valorizzi al massimo
l’operato del personale che opera in strutture collocate in territorio non italiano. Visto
che ancora oggi il 50 per cento dei docenti è precario e nei loro confronti l’indennità
aggiuntiva, assegnata al personale di ruolo, è inspiegabilmente ridotta della metà.
Vengono poi spezzoni per anni assegnati su posti vacanti e di queste situazioni non
sono state considerate nella riforma “La Buona Scuola”. Mettendo così a rischio il
servizio scolastico offerto a 31mila studenti frequentanti quelle scuole.
L’ultimo decreto, relativo al riordino dell’istruzione professionale, è chiaro che, dopo la
sentenza n. 284/2016 della Corte Costituzionale, non si può non tenere conto della
centralità delle Regioni su questo versante. In particolare, come ha detto la Consulta,
Codice abbonamento:
L’introduzione della copresenza porterebbe l’incremento di almeno 30mila docenti, cui
si aggiungerebbero quelli considerati dalla riforma, pari ad almeno altri 25mila nuovi
insegnanti di settore (necessari per incrementare fino al 33 per cento la diffusione degli
asili nido, soprattutto al Sud). In tal modo, le nuove immissioni in ruolo
permetterebbero finalmente la stabilizzazione dei docenti dell’infanzia delle Graduatorie
ad Esaurimento, incredibilmente dimenticati dalla Legge 107/15. E con loro anche dei
precari abilitati non inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, che hanno svolto oltre 36
mesi di servizio. Oltre che tutti i vincitori dei passati concorsi e di quello del 2016.
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Sulla riforma della formazione fino a 6 anni, invece, il decreto delegato dovrebbe
contenere delle misure che prevedono l’aggiunta del segmento 0-3 anni all’attuale
impianto 3-6 anni, nell’ottica di una continuità verticale che vedrebbe finalmente
integrato il sistema fino all’inizio della primaria. Tra le novità, servirebbe però anche la
fondamentale introduzione dell’anno “ponte”, con la presenza contemporanea di
maestri della scuola dell’infanzia e primaria: a 5 anni di età, infatti, i bambini necessitano
di un’attenzione pedagogica maggiore. Con il percorso scolastico che potrebbe anche
esaurirsi a 18 anni, come avviene in molti altri Paesi.
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sulla “previsione degli standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi
educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia, diversificati in base alla tipologia,
all’età dei bambini e agli orari di servizio, prevedendo tempi di compresenza del
personale dei servizi educativi per l’infanzia e dei docenti di scuola dell’infanzia, nonché
il coordinamento pedagogico territoriale e il riferimento alle Indicazioni nazionali per il
curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, adottate con il
regolamento di cui al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca
16 novembre 2012, n. 254”.
Allo stesso modo, sempre in tema di riforma dell’istruzione professionale, bisogna
tenere conto di due norme basilari: lo statuto dei lavoratori, il D.M. 300 del 1977, il
quale nonostante alcune modifiche recentemente apportate, prevede ancora, all’articolo
10, che il lavoratore è un soggetto avente titolo a completare un percorso di studi. Allo
stesso modo, lo statuto degli studenti e delle studentesse del 1998 accorda il diritto
degli studenti alla partecipazione alle attività extracurricolari organizzate dalla scuola.
Purtroppo, sinora di tali indicazioni non risulta traccia nelle bozze attuative predisposte.
A proposito, della delega su valutazione e certificazione delle competenze ed Esami di
Stato, il sindacato ritiene continuare a mantenere un assetto tradizionale con una parte
maggioritaria esterna alla scuola di appartenenza degli alunni. Vanno scongiurate, a tal
proposito, quelle derive che vorrebbero trasformare gli Esami di Stato in un pro-forma.
Altrettanto fondamentale ed imprescindibile è il mantenimento del valore legale del
titolo di studio.
Sulla cultura umanistica, Anief ritiene che vanno introdotte nella scuola secondaria di
secondo grado due ore obbligatorie di Filosofia sia di Storia. Per quel che concerne,
invece, il diritto allo studio, è basilare un incremento sostanzioso delle borse di studio,
ad iniziare dagli studenti appartenenti a nuclei familiari non abbienti. Inoltre, vanno
incrementati gli organici laddove sono più alti i tassi di dispersione scolastica, di
disoccupazione e di collegamento con il mondo del lavoro. Ricordiamo, a questo
proposito, che l’Italia è l’unico Paese dell’Ocse che dal 1995 non ha aumentato la spesa
per studente nella scuola primaria e secondaria, a dispetto di un aumento in media del
62% degli altri Paesi dell’area Ocse. Con le tasse universitarie che continuano
costantemente ad aumentare.
Su formazione iniziale e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e
secondo grado, è utile gestire al meglio la fase transitoria che ci si appresta a vivere, al
fine di tutelare i docenti precari. In particolare, il perdurante disallineamento tra
domanda e offerta dovuto al blocco dell’aggiornamento delle GaE, il mancato
inserimento di personale abilitato, la contrazione degli organici e la falsa individuazione
dell’organico di diritto, che produce nuovo precariato con sempre più numerose e certe
condanne del Miur al pagamento di scatti stipendiali, mensilità estive, risarcimenti,
spese legali.
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