Scuola, Anief: Domani Miur presenta in Senato le linee

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25-01-2017
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Scuola, Anief: Domani Miur presenta in Senato
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(AGENPARL) – Roma, 25 gen 2017 – L’esposizione avverrà davanti alle Commissioni
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Ugo Giano
Istruzione di Senato e Camera, in seduta congiunta. Tutto il mondo della scuola è
interessato all’intervento del Ministro Fedeli, perché in ballo ci sono diverse questioni
aperte: sulla gestione dei precari e sulle loro assunzioni, sulla mobilità del personale,
sulle assunzioni, sui concorsi, oltre che su diverse modifiche della Legge 107/15 e
sull’impellenza di sottoscrivere un rinnovo contrattuale con risorse vere e non risibili.
L’opportunità per metterci mano arriva attraverso la versione definitiva del decreto
Milleproroghe e dei decreti delegati della Legge di riforma 107/2015, entrambi in questi
giorni all’esame delle commissioni parlamentari del Senato.
Le modifiche da apportare riguardano diversi punti, a partire dall’inserimento degli
abilitati post 2011 nella fascia aggiuntiva GaE; dal reclutamento di 20mila Ata e 8mila
maestri d’infanzia, alla stabilizzazione di 500 educatori in organico potenziato; dal
reclutamento dei vincitori dell’ultimo ‘concorsone’, alla validità delle Graduatorie di
merito dove inserire gli idonei all’organizzazione di prove suppletive dello stesso
concorso per i candidati laureati o educatori ricorrenti; dall’estensione del corsoconcorso per presidi ai ricorrenti del 2011, alla cancellazione del limite di 36 mesi di
servizio per la stipula di contratti a termine. Vanno assunti a tempo indeterminato i
ricercatori e urge prorogare il blocco di distacchi e comandi di docenti e personale Ata
presso enti e Università. Anief ha anche indicato come emendare le otto deleghe della
“Buona Scuola”, già approvate in CdM il 14 gennaio, sulle quali è stata iniziata una corsa
contro il tempo per la loro stesura definitiva.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): se davvero si vuole dare un segnale di discontinuità con
la politica del Governo che ha prodotto la riforma più contestata della storia della
Repubblica, questo è il momento giusto. Il Parlamento, infatti, può andare a correggere
le tante norme sbagliate della Legge 107, ora confermate con i testi delle leggi delega.
Le commissioni di Camera e Senato non possono limitarsi ad ascoltare le indicazioni di
chi la scuola la conosce, perché la vive tutti i giorni, ma hanno il dovere di dare seguito a
chi chiede solo di migliorare l’offerta formativa attraverso un’organizzazione finalmente
orientata alla sua promozione e non esclusivamente alla salvaguardia dei conti pubblici
come, invece, è stato fatto sistematicamente negli ultimi anni.
A breve sapremo le vere intenzioni del nuovo Governo Gentiloni sull’istruzione
pubblica: domani, infatti, a Palazzo Madama alle ore 14.00 è prevista la presentazione del
Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli delle linee programmatiche del nuovo corso del
dicastero di Viale Trastevere sopraggiunto a seguito del cambio di Esecutivo:
l’esposizione avverrà davanti alle Commissioni Istruzione di Senato e Camera, in seduta
congiunta. Tutto il mondo della scuola è interessato all’intervento del Ministro Fedeli,
perché in ballo ci sono diverse questioni aperte e centrali per il futuro della formazione
dei giovani italiani e di chi si adopera perché ciò avvenga in modo proficuo e migliore.
Anief, dal canto suo, ha già espresso il parere sulle priorità da attuare, già in vista del
prossimo anno scolastico: ci sono diversi nodi da sciogliere, infatti, sulla gestione dei
precari e sulle loro assunzioni, sulla mobilità del personale, sulle assunzioni, sui
concorsi, oltre che su diverse modifiche della Legge 107/15 e sull’impellenza di
sottoscrivere un rinnovo contrattuale con risorse vere e non risibili, oltre che rivolte a
pochi eletti dopo che tutti i lavoratori della scuola attendono l’aumento stipendiale da
ormai otto anni.
Le modifiche agli errori strategici e di gestione della macchina organizzativa scolastica,
sempre secondo il giovane sindacato, possono avvenire anche in tempi rapidi, quindi,
compatibili con il tempo limitato a disposizione dell’attuale Governo di transizione.
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L’opportunità per farlo arriva, prima di tutto, attraverso la versione definitiva del
decreto Milleproroghe, in questi giorni all’esame delle commissioni parlamentari del
Senato: al decreto legge n. 244 approvato il 30 dicembre 2016, si possono applicare una
serie di modifiche normative, che vanno dall’inserimento dei docenti abilitati nella fascia
aggiuntiva delle GaE, dove ci sono tante classi di concorso senza più candidati, al
reclutamento di 20mila amministrativi, tecnici, ausiliari e 8mila docenti della scuola
dell’infanzia; dalla stabilizzazione di 500 educatori in organico potenziato, al
reclutamento dei vincitori dell’ultimo concorso a cattedra, per i quali sono
incredibilmente scomparsi i posti, alla validità delle Graduatorie di merito dove inserire
tutti gli idonei all’organizzazione di prove suppletive dello stesso ultimo concorso per i
candidati laureati o educatori ricorrenti.
Col decreto Milleproroghe è possibile attuare l’estensione del corso-concorso per
Dirigenti scolastici ai ricorrenti del 2011, oltre che “rivedere la norma che introduce il
limite di 36 mesi alla stipula di contratti a tempo determinato che, lungi dal
rappresentare la soluzione al problema all’abuso di contratti a tempo determinato nella
scuola statale italiana, configurerebbe invece una illegittima violazione del principio
meritocratico alla base dell’individuazione degli aspiranti docenti, in quanto impedirebbe
a chi ha un punteggio maggiore (come noto, derivante prevalentemente da una
maggiore anzianità di servizio) di stipulare contratti a tempo determinato, che
andrebbero invece assegnati ad aspiranti con punteggio ed anzianità di servizio minori”.
Per l’Università è necessario immettere nei ruoli statali tanti ricercatori da tempo
“congelati”, creando per loro un apposito albo nazionale. È fondamentale, infine, attuare
la proroga del blocco per i distacchi e i comandi di docenti e personale Ata presso enti e
Università.
Ma c’è un’altra “partita” in corso sulla quale il Governo non può permettersi di
sbagliare: quella delle otto deleghe della legge di riforma “Buona Scuola”, già approvate
in Consiglio dei Ministri il 14 gennaio scorso e sulle quali è stata iniziata una corsa
contro il tempo per la loro stesura definitiva attraverso, anche stavolta, le commissioni
parlamentari competenti, entro meno di 60 giorni. Per ogni decreto legislativo, Anief ha
prodotto delle precise richieste.
Su formazione iniziale e accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di primo e
secondo grado, è utile gestire al meglio la fase transitoria che ci si appresta a vivere, al
fine di tutelare i docenti precari. In particolare, il perdurante disallineamento tra
domanda e offerta dovuto al blocco dell’aggiornamento delle GaE, il mancato
inserimento di personale abilitato, la contrazione degli organici e la falsa individuazione
dell’organico di diritto, che produce nuovo precariato con sempre più numerose e certe
condanne del Miur al pagamento di scatti stipendiali, mensilità estive, risarcimenti,
spese legali. Poiché il Ministero non intende discostarsi da un suo errore storico, quello
di blindare le GaE, tocca quindi ai parlamentari provvedere a inserirvi da subito, in
primavera, tutti gli abilitati dopo il 2011 attraverso Tfa, Pas, SfP, scuole all’estero e altre
tipologie di corsi riconosciuti.
Per quanto riguarda la riforma del sostegno, il giovane sindacato ritiene che qualsiasi
cambiamento non debba andare a scollare la figura del docente di sostegno dagli organici
della scuola (rifiutando logiche di “medicalizzazione” della professione), facendo venire
meno anche il progetto di portare a 10 anni l’obbligo di permanenza sul sostegno dopo
l’immissione in ruolo. Per l’immediato, occorre poi assolutamente provvedere alla
trasformazione di circa 40mila posti dall’attuale organico di fatto a quello di diritto, visto
che i posti in deroga hanno una valenza annale e non possono, come intende fare
l’amministrazione, procrastinarne lo status lavorativo a tempo indeterminato.
L’introduzione della compresenza porterebbe l’incremento di almeno 30mila docenti, cui
si aggiungerebbero quelli considerati dalla riforma, pari ad almeno altri 25mila nuovi
insegnanti di settore (necessari per incrementare fino al 33 per cento la diffusione degli
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Sulla riforma della formazione fino a 6 anni, invece, il decreto delegato dovrebbe
contenere delle misure che prevedono l’aggiunta del segmento 0-3 anni all’attuale
impianto 3-6 anni, nell’ottica di una continuità verticale che vedrebbe finalmente
integrato il sistema fino all’inizio della primaria. Tra le novità, servirebbe però anche la
fondamentale introduzione dell’anno “ponte”, con la presenza contemporanea di
maestri della scuola dell’infanzia e primaria: a 5 anni di età, infatti, i bambini necessitano
di un’attenzione pedagogica maggiore. Il percorso scolastico potrebbe, quindi, anche
esaurirsi a 18 anni, come avviene in molti altri Paesi.
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Sulle scuole all’estero, è fondamentale che si valorizzi al massimo l’operato del
personale che opera in strutture collocate in territorio non italiano poiché, ancora oggi,
il 50 per cento dei docenti è precario e nei loro confronti l’indennità aggiuntiva,
assegnata al personale di ruolo, è inspiegabilmente ridotta della metà. Vengono, poi,
spezzoni per anni assegnati su posti vacanti le cui situazioni non sono state considerate
nella riforma “La Buona Scuola”, mettendo così a rischio il servizio scolastico offerto a
31mila studenti presso gli Istituti stessi.
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asili nido, soprattutto al Sud). In tal modo, le nuove immissioni in ruolo
permetterebbero finalmente la stabilizzazione dei docenti dell’infanzia delle Graduatorie
ad Esaurimento, incredibilmente dimenticati dalla Legge 107/15 e, con loro, anche dei
precari abilitati non inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, che hanno svolto oltre 36
mesi di servizio, nonché tutti i vincitori dei passati concorsi e di quello del 2016.
L’ultimo decreto è relativo al riordino dell’istruzione professionale: è chiaro che, dopo la
sentenza n. 284/2016 della Corte Costituzionale, non si può non tenere conto della
centralità delle Regioni su questo versante. In particolare, come ha detto la Consulta,
sulla “previsione degli standard strutturali, organizzativi e qualitativi dei servizi
educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia, diversificati in base alla tipologia,
all’età dei bambini e agli orari di servizio, prevedendo tempi di compresenza del
personale dei servizi educativi per l’infanzia e dei docenti di scuola dell’infanzia, nonché
il coordinamento pedagogico territoriale e il riferimento alle Indicazioni nazionali per il
curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, adottate con il
regolamento di cui al decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca
16 novembre 2012, n. 254”.
Allo stesso modo, sempre in tema di riforma dell’istruzione professionale, bisogna
tenere conto di due norme basilari: lo statuto dei lavoratori, il D.M. 300 del 1977, il
quale nonostante alcune modifiche recentemente apportate, prevede ancora, all’articolo
10, che il lavoratore sia un soggetto avente titolo a completare un percorso di studi. Allo
stesso modo, lo statuto degli studenti e delle studentesse del 1998 accorda il diritto
degli studenti alla partecipazione alle attività extracurricolari organizzate dalla scuola.
Purtroppo, sinora, non risulta traccia di tali indicazioni nelle bozze attuative
predisposte.
A proposito della delega su valutazione e certificazione delle competenze ed Esami di
Stato, il sindacato ritiene di continuare a mantenere un assetto tradizionale con una
parte maggioritaria esterna alla scuola di appartenenza degli alunni. Vanno scongiurate,
a tal proposito, quelle derive che vorrebbero trasformare gli Esami di Stato in un proforma; altrettanto fondamentale e imprescindibile è, poi, il mantenimento del valore
legale del titolo di studio.
Sulla cultura umanistica, Anief ritiene che vadano introdotte nella scuola secondaria di
secondo grado due ore obbligatorie di Filosofia sia di Storia. Per quel che concerne,
invece, il diritto allo studio, è basilare un incremento sostanzioso delle borse di studio, a
iniziare dagli studenti appartenenti a nuclei familiari non abbienti. Inoltre, vanno
incrementati gli organici laddove siano più alti i tassi di dispersione scolastica, di
disoccupazione e di collegamento con il mondo del lavoro. Ricordiamo, a questo
proposito, che l’Italia è l’unico Paese dell’Ocse che dal 1995 non ha aumentato la spesa
per studente nella scuola primaria e secondaria, a dispetto di un aumento in media del
62% degli altri Paesi dell’area Ocse, con le tasse universitarie in costante aumento.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal,
“se davvero si vuole dare un segnale di discontinuità con la politica del Governo che ha
prodotto la riforma più contestata della storia della Repubblica italiana, questo è il
momento giusto. Il Parlamento, infatti, attraverso i suoi membri più coinvolti con il
mondo formativo, può andare a correggere le tante norme sbagliate approvate con la
Legge 107 e confermate con i testi delle leggi delega. Le commissioni di Camera e
Senato non possono limitarsi ad ascoltare le indicazioni di chi la scuola la conosce
perché la vive tutti i giorni, ma hanno il dovere di dare seguito a quelle linee di
pensiero, quale è la nostra, avente il seguente obiettivo: migliorare l’offerta formativa
attraverso un’organizzazione finalmente orientata alla sua promozione e non a
salvaguardare esclusivamente i conti pubblici come, invece, è stato fatto
sistematicamente negli ultimi anni”.
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