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Trump? grande occasione per la politica estera UE | 1
venerdì 13 gennaio 2017, 11:00
Trump? grande occasione per la politica estera UE
Il think tank Carnegie Europe: uno shock salutare per la crescita e affermazione dell'Europa
di Redazione
L'UE dovrebbe vivere l'arrivo di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti «come un importante campanello
d'allarme per aggiornare la sua politica estera e di sicurezza». La lunga campagna elettorale di Trump e poi questo
post 8 novembre che si sta per concludere con il giuramento del prossimo 20 gennaio, hanno fatto intendere che il suo
pensiero in fatto di politica estera potrebbe portare alla rottura più significativa dalla seconda guerra mondiale
delle relazioni transatantiche, il suo arrivo alla Casa Bianca rischia di determinare un nuovo ordine mondiale
simile a quello della guerra fredda, con due grandi soggetti a Est e Ovest -Russia e Stati Uniti- con l'Unione
europea tagliata fuori dal processo decisionale e schiacciata tra i due Paesi. Questo che appare come un pericolo
potrebbe essere la ‘grande’ chance per l’Unione europea e per la sua politica estera e di sicurezza, «piuttosto che cedere
allo sconforto, gli europei dovrebbero vedere la presidenza Trump come uno shock salutare», «un incoraggiamento
senza precedenti». Questo è quanto sostiene il think tank Carnegie Europe in un'analisi -‘How Donald Trump Could Save
EU Foreign Policy’ a firma di Stefan Lehne- diffusa ieri. Secondo l'istituto di analisi di Bruxelles, dal 20 gennaio, giorno
dell'insediamento di Trump alla Casa Bianca, la Ue dovrà lavorare su due fronti per evitare di perdere peso sullo scenario
internazionale. Da una parte «attori importanti dell'Amministrazione e del Congresso statunitensi dovranno essere convinti
che l'Unione europea non può essere tagliata fuori dalle decisioni sul futuro del continente», e dall'altra parte «l'Ue dovrà
resistere al ritorno di un ordine bipolare europeo». Per anni l’Europa si è mossa sullo scenario internazionale e anche
regionale europeo esclusivamente a traino dell’iniziativa di Washington, una politica di stretta collaborazione che ha dato
buoni risultati in molti casi ed è stata utile a entrambe le parti, però questo ha comportato il fatto che per tutti questi
decenni gli europei hanno «trascurato lo sviluppo del pensiero strategico indipendente e hanno investito troppo
poco in proprio la sicurezza e la difesa europea». Con l’avvento di Trump questa collaborazione verrà meno,
l’affidamento dell’Europa alla leadership degli Stati Uniti dovrà finire e l’Europa non potrà restare paralizzata.
L'UE ha interesse a preservare un sistema globale basato sulle regole. La ricaduta di un mondo dominato dal
protezionismo, dalla politica dei più forti e delle grandi potenze, dei nazionalismi in competizione minerebbe le
fondamenta dell'Unione europea come unione transnazionale che cerca soluzioni comuni ai problemi dei suoi membri. La
UE ha investito molti dei suoi sforzi su tematiche «che Trump deplora» -come, ad esempio, l'azione internazionale sui
cambiamenti climatici e la promozione dei valori liberali- «senza l'impegno degli Stati Uniti, sarà molto più difficile spostare
in avanti questa agenda», e, anzi, lo stile che Lehne definisce da ‘reality-TV’ di Trump, «sta avendo un impatto sulla politica
interna in Europa». La sua «denigrazione delle istituzioni politiche, dei vincoli costituzionali, e dei media indipendenti
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su http://www.lindro.it/trump-grande-occasione-per-la-politica-estera-ue/
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incoraggia demagoghi e aspiranti autoritari a rifiutare i valori liberali che limitano il loro potere, il riecheggiare delle sue
dichiarazioni xenofobe, che esaltano le tensioni sociali e nazionalismo, non fanno che aggravare mali che hanno già agito in
Europa e che non acuito il ‘senso di crisi’ che è stato alla base dell’esito del referendum britannico del giugno 2016. Così, la
«miglior difesa dell'UE è quella di guidare la resistenza a queste tendenze e costruire supporto intorno ai valori
su cui si fonda». Per fare questo la UE deve concentrare finalmente la sua attenzione sulla politica estera e di
sicurezza, responsabilizzando tutti gli Stati membri verso questo obiettivo. L’Unione deve essere forte in termini di
coesione e coerenza; è probabile che Trump cerchi di dividere gli europei, di giocare su tavoli separati, a tu per tu con i
singoli Stati, per tanto l’Unione dovrà essere capace di respingere questi attacchi e parlare con una sola voce, molto più di
prima, se no il rischio è la marginalizzazione dallo scenario internazionale. Per raccogliere la sfida, «i leader europei
dovranno fare un salto di qualità nella priorità che danno alle politiche estere, che hanno troppo a lungo sofferto di
disattenzione politica, lotte interne burocratiche, e mancanza di risorse. La politica estera dell'UE ha una rara opportunità di
uscire dalla sua pigrizia adolescenziale» e muoversi verso la piena maturità. «Ma i leader europei devono cogliere
questa opportunità in fretta. Le prime serie sfide per l'UE potrebbero emergere subito dopo il suo insediamento, il 20
gennaio. Il più grande pericolo immediato è che l'Amministrazione Trump stipuli accordi con Mosca, in particolare
sull'Ucraina, che aumentano la dipendenza dell'Europa orientale in Russia e, in ultima analisi, dividano il continente in due
zone di influenza». Secondo gli analisti di Carnegie Europe, il principale rischio per l'Europa è, dunque, un
avvicinamento Stati Uniti-Russia, accordi fra Trump e il Presidente russo, Vladimir Putin, significherebbe in primo luogo
compromettere la politica comune con l'Ue sull'Ucraina. Washington potrebbe far venir meno il sostegno alle
sanzioni comminate dall'Ue contro la Russia dopo l'aggressione della Crimea, mettendo a rischio l'eventuale
rinnovo quando gli Stati membri dovranno decidere se mantenerle o meno a meta' 2017. Non solo. Con un
avvicinamento di Trump a Putin, l'Ue vedrebbe indebolirsi le sue politiche di vicinato. L'Unione europea
«diminuirebbe la capacità di offrire ai Paesi dell'Europa orientale un programma di modernizzazione e di assistenza per
costruire un partenariato forte», in particolare con Georgia, Moldova e la stessa Ucraina. Senza contare le minoranze russe in
Estonia, Lettonia e Lituania. Intese russo-americane potrebbero «aumentare la vulnerabilità sugli Stati baltici se la
Russia dovesse sentirsi libera di esercitare la sua pressione su di loro». L'Unione deve rafforzarsi «per evitare un nuovo
accordo in stile Yalta» che ritagli aree di influenza in Europa orientale, «negoziate sopra le teste dei Paesi» dell’Est. Ma a
creare problemi alla UE potrebbero essere anche altre aree d’interesse di Trump, il quale potrebbe «perseguire
altre offerte di transazione con la Russia, o con la Turchia o le varie autocrazie arabe, che potrebbero essere in
contrasto con l'impegno a lungo termine dell'UE e destabilizzare l’ordine subregionale in più punti». Tra queste
criticità il think tank Carnegie Europe cita il disimpegno americano nel Caucaso, in Nord Africa e nei Balcani
occidentali. Potrebbero cambiare le politiche sulla Siria, Washington potrebbe, infatti, accettare la soluzione imposta
dalla Russia e dalla Turchia. E si potrebbe allentare la pressione degli Stati Uniti sul Presidente turco Recep
Tayyip Erdogan per quanto riguarda la sua dura repressione in materia di diritti civili, che la UE ha criticato fortemente.
Inoltre, l'Amministrazione Trump potrebbe tentare di smontare l’accordo sul nucleare con l’Iran del 2014 e
intensificare la pressione economica e politica degli Stati Uniti su Teheran, creando gravi nuove tensioni regionali. Altresì
Trump potrebbe anche intensificare gli sforzi anti-terrorismo degli Stati Uniti usando metodi e strumenti che violano i valori
europei fondamentali. Per affrontare le sfide che la politica estera di Trump prreseneterà all'Europa, l'Unione deve
intensificare il suo ‘gioco’ in diversi modi. Prima di tutto, «l'UE deve investire nei suoi punti di forza. Dovrebbe muoversi
più velocemente verso il mettere in comune risorse, la condivisione delle risorse, e la costruzione di capacità
istituzionali più forti. Ancora più importante, l'UE deve cambiare la sua mentalità. La politica estera è stata a lungo un
evento collaterale di integrazione europea; ora, i leader europei devono dare alla politica estera una priorità molto
più alta. Per la prima volta nella storia dell'UE, la politica estera deve diventare una responsabilità essenziale tra le sue aree
di competenza. La UE non può astenersi dal realpolitik, e, per cominciare, deve snellire i propri processi decisionali e
sfruttare il suo vantaggio rappresentato dall’esperienza di mediazione tra gli interessi di molti giocatori. La
maggior parte delle sfide critiche del ventunesimo secolo, dai cambiamenti climatici alla sicurezza informatica, può essere
risolta solo attraverso il negoziato multilaterale e un ampio consenso, per cui vi è un grande bisogno di questo tipo di
leadership. In un mondo multipolare caratterizzato dal ritorno della realpolitik, è sempre più difficile preservare un ordine
globale basato su regole, ma questo rende l'impegno dell'UE ancora più necessario. Nessun attore internazionale è
posizionato meglio per costruire le reti e partenariati in grado di sostenere e sviluppare la governance globale nei prossimi
decenni». L'UE deve anche gestire le migrazioni in modo responsabile. «La migrazione è stata una delle questioni che
hanno portato al potere Trump». Se dovesse realizzare le sue promesse, per espellere gli immigrati irregolari o vietare
ai musulmani di entrare negli Stati Uniti, per esempio, «potrebbe avere un forte impatto sulla politica delle
migrazioni in Europa. Gestire l'immigrazione meglio sarà cruciale per la sopravvivenza della UE e per la
credibilità della sua azione esterna. L'UE ha bisogno di una strategia globale per la gestione della migrazione
sostenibile, che comprenda un migliore controllo delle frontiere esterne dell'Unione, la ripartizione degli oneri fra gli Stati
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membri, l'armonizzazione delle politiche e leggi, istituzioni più forti, e gli accordi equi con i Paesi terzi». Le politiche
migratorie restrittive dell'Amministrazione Trump potrebbero rivelarsi per la UE un motivo per trovare partner internazionali
interessati a portare avanti politiche migratorie sostenibili. Carnegie Europe sottolinea poi la necessità per l'Ue di
sviluppare le relazioni con gli altri Paesi interessati a investire nell'ordine del mondo liberale: Australia,
Canada e Nuova Zelanda, ma anche la Cina e l'India. L'UE potrebbe diventare il partner più attraente per la Cina sulla
lotta al cambiamento climatico e la gestione del sistema commerciale globale. Se Trump persegue la sua politica ‘America
First’, ciò potrebbe spingere molti Paesi e regioni a collaborare più strettamente e avanzare una richiesta di impegno dell'UE
in molte parti del mondo. La politica estera di Trump può alienare molti Paesi agli Stati Uniti, e l'UEdevo cogliere l'occasione.
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