Cina, Filippine e ASEAN: questioni territoriali e opportunismi

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venerdì 13 gennaio 2017, 15:00
Imbarazzi
Cina, Filippine e ASEAN: questioni territoriali e
opportunismi
Le mosse di Manila: si raffreddano i rapporti con gli USA e altri invece si rafforzano
di Francesco Tortora
Bangkok - Nel suo primo anno di trasformazione da Associazione in Unione degli Stati del Sud Est Asia, quello tra il 2015
ed il 2016, l'ASEAN ha dovuto affrontare non poche questioni alquanto gravose. La omogeneizzazione del mercato
interno, la sua coesione interna contrapposta alla 'spinta' delle economie estere nell'Import/Export ma anche l'opporsi allo
sfrenato desiderio degli investitori esteri di accedere a forza lavoro a basso costo per le proprie produzioni, sono tra alcune
di esse. Alle quali bisogna sommare anche questioni vetuste, potremmo anche dire parecchio datate in quanto irrisolte da
altrettanto lungo tempo, come le dispute territoriali e marittime in specie con un 'vicino' e competitor asiatico
parecchio ingombrante qual è la Cina. Ed è proprio questo lo scoglio più recente sul quale si ritrova a dover fare i conti
l'ASEAN al giorno d'oggi: dopo un lungo tempo passato a definire un Codice di Condotta Marittima che potesse
risultare accettabile per tutte le parti in essere nel quadrante Sud Est Asia/versante Pacifico e sul quale anche la Cina sulla carta- ha mostrato più di qualche apertura, ora viene tutto nuovamente rimesso in discussione. La parola
'scoglio' giunge in questo frangente non a caso, visto che spesso si tratta di contrasti di natura territoriale e
conseguentemente economica e diplomatica anche a causa di veri e propri scogli in mezzo al mare dove, però,
si reifica il contrasto tra gli appetiti di tutti gli Stati volta per volta coinvolti a causa della natura redditizia da
essi rappresentati. Infatti, basta uno scoglio o persino una banchina sabbiosa a determinare contrasti anche
accesi tra Nazioni ma - in verità - tali contrasti nascondono - con la loro apparente pochezza materiale - ben
altri valori ai quali le Nazioni di quel quadrante geopolitico sono interessate: petrolio, gas e soprattutto le
ricchezze ittiche, poiché si tratta anche di zone parecchio pescose.
L'imbarazzo ASEAN oggi, in merito a questo complesso frangente, viene ad essere suscitato dal fatto che uno degli attori di
un inaspettato scenario è costituito dalle Filippine, Paese Membro ASEAN a lungo acerrimo nemico territoriale e marittimo
della Cina circa la propria presenza nel cosiddetto Mar Cinese Meridionale (che le Filippine chiamano Mar delle Filippine
Occidentali) e che oggi inusitatamente si riavvicina alla Cina. Corre obbligo di annotare anche che proprio le Filippine hanno
condotto la Cina nientemeno che sul banco degli accusati davanti al Tribunale Internazionale dell'Aja che -peraltro- ha
riconosciuto le rimostranze filippine e la loro fondatezza. Ebbene, improvvisamente, oggi l'ASEAN assiste sorpresa ed
attonita ad una cooperazione tra Filippine e Cina perlomeno inaspettata, se proprio si voglia utilizzare in questo caso un
delicato eufemismo.
Vi è poi un'altra circostanza parecchio particolare: proprio in questo periodo, le Filippine rivestono il ruolo di
Presidenza a rotazione dell'ASEAN e tema in cima all'Agenda ASEAN in questo intorno di tempo è lo stato di
lento e farraginoso sviluppo
dei
progressi
relativi
al Codice online
di Condotta
Marittima
nel
Estratto
ad uso
rassegna stampa
dalla pubblicazione
integrale e ufficiale,
reperibile
su Mar Cinese Meridionale.
http://www.lindro.it/cina-filippine-e-asean-questioni-territoriali-e-opportunismi/
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Come ben si può intuire, la brace cova sotto la cenere.
Altri Paesi Membri ASEAN quali Brunei, Malaysia e Vietnam hanno fatto compagnia unitamente alle Filippine
nel contrastare duramente gli appetiti territoriali cinesi mentre la stessa Indonesia non ha mancato di bisticciarsi
vigorosamente talvolta con il colosso cinese per questioni di sconfinamenti marittimi mentre si è a caccia di zone pescose.
Tutta questa animosità ed i conflitti più o meno latenti, più o meno manifesti in tutta la regione minano alle fondamenta la
stabilità nell'area Sud Est asiatica intesa nella sua interezza. La soluzione intermedia potrebbe essere proprio la definizione
più chiara e netta di un Codice di Condotta accettato da tutte le parti che operano e si affacciano sul Mar Cinese Meridionale,
una zona marittima dove molto probabilmente - oltre alla ricca pesca locale - si nascondono anche giacimenti di gas e di
petrolio. In realtà, più mestamente, si può solo constatare che si è stilata solo la Dichiarazione sulla Condotta delle Parti nel
Mar Cinese Meridionale DOC, peraltro si tratta di un atto firmato nel lontano 2002 e mai stato vincolante dal punto di vista
legale. E la Dichiarazione DOC certo non ha fermato - in alcun modo - la Cina dal procedere divinamente indifferente ai Paesi
vicini nell'area a costruire impianti per uso militare e civile su isole contese, scogli, secche, persino piste aeroportuali mentre
la Cina continuava a minimizzare o negare del tutto quello che -via satellite- appariva ben chiaro a tutta la platea mondiale.
Nel 2012, cioé durante il periodo del primo decennale della firma del Documento di Condotta DOC, mentre la Cina s'è
momentaneamente adagiata sulle contese territoriali presa com'era dai cambi al vertice del comando politico del Paese,
l'ASEAN ha cominciato ad insistere sullo stilare, definire e siglare ufficialmente la Condotta delle Parti nel Mar Cinese
Meridionale. La Cina ha concesso un proprio assenso di massima sebbene abbia aggiunto fin dall'inizio vi fosse la necessità
di definire meglio i dettagli sulle questioni territoriali, in quel periodo la Presidenza di turno ASEAN era ricoperta dalla
Thailandia, sembrava si fosse realmente sul punto di svolta e che mancasse poco alla ratifica positiva per tutti al documento
così agognato. Fu creata una apposita task force e nel momento in cui Singapore ha rilevato la posizione di Presidente di
turno ASEAN dopo la Thailandia, il momento sembrava particolarmente propizio. Più recentemente la Cina e l'ASEAN, su
suggerimento del Ministro per gli Esteri cinese Wang Yi, si son dette d'accordo nel voler velocizzare i negoziati per poi
giungere alla definizione del Codice di Condotta a metà dell'anno. Un gruppo di lavoro congiunto dovrebbe
incontrarsi il prossimo mese, per il suo primo meeting, a Bali.
Ora, però, un altro fattore irrompe sulla scena: il cambio della guardia alla Presidenza USA. Con Barak Obama le Filippine con Rodrigo Duterte nel ruolo di Presidente - si sono ritrovate in breve tempo da Paese assolutamente amico a Nazione
riluttante ad addomesticarsi alle valutazioni di Obama, tanto che Duterte ha ammesso pubblicamente ed a muso duro il suo
disprezzo verso il Presidente USA che rimproverava alle Filippine di Duterte di ammazzare troppa gente nella propria
Nazione sulla strada della lotta ai narcos filippini, una cosa davvero inusitata fino a pochissimo tempo fa e che non si era
riscontrato dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. La Cina ha già perso davanti al Tavolo della Corte Permanente
sull'Arbitrato dell'Aja che ha riconosciuto favorevolmente il parere addotto dalle Filippine circa le contese nel
Mar Cinese Meridionale ma da quel momento Duterte, mentre si raffreddava progressivamente con gli USA, ha riscaldato il
proprio legame e dialogo con la Cina.
Ora abbiamo un nuovo Presidente USA, Donald Trump, notoriamente avverso alla Cina da lungo tempo ed in modo
ostentatamente manifesto. Ora molti osservatori di cose di Geopolitica si chiedono come le Filippine riusciranno,
durante la Presidenza di turno, ad essere obiettive ed equidistanti, in coscienza del fatto di essere Paese membro
ASEAN e che quindi dovrà dar voce non a una propria visione specifica sulle contese marittime ma in quanto esponente di
punta e momentaneamente rappresentativo della intera ASEAN.
di Francesco Tortora
Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale, reperibile su
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