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PRIMO PIANO
Venerdì 6 Gennaio 2017
In una mostra-trionfo con ben 95 opere che sono esposte al Museo di Roma di Palazzo Braschi
Una grande Artemisia Gentileschi
Fu una proto femminista: i suoi soggetti erano le donne
DI
GIANFRANCO MORRA
D
onne in pittura? Molte la coltivano, alla
champions league
giungono in pochissime. In coppa Uefa alcune
hanno ben figurato: Sofonisba Anguissola e Lavinia
Fontana nel Cinquecento,
Rosalba Carriera nel Settecento, Tamara di Lempicka
e Frida Kahlo nel Novecento.
Ma forse la più grande di tutte visse nella Roma barocca e
caravaggesca. Almeno secondo
il grande critico Roberto Longhi: «fu l’unica donna italiana
che abbia saputo che cosa sia
la pittura».
Vedere per credere. Il
Museo di Roma di Palazzo
Braschi ha allestito una ricca
mostra (95 opere) dedicata a
«Artemisia Gentileschi e il
suo tempo» (sino al 7 maggio,
ore 10-19, lunedì chiusa). Lo
meritava proprio in quella
Roma dove era nata nel 1593.
Il dna era toscano. Suo padre
Orazio, un apprezzato pittore
originario da Pisa, la sua fortuna l’aveva fatta nella Roma
papale, dove trovò molte committenze e un grande maestro,
il Caravaggio. Artemisia
decise di farsi pittrice. Ormai
il manierismo si era esaurito
ed esplodeva la rivoluzione
barocca. Ebbe come maestro
di pittura un amico del padre,
da cui fu violentata a 18 anni.
Ne seguì un faticoso processo,
con la condanna a due anni di
carcere del colpevole. Il padre
le trovò un marito, anche lui
pittore, ma l’aria romana s’era
fatta intollerabile. Egli si trasferì in altre città italiane e
definitivamente a Londra.
Anche Artemisia cominciò il suo tour: Firenze, Venezia, Napoli, Londra, di nuovo
Napoli. Che la mostra ripercorre con intelligenza, dato
che nelle sue tappe la pittrice
risentì l’influenza dei pittori
incontrati, le cui opere il visitatore trova spesso in mostra
accanto alle sue: Allori, Vouet, Cagnacci, Ribera e altri
ancora. Ma sempre con una
sua traboccante personalità.
Evidente già nelle giovanili
pitture di Roma e del periodo
fiorentino: «Susanna e i vecchioni» (arrivata da Pommersfeld, Baviera), i due stupendi
nudi «L’Aurora» e «Inclinazione», quest’ultima fatta ricoprire pudicamente dal nipote di
Michelangelo che gliela aveva
commissionata come soffitto
(è ancora lì, alla Casa Buonarroti); la (poco) convertita
«Maddalena»; e, soprattutto,
esposta nelle due versioni di
Capodimonte e degli Uffizi,
«Giuditta che taglia la testa a
Oloferne».
Di chiara ispirazione
caravaggesca, è forse la sua
opera più famosa, di certo
quella che ne esprime parossisticamente il carattere: un
realismo quasi cinico,
col sangue che schizza
dal collo tagliato in un
gusto macabro della
distruzione, che certo
realizza almeno col
pennello l’auspicata
vendetta per il triste
episodio dello stupro.
Ad essa corrisponde
«Giaele e Sisara» (da
Budapest), dove l’eroina biblica con violenza
irrefrenabile pianta il
chiodo nella testa del
generale cananeo.
Intanto era divenuta una pittrice
richiesta. Fra le opere degli anni veneziani emergono «Ester e
Assuero» (giunto dal
Metropolitan di New
York), di quelli napoletani «Susanna e i
Giuditta che taglia la testa a Oloferne
vecchioni», di quelli
di Artemisia Gentileschi
londinesi «Cleopatra»
e «Maddalena penitente». Il fa aiutare a dipingere da gioritorno a Napoli, dove rimase vani pittori. E la sua fama si
sino alla morte, coincise con spegne. Dalla mostra romana
un lento tramonto. Ormai si emerge non solo la sua alta
abilità pittorica, ma anche
il suo carattere tormentato
e ribelle.
All’inizio del Seicento, donne come lei non
ce n’erano molte: decisa
ad andare oltre il mestiere
femminile di sposa e madre, scoprì nella pittura la
sua vocazione e le si dedicò per tutta la vita. Donna
di straordinaria bellezza,
era anche abile suonatrice
di liuto, come ci mostra il
suo «Autoritratto», giunto
a Roma dal Connecticut.
Quadri religiosi pochi e
inguardabili. I suoi temi
preferiti erano le donne,
ebraiche, romane, veneri
della mitologia: tutte piene di sessualità, ma anche
capaci di atti eroici non
meno degli uomini.
L’inquietudine del
barocco, testimoniata
dalla vita tragica di artisti come Caravaggio, Borromini e Stradella, s’era
impadronita di lei. Ebbe non
pochi figli da un matrimonio
combinato dal padre; avrà
come amante fedele il nobile
fiorentino Francesco Maria
Maringhi (ma solo col consenso del marito). Le loro appassionate 43 lettere d’amore
furono presentate al Palazzo
Reale di Milano nella mostra
a lei dedicata nel 2011. Era
inevitabile che avesse fama di
insaziabile seduttrice.
Dopo un forte oblio durato alcuni secoli, Artemisia ritornò al centro dell’attenzione
culturale negli anni Settanta
del Novecento, quando il montante femminismo la innalzò a
modello della emancipazione.
Le saranno dedicate non poche
biografie romanzate, a partire
da quella di Anna Banti (moglie di Roberto Longhi).
Nel 1998 fu portata in cinema da una sensibile regista
francese, Agnès Merlet, che
la trasformò in una eroina
romantica. Purtroppo il titolo
accattivante, «Artemisia Gentileschi: passione estrema», non
servì al successo del film.
© Riproduzione riservata
CARTA CANTA
Crescono gli immobili di Sergio Erede
DI
B
ANDREA GIACOBINO
nl-Bnp Paribas continua a dare
fiducia al business immobiliare
di Sergio Erede, uno dei più
noti avvocato d’affari italiani.
Il bilancio di Penteco, holding del legale,
evidenzia infatti, nei conti chiusi alla fine
dello scorso giugno, un finanziamento di
14 mlndi euro che è stato rinnovato dalla
banca «per far fronte alle esigenze finanziarie di tesoreria, nonché allo sviluppo
delle attività immobiliari e finanziarie».
Il fido scadrà a gennaio del 2026 e ne è
previsto il rimborso in rate semestrali ed
è garantito da un’ipoteca per complessivi
28 mlnsu un grosso immobile posseduto
da Penteco nel centro di Milano, in via
Barozzi.
Complessivamente la holding di
Erede, con un attivo di 97,4 milioni,
presenta debiti per 94,4 mlnrispetto
ai 97 mlndell’esercizio precedente, ma
l’esposizione è per larga parte (circa 68
milioni) verso l’azionista di controllo. Sul
totale di partecipazioni pari a 71,7 mlnfigurano i nuovi investimenti nel 18,6% di
Space Holding (promotrice della quotata
Space2) e nel 5% del private equity White Bridge Investments, per complessivi
2 milioni. Il bilancio di Penteco ha mostrato un miglioramento anno su anno
poiché, da una parte, le perdite si sono
quasi dimezzate da 9,1 a 5 mlne sono
state ripianate attingendo al finanziamento soci e dall’altra i ricavi da affitti
degli immobili in proprietà diretta sono
saliti da 157mila euro a oltre 2,3 milioni.
Il disavanzo è dovuto alla svalutazione di
oltre 4,4 mlndella principale controllata
LaGare, che gestisce diversi business immobiliari attraverso veicoli ad hoc. Uno di
questi è Effediemme srl che ha costruito
e messo in vendita sette ville a Forte dei
Marmi. Sempre LaGare è attiva a Venezia con un hotel sull’isola di Murano e
un altro, entrato nella catena McGallery
del gruppo Accor, oltre ad aver ristrutturato lo storico Palazzo Vendramin (ove il
socio di maggioranza è il gruppo Setten
Genesio) ricavandone 16 unità abitative,
attualmente in vendita. L’hotellerie vede
LaGare attiva anche a Milano con un
albergo di 141 camere in zona Stazione
Centrale e nel capoluogo lombardo, grazie
ad un finanziamento di 16 mlnerogato da
Intesa Sanpaolo, la Leopardi re (un’altra
controllata di LaGare) ha ristrutturato
un edificio di 7 mila e 800 mq in via Leopardi per adibirlo a residenze di lusso.
Ghizzoni riparte
dalla consulenza
Federico Ghizzoni riparte dalla consulenza. Qualche giorno prima di Natale,
infatti, l’ex amministratore delegato di
Unicredit e la moglie Monica Cornacchia
si sono presentati a Milano nello studio
del notaio Franco Maccarini dove hanno
costituito la Filedo srl. La newco, il cui capital di partenza di 10mila euro è egualmente ripartito tra il manager piacentino
e la consorte, ha un oggetto sociale tipico
di advisory finanziaria. Tra le attività,
infatti, «la consulenza relativamente a
prodotti di finanza di impresa, la consulenza sulle tipologie di credito agevolato,
la scelta dei prodotti assicurativi per la
copertura dei rischi su crediti commerciali», ma anche la «consulenza direzionale»,
«l’individuazione di primari fondi di private equity e la selezione e acquisizione
di brand sinergici che consentano di ottenere economie di scala anche attraverso
operazioni di leverage buy out». Ghizzoni
è l’amministratore unico di Filedo.
Extradividendo
per Fineurop
Fine d’anno col ritorno a un extra-
dividendo per Fineurop, leader in
Italia nell’attività del forfaiting e
dell’assistenza finanziaria all’export,
controllata e presieduta da Solo
Dwek. Qualche giorno fa, infatti,
l’assemblea degli azionisti ha deciso
di distribuire un dividendo complessivo di oltre 16,3 mlndi euro a valere sull’utile di 1,4 mlndell’esercizio
chiuso allo scorso giugno mentre i
restanti 14,9 mlnsono stati attinti
dalla riserva straordinaria. Una decisione tanto più significativa quanto
più il profitto civilistico è in secca
contrazione da quello di 4,6 mlndel
precedente esercizio, che era stato
interamente accantonato. Il gruppo
di Dwek ha sofferto molto nel consolidato, con un utile di soli 915mila
euro rispetto ai 4,7 mlndell’esercizio
precedente. Il profitto ha beneficiato
dell’attività di corporate finance di
Fineurop Soditic guidata da Eugenio
Morpurgo, genero di Dwek: l’utile
infatti, su un bilancio di soli 6 mesi,
è stato di 1,1 milioni. In flessione, invece, il business dell’intermediazione
commerciale (forfaiting) in capo alla
controllata Confirmec che ha visto
quasi azzerare i ricavi da 434 a 17
mlne l’utile netto da 3,3 a 2,5 milioni. «L’attività di intermediazione
commerciale – dice la relazione sulla
gestione – ha subito una sospensione,
Confirmec ha deciso di non acquisire
nuovi ordini e avviato un piano di riorganizzazione per fronteggiare una
situazione di mercato priva di valide
opportunità di business”. Fineurop,
attiva nei fondi di private equity
tramite i veicoli Fineurop Partecipaziooni (detentrice del 30% del fondo
Emysis Development) e Themys Investimenti (anch’esso partecipato da
Intesa Sanpaolo), detiene anche una
partecipazione nella quotate Tamburi Investment Partners (0,7%).